Etnogenesi

Spazio dedicato alla Gara stagionale di primavera 2024.

sondaggio

1 - non mi piace affatto
1
25%
2 - mi piace pochino
0
Nessun voto
3 - si lascia leggere
2
50%
4 - mi piace
0
Nessun voto
5 - mi piace tantissimo
1
25%
 
Voti totali: 4

Giovanni p
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 324
Iscritto il: 13/10/2021, 17:38

Author's data

Etnogenesi

Messaggio da leggere da Giovanni p »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Etnogenesi



Gerad guardò fuori dalla finestra.
Faceva un caldo insopportabile, l’umidità s’aggrumava a formare una spessa coltre che inghiottiva l’orizzonte e incollava la pelle ai vestiti.
Sapeva che non sarebbe uscito di casa nemmeno quel giorno, aggrottò la fronte, lo sguardo si fermò sulla carta da parati che copriva la stanza. Ritraeva il planisfero, duecento metri quadri di mondo e non si distingueva nemmeno la giunzione tra un foglio e l’altro neanche si fosse provato con una lente d’ingrandimento. Quando era arrivato in quell’angolo di foresta aveva fatto costruire il suo castello.
E nella sala del planisfero Gerad volle quella parete, un monito, per non lasciar sopire la sua ambizione: mille realtà diverse dalla sua, e incalcolabili possibilità di trovare luoghi da depredare, come aveva fatto con il suo angolo di mondo.
Ma anche l’ambizione aveva dovuto far i conti col tempo, e adesso viveva incollato sopra la sua poltrona, gonfio di cortisone e segnato dal diabete, e quel planisfero serviva solo a ricordargli quanto casa sua fosse lontana.
Era chiuso in casa ormai da una settimana, il castello era enorme, ma anche ben sorvegliato dall’esterno. Non aveva nulla da temere là dentro. Incollato alla sua poltrona guardava la brocca di tè verde che sudava gocce simili a rugiada: aveva sete, ma il solo tenere la tazza in mano lo affaticava. Per fortuna in suo soccorso era venuta Ninive.
Gerard sorrise tenendo le labbra serrate come un bambino imbarazzato, lei lo illuminò col suo candore e lo aiutò a sorseggiare il tè. Prima di andarsene gli comunicò che il signor Finnik chiedeva di parlare con lui. Acconsentì, solo perché sapeva quel che Finnik voleva, e lui aveva bisogno di svagare la mente. Ninive se ne andò facendo sfoggio della sua bellissima schiena nuda, e Gerard non perse nessuno dei suoi movimenti, sorridendo di se stesso e di come alcune cose non finivano mai di riempirgli gli occhi.
Quando sentì arrivare Finnik, dal suo passo agitato che si avvicinava sala dopo sala provò una sensazione di onnipotenza.
- Gerad! Gerad! - Lo vide con la fronte sudata, gli occhi sbarrati, la camicia madida nascosta appena dalla giacca.
Sono nella sala del planisfero, provò a dire, ma la voce gli si seccò nella gola.

La porta si spalancò come se fosse stata colpita da un ariete, nella stanza entrò un omino alto a malapena un metro e sessanta, pallido, emaciato, colle mani tremanti.

-Finnik, non si agiti, fa già un caldo infernale… Che ha da dirmi di tanto indifferibile?

-Un caldo infernale? Lei pensa al caldo?

-A cosa dovrei pensare, Finnik?

-Al fatto che qui rischiamo tutti l’osso del collo, Gerad, lei compreso!

Incollato sopra la sua poltrona Gerad sospirò, mentre Finnik si asciugava il sudore della fronte e del viso con un fazzoletto candido.
E approfittando del silenzio l’uomo gli portò la notizia che lo aveva reso così inquieto.

-Ne hanno appena ammazzati cinque. Il soprastante Levorg, lo conosce, con la sua famiglia! Queste bestie non hanno avuto riguardi neppure per i bambini!

Gli rispose che lo sapeva.

- Come fa a saperlo? È appena successo.

Gli avrebbe voluto dire che tutti loro lo sapevano benissimo, che anche lui, Finnick, lo sapeva, sin da quando era arrivato, che prima o poi questo sarebbe successo.

