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Thu 28 March, 12:08:38
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Recensione o commento a: 2001 - (Poesia Altro, Brevissimo) - di Emma Faccin:

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Le altre recensioni o commenti
Di Marina Lolli: Una poesia che fa ben sperare, perché purtroppo sono troppi i giovani che si dimostrano indifferenti e superficiali riguardo certi temi.Dimostri una estrema maturità e sai scrivere e descrivere ciò che senti.Ricordo quel giorno, guardavo il tg e quella notizia, quelle immagini, ho preso il cellulare ed ho chiamato mia figlia sedicenne che era uscita con gli amici, e le ho detto che stava accadendo qualcosa di terribile… Di fare attenzione.
Quel giorno ci ha cambiati tutti.
Di Andr60: Per quanto mi riguarda, la mia vita di viaggiatore saltuario è cambiata: in aereo non posso più portarmi né bottiglie d'acqua né temperini, altrimenti mi arrestano come sospetto terrorista. È cambiata anche la vita dei cittadini statunitensi: col Patriot Act, gli USA hanno smesso di essere uno stato di diritto (ammesso che lo siano mai stati).
Quella data segna la nascita della Società della sorveglianza, il sogno di tutti i regimi totalitari, e la UE poco per volta, da buon suddito, si è adeguata.
Di Emma Faccin: Una delle prime cose che mi ha colpito, anche se al tempo non la capii, fu che i miei compagni di scuola musulmani erano visti in maniera diversa sia dalle insegnanti che dai genitori. Ci dicevano di evitare certe persone ed era riferito a loro. Non so come sarebbe stato vivere senza l'undici settembre e le sue conseguenze, però sicuramente ha lasciato a tutti un qualcosa dentro. Le immagini della guerra, la paura di altri attentati (vivo in provincia di Vicenza dove si trova la più grande base americana d'Europa), la paura verso certe etnie. Credo sia nata una paura nei genitori che ha fortemente influenzato i figli, che pur non avendo vissuto la guerra con la propria pelle li ha portati a vedere il mondo con meno serenità. Spero di essere stata chiara, anche io sono combattuta su questo tema perché è una domanda che continuo a pormi.
Di user deleted: Non ce lo ricordiamo quasi mai, ma l'attentato dell'11 settembre 2001 ebbe un tragico prologo nel 1998, quando Al Qaeda fece saltare in aria le ambasciate USA in Kenia e Tanzania, causando oltre 220 morti e 4.000 feriti. La risposta a quell'evento fu il bombardamento di una fabbrica di farmaci in Sudan, la quale doveva contenere pericolose armi chimiche. Fu distrutto quasi il 50% del fabbisogno di farmaci della nazione africana e nessuna arma chimica, perché non ce n'erano. L'America dunque era già stata messa sotto attacco prima delle torri gemelle, o non lo vollero vedere oppure…

La tua poesia mi ricorda invece che non mi ero mai posto la domanda: la vita di chi è nato dopo cambio' anch'essa prima ancora di cominciare? Com'è cambiata quella di chi c'era lo sappiamo, ognuno alla sua maniera. Io avevo 26 anni all'epoca ed ero salito su un aereo solo due volte prima di quella data. Abitavo a Udine e tornavo in Sicilia tre volte l'anno. Da allora, per tutti i due anni seguenti, feci il viaggio sempre in auto o in pullman. Ci siamo sentiti deboli e vulnerabili, credo di poter parlare a nome di tutti gli occidentali dai 13 anni in su. Cosa vi ha dato l'11 settembre a voi nati dopo? Cosa vi ha tolto? In che modo il terrore ha dipinto i tuoi sogni? Sarebbe interessante una tua risposta, oltre i versi.
Crederemo ancora nello Zio Sam? C'è chi non ha smesso di crederci e chi non ci credeva già da prima. Io sto dalla parte dei secondi e mi meraviglio ancora dei primi: la storia non mi sembra una materia che si presti ad ampie interpretazioni.
Di Domenico Gigante: Fa un po' impressione leggere una poesia sull'11 di settembre scritta da una persona nata dopo quella data. Chi ha visto quelle immagini in diretta probabilmente si focalizzerebbe su altre cose. Cmq il tuo componimento non risulta retorico, se non a tratti. I tuoi versi sono sempre molto ricchi di fantasia.
Se ti interessa, ho pubblicato qui un vecchio saggio scritto a quattro mani sulle foto dell'11 di settembre: istantanee-da-new-york-la-fotografia-come-significante-della-guerra.html






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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