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Tue 16 April, 08:22:04
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Recensione o commento a: Il Calvario di uno scrittore di gialli - (Racconto Narrativa, Medio) - di Namio Intile:

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Di user deleted: E allora mi vedo costretto a fare la recensione della recensione. Che dire… eccezionale. Introduco quale unico elemento di novità il: non è vero ma ti credo. Non è possibile che un racconto così originale, con un protagonista che invece io trovo credibile in tutti i suoi aspetti, soprattutto le sfaccettature c.d. peggiori (no: io non farò lo psicologo) sia risultato antipatico a tutti. È ovvio che io parlo nell'ottica della finzione letteraria non della realtà. Far emergere i lati oscuri della personalità è pur sempre stato uno dei punti forti della letteratura di tutti i tempi. Ma poiché sei tu ad affermarlo, mancherei di rispetto quindi faccio non uno ma tre passi indietro (trovo che il numero tre sia irresistibile).
Vedi Namio, il livello di scrittura, come tu stesso hai involontariamente qui dimostrato, è nettamente superiore. Non riuscirei a replicarti un'analisi di pari livello, quindi devo cavalcare un mio percorso, quello emotivo. Hai parlato di matrioske ed è esattamente l'immagine che io scelgo per questa tua magnifica prova. Lo step superiore in effetti, al di là della stessa originalità della trama (intesa in senso di acuto scandagliare le profondità oscure dell'animo umano) è stato l'incastro delle storie. Non intreccio e sono d'accordo: agitato, non mescolato. I binari morti che hai creato sono scalpitanti, io li ribattezzo trampolini vivi. Entriamo poi nel mio ambiente essenziale, vitale, quello musicale. Nella immaginaria consolle emotiva del lettore, sei riuscito a tenere accesi più canali alla volta con i loro bei led colorati, per poi azzerarli e farne partire altrettanti con una maestria invidiabile. Notare 'invidiabile'. E voglio chiudere con il solito "al cuor non si comanda", qui davvero azzardo forte ma il mio vuole essere un complimento, e dei migliori. I tuoi riferimenti musicali sono eccellenti, non c'è che dire: JSB, EWF! Ora ne aggiungo uno io, so che lo troverai improbabile, inaccostabile, perfino distopico: poiché sei stato un incendiario, un provocatore e lanciatore di coltelli, un tentatore occulto e inconscio, potrei riassumere tutto nel "Firestarter" dei Prodigy. Prova a metterlo di sottofondo nei momenti migliori del racconto, volevo dire i peggiori, e fammi credere che non funziona. Ne scelgo io uno a caso "…mi odiava proprio, quello stronzo…".
L'ho detto!
A presto.
Di Namio Intile: Grazie, Roberto. In realtà questo raccontino me lo hanno sempre stroncato in maniera insindacabile. La maggior parte della gente ci vede solo un tizio in mutande (alle volte senza), mantenuto dalla moglie (che è sempre un minus quam), che ammazza la cameriera e tenta di far fuori pure il cane. Un tizio senza morale, senza fede, e con idee troppo complicate in testa. Il massimo del minimo, credo che molti mi abbiano proprio odiato per questo racconto.
Faccio lo psicologo, credo in parte perché è come se si vedano in uno specchio, e in questo specchio non si piacciono granché. Ma d'altra parte anche perché sono totalmente estraneo, o almeno così mi sento io.

E dunque ho provato a metterci di tutto:

1) Il maschilismo umiliato dell'uomo "mantenuto" dalla moglie benestante con conseguente rapporto istituzionalizzato sbilenco assai, che ha, come corollari:
a) la frustrazione de - lo scrittore maltrattato/dalla Moglie, dal Mercato
b) la falsa accettazione degli spazi di libertà della coniuge
c) il dubbio/certezza del tradimento soffocato "per necessità"
2) la vendetta triangolata su Elena per interposto animale (le ossa di pollo)
3) il rifiuto delle convenzioni sociali
4) il rifiuto dei tentativi di concentrare l'universo in un pensiero, (quale che sia) razionalizzandolo
5) l'accettazione della superiorità del gatto
6) il metaracconto, una matrioska (come Olga, la slava, più avanti) di narrazioni inconchiuse, di figure da completare con un tratto di matita seguendo i numeri che s'interrompono all'improvviso
7) e ancora JSB Vs Earth Wind and Fire
il tutto "agitato, non mescolato" (il mio nome è Bond, James Bond) sullo scenario della superba, misteriosa Trinacria, coi suoi fondali, il suo slang, la sua cultura, le sue tradizioni, i suoi Florio, i suoi cialtroni…