-Cosa vogliono da noi, questi selvaggi. Siamo qui per estrarre manganese e per trasformare la foresta in terreno agricolo. Cosa che loro non sono in grado di fare. Noi portiamo il benessere e la civiltà. Il progresso. Ma questi ingrati non se ne rendono conto. O, almeno, tutto procedeva a gonfie vele fintantoché non hanno avuto il bell’esempio di quei pecorai a nord. E adesso pensano di imitarli, e di ammazzarci tutti come bestie!

-Ascolta, Finnik, noi…

-Noi niente! Noi niente, Gerad!

Era esausto, la tensione lo aveva consumato, e si vedeva.

- Noi rischiamo di morirci qui, ammazzati come topi! Questi sono tanti, sono troppi, e ci detestano, ci odiano! Ci ammazzerebbero tutti. Rivogliono la loro inutile foresta? Che se la ripiglino. Non ci rimane che scappare.
Gerad provò a calmarlo e gli disse che lui lo sapeva benissimo, prima di arrivare, che sarebbero stati una minoranza contro una maggioranza di gente ostile.

-Abbiamo dalla nostra la legge e i soldi, le armi e la proprietà. E soprattutto abbiamo l’astuzia che loro non hanno.
Pensi che non fossi consapevole che lo sfruttamento indiscriminato prima o poi avrebbe causato delle rivolte?

-Lo sapevi tu, Gerad, io mi sono occupato soltanto di farti diventare ancora più ricco, ho pensato alla gestione delle miniere, alla deforestazione, a far lavorare i fittavoli e a riscuotere i fitti. Ma non ci voglio rimettere la testa, ho fatto venire la mia famiglia in questo posto dimenticato da Dio.

Gerad lo guardò divertito.
Finnick provò a calmarsi e gli chiese allora quale fosse la soluzione.

-La soluzione è la creatività - rispose Gerad con aria bonaria.

-Sono troppo ansioso per capire simili fantasie.

-Ma non sono fantasie, Finnik, questa è realtà: da anni è in gestazione e io me ne assumo la paternità.

-Parla come un oracolo, Gerad!

-Etnogenesi, ovvero la creazione di una etnia. Noi abbiamo rubato la terra a questi numerosissimi indigeni, abbiamo fatto loro promesse che non sono state mantenute. E adesso sono arrabbiati, sono diventati sanguinari, ma sono uniti tra di loro solo dall’odio nei nostri confronti. In questo paese che abbiamo occupato esisteva, prima del nostro arrivo, un gruppo dominante con cui abbiamo fatto accordi e che ora si è rivoltato. Ma non sono i soli. Quando siamo arrivati esisteva una popolazione da loro ritenuta una sorta di paria e tenuta ai margini. Certo, tra di loro parlano la stessa lingua, hanno lo stesso colore della pelle, credono nelle identiche divinità ancestrali, ma una élite si era affermata a scapito della maggioranza. E questo loro non lo dimenticano, non dimenticano la loro arroganza, le angherie, la sottomissione. Ti assicuro, odiano più loro che noi. Così ho inviato dei missionari allo scopo di convertirli e istruirli ai nostri valori. Noi creeremo un’etnia, li faremo sentire superiori, investiti dell’autorità divina, e in forza di questa superiorità combatteranno i loro fratelli per noi. Li abbiamo resi nobili, Finnick, e presto colpiranno i nostri nemici.

-Nobilitare queste bestie?

-Gli uomini hanno nobilitato bestie per tutto il corso della storia: cavalli, cani o gatti, o altri uomini come loro. Riusciremo a innalzare pure loro, diremo che discendono dall’eroe ancestrale, dalla divinità fattasi uomo. Anzi, non glielo diremo e basta, ma gli faremo credere che sia vero. Perché loro sono un popolo evoluto, un popolo che merita di governare al nostro fianco su chiunque, soprattutto sui loro fratelli.

-Quindi – disse Finnik tradendo con una smorfia la propria soddisfazione - faremo credere a questi deficienti trogloditi che noi siamo qua per loro.

