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Recensione o commento a: μελαγχολία - (Aforisma Altro, Brevissimo) - di Rossella D'Ambrosio:

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Di Rossella D'Ambrosio: Sono d'accordo con il fatto che la malinconia possa scaturire da esperienze positive e negative che hanno lasciato un segno nella nostra anima. La sensibilità è un dono che non è dato a tutti. Sono contenta di riuscire a comunicare i miei sentimenti. Grazie
Di Rossella D'Ambrosio: Salve Massimo, sono contenta che il mio aforisma le abbia comunicato qualcosa di bello. La ringrazio soprattutto per i suoi consigli che seguirò perciò andrò alla ricerca dell'opera che mi ha consigliata e che non ancora conosco. Il termine tedesco Sehnsucht ho avuto modo di incontrarlo da varie ricerche che ho effettuato, in particolare ho trovato il termine anche nella filosofia di Heidegger. Questo termine sembra tradurre lo sforzo, l'anelito di raggiungere un qualcosa di inafferrabile è infatti genericamente reso con "desiderio di desiderio" o "desiderio di mancanza". Sicuramente questo è uno dei sensi del mio aforisma che lei ha acutamente colto: il bisogno dell'uomo di verità universali che tuttavia non può cogliere in quanto essere finito e in particolare mi riferisco alle verità metafisiche. Ho usato il termine malinconia anche in un'altro senso ovvero facendo riferimento in parte alla letteratura del decadentismo. Malattia, malinconia, follia sono esperienze, chiavi di lettura della vita attraverso le quali si penetra visceralmente la realtà cogliendone i sensi nascosti, scoprendo quelle verità che ancora restavano velate. Per l'etimologia ho invece fatto riferimento alla parola greca μελαγχολία (melanconia) utilizzata dal filosofo Galeno nella sua teoria dei quattro umori (elaborata sulla scia di Ippocrate ed Aristotele, ma è con Galeno che essa diventa vera scienza e ne trarrà poi ispirazione anche il sapere medico arabo che nasce proprio dalle traduzioni dei testi greci ad opera dei filosofi della fálsafa) e in particolare alla teoria della complessione ovvero quella perfezione data dall'equilibrio tra psiche e corpo organico, concetto che poi rivediamo anche in Avicenna e in particolare nella dottrina della doppia faccia dell'anima da un lato come principio psichico e quindi sostanza spirituale separata dal corpo, dall'altra come "perfezione operazionale di un corpo dotato di organi" e quindi non separabile dal corpo. Secondo Galeno, l'eccesso o il difetto di uno dei quattro umori determinava i quattro diversi temperamenti. Nello specifico quello melanconico la cui sede è la milza e il suo umore è la bile nera, è il temperamento dell'uomo triste dotato di grande sensibilità e incline a creazioni artistiche. È qui che trova senso e origine il termine da me utilizzato. La malinconia quindi non è propria dell'uomo che rifiutando il mondo, assume un atteggiamento passivo, è anzi dell'uomo sensibile che con indole poetica tenta di cogliere i sensi nascosti della realtà. Mi scusi per essermi dilungata nella trattazione del senso del termine da me utilizzato, ma studiando filosofia è innata la necessità di richiamarsi a vari collegamenti.
Di Marcello Rizza: Ciao Rossella. Il tuo aforisma mi fa pensare a una sorta di malinconia più vicina alla parola tedesca sehnsucht, che facilmente viene indicata in qualche vocabolario come "nostalgia" ma che invece è intraducibile con una sola parola in italiano. Ti consiglio di approfondire questa parola tedesca se già non la conosci. E mi fai pensare a tantissime belle opere dove sehnsucht (e quello che hai pensato per noi) trova immenso spazio. Ti cito la mia preferita: Heimat di Edgar Reitz. È una mastodontica opera cinematografica di rara e importante sensibilità, e sehnsucht viene più volte citato. Grazie per questo profondo pensiero.
Di Mari: Quella malinconica è un'emozione che prima o poi siamo destinati a provare tutti nella vita. Spesso scaturisce da piacevoli ricordi oppure dalla consapevolezza che certe cose non possano tornare più. Così come scrive l'autrice, non si tratta di un'emozione negativa. Alcune volte può portare con sé un po' di sofferenza ma è tra le più profonde emozioni che l'uomo riesca a vivere. Credo sia importante dar voce a questa sensazione, come sempre l'autrice in poche battute riesce a far vibrare le corde dell'anima…






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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