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Sat 20 April, 04:21:40
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Recensione o commento a: Una storia nera - (Racconto Narrativa, Breve) - di Alessandro Napolitano:

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Le altre recensioni o commenti
Di Ida Dainese: La storia è davvero ben scritta, mi piacciono in particolare le descrizioni del cielo che cambia i colori e segue le azioni umane. Anche lo stile è asciutto, quasi severo, mentre racconta di queste azioni tremende, delle ingiustizie, dei soprusi. Si prova rabbia per l'impunità di certi personaggi che dovrebbero proteggere, aiutare e invece sprofondano in nere bassezze. Forse per questo si sospira di sollievo nel finale, non tanto per la tardiva riconoscenza dell'innocenza, anche se venata di amaro, quanto per la punizione, per la soddisfazione data da quel sentimento non cristiano che non contempla perdono.
Di Alessandro Napolitano: Ciao Mariasele, benvenuta e grazie per la recensione.
Sì, il monsignore è stato assassinato e a ucciderlo è stato il "clero".
O almeno penso che sia andata così.

Grazie ancora.
Di Mariadele: Non posso fare altro che associarmi ai complimenti degli altri recensori, condividendo i loro interventi. Suppongo che il monsignore non si sia suicidato, ma sia stato avvelenato, effettivamente lo svolgimento del fatto è poco chiaro, ma se così fosse vorrebbe dire che a eliminarlo sia stato lo stesso clero e questo episodio trasporta il racconto in un altro genere. Per quanto riguarda i dialoghi convengo con GiovanniG su una costruzione piuttosto stereotipata, ma passano in secondo piano rispetto alla storia che in quanto a contenuto è ben articolata e ottimamente narrata.
Di Alessandro Napolitano: Davvero efficace il parallelo che fai con il Jazz!
Giovanni, grazie per la critica che hai fatto ai dialoghi del racconto. Questi sono sempre una nota dolente ed è difficile migliorarsi. Terrò conto della tua osservazione. Grazie ancora!
Di GiovanniG: Bella idea e bello lo svolgimento del racconto e bello l'epilogo che è originale e ben immaginato. Tra l'altro tutto il racconto si lascia leggere perché ha un ritmo quasi musicale con perfino controtempi efficaci quasi come un pezzo di jazz, che se involontari denotano un talento istintivo. Considerando che purtroppo i concorsi come sappiamo tutti hanno limiti di spazio, i protagonisti sono ben delineati ed efficacemente costruiti. Per quanto riguarda i dialoghi purtroppo, la mia recensione risente della mia nascita come teatrante per cui faccio poco testo. Dicevamo, i dialoghi mi sono sembrati molto irreali e appendici del testo descrittivo più che davvero scambio tra i dialoganti. Tornando all'esempio del jazz, troppa dissonanza tra lo strumento descrittivo e il dialogo, come quando ce n'è troppa tra pianoforte e basso, a volte dà fastidio all'orecchio
Di Daniela Piccoli: Il racconto si lascia leggere con facilità e la trama è scorrevole. Bell'esempio finalmente di giustizia ottenuto attraverso un "peccatore". Mi ha sorpreso però l'epilogo. Visto che in fondo il pedofilo se la sarebbe cavata perchè si è ucciso? Non mi sembrava che avesse rimorsi dal discorso fatto a Michele e mi è parso che non si preoccupasse molto che il suo nome sprofondasse nella vergogna.
In ogni modo ho trovato che il racconto fosse ben congegnato e ben raccontato. Trattato con molto tatto il problema del prete anche lui uomo (e forse per questo il brano mi è piaciuto ancora di più ) e quindi perso nelle umane debolezze.
Di Nina Moon: La luce di una torcia, che rompe le tenebre � il male � della grotta. Questo racconto mi ha ricordato un po' "Il giuramento" di Grangè, per la grotta, le stalattiti, e in genere per l'ambientazione cupa, oscura. Qui, più ottimisticamente, la luce di un uomo � per quanto a suo modo debole, tutt'altro che perfetto � perfora il nero. Continuo la recensione dopo lo SPOILER ALERT.

SPOILER
SPOILER
SPOILER

Rischiando in prima persona � perché dopotutto, non poteva fare altro � il protagonista, che forse era sfuggito alle proprie responsabilità, pensando di risolvere con la fuga la battaglia con il "male", affronta finalmente il suo destino, fa finalmente la sua scelta. Facile sarebbe stato cedere alle lusinghe del male � del doppio, che è dentro ognuno di noi � facile perdersi nelle grotte scure, e perdere sé stessi. Non sarà questa la scelta di Michele, che forse, infine, nel bicchiere "...d'acqua" riuscirà a risolvere anche i suoi personali demoni, e a trovare quella pace che sente mancare alla sua anima.
Di Angela Di Salvo: Bel racconto costruito su un efficace e asciutto impianto dialogico. Eccellente la descrizione del personaggio e dei suoi ambigui comportamenti. Il periodo è spezzato e paratattico ma lo stacco valorizza il susseguirsi delle azioni fin nel sorprendente epilogo.
Di Alessandro Napolitano: Ringrazio per le letture e per i commenti.
Un grazie speciale a Pia che mi ha aiutato a correggere il racconto aiutandomi a fare una buona figura.

Per Dino: Hai centrato il discorso. La giustizia è sempre più un bene raro, effimero. E per aiutarlo a emergere ho tentato di farlo ripartire dal "basso", dalla nostra coscienza. Sarebbe molto bello poter affrontare questo discorso insieme a te.
Di Dino: Una trama ben congegnata, che forse ha partecipato ad un concorso, se ho interpretato bene il commento di Pia. Questo spiegherebbe qualche abbreviazione del racconto che, ampliato soprattutto nella seconda parte, ne farebbe davvero un piccolo capolavoro. Se vogliamo dare un significato assiologico al tema trattato, ne ricaviamo un sentimento di giustizia che parte dalla stessa coscienza del �peccatore�. E forse è l�unico possibile in un contesto che vede la giustizia terrena dovere arretrare davanti a norme e rapporti tra Stati sovrani. Ma non voglio addentrarmi in concetti complessi da doversi magari trattare in lunghe discussioni forensi. Complimenti ad Alessandro.
Di Pia: una storia intensa e dallo stile fluido e pulito. Ha catturato la mia attenzione dalla prima all'ultima parola con i personaggi sapientemente delineati, dall'ambiguo Michele, intorno al quale ruota questa storia di temi purtroppo attuali, alle poche parole che che sanciscono l'epilogo. Un epilogo che sfortunatamente non accade nella vita reale e che invece a me piacerebbe tanto.
Premio meritatissimo






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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