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Di Roberto Ballardini: Be', che dire? Se tu sei rimasta piacevolmente sorpresa, figurati io. Come per Reverse Flow, mi aspettavo zero visualizzazioni e di certo non un commento, e questo perché sono consapevole di come da un forum difficilmente si possa pretendere tanta attenzione (non lo dico come una critica, ma solo perché mi rendo conto di come in genere e anche giustamente la funzione di questi luoghi virtuali è quella dell'interazione veloce). Quindi i miei complimenti più sinceri a te perché sei una lettrice generosa e attenta (e veloce, caspita) e i miei altrettanto sentiti complimenti al sito BraviAutori e ai suoi organizzatori che rende possibile a un (non voglio dire aspirante scrittore e nemmeno autore, che sono termini che mi mettono a disagio, diciamo invece) appassionato autodidatta di scrittura e di espressione artistica in generale, di poter pubblicare (nel senso letterale di rendere pubblico) il suo lavoro senza doversi sentire in competizione e di ottenere una sincera e disinteressata valutazione. Grazie ancora, quindi.
Per quel che riguarda il commento vero e proprio, mi ha fatto naturalmente un infinito piacere, in primo luogo perché questo romanzo ha segnato per me, nel lavoro degli ultimi anni, molte cose. Innanzitutto una grandissima faticaccia - lasciamelo dire, ahahah - e poi anche una scelta stilistica importante e una maggior consapevolezza di quella che è la difficoltà di mettere (e tenere, soprattutto) insieme tutte le parti di una storia anche modesta come questa.
Un altro punto per me molto saliente del tuo commento, è quello che riguarda il "valore sociale". A questo proposito, la domanda principale che mi sono posto molte volte negli ultimi anni (e continuo a pormi, perché la risposta non è semplice) è la seguente: può un'opera di completa fantasia (questo è, malgrado la leggerissima infarinatura storica) rappresentare un valore sociale? Cioè, può ambire a essere qualcosa che non significhi soltanto puro e semplice intrattenimento? La risposta è ancora tutta da costruire, e immagino che esistano al riguardo diverse posizioni. Per ora posso soltanto citare come la questione venga sollevata in modo piacevole e interessante nell'ultimo, bellissimo (per me) romanzo di John Irving, "Viale dei misteri" (il titolo originale avrebbe dovuto essere "Avenida de los misterios", ma anche questa è solo un'opinione personale). Questo per dire che la questione esiste, perlomeno.
Grazie ancora, Selene. A presto.
Di Selene Barblan: Sono rimasta piacevolmente sorpresa nel ritrovare Junion e Sheshebens e poterle conoscere meglio. Penso di aver già detto che i personaggi dei tuoi racconti diventano, nella mia testa per lo meno, molto vivi. In questa storia ogni persona si racconta, è vivida, così come anche i luoghi e le sensazioni, le emozioni. È un racconto molto denso e che colpisce, per il valore “sociale”, ma anche per come è costruito, è intenso e coinvolgente: mi ha risucchiato in un’altra dimensione. Spero diventi presto un libro da sfogliare.