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Sat 20 April, 04:36:55
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Recensione o commento a: Ma cosa vuoi di più dalla vita? - (Altro Filosofia, Brevissimo) - di Giancarlo Rizzo:

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Le altre recensioni o commenti
Di user deleted: Se riesci a rubarti un po' più di tempo il discorso continua più approfonditamente sul forum.
Di Mauro Conti: Se il giorno fosse composto da 40 ore passerei le ulteriori 16 a leggere le vostre "diatribe" filosofiche (diciamo anche più semplicemente dibattiti). Purtroppo il tempo è veramente e sempre di più un tiranno inflessibile.
Non so chi l'aveva detto ma un proverbio diceva "La verità è un vizio dei bambini e dei matti".
E mi pare che questo "Tizio" non fosse più un bambino, pertanto il cerchio si restringe caro Giancarlo
Di Giancarlo Rizzo: Non ho mai avuto il dubbio che il corpo non fosse una entità diversa dall'io. Naturalmente, per ragioni culturali, anche io ho sempre indicato me stesso come entità pensante diversa dal mio corpo.
Attenzione: è facilissimo fare confusione! Ma anche io sono d'accordo che non esiste l'Io senza il corpo. Non esiste un Uomo cosciente se il suo io non è integro. Che il corpo abbia prodotto la mente e quindi l'Io come effetto del riconoscimento della sua individualità, non si discute.
È successo anche in alcuni animali evoluti.
Quindi la tua dissertazione è perfetta, a mio parere. Il corpo umano, frutto dell'evoluzione millenaria ha creato la mente e questa, la coscienza di essere un individuo. Non c'è nessun inganno;
Forse un po' di confusione, quella di immaginare la propria personalità, soprattutto a causa dei sentimenti, come qualcosa di indipendente dal corpo. Come quando l'amore diventa persona che piega la volontà dell'io ai suoi capricci. Confusione. L'amore non è un dio come istintivamente pensavano i pagani.
Ma si tratta di capire che l'io è una funzione del corpo che agisce attraverso la mente per rappresentare se stesso nel rapporto con il resto del mondo e soprattutto degli altri.
Come fanno gli animali. Come fa una qualsiasi cellula. Come fa un qualsiasi essere VIVENTE.
La differenza è il grado di evoluzione.
E allora la discussione su cos'è?
Quando l'io sa di essere è ancora un animale. È cosciente.
Quando l'Io sa di sapere di essere, quando sa di essere cosciente è uomo consapevole.
Questo è il salto, il vero inganno dell'io, come dici tu.
A questo punto si tratta di fede, di convinzione: non c'è nulla che appoggi l'una o l'altra scelta.
Tu dici che per motivi diversi ( non mi dilungo) che l'io si autoinganna.
Io dico che l'io arriva a scoprire ( intuizione) di essere arrivato a un limite fisico oltre il quale c'è dell'altro. Siccome entrambi abbiamo solo lo stesso tipo di cervello entrambi abbiamo solo un tipo di realtà su cui basare i nostri ragionamenti. E siccome nulla ci dimostra l'esistenza di "altro" la stessa logica darebbe per vincitore la negazione dello spirito.
Banale, se non ci fosse una funzione (creata, sì dal cervello) ma che oltrepassa la logica: l'intuizione. Dire che questa funzione non è valida perché è creata dal corpo, è come dire che il Big beng non esiste perché è stato ipotizzato dalla mente del corpo. È come dire che l'immaginazione non può anticipare le scoperte, che la matematica è un inganno dell'io.
Lo spirito non è dentro la nostra realtà. È la nostra realtà finita che è dentro lo spirito infinito.
Puoi aprire i forum se vuoi…
Di user deleted: Un Lucano! Per citare una vecchia pubblicità.

Ci sei vicino, ma ancora non hai afferrato veramente il concetto. Come dicevo sul mio testo, non è la mia singola comprensione che mi ha portato a questa conclusione, ma il riconoscimento oggettivo della e sulla realtà stessa per come essa oggettivamente e non solo soggettivamente ci si palesa essere, la stessa che vivi tu come chiunque altro. Tu ragioni ancora in termini di io, o di sé, inteso come proprietà, e del corpo come una locazione o mezzo in cui si esprime questa proprietà "io so di esistere". Invece è il corpo che sa di esistere, e si esprime tramite questa sua comprensione di sé, io quindi non sono io inteso come soggetto a sé, diviso dal corpo. L'io è quindi solo una proforma, ma usata comunemente e poi percettibilmente travisata per i motivi che più volte ho cercato di spiegare, per decretare il proprio essere e sentirsi consci, ma divisi se così inteso nel e dal proprio corpo. Ma comprendendo realmente il mio ragionamento si arriva alla conclusione che l'io non è più, e non è mai stato in realtà, il nostro personale sentire, se inteso come una dualità interna vissuta verso e dentro il corpo come erroneamente si avverte, ma è voce del corpo stesso, di ogni sua singola cellula o raggruppamento cellulare che lo compone e lo definisce come tale. L'io perciò è il sunto di tutto questo, è la percezione conscia del tempo e dello spazio di movimento della e sulla propria individualità, cioè il movimento espresso sulla possibilità di scelta (per farla semplice e senza stare ad aprire i discorsi sulla relatività del libero arbitrio), pensiero e azione definita e compresa consciamente, tramite questo suo riconoscimento che il corpo poi applica ed usa per esprimere sé stesso, oppure in relazione e interazione ad altre individualità come lui, esternamente ed internamente del tutto simili, condividendo lo stesso scopo, ma ognuna profondamente ed emozionalmente diversa, percependo quindi in loro un diverso senso o continua ricerca di questo, decretato e in relazione ai diversi gradi di comprensione sulla propria individualità. Per comprendere meglio, non sei tu che dici "io sono, o io esisto nel mio corpo", ma è il corpo che dice " bene, questo sono io" Ma principalmente come dicevo a Colours, cosa che tu puoi comprendere benissimo, si adopera costantemente per mantenere un ottimale livello di mantenimento di sé, cioè rimanere in vita il più a lungo possibile adoperandosi per questo su un livello di percezione attuativa di e su di sé, inconscio, sub-conscio e infine conscio.

Sembra un mancato o limitato, confuso riconoscimento di o su sé stessi vero? In realtà invece è tutto il contrario, è l'ultimo passo da ridefinire e accettare per un reale ricongiungimento e poi riconoscimento ad un livello finalmente conscio su ciò che si è.

Cioè per mettere fine personalmente all'inganno dell'io, travisamento che il corpo stesso per mantenere il suo determinato scopo, ci impone categoricamente di percepire almeno inizialmente come tale, oppure perdurare anche per tutta la vita, dato che non è essenziale un suo disvelamento, se non per una reale ed effettiva comprensione su ciò che si è.

Direi che filosoficamente questo porta notevoli conseguenze nell'approcciare questi determinati argomenti.






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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