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Le altre recensioni o commenti Di Arcangelo Galante: Condivido tantissimo il commento di Arianna, che ha sintetizzato, perfettamente, il senso della pubblicazione, senza ampliare troppo il discorso inerente al chiaro messaggio che l'autore ha, intenzionalmente, voluto offrire al lettore, nella descrizione della scenografia letteraria. Racchiudere un concetto, una divulgazione filosofica, spirituale o fantasiosa, in brevi parole, denota grandissima capacità analitica, nonché una rapida valutazione, corretta come in questo caso, sulle questioni esposte. Applauso ad Arianna che ha sposato appieno le mie medesime considerazioni sulla lettura fatta. Un cordiale saluto a Cosimo! Di Marcello Rizza: Ottimo racconto. Scorrevole, empatico, intimista. Scrivere su testi già conosciuti, così importanti, interpretando aspetti nuovi e attuali, anche critici, è un progetto letterario che anch'io sto affrontando. Bravo Autore! Di Cosimo Vitiello: Mi fa piacere ti sia piaciuto, me ne ero del tutto dimenticato di questo piccolo racconto. La recensione poi è bellissima! Di Ida Dainese: Interessante cambio di protagonista nella scena sul Golgota. E' bello il tuo sguardo che dal cielo scende su questa donna senza passare sulla croce del figlio. Con quale delicatezza ti preoccupi di lei mentre vive il suo momento peggiore. Fai in modo che la tunica le ripari le ginocchia quando cade e le concedi liberi pensieri, anche cattivi. Perché no? E' suo diritto di madre volere il figlio per sé, soprattutto nella morte. Hai ben definito le sfaccettature del suo dolore: lo strazio nel vederlo patire, l'ascolto degli insulti, il sentirsi sola, comprendere che non è mai stato "suo", temere l'inutilità di quella morte. Come hai detto tu, l'aveva perso quando era nato. Di Arianna: Questo racconto è uno spunto per aprire la propria mente a guardare oltre le consuete prospettive, al di là di dove normalmente ci si ferma. Una visione poliedrica ci dirige verso la completezza del senso da cogliere, al di là del discorso religioso. Complimenti! Di Pia: strano leggere un racconto di Cosimo con contenuto a sfondo religioso anche se con un finale diverso da quello "canonico", più giusto e normale, azzarderei, forse se non ci fosse stato stato inculcato tanto buonismo ora non saremmo a scannarci certi dell'impunità. Critica possibile che "gli" e "le" vengano così spesso confusi?

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