-Non proprio, Finnik, noi saremo i loro padri, gli faremo credere di dover tutto a noi. Nessuno figlio disubbidisce al padre, neanche se lo sfrutta. Nessun figlio si ribella al padre, neanche se lo picchia. Loro in qualità di nostri figli uccideranno i loro fratelli, e lo faranno credendo di fare la cosa giusta.
Ultima modifica di Giovanni p il 25/05/2024, 11:49, modificato 2 volte in totale.
Giovanni p
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 324
Iscritto il: 13/10/2021, 17:38

Author's data

Re: Etnogenesi

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Buongiorno a tutti, questa storia è stata ricavata dagli esercizi dell'Officina del racconto.
Andr60
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 504
Iscritto il: 15/11/2019, 15:45

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Andr60 »

Una storia antica quanto i Romani (e oltre), che ai giorni nostri si chiamerebbe rivoluzione colorata o arcobaleno :)
Ci sono numerosi refusi e consiglio all'Autore una revisione attenta del testo.
Voto 3, saluti
Jacopo Serafinelli
rank (info):
Pubblicista
Messaggi: 80
Iscritto il: 16/10/2023, 13:50

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Jacopo Serafinelli »

@Giovanni p
Un racconto che racconta una storia raccontata. I colonizzatori ed occupanti di territori altrui sono maestri e non sempre usano mezzi e modi come quelli descritti qui.
Guardandoci intorno… oggi… ne abbiamo esempi in atto… anzi… in atto da quasi 80 anni con mezzi che non si possono proprio definire etnogenesi ma etnoestinzione sì.
Jacopo
Giovanni p
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 324
Iscritto il: 13/10/2021, 17:38

Author's data

Re: Commento

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Jacopo Serafinelli ha scritto: 17/04/2024, 18:46 @Giovanni p
Un racconto che racconta una storia raccontata. I colonizzatori ed occupanti di territori altrui sono maestri e non sempre usano mezzi e modi come quelli descritti qui.
Guardandoci intorno… oggi… ne abbiamo esempi in atto… anzi… in atto da quasi 80 anni con mezzi che non si possono proprio definire etnogenesi ma etnoestinzione sì.
Jacopo
Buongiorno, Jacopo

grazie per avermi letto.
Giovanni p
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 324
Iscritto il: 13/10/2021, 17:38

Author's data

Re: Commento

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Andr60 ha scritto: 17/04/2024, 16:50 Una storia antica quanto i Romani (e oltre), che ai giorni nostri si chiamerebbe rivoluzione colorata o arcobaleno :)
Ci sono numerosi refusi e consiglio all'Autore una revisione attenta del testo.
Voto 3, saluti
Buongiorno,

grazie per aver letto il racconto, proverò a rileggerlo.
Yakamoz
rank (info):
Foglio bianco
Messaggi: 37
Iscritto il: 04/03/2024, 10:51

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Yakamoz »

Letto! Il racconto non è malaccio come idea. Ma poi nella sua messa su carta/video non è scritto altrettanto bene. Si nota - e come non notarlo? - una notevole (minimo 40) mancanza di punteggiatura e troppe "ripetizione", esempio dal testo:

"(Sapevamo) benissimo, e lo (sapevamo) prima di arrivare, che saremmo stati una minoranza contro moltissimi indigeni. Avevamo dalla nostra i soldi e per fortuna ce li (abbiamo) ancora, anzi quelli li (abbiamo) moltiplicati. (Sapevamo) anche che nel nord del continente sarebbe saltata in aria la situazione e che ci sarebbero state delle rivolte, come (sapevamo) che i rivoltosi del nord pregano lo stesso dio di quelli che (abbiamo) sotto la nostra influenza, quindi era plausibile che i più giovani di questi avrebbero preso spunto da loro per rivoltarsi contro di noi. D'altronde la religione è anche un mezzo di aggregazione."

Quattro "sapevamo", tre volte "abbiamo" (+ altre cosette che non vanno) e tutti molto vicini tra loro (ridondanza) e un incalzare delle frasi poco armonioso: tipico del linguaggio parlato, ma in un racconto va sempre "addolcito" questo aspetto.

Mi permetto, senza presunzione, di riscriverla:

"Sapevamo benissimo, prima ancora di arrivare, che saremmo stati in minoranza rispetto agli indigeni. Avevamo però dalla nostra parte il denaro e per fortuna ce n'è ancora, anzi, lo abbiamo moltiplicato. E ci era altrettanto chiaro che nel nord del continente la situazione sarebbe esplosa con delle rivolte, poiché le persone che ci abitano adorano lo stesso dio di quelli a sud sotto il nostro controllo, quindi era plausibile che i più giovani si sarebbero ispirati a loro per ribellarsi. D'altronde la religione è sempre un pretesto per unire le genti."

Suona meglio, no? Stessi concetti, ma più coincisa e usando meno parole. Poi il testo è tuo, e se lo riscrivi tu, ti riesce ancora meglio. Il mio vuole essere solo un esempio a cosa intendevo.

