pagine viste: ...
...no javascript...
Benvenuto, visitatore
     
Fri 24 March, 12:50:13
logo

Recensione o commento a: Guerra e Pace - (Saggio Altro, Breve) - di Gabriele Pecci:

Mancano 250 battute affinché questa recensione possa partecipare al nwClub dei Recensori.


Nota: le recensioni e i commenti devono essere lunghi almeno 30 battute e devono riguardare il contenuto dell'opera, meglio se critiche, costruttive e collaborative. Saranno eliminate dallo Staff le recensioni se saranno: offensive, volgari, chiacchiere e (se scritte da visitatori) presunte autorecensioni dell'autore o banali "bello, mi è piaciuto".

Nota: le recensioni e i commenti sono tuoi e modificabili per 2 giorni, dopodiché diventeranno di proprietà dell'autore che hai recensito o commentato.




NO JAVASCRIPT
NO BUTTON





Le altre recensioni o commenti
Di Gabriele Pecci: Grazie per entrambe le vostre considerazioni e/o riassunti sul caos di concetti presenti nel mio testo a cui volevo porre una ulteriore e molto semplice (questa volta) chiusa.

Dal mio personale punto di vista apparentemente drastico, ma al fine direi solo realistico, ogni concezione che succede al termine idealistico di "pace" risulta sempre uno stato percettivo personale erroneo, totalmente errato, non è cioè realistico se si viene ad applicare o sovrapporre ad una propria individualità, ad una individualità cosciente.

Questo perché, come ha descritto molto bene ed in maniera sicuramente molto più efficace della mia Namio, utilizzando peraltro solo quattro parole; l'etimologia del termine "Pace" significa appunto "condividere", "legare", "concordare", "unire".

Il problema è proprio questo, non ci è possibile
"condividere", "legare", "concordare", "unire", realisticamente nulla l'un l'altro (e spesso nemmeno verso la propria percezione di sé) ma solo, e al massimo, dividere in esigua parte il nostro sentire con l'altro, questo è quello che ci rende di fatto quindi singoli individui coscienti della e sulla propria individualità.

La nostra coscienza biografica, rema inesorabilmente contro tutti questi aspetti, proprio per ampliare, mantenere (non certo regredire, o se non altro solo in pochissimi e proprio per questo, ininfluenti casi specifici, isolati o autoesiliatosi, ma comunque non più comunicanti attivamente con una determinata società, quindi totalmente irrilevanti a qualsiasi contesto di natura sociale o di massa, dove peraltro anche su di loro la questione rimane sempre la stessa, è solo più riposta ad un fattore percepito di sola e univoca, ma non è prettamente così, lotta interna piuttosto che ad una esterna) permettere la propria sopravvivenza, mentale e fisica (che è la medesima questione) e quindi un mantenimento materiale, e previsione ipotetica futura su questo stato ottimale di omeostasi.

Tutto ciò si riflette direttamente sul nostro essere singoli individui a sé stanti, nient'altro quindi che la bellezza di otto miliardi di non condivisibili, non legati, non unitari, non concordanti, "IO".

Dato che in questo aspetto c'è tutta la nostra grandezza, la nostra immaginazione, la nostra creatività, la nostra personale previsione ed ambizione (non solo in termini negativi chiaramente) futura, la nostra consapevolezza di e su noi stessi, e quindi su tutto ciò che, su noi stessi, viene così ad interagire, ad integrarsi, a costruirsi, a sovrapporsi, a plasmarsi, a realizzarsi, ma con esso però, anche tutto il nostro intrinseco limite sul reale e possibile stato di vera condivisione reciproca, di vero legame, di vera concordia, di una reale veritiera, unità coesistente civile, equa per tutti. Questo non è realisticamente possibile e nemmeno ipotizzabile, perché di fatto uno stato di coscienza biografica, quindi di stampo individualistico lo preclude totalmente.

Tutto questo porta inevitabilmente a rendere inverosimile già in partenza ogni singola interna come anche esterna, speranza di "pace".

"Pace" che però resta sempre sulla bocca e lingua di tutti come punto di possibile attracco,
una possibile "speranza" concreta (chiaramente mentono sapendo, o ignorando perfino di mentire), compresi naturalmente, soprattutto sulla bocca e la lingua dei vari "leader" di turno.

Quello che andrebbe semplicemente messo in atto per mitigare questo fatto è smetterla di prendersi in giro, di illudersi, di mentire e di mentirsi sapendo di farlo, di credere alle favole, alle nostre stesse menzogne, ma comprendere al meglio invece, riflettere profondamente e realmente su quello che ci rende e permette di essere ciò che siamo, in fine non più giudicabile in termini di giusto o sbagliato, di bene o male, perché questi sono equiparabili ai termini di "guadagno e perdita" dove poi si perdono i confini di queste relative accezioni in fatto di divisioni terminologiche e ideologiche. In realtà non c'è un vero "giusto o sbagliato", dato che ciò che risulta un mio guadagno alla fine viene tolto sempre allo stesso diritto spettante anche a qualche d'un altro, un mio benestare sia esso materiale o idealistico, corrisponderà sempre ad un equivalente malessere altrui, all' ulteriore peso aggiunto sulle sue spalle per reggere tanto la sua che la mia "baracca".

