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Fri 29 March, 14:43:45
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Recensione o commento a: 100 anni - (Poesia Narrativa, Brevissimo) - di Marcello Rizza:

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Le altre recensioni o commenti
Di user deleted: Passati quasi due anni dal mio commento, rileggo ora con la segreta missione di trovare un qualche difetto.

Che bella! Quell'ultimo verso vale tutto.

A volte penso che le poesie siano come le persone: un dettaglio, un'occhiata che non ti aspetti et voilà, ammaliato per sempre.

P.S.: Pollice in su affibbiato.
Di Marcello Rizza: Ciao Gabriele. Riflessioni, le tue, corrette e condivisibili. Nelle risposte precedenti ho già detto un po' tutto, e farò un brevissimo riassunto. Sono spesso in balia del sensucht, quello stato romantico - nostalgico che anziché deprimermi mi sprona a reagire. Lo faccio scrivendo ma soprattutto portando avanti un "progetto - sogno" quieto e a volte pigro ma abbastanza coerente. La terra arata sono io, col sangue inferto e versato, coi sacrifici, sudore e lacrime del percorso di vita. Ma fa parte della costruzione del progetto, del credere al sogno di poter arrivare all'ultimo momento consapevole di essermi evoluto e arricchito. Grazie per essere passato a trovarmi.
Di user deleted: Una poesia fatta sul lavoro di una vita, sulle esperienze coltivate e seminate, spese e riposte sulla speranza e nell'attesa di un frutto da cogliere, da stringere di nuovo nelle mani come la semente riposta dentro la terra. L'altra mano invece chiusa a pugno a stringere, stretta su tutta l'umanità che ti rappresenta di fatto, sia essa tua personale come in rappresentanza di ognuno di noi, tutti così ugualmente, diversi. Forse è serrata perché non la vuoi disperdere, non te ne vuoi privare per paura ed orgoglio su ciò che così tanto ci/ti caratterizza, o forse perché sei ben consapevole che essa non può germogliare diversamente, non può dare diverso frutto da ciò che è, ed è sempre in ogni tempo e luogo, da questa emerso in tutta la sua storia. Questa almeno è stata la mia interpretazione/visione sulla tua opera.
Di user deleted: Mi rendo conto di non essere riuscita a esprimere con chiarezza il mio pensiero. Il qui e ora non può bastare. Voltarsi indietro e riflettere sul passato è parte del nostro cammino, del nostro saper ri-orientare quel cammino anche in funzione di ciò che è stato; voltarsi indietro non vuol dire abbandonarsi al ripiegamento nostalgico, al contrario è ciò che occorre per avere un più lucido sguardo sul presente. Ma c'è un ma. Se nel nostro voltarci indietro scorgiamo immagini appannate, facciamo fatica a riconoscere qualcosa che dunque non è, o non è stata fatta, come avremmo voluto, o come avevamo creduto che sarebbe stata, non dobbiamo disperare, non dobbiamo cedere al pessimismo: non dobbiamo dimenticare che, nonostante tutto, la vita può essere una meravigliosa avventura.
Di Marcello Rizza: Buonasera Loredana. Per me, il voltarsi indietro ha un valore enorme. Il vivere lo stato oggi di moda, il "qui e ora" (che a me rappresenta la quintessenza dell'egoismo olistico, e te lo dice uno che sta affrontando il percorso olistico) toglie il valore del ricordo e la prospettiva del progetto. Il "qui e ora" è epicureo ma utile a soddisfare il "prima io e poi gli altri". Vorrei vivere anche per gli altri. Grazie di essere giunta e esserti impegnata sul mio scritto.
Di Marcello Rizza: Buonasera Rossella. Grazie delle tue parole. Che mi sorprendono. Quando ho pubblicato questo titoli, molti anni fa, già erano testi che contavano anni. Non Cento, ma anni. Eppure non ricevettero commento. Oggi, per qualche motivo, mi vengono "restituiti" e me ne chiedo la ragione. Questo componimento è un mio esperimento di formazione, avevo forse venticinque anni quando lo scrissi. Ma in questo c'è la mia filosofia di vita, che permane dopo tanti anni. La vita ci pone davanti ostacoli, sudore, patimenti, vermi e tulipani. Ma abbiamo un progetto a cui dobbiamo rispondere, al quale dobbiamo rispetto e impegno. Sono tutt'ora impegnato, in un momento duraturo felice, a rispettare quel progetto. Grazie per avermi letto dopo tanti anni. Oggi scrivo racconti, ho abbandonato la poesia, e credo che nei racconti ho trovato una più divertente collocazione. Il racconto, quando è corto, attrae ma non ho l'ansia di attrarre e forse, come questa poesia, verranno apprezzati tra qualche anno. Buonanotte.
Di user deleted: Quattro intense quartine per gettare uno sguardo sulla vita, sui suoi affanni, ma anche sui suoi frutti, ciò per cui ci si è spesi, soffrendo e piangendo, superando ostacoli e dubbi, ma anche conquistando certezze. Nonostante le contraddizioni che la vita ci mette di fronte, nonostante la vita ci sembri - quando ci voltiamo indietro per scorgere quale traccia abbiamo lasciato e quanto di ciò che ci prefiggevamo abbiamo realmente realizzato, per soppesare a quali e quanti doveri abbiamo assolto, quanto abbiamo ricevuto e quanto abbiamo dato - una partita giocata male o comunque non bene come avremmo voluto, essa resta una meravigliosa avventura.
