Un vecchio bue

La nascita di Gesù Bambino dal punto di vista del vecchio bue che sta per finire i suoi giorni. Questo, direi, è il lato più interessante e originale dell'opera. E quando l'animale si accorge della presenza divina, si rianima tutto e presta, a modo suo, una specie di devozione al figlio del Creatore. La filastrocca è piena di sentimento sincero e procede con una sua musicalità garbata e piacevole attraverso vrsi semplici, qua e là un po' zoppicanti, ma efficaci e pieni di colore. Si notano le tracce di una religiosità genuina e intensa.

Di solito il bue e l'asinello, i due animali presenti nello scenario dellà natività, stanno sullo sfondo. L'attenzione si concentra sulla sacra famiglia, mentre il resto rimane in ombra, come un elemento scenografico di contorno.
Quindi stupisce leggere che un poeta abbia voluto prendere un vecchio e poco significativo bue come soggetto di ispirazione (ma non è una novità il rispetto per questo animale, ci ha già pensato Carducci e metà Ottocento con la sua bella poesia "T'amo,pio bove"). La filastrocca, nonostante la presenza di numerose rime che conferiscono musicalità al testo, non segue uno schema metrico ben preciso nè i versi hanno lo stesso numero di sillabe. Eppure la lettura risulta piacevole ed efficace nella rappresentazione del vecchio bue che torna a sentirsi utile e forte nel momento in cui assiste alle sofferenze di Maria e alla nascita del "Dio" bambino. Natura e divininità si stagliano in una complementarità molto delicata e genuina.
Cambierei "chi era" con "chi fosse" (creando un'assonanza con "forte" nei due versi precedenti).