Di Arturo Bandini: Ricevo e ricambio volentieri gli auguri di buon anno. In merito alla tua recensione voglio solo aggiungere che questo mio scritto nasce da una sensazione di solitudine che spesso proviamo (almeno… io provo) di fronte alla necessità del fare nuove esperienze. In questi casi si può anche provare empatia per chi è nella stessa condizione, ma comunque alla fine, ci si ritrova sempre soli; ognuno deve fare la propria esperienza da sé, e in questo scritto, nel quale l'esperienza è nuova per tutti (un reale ma anche metaforico anno nuovo) non ci si può fare affidamento nemmeno sui consigli di chi ci è già passato perché dal nuovo a venire non c'è ancora passato nessuno.

Di Ida Dainese: Spesso i tuoi testi hanno il potere di spiazzarmi, di lasciarmi un po’ stupita a riflettere, a cercare di capire perché le tue parole misteriose mi tirino fuori tanti pensieri dalla testa, a volte perfino in contrasto tra loro.
Sono colpita qui da questo incontro che immagino nell’alba deserta; due persone che non sono reduci da festeggiamenti ed ebbrezze ma impegnate in una ricerca lucida e concreta. Sono nella stessa barca eppure, dopo un breve contatto, si allontanano in direzioni diverse e solitarie.
Allora, uno pensa cosa avrebbe fatto al loro posto, perché questi due siano da soli e “nuovi” in questa prima mattinata dell’anno, perché non si sostengano a vicenda. Oppure è l’incontro più sobrio nel primo dei 365 giorni che verranno, un contatto prima di proseguire obbligati lungo la propria strada.
E le parole che si dicono? Entrambi sperduti, ma coraggiosi nel proseguire, esempio l’uno per l’altro. Mi piace quel saluto dignitoso e solenne, mi piacciono le “ignote destinazioni” che li aspettano: timore, certo, ma anche curiosità e voglia di proseguire.
Buon anno, Arturo.