Bisogna quindi cercare al più di mitigare questo nostro intrinseco aspetto esistenziale, senza negarlo, senza smentirlo, senza più ignorarlo, ma accettando ciò che esso intrinsecamente comporta, cercando semai di renderlo più accettabile, più sostenibile anche da chi poi si trova a doverlo inesorabilmente subire, quindi sempre in uno stato di ipocrisia rimane, ma almeno ora conscio e consapevole di esserlo, non più falso, negato, velato, ma reale, tangibile, misurabile, giudicabile per ciò in cui consiste consciamente e consapevolmente essere da parte di tutti.
Di Giancarlo Rizzo: Le tue centomila parole per un concetto interessante che riassumerei così.
Siamo abituati a parlare di Pace associando questa al contrario Guerra e soprattutto i pacifisti non si accorgono, o a loro non interessa, che la pace che elogiano fino a livello ideologico, non è in realtà che il desiderio di mantenere uno stato di benessere a suo tempo conquistato con le guerre.
Pace in questo caso garantisce privilegi a scapito di chi non li possiede con la conseguenza che la pace dei pacifisti fomenta desideri che si potrebbero esaudire solo con la guerra.
Dunque quello che noi vogliamo non è vera pace ma l'eterno egoismo dell'uomo che genera diseguaglianze tra individui e popoli e che i poteri forti che fomentano il pacifismo mirano solo a difendere lo status quo.
D'altra parte sappiamo tutti che la vera pace, quella che si basa sull'uguaglianza, la fraternità e l'amore è solo una utopia.
Di Namio Intile: Ciao, Gabriele
Mi pare, e dico mi pare, che la tua riflessione vada nel senso di riconoscere una qualche struttura eterodiretta dietro all'attribuzione del significato che noi associamo ai concetti di guerra e pace. Manipolando il termine pace, influenzi chi crede nella pace. Anzi sul quel termine costruisci un'ideologia e quindi una visione teleologica della realtà basata su quel concetto.
Non vale solo per la guerra e la pace. I significati sono da sempre costruiti per un fine. La semiotica è la disciplina che serve un po' a svelare come si generano certi meccanismi.
Le parole servono a manipolare, questo è "pacifico".
Per accorgersi delle distorsioni e quindi dell'uso manipolativo di un termine, della costruzione di concetti che esulano dal significato testuale, basta anche l'etimologia.
Il termine pace delle lingue romanze inglese incluso viene dal latino pax. Il quale è ancorato alla radice indoeuropea pak, come legare, unire, concordare.
Greci e latini avevano un debole per la Concordia. Era una delle dee principali del loro Olimpo. E ad Agrigento il tempio meglio conservato della grecità è appunto il Tempio della Concordia. Pace come Concordia. E il contrario di pace non è guerra, un termine germanico, werra, che indica una baruffa, ma polemica, ossia la discordia, dal greco polemos intesa come combattere, dalla radice indoeuropea pal, dividersi. Concordia e discordia, unirsi e dividersi.
E se i termini pace e guerra sono adoperati indistintamente per dividere, o per unire, l'attribuzione di significato avrà tradito il loro senso originario, il concetto originario che volevano esprimere.






PayPal

L'associazione culturale BraviAutori sopravvive solo grazie alle piccole donazioni. Se il nostro sito ti è piaciuto, se vuoi contribuire alla sua crescita e allo sviluppo di nuove iniziative, se ci vuoi offrire una pizza, una birra o proprio non sai scegliere chi far felice, considera la possibilità di fare una donazione. Oppure acquista uno dei nostri libri. Puoi usare PayPal (qui a fianco) oppure seguire le istruzioni in fondo a questa pagina. Per ulteriori informazioni, scrivete alla .


Grazie, e buon lavoro!


Per gli smartphone o per i computer lenti è disponible una visualizzazione più leggera del sito.

informazioni sulla tua navigazione:
CCBot/2.0 (https://commoncrawl.org/faq/)
IP: 34.232.63.94


BraviAutori.it (il portale visual-letterario)

Version: 20.0409

Developed by Massimo Baglione

special thanks to:

all the friends of BraviAutori who have contributed to
our growth with their suggestions and ideas.


map
Mappa del sito


Informazioni sull'uso dei cookie da parte di questo sito

La nostra policy sulla privacy

Info e FAQ

Contatti


© 2006-2023
All rights reserved

Copyrighted.com Registered & Protected

MyFreeCopyright.com Registered & Protected

Main site copyrights:
MCN: WVTT8-HGT7X-69B5W
MCN: WT4R4-8NXSX-1LXZB





Pagina caricata in 0.03 secondi.