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Di Josephine Cantagalli: Il sentiero verso la felicità è una via controcorrente che lascia andare il desiderio e l'infatuazione, lo sconforto e l'insoddisfazione, spogliandosi di ogni dipendenza emozionale che ci relega in uno stato di sudditanza verso il mondo sensoriale.
Si imprime così una qualità diversa alle proprie rappresentazioni, nel relazionarsi alle proprie emozioni, di rispondere alle condizioni.
Esperendo il flusso mutevole della coscienza in cui l'illusione scompare nella mente risvegliata all'esperienza del reale.
Un viaggio di scoperta che cerca di esplorare con lucido disincanto le profonde verità insite nella condizione umana, in cui è possibile scoprire che la felicità non è dipendente dalle condizioni di vita ma riaffiora nella libertà da esse.
Grazie!
Di user deleted: Per essere felici per quanto banale sia, basta vivere (avendone possibilità) senza desiderare altro di più di quello che già si possiede al momento stesso, quindi se non c'è desiderio, non c'è pensiero, se non c'è pensiero, non c'è distrazione, se non c'è distrazione, non c'è tempo né spazio, se non c'è tempo né spazio, c'è solo il momento presente, se c'è solo il momento presente, non c'è l'io, se non c'è l'io, c'è solo Tutto, dentro e fuori di noi, cioè dal nostro punto di vista interiore, come esteriore, rimane solo la volontà creativa di Dio stessa. Se noi riusciamo anche per un solo istante quindi a sentirci parte del creato/universo stesso di cui noi come ogni altra possibile cosa di cui questa nostra realtà è fatta (atomi, cioè la materia voluta e creata dalla volontà creativa di Dio, portata a compimento da fuori di questa realtà ), allora possiamo sentirci felici. Quindi la felicità è il brevissimo istante in cui ci si riesce ad affrancare dall'io, riflettendosi interiormente ed esteriormente nel creato stesso (un'altra presona o l'ambiente che ci circonda).
Di user deleted: In modo completo nessun uomo/donna arriverà mai a conoscere e comprendere né se stesso/a né tantomeno il creato (l'universo), avendo per farlo solo un breve lasso di tempo (completamente insignificante se rapportato al tempo universale), giusta è comunque la ricerca, il viaggio verso la propria consapevolezza. Ma questo non porta alla felicità, porta all'accettazione semmai. La felicità per essere tale nel suo breve momento in essere, necessita di assenza di pensiero (ogni possibile distrazione interna ed esterna) per essere vissuto nel presente (brevissimo), quindi non è certo la strada della conoscenza che porta alla felicità. Perché si è così felici da bambini (se l'ambiente interno ed esterno lo consente)? Perché si conosce ancora poco sia di se stessi che del mondo, non ci si ferma a riflettere troppo a lungo sulle cose, ma si tende molto di più che in età adulta a vivere il momento presente per quello che è. Lo stesso per l'intuizione biblica del peccato originale, è solo dal momento che si comprende il proprio passare che poi inizia la vera consapevolezza del sé, ma dopo la vita è vissuta (se non si arriva ad una serena accettazione della stessa) più come un inesorabile orologio che ticchetta quanto tempo ci rimane da vivere, quanto c'è ancora da comprendere prima che il nostro tempo scada, quindi non può certo essere questo che porta ad essere felici in realtà.
Di Giancarlo Rizzo: Nella cultura occidentale la negazione dell'individuo pare sia il maggior male possibile per l'Uomo. Tutti gli studi sulla mente partono dal presupposto che si possa essere felici solo quando l'uomo avrà realizzato in modo completo la coscienza e la consapevolezza della sua individualità.
Ma forse la direzione è sbagliata!
Non è accentuando o rafforzando l'individualità, la Via per essere felici.
L'Eden non era altro che la fusione degli esseri in un unico Essere?
Il "Peccato Originale" è stato determinato dalla presa di coscienza di sé stessi come individui?
Il distacco dell'individuo dalla Coscienza Universale ha generato la perdita della "Coscienza del Tutto" quale unica esistenza felice, dove la condizione primaria era la cessione della propria individualità in favore della condivisione mentale. La Caduta di quell'Angelo che "ha dimenticato se stesso…"
La riunificazione all'Essere Unico è la fatale ricerca della felicità? L'Io consapevole è la scoperta di sé stessi nella Natura quale strada per realizzare "un sogno su cui si può passeggiare, dove poter riposare, in cui poterci ritrovare, fino a rispecchiarci nell'altro volto della luna… " come dici tu.
Di user deleted: Ciao Josephine, tolto l'incipit, sono perfettamente d'accordo con te. Ogni cosa a noi comprensibile e quindi anche non comprensibile, si rivela solo guardando e comprendendo se stessi.