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Sat 20 April, 04:21:35
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Recensione o commento a: Sotto la crosta - (Racconto Narrativa, Breve) - di Selene Barblan:

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Le altre recensioni o commenti
Di Selene Barblan: Ciao Eleonora, innanzitutto grazie per l'attenzione riguardo le mie "opere". Sì mi piace provare e tendo a essere piuttosto creativa, il mio punto (buco nero) debole è invece l'approfondimento, il perfezionarmi. Faccio abbastanza fatica, tendo a perdermi un po'. Forse artista non sono, ma grazie del complimento, mi sento più un artigiana, ora come ora.
Riguardo a questo "racconto" … sono felice della curiosità; come in diverse altre cose che ho scritto lascio molto spazio al lettore. Ammetto che non è una cosa che faccio in modo completamente consapevole, anche se, sì, il mistero mi piace è ancora di più mi piace poi vedere come questo spazio viene riempito, attraverso i commenti di chi ha la pazienza di leggermi. Quindi non mi sento di confermare o smentire le ipotesi, posso solo dire che le tue considerazioni mi sembrano molto interessanti e pertinenti. Rifletterò anche sul titolo… su questo posso dire quando l'ho scelto mi piaceva la sensazione "tattile" che evocava in me, come una crosta di sale o uno strato sottile e fragile che va a coprire altro.

Ancora grazie mille, ciao!
Di Eleonora2: Sto guardando tutte le tue opere. Da quello che ho letto finora (sarebbe meglio dire ho visto) la tua creatività spazia dalla poesia alla scultura dalla prosa all'haiku, insomma, sei un'artista, davvero. Complimenti per i mille interessi! Torniamo all'opera di narrativa. Sono andata a sbirciare, incuriosita dal titolo. A me ha fatto venire alla mente maschile/femminile che è in ognuno di noi, oppure un rapporto, reale, tra un uomo e una donna. Certo, nel secondo caso, non si spiegherebbe la mancanza di nome dell'uomo. Un titolo più pertinente avrebbe aiutato di più. "Pochi sentono quel che sei!" direbbe machiavellescamente e citando a braccio, una mia amica. il testo lascia spazio all'immaginazione, per questo mi piace. Alla prossima!
Di Selene Barblan: Ciao Ida, ti ringrazio molto; in particolare perché mi hai rassicurato riguardo il titolo, che riguardandolo con gli occhi "del giorno dopo" non mi convinceva del tutto. Quando l'ho scritto volevo dare il senso di qualcosa di sottile e fragile, a protezione di qualcosa altrettanto delicato. Le tue parole mi rassicurano e mi fanno pensare che questo aspetto è stato colto. Anche le tue considerazioni sono come sempre molto sensibili e pertinenti, grazie mille!
Di Ida Dainese: Affascinante dialogo, per non parlare del titolo che incuriosisce e invita a guardare più in fondo. Così, prima ho notato che uno dei due non aveva un nome, poi ho percepito qualcosa che li univa a tal modo da farmi sospettare che si trattasse di una sola persona in dialogo con se stessa. Ho immaginato anche che a rispondere fosse un autore, pungolato dalla sua ispirazione, di nuovo quindi un parlare a se stessi, alla propria Musa.
Mi è piaciuto all'inizio quel ricordare dell'una negato dall'altro e quella preghiera finale come se non fosse possibile vivere senza l'altra. Siamo diversi sotto la crosta esterna, temiamo che si spacchi rivelando cosa c'è sotto, soffriamo per come ci nasconde agli altri.
Di Selene Barblan: Caspita, Marcello… sono davvero colpita da quanto riesci a percepire nell'altro, e in ciò che leggi. Riesci a sondare nel profondo, in parole che escono di getto, non sempre consapevoli, non del tutto, del proprio significato. Il paragone con Pavese, poi (di cui per ora, ahimè, ho letto solo La luna e i falò) mi intimidisce e allo stesso tempo mi fa molto piacere. Quindi grazie per questo passaggio, grazie grazie!
Di Marcello Rizza: Dopo poche righe mi si è balenata una piccola speranza: di leggere qualcosa di affine al libro più bello che abbia mai letto, Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. E proseguendo ho avuto il piacere della conferma. La differenza sta nei "personaggi". In Pavese i dialoghi avvengono tra dei e semidei, tra semidei e umani, tra umani tra loro. Il dialogo è fine a far emergere le varie problematiche dell'uomo. Nel tuo il personaggio è uno solo, rappresentato da Hala (che rappresenta l'IO) e dal suo innominato ES in conflitto. Qui si entra nella psicanalisi e propriamente nella nevrosi. Non starò qui a tenere una lezione, ma è interessante come hai costruito con una certa poesia un Es collassante e un Io che avverte il pericolo. È un racconto di una bellezza imbarazzante, con un lessico semplice e efficace (qui diverso da Pavese), con dialoghi snelli e urgenti ma carichi di pathos. Mi è rimasto attaccato qualcosa di questo tuo lavoro nella pelle, e a chi riesce a "farmi" questo non posso che essergli/le grato. Ho fatto bene a passare a trovarti.






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
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striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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