Di Arcangelo Galante: La narrazione, di per sé, è intrigante, la trama è fantasiosamente piacevole e per nulla noiosa. Alcune parti descrittive, sono rese bene dall'autrice, senza troppi artifici, e i dettagli adoperati nella dinamica dello scenario, lasciano al lettore una buona dose di traccia, all'immaginazione. Il racconto è scritto in modo fluido e comprensibile, stimolando curiosità e domande su quanto accaduto, anni prima, tra la protagonista e l'uomo che le mostra la lampada della vetrina, la quale, ha colpito l'attenzione della potenziale compratrice. Eppure, non vi è una conclusione all'incontro, che pare si traduca, alla fine, quasi come un sogno irrealizzato, ove, l'oggetto esposto, era solamente un pretesto per avvicinarsi o riavvicinarsi a una vecchia conoscenza. Dopo dieci anni, quel negozio esiste ancora, e pure la lampada, che sarà finalmente acquistata, da lì a poco, da un cliente, in grado di apprezzarla, scomparendo, così, dalle mani di colei che era tornata a guardarla. Non è ben chiaro il perché lo scrittore accenni e non spiega, inizia a raccontare la storia e non la conclude, tratteggiandola e non definendo le ragioni sul come vada a finire tutto il resto. Come a lasciare una libera interpretazione, per un finale, scelto da chi si appresta a visionare l'episodio, rimandando a una sospensione nei pensieri, che alimentano ogni riflessione, in merito a quanto è stato detto. Comunque sia, la pubblicazione mi è piaciuta. Un cordiale saluto.

Di Angela Di Salvo: Una storia particolare in cui il narratore accenna e non spiega, inizia e non conclude, tratteggia e non definisce. C'è una donna che osserva in una vetrina una lampada e in particolare l'"uomo della lampada". Chi è quell'uomo? E' colui che gestisce il negozio ma presto il locale sarà demolito. Qualcosa lascia intendere che fra lei e quell'uomo ci sia stato qualcosa molti anni prima. Qualcosa che ha conservato nella memoria come un "ingenuo" sogno. E dopo dieci anni quel negozio c'è ancora,e pure la lampada che sarà finalmente acquistata da lì a poco da un cliente in grado di apprezzarla. Il testo è ben scritto e abbastanza coeso, le riflessioni sono ben articolate anche se volutamente poco chiare e palesi al lettore.

Di user deleted: Questo mi è piaciuto di più. Un finale freddo che lascia l'amaro in bocca, è abbastanza inconcludente ma sta bene.
Al posto di "non la immalinconiva" avrei messo "non le dispiaceva" soltato che poi la frase dopo inizia proprio in questo modo.
Al momento non mi sovviene nulla.

Quà c'è un errore:

"Pazienza i tempi duri: lo aspettavano già il primo giorno di lavoro."

Io, al limite, farei così:

"Pazienza, i tempi duri lo aspettavano già il primo giorno di lavoro. "