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Le altre recensioni o commenti
Di Roberto Ballardini: Ciao Giampiero. Non preoccuparti. Ho sempre pensato che i complimenti fanno senz'altro piacere ma aiutino poco ad affinare la propria scrittura. Ben venga la brutalità, dunque, in primo luogo perché è prova di sincerità (e questo mi fa apprezzare ancora di più altri tuoi commenti positivi). Quello che a me serve non è tanto il raffronto con dei canoni di genere o letterari in generale, e credo nemmeno l'obiettività critica, ma proprio la reazione pura e semplice - di pancia, personale - di chi legge. La varietà di commenti a Demonite è stata illuminante, in questo senso. Detto questo, aggiungo che non scrivo mai "tanto per fare" o per mostrare, ma sempre seguendo un istinto di cui mi fido ciecamente. Di questo racconto specifico posso dire che mi ha soddisfatto il grado di pulizia sia formale che concettuale. Non c'è trama, non c'è costruzione psicologica, ma ogni parola mi pare al suo posto. E' come un videoclip e lo apprezzo per questo, anche se non diventerà certo il manifesto del mio scrivere (però mai dire mai). E poi sì, c'è questa libera uscita dalla moralità che mi ha divertito, lo confesso. Alla prossima.
Di Giampiero: È scritto bene, Roberto, come gli altri tuoi scritti, ma sinceramente per me il racconto non decolla. Il personaggio Markus (qualche volta lo chiami Marcus) mi arriva troppo costruito, stessa impressione per Bamby (entrambi nomi che non mi intrigano): due psicologie estremizzate, ma a mio parere non si rende l’idea di nessuno dei due. Io, almeno, non sono riuscito a entusiasmarmi di questo contesto narrativo; non ho amato questi personaggi. Non so, ma ho avuto l’impressione che si arrivi troppo presto al “dunque”: lui che spara all’improvviso, lei che presa a schiaffi ritorna da lui e lo asseconda nel piano criminale come fosse la cosa più naturale del mondo. Il finale, per altro, non mi ha fatto sussultare. Scusa la brutalità del commento, ma è inutile che io cerchi di edulcorati la pillola laddove la maggior parte dei tuoi racconti mi sono strapiaciuti. Se vale qualcosa come giustificazione, posso solo dirti che di questo genere narrativo ho letto una montagnola di libri, e in tutte le salse, e probabilmente mi sono fatto la bocca con i grandi scrittori di thriller italiani e stranieri. P.S. posso immaginare il divertimento che hai avuto nello scriverlo, il “cattivo” fa la narrativa e conduce il “gioco”, ci si sfoga in qualche modo; con il “buono” di solito ci si fa il brodino. Alla prossima, Roberto.
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(Sam L. Basie)
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