Non ti conosco molto, Giovanni P, ma rispetto a l’altro racconto “Marchesi etc.”, in cui mi eri sembrato bravo a costruire dialoghi e pure la parte non “dialogica” era molto buona. Qui, invece, c’è molto da rivedere: per via di tante “cose” che sembrano come scritte di fretta, probabilmente. C’è inoltre da rilevare una costante, e qui mi riferisco alla punteggiatura, data la quasi sempre mancanza di virgole sui vocativi, temporali, temporali avverbiali, nell’uso dei tempi verbali indefiniti: perché sarà vero che la punteggiatura è una questione di stile dell’autore, ma è nella stessa misura vero che quando si va a creare una proposizione, dislocata che sia o anche ellittica del soggetto o di altro, regola vuole che le virgole, punti… o altro si usino.


Voto 3 (perché è un testo da editare)

Tante belle cose, Giovanni P

Antonio
Giampiero
rank (info):
Pubblicista
Messaggi: 99
Iscritto il: 23/12/2010, 17:31

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Giampiero »

Visto che qui si gioca a fare l'editor di turno, gioco anch'io:

In questo punto mi sono bloccato, perché scrivi:
“Quando arrivò su quel pezzo di foresta e fece costruire la sua magione Gerad volle quel planisfero sulla parete per ricordargli che esistono mille realtà da depredare, ma ora che vive incollato sulla sua poltrona di pelle gonfio di cortisone e segnato dal diabete quella carta da parati serve solo a ricordargli quanto casa sua sia lontana.”

Io mi sono domandato a quale foresta si riferisce? Sono tornato indietro a rileggere: nisba, non c’è alcun riferimento oggettivo. Quindi “quel pezzo di foresta” è riferibile senz’altro al planisfero di cui comunque il lettore non sa nulla circa che cosa raffiguri. Planisfero: Rappresentazione cartografica in piano di tutta la superficie terrestre, a piccolissima scala; anal. : p. celeste, quella relativa alla volta celeste.

Quindi “quel pezzo di foresta” non rende l’idea di nulla, quantomeno perché non è pertinente alla scena che hai proposto nel testo. E ti faccio notare che è la scena madre.
Poi continui: “incollato sulla sua poltrona di pelle gonfio di cortisone”;
e poco più sotto: “Incollato alla sua poltrona guardava la brocca”.

Qui, il lettore che è in me ha protestato. Fine della puntata. Testo da rivedere. UN saluto. Però io non regalo i voti, per me è un racconto assolutamente negativo. quindi voto basso: 1.
La paura è un cavallo con le ali: una volta lanciato al galoppo perde il contatto con il suolo e incomincia a volare.
Giovanni p
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 324
Iscritto il: 13/10/2021, 17:38

Author's data

Re: Commento

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Giampiero ha scritto: 01/05/2024, 9:04 Visto che qui si gioca a fare l'editor di turno, gioco anch'io:

In questo punto mi sono bloccato, perché scrivi:
“Quando arrivò su quel pezzo di foresta e fece costruire la sua magione Gerad volle quel planisfero sulla parete per ricordargli che esistono mille realtà da depredare, ma ora che vive incollato sulla sua poltrona di pelle gonfio di cortisone e segnato dal diabete quella carta da parati serve solo a ricordargli quanto casa sua sia lontana.”

Io mi sono domandato a quale foresta si riferisce? Sono tornato indietro a rileggere: nisba, non c’è alcun riferimento oggettivo. Quindi “quel pezzo di foresta” è riferibile senz’altro al planisfero di cui comunque il lettore non sa nulla circa che cosa raffiguri. Planisfero: Rappresentazione cartografica in piano di tutta la superficie terrestre, a piccolissima scala; anal. : p. celeste, quella relativa alla volta celeste.

Quindi “quel pezzo di foresta” non rende l’idea di nulla, quantomeno perché non è pertinente alla scena che hai proposto nel testo. E ti faccio notare che è la scena madre.
Poi continui: “incollato sulla sua poltrona di pelle gonfio di cortisone”;
e poco più sotto: “Incollato alla sua poltrona guardava la brocca”.

Qui, il lettore che è in me ha protestato. Fine della puntata. Testo da rivedere. UN saluto. Però io non regalo i voti, per me è un racconto assolutamente negativo. quindi voto basso: 1.

