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Thu 18 April, 11:05:01
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Recensione o commento a: Il Signor Lorenzo - (Racconto Narrativa, Breve) - di Tania Maffei:

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Le altre recensioni o commenti
Di Isabella Galeotti: Argomento sviscerato innumerevoli volte. Questo racconto, ha una ulteriore e molto personale
stesura. Penso che la punteggiatura molto frequente debba dare modo al lettore di pensare che
Lorenzo è molto affaticato. Questo percorso, non deciso da lui, è una strada in salita, una volta arrivato alla meta. Una volta arrivato in cima la strada termina come termina la sua vita su questa terra.
Di Mastronxo: Mi è sembrato stilisticamente diverso rispetto a quel poco che ho letto di te finora. Diverso, dal mio punto di vista e in questo caso, signifca migliore.
Le brevi frasi intervallate e sospese da punti (o punti e virgola) rendono il pezzo nostalgico, sentito, 'fatale', se mi permetti il termine. E' come se fosse faticoso narrare la vicenda, da parte di Lorenzo: mi ha dato l'idea di "un punto=un sospiro". Il rischio di questa scelta a volte è di far perdere il filo della narrazione a chi legge, cosa che qui non succede grazie a una scrittura dosata e una struttura interessante. Anche le virgole, che potrebbero apparire in alcuni momenti piazzate a caso, secondo me rendono il racconto più tuo.
Il personaggio di Tiziana cade in secondo piano rispetto a quello di Lorenzo, che, esclusa la prima parte (utile per un'introduzione sui fatti, agghiacciante in quanto molto realistica in base a una mia esperienza passata) sarà il nostro punto di vista fin quasi alla conclusione.
L'ambientazione non c'è, anzi sembra non esserci: tutto è confuso, pare una sequenza di immagini che si susseguono come diapositive nella mente del lettore, che diviene parte della narrazione. Risultano quindi ottimi, per contrasto, il silenzio e la pace che si respirano nella 'stanza bianca'.
Un suggerimento se posso: la frase finale ha l'aspetto di un intervento troppo palese da parte del narratore. Preferirei si chiudesse direttamente come un 'ritorno alla non memoria'.
Se non vuoi eliminarla, puoi metterla all'inizio, come fosse una piccola citazione che introduca l'argomento.
Buono.
Di Arditoeufemismo: Una buona idea resa ottimamente in prosa. Ti segnalo piccole sviste: 1) Manca il punto dopo "uno spettacolo orribile" 2) metterei una virgola dopo "è" e prima di "come dire" 3)sostituirei "con i quali" nella frase "a quegli operai con cui giocavo da ragazzo". Ottima prova.
Di Angela Di Salvo: Forse esiste un'altra vita, forse il confine fra il mondo dei vivi e quello dei defunti può essere travalicato. Ed è quello che cerca di fare Lorenzo, spinto dall'indomabile amore che prova nei confronti della figlia da cui è stato separato dalla morte. Ma uno scrittore non riesce a sottrarsi alla tentazione di proiettare i sentimenti propri dei vivi (la nostalgia, l'amore, il rimpianto, la tristezza esistenziale) anche a chi è passato oltre e dovrebbe essere ormai distante dalle passioni e dalle debolezze umane. Quello che emerge in questo garbato e profondo racconto è proprio questo: il mistero della vita e della morte che si incontrano, la morte che è ancora vita e che non riesce a separare del tutto i morti dalle persone che hanno amato più di se stessi. Un impianto narrativo di tutto rispetto in cui reale e surreale trovano una riuscita simbiosi.
Di Alessandro Napolitano: Mi piace il punto di vista della storia, quella del defunto. Il signor Lorenzo è ancora attaccato alla vita terrena ed è persino disposto a soffrire (lui non dovrebbe più, almeno questo è l'idea comune che abbiamo della morte) pur di mettersi in contatto con la figlia.
Ci riesce? Forse.
Trova la giusta soddisfazione? Non lo sappiamo del tutto.
Ciò che non sfugge è l'amore di sua figlia, capace nel racconto di riconoscere il contatto ultraterreno, e nella realtà della vita, molto probabilmente, di sentirlo accora al suo fianco.
Di Giuseppe Novellino: Lorenzo è defunto e il Grande Capo (Dio?) gli concede di rivedere, a dosi opportune, il suo vissuto. Così egli si mette in contatto con la figlia, divenuta ormai anziana. Ma il tutto avviene con molto impaccio da parte dello spirito. La capacità di mettersi in relazione con il mondo dei viventi è quanto mai incerta e frammentaria. Da qui scaturisce la melanconia esistenziale che è il carattere fondamentale di questo bel racconto. Il tema non è nuovo, ma rivisitato con tocco leggero e con una partecipazione che denota sensibilità. E' scritto bene e si presenta interessante nella sua struttura narrativa.






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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