Manichini
Manichini
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l'idea è abbastanza originiale e mi porta a un livello di surrealità che non mi dispiace per niente.
tra l'altro è scritto bene, senza refusi o errori, il che ti da un punto di vantaggio nel mio giudizio.
sono combattuto perché non tutto fila liscio come dovrebbe, a mio parere.
ovvio che non può comprendere le parole che il manichino femmina sussurra all'orecchio di quello maschio.
comunque mi è piaciuto, merita un bel voto
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Non so, magari è sfuggito a me qualcosa. Autore, ti prego, dicci qualcosa, favella a noi poveri lettori come quei manichini nella vetrina. E non uscirtene con quel liberatorio: ognuno ci vede quel che vuole. E l'autore, lui cosa ci ha visto? Qual è il perché del suo scrivere?
Re: Manichini
E non credo che sia liberatorio dire "ognuno ci vede quello che vuole"...ma che sia soltanto vero, ogni racconto è diverso per ciascun lettore . Grazie per i commenti.
Re: Manichini
A questo proposito segnalo "Sillabari" di Goffredo Parise. Una serie di racconti semplici, talvolta assurdi o improbabili, ma piacevolissimi ed intensi, per me è puro lirismo.
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Re: Manichini
Un perché c'è sempre, anche il puro lirismo è un perché. La struttura stessa della narrazione esige un perché, scusa se intervengo in modo tanto assertivo, non è mia abitudine, ma il perché si scrive io lo vedo dappertutto.Anto58 ha scritto: ↑29/07/2023, 16:40 In realtà credo che un racconto , un romanzo, un film, non debbano avere necessariamente un "perché"...il "piacere" della lettura sta infatti nell"interrompere l'ordinario e nel tuffarsi in qualcosa di fantastico, di assurdo, che può, o non può, avere un senso, dipende appunto e per fortuna da chi legge.
A questo proposito segnalo "Sillabari" di Goffredo Parise. Una serie di racconti semplici, talvolta assurdi o improbabili, ma piacevolissimi ed intensi, per me è puro lirismo.
Re: Manichini
- Alberto Marcolli
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commento Manichini
a guardarli rapita, … Osservai rapita la dolcezza – rapita … rapita
refuso perchè – perché
ondulati che sembravano finti - È normale per i manichini avere capelli finti - la novità sarebbe se sembrassero veri. Quindi si dovrebbe dire "che sembravano veri e non finti" o mi sbaglio?
parevano invitarmi ad entrare - parevano invitarmi a entrare
nel pezzo di testo di 14 righe che inizia da --- Era bionda, …
E finisce con --- … mi sembrò avvolto da una sottile nube bianca,
usi ben 4 volte il verbo “sembrare” – io tenterei di cambiare una frase oppure usare un sinonimo.
I Bravi Autori reclamano un finale con il botto! Per ora non esprimo un voto, ma se tu riuscissi veramente a soddisfarli, non mi basterebbe il misero 5. Qui ci vorrebbe un dieci e lode! Perdiana.
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A me è piaciuto, anche senza finale con altro botto di un rientro drastico alla realtà. Mi ricirda i sogni a occhi aperti e le fantasticherie da giovanissimo su manichini che potessero animarsi e dire la loro, magari anzi insegnandomi qualcosa. Per cui, in una scala da 1 a 5, merita minimo quattro.
Ora, giacché sono il marrano che sono, intanto chapeau a chi qualcosa da migliorare lo abbia trovato - non tanto la conta dei "che" fine a se stessa, se non si avverta stonatura, ma le "d" poco eufoniche, le ripetizioni o una frase da riformulare. Ne segnalo una anch'io, per non essere da meno, che mi pare non sia stata evidenziata:
"attirata da due manichini, uno maschile ed uno femminile, posizionati in vetrina uno accanto all'altro".
Forse quella "d" di troppo è stata segnalata, ma ci sono lo stesso troppi "uno".
Propongo di eliminare i primi due:
"attirata da due manichini, maschile e femminile, posizionati in vetrina uno accanto all'altro".
- Marino Maiorino
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Io credo che un episodio del genere possa suscitare emozioni in chi lo vive, ma il tuo personaggio trasmette una trasognata curiosità, e a me pare un po' poco.
Un altro punto da rifinire è, a mio avviso, il realismo delle luci in scena: al principio scrivi che "Il pomeriggio era assolato", dunque siamo in pomeriggio, anche assolato, e a settembre ci sta. Ma quando la protagonista si avvicina al negozio dei manichini scrivi: "La serranda abbassata era a vista, avvicinandosi si poteva sbirciare al suo interno." Eppure, in un pomeriggio assolato, "Era piuttosto buio", e più avanti "Dentro, tutto era buio. Polvere di luce entrava dalle fessure della saracinesca formando dei colori tenui, simili a quelli dell'arcobaleno."
Tralascio la pignoleria sulla descrizione dei colori simili all'arcobaleno, immagino volessi descrivere la polvere che resta in sospensione nei fasci di luce che tante volte si osservano nelle chiese. In una sua lettera al figlio, Tolkien ne fa una descrizione mistica da togliere il fiato. "Polvere di luce" è un po' azzardato, come descrizione, e forse mal riuscito. Ma torno a bomba: "Dentro, tutto era buio". Coi fasci di luce che entrano attraverso una serranda a vista attraverso la quale si può vedere, in un pomeriggio (non sera) di settembre?
A me il racconto è piaciuto, ma credo che una tua maggiore immersione ti avrebbe permesso di tirare fuori quello che realmente avevi dentro.
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Il libro contiene quattro racconti lunghi, undici racconti brevi e trentuno poesie. Il tema principale è la donna in tutte le sue sfaccettature: amante, madre, figlia, gioco, musa, insegnante, dolore, tecnologia, delusione e speranza. Nella prefazione è ospitato un generoso commento del prof. Carlo Pedretti, professore emerito di storia dell'arte italiana e titolare della cattedra di studi su Leonardo presso l'Università della California a Los Angeles, dove dirige il Centro Hammer di Studi Vinciani con sede italiana presso Urbino. Copertina e alcune illustrazioni interne di Furio Bomben.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Gara 6 - Un racconto in una fotografia
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La Gara 5 - A modo mio
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