Caro Giampiero, io non gioco a fare l'editor, io mi impegno a leggere racconti e dare consigli che credo siano utili, come hanno fatto altri con me.
A differenza tua io ho sempre ringraziato chi mi ha aiutato anche bastonandomi, perché è così che si migliora.
Hai fatto un commento totalmente inutile, ti sei voluto attaccare a qualcosa per tirarmi giù e ora sei contento, che ti devo dire...contento te contenti tutti.
Mi dispiace aver perso tempo con te e il tuo racconto, credevo di poterti aiutare, ma fidati non succederà mai più che io rilegga qualcosa di tuo.
La scrittura è qualcosa di bello e se vuoi di serio, spero che tu riesca a capirlo.

Buona gara
Giovanni p
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 324
Iscritto il: 13/10/2021, 17:38

Author's data

Re: Commento

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Yakamoz ha scritto: 22/04/2024, 13:53 Letto! Il racconto non è malaccio come idea. Ma poi nella sua messa su carta/video non è scritto altrettanto bene. Si nota - e come non notarlo? - una notevole (minimo 40) mancanza di punteggiatura e troppe "ripetizione", esempio dal testo:

"(Sapevamo) benissimo, e lo (sapevamo) prima di arrivare, che saremmo stati una minoranza contro moltissimi indigeni. Avevamo dalla nostra i soldi e per fortuna ce li (abbiamo) ancora, anzi quelli li (abbiamo) moltiplicati. (Sapevamo) anche che nel nord del continente sarebbe saltata in aria la situazione e che ci sarebbero state delle rivolte, come (sapevamo) che i rivoltosi del nord pregano lo stesso dio di quelli che (abbiamo) sotto la nostra influenza, quindi era plausibile che i più giovani di questi avrebbero preso spunto da loro per rivoltarsi contro di noi. D'altronde la religione è anche un mezzo di aggregazione."

Quattro "sapevamo", tre volte "abbiamo" (+ altre cosette che non vanno) e tutti molto vicini tra loro (ridondanza) e un incalzare delle frasi poco armonioso: tipico del linguaggio parlato, ma in un racconto va sempre "addolcito" questo aspetto.

Mi permetto, senza presunzione, di riscriverla:

"Sapevamo benissimo, prima ancora di arrivare, che saremmo stati in minoranza rispetto agli indigeni. Avevamo però dalla nostra parte il denaro e per fortuna ce n'è ancora, anzi, lo abbiamo moltiplicato. E ci era altrettanto chiaro che nel nord del continente la situazione sarebbe esplosa con delle rivolte, poiché le persone che ci abitano adorano lo stesso dio di quelli a sud sotto il nostro controllo, quindi era plausibile che i più giovani si sarebbero ispirati a loro per ribellarsi. D'altronde la religione è sempre un pretesto per unire le genti."

Suona meglio, no? Stessi concetti, ma più coincisa e usando meno parole. Poi il testo è tuo, e se lo riscrivi tu, ti riesce ancora meglio. Il mio vuole essere solo un esempio a cosa intendevo.

Non ti conosco molto, Giovanni P, ma rispetto a l’altro racconto “Marchesi etc.”, in cui mi eri sembrato bravo a costruire dialoghi e pure la parte non “dialogica” era molto buona. Qui, invece, c’è molto da rivedere: per via di tante “cose” che sembrano come scritte di fretta, probabilmente. C’è inoltre da rilevare una costante, e qui mi riferisco alla punteggiatura, data la quasi sempre mancanza di virgole sui vocativi, temporali, temporali avverbiali, nell’uso dei tempi verbali indefiniti: perché sarà vero che la punteggiatura è una questione di stile dell’autore, ma è nella stessa misura vero che quando si va a creare una proposizione, dislocata che sia o anche ellittica del soggetto o di altro, regola vuole che le virgole, punti… o altro si usino.


Voto 3 (perché è un testo da editare)

Tante belle cose, Giovanni P

Antonio

Buongiorno,

come marchesi e mezzadri questo racconto esce da un laboratorio, solo che stavolta non sono stato a capace a creare l'atmosfera giusta.
Ho provato ad espandere il racconto, ma risultava addirittura peggio.
Sul testo da editare mi scuso, ma ho problemi a vedere k refusi.

