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Di Domenico Gigante: Era un pomeriggio di inizio settembre. Avrò avuto 20 o 21 anni. Il cielo si era fatto improvvisamente nero e l'oscurità era scesa sulla città. Iniziò a grandinare forte.
Da qui è nato l'incipit del racconto. Da diverso tempo desideravo scrivere qualcosa sul bombardamento alleato di San Lorenzo del 19 luglio '43: uno degli eventi più traumatici per Roma; paragonabile al Sacco di Alarico (410) e a quello di Carlo V (1527). Ne avevo testimonianza diretta da parte dei miei nonni. Mi mancava, però, l'ispirazione. All'improvviso davanti a quel diluvio, come un fiume che ha rotto gli argini, iniziai a scrivere di getto questa storia su un padre e un figlio che si rinfacciano le proprie connivenze con il Regime e finiscono per ritrovare la serenità e l'affetto proprio mentre comincia il bombardamento degli Alleati. Una riflessione "neorealista" sul fascismo e sul disastro italiano, nata in un giorno di pioggia di molti anni fa. In questi vent'anni il racconto è stato letto solo da tre persone: la ragazza che poi sarebbe diventata mia moglie, il mio migliore amico, con cui ho sempre condiviso le mie prove poetiche e narrative, e mia nonna materna. Durante questo Natale, mettendo ordine tra le mie cose, è saltato fuori il dattiloscritto del racconto e mi è venuta voglia di farlo finalmente uscire alla luce. L'ho scannerizzato e limato dal punto di vista della forma e della punteggiatura. Nella sostanza, però, è rimasto uguale all'originale. Lo offro a chi avrà la bontà di riservargli un po' di tempo e lo dedico ai miei nonni, che testimoniarono e non negarono. Testimoniarono. |
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Grazie, e buon lavoro!
Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.
A voi, astanti ed esteti dell'arte.
(Sam L. Basie)
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