Di F. T. Leo: Grazie, Ida, per il tempo dedicato alla lettura del mio racconto e per il tuo commento, che contiene interpretazioni lucidissime. Ti ringrazio ancora.

Di Ida Dainese: Un raccontino dal finale triste che ci lascia un po’ spiazzati; ma come, nessun rispetto per tanto sforzo? In realtà, pur con un testo così breve, si colgono due aspetti importanti. Il primo è positivo, l’autore riesce con le parole a portarci così in basso sul terreno, al livello della formica, rendendoci piccoli come il chicco di riso che essa trasporta, spingendoci a osservare le cose da un altro punto di vista, facendoci intravvedere un po’ di quel minuscolo cosmo che vive ai nostri piedi e che ignoriamo fin tanto che non ci disturba. Il secondo è più cinico, la narrazione ci parla della fatica di vivere, degli sforzi che facciamo per migliorare il nostro standard; a volte questa urgenza ci trasforma in esseri concentrati sull’enorme chicco di riso senza che riusciamo a vedere o che proviamo desiderio per qualcos’altro, per guardarci intorno, per godere del percorso, per cercare qualcun altro. Proseguiamo cocciuti verso la nostra meta e talvolta il destino passa e con spietata indifferenza ci cancella in un istante.