Grazie comunque per avermi letto e in bocca al lupo.
Avatar utente
Massimo Baglione
rank (info):
Site Admin
Messaggi: 9583
Iscritto il: 11/04/2007, 12:20
Località: Belluno
Contatta:

Author's data

Re: Commento

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Giampiero ha scritto: 01/05/2024, 9:04 Visto che qui si gioca a fare l'editor di turno...
Per cortesia, evitiamo questi inutili e sfiancanti avvii di battibecchi.
In questo sito si pubblicano opere, e qualcuno a voglia di leggerle e commentarle. Nel caso delle Gare e dei Grandprix, commenare è pure obbligatorio per parteciparvi.
Chi le opere le pubblica deve accettare qualsiasi commento e critica (sempre nei limiti della decenza e del regolamento), altrimenti questo sito non è il posto giusto dove esporre le proprie cose.
E anzi: ringraziamole quelle persone che hanno voglia di star qui a commentare invece che di star sui social a cazzeggiare.
Immagine

Immagine <<< io ero nel Club dei Recensori di BraviAutori.it.

Immagine

www.massimobaglione.org
Yakamoz
rank (info):
Foglio bianco
Messaggi: 37
Iscritto il: 04/03/2024, 10:51

Author's data

Re: Etnogenesi

Messaggio da leggere da Yakamoz »

Ciao Giovanni P, grazie degli auguri. Capita comunque di non riuscire a "rappresentare bene" in un racconto quello che si aveva in mente. Scrivere è come scattare una foto del proprio pensiero: a volte l'immagine è nitida e cristallina, altre volte invece è un po' sfocata. Succede a tutti! Io per primo. Anzi, più sbaglio e più imparo, luogo comune ma vero. Scusa se mi sono permesso di riscrivere parte del tuo testo, ma era per farti capire a cosa intendevo. Io non mi elevo a giudice di nessuno, per carità. E in merito a questo passaggio che ti ho scritto:

"Data la quasi sempre mancanza di virgole sui vocativi, temporali, temporali avverbiali, nell'uso dei tempi verbali indefiniti: perché sarà vero che la punteggiatura è una questione di stile dell'autore, ma è nella stessa misura vero che quando si va a creare una proposizione, dislocata che sia o anche ellittica del soggetto o di altro, regola vuole che le virgole, punti… o altro si usino", è una frase che diceva a me, e a tutti, la Prof di italiano alle superiori. Ho solo riportato quello che ricordo. E se lo diceva lei che insegnava in un Liceo…

A rileggerci, Giovanni P

Ti auguro di trascorrere una bella giornata,

Antonio
Giovanni p
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 324
Iscritto il: 13/10/2021, 17:38

Author's data

Re: Etnogenesi

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Yakamoz ha scritto: 02/05/2024, 10:28 Ciao Giovanni P, grazie degli auguri. Capita comunque di non riuscire a "rappresentare bene" in un racconto quello che si aveva in mente. Scrivere è come scattare una foto del proprio pensiero: a volte l'immagine è nitida e cristallina, altre volte invece è un po' sfocata. Succede a tutti! Io per primo. Anzi, più sbaglio e più imparo, luogo comune ma vero. Scusa se mi sono permesso di riscrivere parte del tuo testo, ma era per farti capire a cosa intendevo. Io non mi elevo a giudice di nessuno, per carità. E in merito a questo passaggio che ti ho scritto:

"Data la quasi sempre mancanza di virgole sui vocativi, temporali, temporali avverbiali, nell'uso dei tempi verbali indefiniti: perché sarà vero che la punteggiatura è una questione di stile dell'autore, ma è nella stessa misura vero che quando si va a creare una proposizione, dislocata che sia o anche ellittica del soggetto o di altro, regola vuole che le virgole, punti… o altro si usino", è una frase che diceva a me, e a tutti, la Prof di italiano alle superiori. Ho solo riportato quello che ricordo. E se lo diceva lei che insegnava in un Liceo…

A rileggerci, Giovanni P

Ti auguro di trascorrere una bella giornata,

Antonio
Ciao Antonio,

per quanto riguarda il testo virgolettato non ci ho capito nulla :)

Comunque grazie ancora per avermi letto!
Avatar utente
Marino Maiorino
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 753
Iscritto il: 15/10/2012, 0:01
Località: Barcellona
Contatta:

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Terribile! E ovviamente ottimo!
Praticamente, quello che stiamo facendo in mezzo mondo. Ma quando gli indigeni si renderanno conto di essere stati raggirati...
Oddio, in realtà anche noi siamo già stati raggirati, ma non ce ne ricordiamo più.
Detto questo, devo dire che prima di riuscire a entrare nel racconto ho trovato difficile e fastidiosa la punteggiatura, e qualche refuso: un Gerad è diventato Gerard e non usi spesso le virgole dove le avrei volentieri viste.
Ciò detto, incrociamo le dita e che la ragionevolezza prevalga su tutto, in questo momento così difficile. Non voglio pensare all'altro esito...
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

Immagine
Immagine

ImmagineRacconti alla Luce della Luna

Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
Immagine Immagine

Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine
Giovanni p
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 324
Iscritto il: 13/10/2021, 17:38

Author's data

Re: Commento

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Marino Maiorino ha scritto: 25/05/2024, 11:01 Terribile! E ovviamente ottimo!
Praticamente, quello che stiamo facendo in mezzo mondo. Ma quando gli indigeni si renderanno conto di essere stati raggirati...
Oddio, in realtà anche noi siamo già stati raggirati, ma non ce ne ricordiamo più.
Detto questo, devo dire che prima di riuscire a entrare nel racconto ho trovato difficile e fastidiosa la punteggiatura, e qualche refuso: un Gerad è diventato Gerard e non usi spesso le virgole dove le avrei volentieri viste.
Ciò detto, incrociamo le dita e che la ragionevolezza prevalga su tutto, in questo momento così difficile. Non voglio pensare all'altro esito...

Purtroppo si, e per come la penso io, nemmeno per guadagnarci a livello sociale.
Mi spiego peggio, il mio bisnonno (a causa di alcuni diverbi con la classe dirigente del suo momento) fu spedito a fare le guerre d'Africa e poi in Albania e Grecia.
Quando fu costituito "L'impero italiano", la popolazione non ebbe nessun beneficio, anzi.
Furono depredati e violentati popoli lontani per gonfiare le tasche di pochi e riempire i cimiteri di tutta Italia. Il colonialismo vuol dire guerra, guerra che costa tasse ai poveri diavoli costretti a finanziarla contro la loro volontà, quindi una vita più difficile, fatta di rinunce e compromessi obbligati.
Il mio pensiero sul colonialismo è semplice, fa male a chi lo subisce, ma fa male anche al popolo che lo perpetra, considerando che in Africa, Grecia o Albania si può andare tranquillamente da ospiti, e non per forza da invasori.
Giovanni p
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 324
Iscritto il: 13/10/2021, 17:38

Author's data

Re: Etnogenesi

Messaggio da leggere da Giovanni p »

grazie mille per il commento, Marino.
E' sempre bello leggerti.
Con l'occasione ringrazio anche Namio che mi ha aiutato a sistemare il testo.
Rispondi

Torna a “Gara di primavera, 2024”


Alcuni esempi di nostri ebook gratuiti:


Gara d'autunno 2022 - La Méduse - e gli altri racconti

Gara d'autunno 2022 - La Méduse - e gli altri racconti

(autunno 2022, 80 pagine, 1,21 MB)

Autori partecipanti: Namio Intile, Andr60, Giovanni p, Alberto Marcolli, Marino Maiorino, Laura Traverso, Nuovoautore, Messedaglia, Letylety, Mariovaldo, Francesco Pino, Nunzio Campanelli, Athosg, RobertoBecattini
A cura di Massimo Baglione.
Scarica questo testo in formato PDF (1,21 MB) - scaricato 37 volte.
oppure in formato EPUB (438,10 KB) (nwvedi anteprima) - scaricato 8 volte..
nwLascia un commento.

La Gara 16 - Cinque personaggi in cerca di storie

La Gara 16 - Cinque personaggi in cerca di storie

(settembre 2010, 54 pagine, 842,16 KB)

Autori partecipanti: Cmt, ArditoEufemismo, Arianna, Hellies15, Ser Stefano, Vit, Giulia Floridi, Carlocelenza, Mastronxo, Gigliola, ABDeleo, VecchiaZiaPatty, Skyla74, Exlex, Lucia Manna.
A cura di Manuela.
Scarica questo testo in formato PDF (842,16 KB) - scaricato 490 volte.
oppure in formato EPUB (475,57 KB) (nwvedi anteprima) - scaricato 236 volte..
nwLascia un commento.

La Gara 59 - Siamo come ci vedono o come ci vediamo noi?

La Gara 59 - Siamo come ci vedono o come ci vediamo noi?