Di Rossella D'Ambrosio: Posso dire che tra le poesie lette, questa è una di quelle che mi ha colpita di più. Questi versi sembrano raccontare la vita di una anima combattente, di una persona che nonostante gli ostacoli che fanno parte del cammino di ciascuno, non si è mai arresa e ha sempre trovato non solo le forze per andare avanti, ma anche l'entusiasmo di vivere ogni giorno alla ricerca di nuove creazioni che possano donare ad ogni risveglio un valore aggiunto. Mi vengono in memoria alcune massime del filosofo Seneca. Complimenti davvero!
Di Marcello Rizza: Roberto, mi metti in imbarazzo. Non credo di essere capace di scrivere poesie, credo sia di una difficoltà estrema. Certamente, ci ho provato tantissimi anni fa, ne scrissi molte. Le scrivevo quando stavo male, mi aiutavano. Ma tu dice che è bella! Grazie, sei troppo buono. E anche il tuo commento sul titolo è molto interessante.A presto.
Di Marcello Rizza: Ciao Lucia. Non sono mai stato veramente solo ma la solitudine non sta veramente nelle persone che ami e che ti amano, sta in un sottile senso di dramma che accompagna certi animi. C'è una parola intraducibile che ci proviene dal tedesco, sensucht. Ecco, nel mio percorso, di persona quieta e serena, comunque mi ciritrovo pienamente. Grazie di avermi visitato e commentato.
Di Marcello Rizza: Grazie Matty di essere passato a trovarmi. Si, quel seme è quello che ho sempre in testa, quel progetto che è anche un percorso, non ha un vero obiettivo se non quello principale di essere sempre me stesso, limando gli aspetti infelici che mi porto a corredo ma anche credendo che il buono che esiste in ognuno di noi abbia la meglio.
Di user deleted: Accodandomi alla premessa di Selene, che condivido in pieno, ammetto che avvicinarmi alla poesia mi mette una certa ansia. Ripeterò quanto detto altre volte: l'arte poetica resta per me una "Terra Promessa".
E ciononostante ci tengo a esprimere le mie impressioni che però resteranno sul puro piano "emotivo", cioè sentimento evocato vs sentimento suscitato.
Sfrondando ogni possibile dubbio iniziale: proprio bella. Dirò di più, questi versi hanno un potere magnetico. Letti e riletti, cercando non l'immagine, chiara e limpida, ma colui che l'ha immortalata. Una parabola che inizia eppure sembra richiudersi su sé stessa con l'ultimo verso, che a me sembra un piccolo capolavoro. Mi piace troppo pensare che c'è un seme nascosto. Una più profonda essenza che è rimasta dentro. L'intima essenza.
L'autore ci ha confessato che i versi sono stati scritti molto, molto tempo fa. Eppure restano giovani, mantenendo fede, per la mia modesta opinione, all'elemento che reputo fondamentale per una poesia: perenne.
Infine una riflessione da fare insieme: pur riconoscendo al numero 100 una notevole enfasi, mi chiedo se evitare le cifre non avrebbe dato ancor più forza al titolo. Questo senza assolutamente nulla togliere alla validità del tutto. Bravo + issimo.
Di Lucia De Falco: Da questo testo poetico trapela tutto l'amore per la terra. È la storia di un contadino, che ha sempre arato, seminato, senza mai fermarsi. Cent'anni sono passati, tra sudore, fatica e tanto amore. È un legame forte, che mai si spezzerà. Emerge anche un forte senso di solitudine.
Di MattyManf: Un sunto della vita con cui tutti, un giorno, ci troveremo a fare i conti. Forse, sperando che la terra sospetti il meno possibile e che l'altra mano, salda, non sia rimasta chiusa in vano.
Di Marcello Rizza: Selene, grazie. Mi hai spiegato quello che nemmeno io capivo di ciò che scrissi circa 30 anni fa. A parte gli scherzi, si, hai molto ben compreso e descritto questa poesia che in realtà ho scritto da giovane. Forse mi sentivo più vecchio allora che oggi. Ti dirò che due o tre cose, tra cui questa, che ho pubblicato nel 2015 quando mi sono qui iscritto oggi le toglierei perché sto provando a scrivere diversamente, più diretto, più comprensivo e comprensibile verso il lettore. Ma se la spieghi così bene forse questa la lascerò, vuol dire che non è così astrusa. Grazie.
Di Selene Barblan: Difficilmente commento le poesie degli altri, non so esattamente perché, forse perché quelle che ho scritto io sono un’espressione diretta di ciò che sono e pensare di dare un’opinione su ciò che altri esprimono di sé mi intimidisce. Farò uno sforzo e spero di non risultare banale.
Nelle prime righe la vita vissuta è come un campo arato, ci sono solchi, ci sono rilievi, sassi, umidità che sono anche lacrime, il campo è al vita vissuta e che, chissà perché, in tarda età si riesce a vedere in modo più chiaro e netto.
Come i germogli che crescono dalla terra anche ciò che si apprende cresce e si arricchisce del terreno i cui si dimora.
Il vecchio nel ricordo poi diventa egli stesso un tutt’uno con quello che ha coltivato, vede ciò che sta sotto e ciò che lo sovrasta. La sua visione non è più solo a livello della terra che calpesta ogni giorno.
E fino alla fine conserva quello che è una cosa solo sua, che mai ha visto nascere, se non nelle sue fantasie.


Probabilmente non ci ho capito niente, ma mi è piaciuta molto.
Di Ugomas: "la mia mente è secolare", è così, basta aver fede.






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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