E, per finire - col botto - una bella endovena di Pirandello.
E sì: cosa c'è di più pirandelliano del protagonista che si vendica della moglie per interposta persona uccidendo Olga travestita da Elena su autorizzazione della medesima, un doppione (come Elena e il suo simulacro presente a Troia) che offre al protagonista la possibilità di saldare i conti lasciando tutto come sta.
Oddio, proprio tutto no.
Il melograno!

Ho provato a costruire questo racconto utilizzando la tensione degli opposti. Turi ed Elena sono due opposti, stakanovista lei nullafacente lui. Benestante lei, piccolo piccolo lui. E così via. Ma anche il cane cretino di lei e il gatto intelligente di lui. La storia di 'Gnazio e Maria, degli opposti anche loro, che è l'esatta copia rovesciata di quella di Turi ed Elena. Miseria e disperazione, la fuga come ultima risorsa, l'attesa, l'amore e la dedizione, il ricongiungimento come una sorta di redenzione. Una storia agli antipodi come tenore e tono da quella di Turi ed Elena, immobili e adagiati sulle loro cose e senza aver nulla da rischiare, in lotta per affermarsi individualmente e non come coppia e tuttavia uniti da un filo di complicità e di pochezza, dalla capacità di salvare sempre e comunque le apparenze. E poi la musica colta e le canzonette, e la vendetta che colpisce il simulacro (che idea!) come corollario.
Questo dualismo, questi opposti, all'apparenza irraggiungibili e inconfondibili non solo convivono, ma si fanno "necessari" l'uno all'altro. L'unità degli opposti.
L'idea di fondo era quella, con il secondo racconto racchiuso che è la storia di un viaggiatore lasciata volutamente monca (perché l'idea è sempre superiore alla sua realizzazione).

Contento che, almeno a te, sia piaciuto.
Di user deleted: Quando si dice che il marchio è una certezza! Ho letto questo racconto di lunghezza media e garantisco che l'investimento è stato fruttuoso. Spero di non perdermi nelle solite parole cercando nel contempo di esprimere concetti sensati, ma su questo punto nessuna garanzia. Questo testo mi ha fatto piangere di emozione e ridere di cuore. Piangere quando è arrivata la lettera da "Bruccolino", ridere ogni volta che pensavo ad Elena (scelta del nome oculata). Ho scoperto di saper amare e di non avere il coraggio di farlo. Ho desiderato uccidere e redimermi. Ho sognato di essere un eroe mentre fuggivo miseramente. Ho visto l'immagine nello specchio ed ho compreso cosa c'è nel Ritratto. Ho sbottato con una risata scomposta per un melograno fiorito. Sono stato in un paese dell'est e per la prima volta mi sono ubriacato di vodka. Grazie Namio un racconto superbo e quando dico superbo intendo ben oltre le capacità della media. Normalmente non digerisco parole fuori posto e non so come fai a metterle dentro così naturalmente che quasi alla fine mi
mancherebbero. Potrei dilungarmi ancora ma preferisco lasciare spazio agli altri tuoi lettori. Non senza però dimostrarti tutto il mio apprezzamento per questo tuo continuo richiamo all'inutilità dell'insistito ricorso al deus ex machina nei racconti, all'evento risolutore a tutti i costi. Confesso che questo è un punto su cui sto facendo una seria riflessione e che terró in massima considerazione. In effetti una delle cose che mi ha davvero steso al suolo leggendo un tuo testo in gara, ovviamente non dirò quale ma come unico indizio posso fornire quello di una ragazza olandese assunta a pieno titolo in un equipaggio, è stato leggere il colpo di scena perfetto impacchettato con arte, udite udite, nelle primissime righe! Complimenti sinceri Namio! E last but not least, ricordo che di garanzie non ne avevo date...






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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