(giugno/luglio 2016, 35 pagine, 1,73 MB)

Autori partecipanti: Lodovico, Nunzio Campanelli, Massimo Tivoli, Carlocelenza, Stefania Di Giannantonio, Mirtalastrega, Skyla74, Patrizia Chini, Gabriele Ludovici, Giorgio Leone.
A cura di Alberto Tivoli.
Scarica questo testo in formato PDF (1,73 MB) - scaricato 233 volte.
oppure in formato EPUB (583,49 KB) (nwvedi anteprima) - scaricato 211 volte..
nwLascia un commento.




Alcuni esempi di nostri libri autoprodotti:


BReVI AUTORI - volume 3

BReVI AUTORI - volume 3

collana antologica multigenere di racconti brevi

BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:

Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale

La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: Giorgio Leone, SmilingRedSkeleton, Francesco Gallina, Laura Traverso, Umberto Pasqui, Patrizia Benetti, Luca Valmont, Alessandra Leonardi, Mirta D., Pasquale Aversano, Gabriella Pison, Alessio Del Debbio, Alberto Tivoli, Angela Catalini, Marco Vecchi, Roberta Eman, Michele Botton, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Marco Bertoli, Fausto Scatoli, Massimo Tivoli, Laura Usai, Valentina Sfriso, Athos Ceppi, Francesca Santucci, Angela Di Salvo, Antonio Mattera, Daniela Zampolli, Annamaria Vernuccio, Giuseppe Patti, Dario Sbroggiò, Angelo Bindi, Giovanni Teresi, Marika Addolorata Carolla, Sonia Barsanti, Francesco Foddis, Debora Aprile, Alessandro Faustini, Martina Del Negro, Anita Veln, Alessandro Beriachetto, Vittorio Del Ponte.

Vedi nwANTEPRIMA (215,03 KB scaricato 129 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon



Dieci

Dieci

antologia di opere ispirate dal numero dieci, in omaggio al decimo compleanno dell'associazione culturale BraviAutori.it

Non amiamo l'auto-celebrazione, tuttavia ci è piaciuto festeggiare il nostro decimo compleanno invitando gli autori a partecipare alla composizione di un'antologia di opere di genere libero che avessero come traccia il numero 10. Ventidue autori hanno accettato l'invito e ciò che ci hanno regalato è stato confezionato in queste pagine.
Con la presente antologia abbiamo voluto ringraziare tutti i collaboratori, gli autori e i visitatori che hanno contribuito a rendere BraviAutori.it ciò che è oggi, e che continuerà a essere finché potrà.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Giuseppe Gallato.

Contiene opere di: Ferruccio Frontini, Giuseppe Gallato, Mirta D., Salvatore Stefanelli, Gabriella Pison, Alberto Tivoli, Massimo Tivoli, Francesca Gabriel, Francesca Santucci, Enrico Teodorani, Gabriele Ludovici, Martina Del Negro, Alessandro Borghesi, Cristina Giuntini, Umberto Pasqui, Marezia Ori, Fausto Scatoli, Arcangelo Galante, Giorgio Leone, Fabio Maltese, Selene Barblan, Marco Bertoli.

Vedi nwANTEPRIMA (869,97 KB scaricato 163 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon



BReVI AUTORI - volume 2

BReVI AUTORI - volume 2

collana antologica multigenere di racconti brevi

BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:

Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale

La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: Ida Dainese, Daniele Missiroli, Fausto Scatoli, Angela Di Salvo, Francesco Gallina, Thomas M. Pitt, Milena Contini, Massimo Tivoli, Franca Scapellato, Vittorio Del Ponte, Enrico Teodorani, Umberto Pasqui, Selene Barblan, Antonella Jacoli, Renzo Maltoni, Giuseppe Gallato, Mirta D., Fabio Maltese, Francesca Paolucci, Marco Bertoli, Maria Rosaria Del Ciello, Alberto Tivoli, Debora Aprile, Giorgio Leone, Luca Valmont, Letteria Tomasello, Alberto Marcolli, Annamaria Vernuccio, Juri Zanin, Linda Fantoni, Federico Casadei, Giovanna Evangelista, Maria Elena Lorefice, Alessandro Faustini, Marilina Daniele, Francesco Zanni Bertelli, Annarita Petrino, Roberto Paradiso, Alessandro Dalla Lana, Laura Traverso, Antonio Mattera, Iunio Marcello Clementi, Federick Nowir, Sandra Ludovici.

Vedi nwANTEPRIMA (177,17 KB scaricato 155 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon