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Di user deleted: Ottimo racconto, ben scritto e strutturato, forse perde un poco sul finale a mio modesto parere, ma aiuta comunque a riflettere su i controsensi presenti nella fede (da me già vissuti e provati), dove su questa tutto è sempre visto e percepito tale come appartenente ad un disegno più grande, disegno che sovrasta completamente la nostra esistenza.
Confidiamo tutto in questo senso a noi incomprensibile, riponiamo in esso la nostra stessa paura della morte, quindi l'accettazione comprensiva nel/sul rifiuto stesso che abbiamo di essa, solo come un necessario passaggio per essere o divenire Altro. Il nostro egoismo quindi, l'egoismo nel dubbio, fede, o fede anche nel/sul proprio dubbio, per una nostra possibile salvezza o via di fuga. Questo sembra essere l'unico modo che abbiamo o crediamo di avere per superare questo limite di spazio finito del/nel nostro tempo vitale finito, l'unico per questo reale. Senza accettare o non volere accettare quindi, di arrivare a potere però comprendere, con o senza il bisogno di una qualsiasi fede che é proprio la morte stessa, è il limite posto in essere, l'avere solo questo spazio e tempo dato che pone poi l'unico vero e reale senso e scopo compiuto, al/sul/nel tempo e spazio che abbiamo vissuto. Paura ed egoismo le basi su cui si fonda e su cui l'uomo pensa di poter trascendere dalla morte il suo stesso io, la sua comprensione stessa dell'essere quindi finito. Proprio da questa sua comprensione, nasce poi l'inganno e speranza posta sul possibile dopo, da questa sua primaria, primordiale paura, nasce anche il suo stesso primario, primordiale bisogno di volersi e autoconvincersi di essere, o possedere a suo modo parte di un qualcosa di infinito, in un universo o realtà che però, resta inesorabilmente finito. Sono convinto e senza più bisogno della fede che esista in essere qualcosa fuori da questa realtà, qualcosa dalla cui volontà creativa è partita e ha preso evoluzionisticamente forma la nostra realtà, qualcosa di cui noi però, come tutto ciò che ci circonda, dentro e fuori da questo mondo, non siamo ne tantomeno possediamo in essere nessuna sua parte, ma di cui siamo, appunto per questo motivo in essere, solo sua data e poi posta, espressione creativa. Questo a grandi linee è quello che penso a riguardo. Alla prossima e benvenuto su Bravi Autori. |
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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.
A voi, astanti ed esteti dell'arte.
(Sam L. Basie)
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