La Ballata dell’Armir

Spazio dedicato al GrandPrix stagionale d'inverno 2021/2022.

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Messedaglia
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La Ballata dell’Armir

Messaggio da leggere da Messedaglia »

Orsù, alziamo in alto i calici,
e ancor più su leviamo i nostri cuori,
perché dalla sacca sono tutti fuori,
dall’inferno fan ritorno i prodi italici.

Viviamo il presente, obliamo l’ieri,
quando l’orrore offuscava le menti,
brindiamo così, senza foschi pensieri,
non siamo più attorniati da serpenti.
Che gioia, tutti tornati, tutti presenti,
ah, il dolce responso del contrappello,
è una festa assister all’Armir carosello,
dall’Alpe in giù ridono pure i salici!
Orsù, alziamo in alto i calici,
e ancor più su leviamo i nostri cuori,
perché dalla sacca sono tutti fuori,
dall’inferno fan ritorno i prodi italici.

Un bambino tira la giacca a un anziano,
“Nonno, perché sono tutti vestiti di stracci?”
“Ehm… sai… oggigiorno va di moda il pastrano,
e poi, faceva freddo nella terra dei ghiacci…
Scaldiamoli con i nostri roventi abbracci!”
“Ma nonno, laggiù, sul Don, vedo torri di fumo!”
“Cuociono la carne, non senti il profumo?”
Vivi bimbo ignaro degli strazi biblici!
Orsù, alziamo in alto i calici,
e ancor più su leviamo i nostri cuori,
perché dalla sacca sono tutti fuori,
dall’inferno fan ritorno i prodi italici.

Un milite getta il fucile in una fossa:
grida “Mai più!” Il cuore forte gli batte.
Altri centomila replicano la savia mossa,
nell’aere l’acre clangore di metallo che sbatte,
ma non come quando l’uomo con la spada combatte:
questo è il suono della guerra che fugge lontano.
Un monito riecheggia nel cielo italiano:
serbate memoria dei trascorsi atavici!
Orsù, alziamo in alto i calici,
e ancor più su leviamo i nostri cuori:
è finito il tempo degli atroci languori,
dall’inferno son tornati i prodi italici.[*][*]
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Fausto Scatoli
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considero bellissimo il messaggio della composizione e ti ringrazio.
non gradisco più di tanto lo stile, questo è vero, però posso dire che si fa leggere volentieri.
non sono un esperto di poesia, classica o moderna che sia, ma apprezzo le rime
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Il linguaggio è adeguato al tempo in cui è calata la Ballata, che è, appunto, per me, una ballata. Ambientazione, lingua e testo sembrano scritti allora. Mi piacerebbe leggere altre poesie. Originale la scelta dell'argomento che non incontra il mio gusto. La spedizione in Russia è stata un suicidio fisico e politico, sulla pelle degli altri. A rileggerti.
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Conservare la memoria delle tragedie è sempre utilissimo, soprattutto in un tempo come questo che invita all'oblio. E quando l'élite al comando, in USA e UE, si nutre di russofobia, è sempre utilissimo rimarcare la fine che fa chi va in guerra in inverno con gli stivali di cartone.
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“Ci torneremo a baita?” Dicevano centomila gavette di ghiaccio…. È come rientrare in quel dramma! L’ultima strofa mi piace veramente molto, in particolare quando dici “è il suono della guerra che fugge lontano” in collegamento ai soldati che gettano finalmente le armi… deve essere stato proprio così a quel tempo… ci si può immaginare la scena !
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Esordisco scrivendo che non è questo il mio genere preferito. Comunque, devo ammettere che è una Ballata ben impostata e meglio risolta. Il linguaggio ottocentesco non è retorica: è vivo e sincero. Concordo con chi in precedenza ha osservato che i temi di fondo sono la guerra, paragonata all'inferno, e il patriottismo.
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Anche per me vale li stesso discorso. Non è il mio genere preferito, ma è ben scritta. Trasuda patriottismo e comunque affronta il tema della guerra, che è sempre attuale. Il ritmo è veloce, incalzante, grazie alle rime, che sono sicuramente state ben studiate dall'autore.
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Una pagina nerissima della nostra storia, la dissoluzione dell'Armir e l'odissea del ritorno per i superstiti, una specie di "si salvi chi può", altro che epopea bellica.
La poesia ha, già esplicata nel titolo, la forma della ballata, della canzone, con tanto di ritornello che suona quasi sarcastico, considerando come andarono veramente le cose.
Niente da dire, è un buon lavoro, denuncia padronanza della tecnica poetica e conoscenza dell'argomento.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Marino Maiorino
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Non mi scende, mi spiace. Usa lo stesso identico stile, la stessa metrica, le stesse parole usate per andare in guerra per celebrarne la fine. Sembra una "marcetta di pace". In un certo senso, pare voler dire: la gente crede sia finita, ma noi siamo esattamente gli stessi che eravamo prima; prima abbiamo deciso in un modo e ora, visto che era una gran corbelleria, celebriamo l'esserci tirati indietro. Tutto molto "italico".
Un paio di cadute di stile e linguaggio nella seconda strofa (“Ehm… sai…", "Cuociono la carne, non senti il profumo?"), un metro non rigoroso...
Infine, il "ritornello" (anche questo fa tanto fascista). C'è, è evidente, separalo dalle strofe!
Ciò detto, il voto va al mio gradimento per il componimento, ben consapevole che le tue idee sono di ben altra natura e le tue qualità da scrittore assai più meritevoli. Da questo punto di vista, apprezzo lo sforzo, ma il voto non si dà allo sforzo.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Messedaglia
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Fausto Scatoli ha scritto: 02/01/2022, 21:45 considero bellissimo il messaggio della composizione e ti ringrazio.
non gradisco più di tanto lo stile, questo è vero, però posso dire che si fa leggere volentieri.
non sono un esperto di poesia, classica o moderna che sia, ma apprezzo le rime
Grazie Fausto per il commento e in particolare per aver apprezzato il messaggio del componimento.
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Re: Commento a La Ballata dell’Armir

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Eleonora2 ha scritto: 03/01/2022, 10:24 Il linguaggio è adeguato al tempo in cui è calata la Ballata, che è, appunto, per me, una ballata. Ambientazione, lingua e testo sembrano scritti allora. Mi piacerebbe leggere altre poesie. Originale la scelta dell'argomento che non incontra il mio gusto. La spedizione in Russia è stata un suicidio fisico e politico, sulla pelle degli altri. A rileggerti.
Grazie Eleonora per il commento!
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Andr60 ha scritto: 03/01/2022, 11:23 Conservare la memoria delle tragedie è sempre utilissimo, soprattutto in un tempo come questo che invita all'oblio. E quando l'élite al comando, in USA e UE, si nutre di russofobia, è sempre utilissimo rimarcare la fine che fa chi va in guerra in inverno con gli stivali di cartone.
Già, purtroppo siamo maestri nello smarrire per strada i ricordi delle tragedie passate. E insieme alla memoria, perdiamo la lucidità di giudicare in modo oggettivo la realtà presente. Grazie Andr60 per aver commentato il mio componimento.
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Re: Commento

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Lele84 ha scritto: 03/01/2022, 20:47 “Ci torneremo a baita?” Dicevano centomila gavette di ghiaccio…. È come rientrare in quel dramma! L’ultima strofa mi piace veramente molto, in particolare quando dici “è il suono della guerra che fugge lontano” in collegamento ai soldati che gettano finalmente le armi… deve essere stato proprio così a quel tempo… ci si può immaginare la scena !
Grazie Lele84 per il commento, sono contento che la strofa che hai citato ti sia piaciuta particolarmente!
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Egidio ha scritto: 05/01/2022, 14:41 Esordisco scrivendo che non è questo il mio genere preferito. Comunque, devo ammettere che è una Ballata ben impostata e meglio risolta. Il linguaggio ottocentesco non è retorica: è vivo e sincero. Concordo con chi in precedenza ha osservato che i temi di fondo sono la guerra, paragonata all'inferno, e il patriottismo.
Grazie Egidio per il commento, in particolare per aver compreso l'autenticità dei sentimenti che mi hanno ispirato nello scrivere questo componimento.
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Lucia De Falco ha scritto: 06/01/2022, 9:36 Anche per me vale li stesso discorso. Non è il mio genere preferito, ma è ben scritta. Trasuda patriottismo e comunque affronta il tema della guerra, che è sempre attuale. Il ritmo è veloce, incalzante, grazie alle rime, che sono sicuramente state ben studiate dall'autore.
Grazie Lucia per il bel commento!
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Re: Commento

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Roberto Bonfanti ha scritto: 09/01/2022, 23:21 Una pagina nerissima della nostra storia, la dissoluzione dell'Armir e l'odissea del ritorno per i superstiti, una specie di "si salvi chi può", altro che epopea bellica.
La poesia ha, già esplicata nel titolo, la forma della ballata, della canzone, con tanto di ritornello che suona quasi sarcastico, considerando come andarono veramente le cose.
Niente da dire, è un buon lavoro, denuncia padronanza della tecnica poetica e conoscenza dell'argomento.
Grazie Roberto per il generoso commento.
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Marino Maiorino ha scritto: 13/01/2022, 12:22 Non mi scende, mi spiace. Usa lo stesso identico stile, la stessa metrica, le stesse parole usate per andare in guerra per celebrarne la fine. Sembra una "marcetta di pace". In un certo senso, pare voler dire: la gente crede sia finita, ma noi siamo esattamente gli stessi che eravamo prima; prima abbiamo deciso in un modo e ora, visto che era una gran corbelleria, celebriamo l'esserci tirati indietro. Tutto molto "italico".
Un paio di cadute di stile e linguaggio nella seconda strofa (“Ehm… sai…", "Cuociono la carne, non senti il profumo?"), un metro non rigoroso...
Infine, il "ritornello" (anche questo fa tanto fascista). C'è, è evidente, separalo dalle strofe!
Ciò detto, il voto va al mio gradimento per il componimento, ben consapevole che le tue idee sono di ben altra natura e le tue qualità da scrittore assai più meritevoli. Da questo punto di vista, apprezzo lo sforzo, ma il voto non si dà allo sforzo.
Ciao Marino,
nelle mie intenzioni coloro che vengono acclamati al ritorno in Italia sono i centomila di Bedeschi, quei soldati italiani cioè che purtroppo sono stati fagocitati dall'inferno della campagna di Russia. Quanto sarebbe stato bello se quei centomila avessero potuto rispondere "presente!" al contrappello al ritorno in Italia... Quando ho pubblicato il brano ero consapevole di non aver esplicitato in modo inequivocabile questo aspetto (d'altronde i componimenti poetici di per sé si prestano poco a essere interpretati in modo univoco), e che quindi il tutto potesse suonare, potenzialmente, retorico. Spero che una volta chiarito questa aspetto il tuo giudizio possa migliorare un po', quantomeno per i veri intenti che stanno alla base della poesia.
Sì, in quella strofa c'è una caduta di stile, quanto mi sono scervellato, vanamente, per trovare un metro migliore! Alla fine ho fatto prevalere la sostanza sull'estetica, ci tenevo a inserire l'immagine di un anziano che nasconde a un bambino la realtà delle cose.
Ero indeciso se separare o meno il ritornello dalle strofe, alla fine ho preferito non farlo per far cogliere di più la rima fra l'ultimo verso di ogni strofa e il primo verso del ritornello.
Grazie infine per la sincerità nel commentare il componimento.
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Cristiano Vaccarella
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Messaggio da leggere da Cristiano Vaccarella »

Sto cercando di immaginare questa poesia con una base musicale adatta: potrebbe diventare un vero e proprio canto patriottico (se non un autentico inno). Non è mai facile trattare queste tematiche: anche se avvenuta ormai quasi ottant'anni fa, il ricordo di questa tragedia è sempre molto vivo e scottante. Veramente un bellissimo lavoro! Do il massimo, 5.
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Messaggio da leggere da Piramide »

Vedo che la poesia ha collezionato ogni genere di voto e probabilmente la vasta gamma di giudizi è dovuta al fatto che sicuramente non si tratta di una poesia semplice. Nella sua complessità, seguendo il discorso, emerge un componimento degno di nota, avente di sfondo la guerra e con marcati tratti di patriottismo. Anche il ritmo è notevole, in particolare apprezzo l’alternanza e la varietà delle rime e l’alta “poeticità” del “ritornello”. A me è piaciuta. Voto 4
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Messaggio da leggere da Domenico Gigante »

Strano leggere proprio oggi del Don, mentre si sta combattendo sul Dnepr. Triste è vedere che i tuoi soldati dell'Armir non sono riusciti ad insegnarci nulla. Il messaggio è molto bello e, come per il racconto "Il glorioso e tragico sacrificio dei combattenti di Isbuscenskji", privo di retorica. Complimenti!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
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FraFree ha scritto: 21/02/2022, 19:45 Una ballata che parla di fatti storici, tecnicamente ben strutturata, ma che non ha fatto breccia nelle mie corde. Sarà per il fatto che io e la rima siamo agli opposti... Secondo me, le rime tolgono incisività ai brani. Riesco a contemplarle solo nelle filastrocche. Ma, ripeto, si tratta solo del mio gusto.
Fra
Ciao FraFree,
condivido l'opinione che le rime non costituiscono necessariamente un valore aggiunto in un componimento poetico e che talvolta possono anche appesantirlo, nel caso specifico però si tratta di una ballata, che prevede una ben specifica metrica caratterizzata da rime alternate.
Grazie per aver letto e commentato il mio brano!
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Re: COMMENTO

Messaggio da leggere da Messedaglia »

Cristiano Vaccarella ha scritto: 21/02/2022, 21:37 Sto cercando di immaginare questa poesia con una base musicale adatta: potrebbe diventare un vero e proprio canto patriottico (se non un autentico inno). Non è mai facile trattare queste tematiche: anche se avvenuta ormai quasi ottant'anni fa, il ricordo di questa tragedia è sempre molto vivo e scottante. Veramente un bellissimo lavoro! Do il massimo, 5.
Grazie Cristiano per il voto ma anche e soprattutto per il generoso commento!
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Messedaglia »

Piramide ha scritto: 23/02/2022, 19:49 Vedo che la poesia ha collezionato ogni genere di voto e probabilmente la vasta gamma di giudizi è dovuta al fatto che sicuramente non si tratta di una poesia semplice. Nella sua complessità, seguendo il discorso, emerge un componimento degno di nota, avente di sfondo la guerra e con marcati tratti di patriottismo. Anche il ritmo è notevole, in particolare apprezzo l’alternanza e la varietà delle rime e l’alta “poeticità” del “ritornello”. A me è piaciuta. Voto 4
Ciao Piramide, grazie per aver letto e commentato il mio brano, sono contento che ti sia piaciuto!
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Messedaglia »

Domenico Gigante ha scritto: 26/02/2022, 17:12 Strano leggere proprio oggi del Don, mentre si sta combattendo sul Dnepr. Triste è vedere che i tuoi soldati dell'Armir non sono riusciti ad insegnarci nulla. Il messaggio è molto bello e, come per il racconto "Il glorioso e tragico sacrificio dei combattenti di Isbuscenskji", privo di retorica. Complimenti!
Ciao Domenico, condivido i tuoi ragionamenti, purtroppo 'la storia insegna che la storia non insegna nulla' (A. Manzoni, cit.).
Grazie di ritenere i miei brani privi di retorica, si tratta di un bellissimo complimento.
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