Intervista a Simone Guidi

Area dedicata alle interviste con gli autori che sono diventati famosi o che hanno capito come uscire dall'ombra. In questa sezione ci si potrà dare appuntamento per discuterne con loro.

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Intervista a Simone Guidi

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Simone Guidi è nato a Viareggio nel 1972. Inizia a scrivere nel 2001 entrando a fare parte della redazione di un sito dedicato alla grafica e all’animazione, l’anno successivo fonda e amministra un proprio portale dedicato all’animazione sul web. Nel frattempo scrive racconti brevi con cui riceve riconoscimenti importanti. Nel 2007 pubblica Cento di questi giorni (Giovane Holden Edizioni).
Nel 2009 pubblica "Raccolta differenziata" (Giovane Holden Edizioni)


Qui la recensione al suo libro:
https://www.braviautori.it/book_raccolt ... ziata.html

Intervista

1- Cominciamo con le presentazioni. Chi è e perché scrive Simone Guidi?
Semplicemente, come a me piace definirmi, sono uno che quando si siede al ristorante ha l’aria di essere stato già servito. Detta così questa cosa può anche far ridere, ma se la si analizza a fondo, nasconde molteplici significati.
Al momento ho ancora 38 anni e cavalco spedito verso i 39, sono fresco padre di una bellissima figlia di nome Viola e sono sposato! Davvero credeteci! L’ho fatto senza coercizione, giuro. Incredibile vero? Del resto mia moglie Marika è la cosa migliore che mi sia mai capitata in tutta la vita e non potevo proprio lasciarla scappar via.
Parlo inglese abbastanza decorosamente e, grazie a questo, lavoro da cinque anni per una multinazionale tedesca di materiale elettrico. In patria è una superpotenza dell’elettricità, rifornisce le amministrazioni governative e l’esercito tedesco. Qui da noi non se la fila nessuno ma ci stiamo dando da fare, il fatturato regge.
Perché scrivo? Probabilmente perché scrivere è il modo migliore di parlare senza essere interrotti. Ma anche perché, oltre ad essere divertente, è una valvola di sfogo di pensieri, paure, manie e frustrazioni. E’ un modo per sconfiggere i mostri interiori e mettere ordine dentro se stessi.
Gente credetemi quando vi dico che, almeno nel mio caso, nei piani alti c’è parecchio caos.

2-Ho letto nella prefazione del tuo libro “Raccolta differenziata” che Stephen King ha influenzato parecchio la tua scrittura. Ti va di parlarci del tuo “rapporto” con questo grande autore?
Il mio rapporto con King è un viscerale amore-odio. Mi ha accompagnato negli anni dell’adolescenza e io sono stato letteralmente ghiotto della sua produzione. Non credo neanche di essere stato l’unico a subirne il fascino. Dalla metà degli anni ottanta in poi, generazioni di ragazzi sono cresciuti con lui, sull’onda della popolarità dei film tratti dai suoi best-seller.
Ma a un certo punto qualcosa tra noi si è incrinato, ho notato una certa ripetitività nelle sue opere e mi sono sentito come truffato. In poche parole, presi coscienza di essere un mero consumatore dei suoi libri seriali.
Non fraintendetemi, per carità, io stimo e rispetto Stephen King. Tuttora presto sempre un occhio a quello che produce e lo seguo nei suoi progetti. Solo che mi ha deluso, come se beccassi mio fratello a rubare portafogli. Mi sentirei in diritto di rimproverarlo e magari assestargli anche qualche sganassone, il tutto nella piena consapevolezza che lui resta sempre e comunque mio fratello e io gli voglio bene.

3- La tua è una raccolta dalla struttura un po’ particolare. Come mai hai deciso di accorpare in un unico volume due racconti e un romanzo breve?
In verità desideravo molto pubblicare i due racconti che precedono il romanzo.
Non volevo che rimanessero nel cassetto per chissà quanti altri anni ancora.
“ La stupidità non ha confini “ è stata la mia prima produzione in assoluto e l’ho scritta nell’ormai lontano 2002. Per pura curiosità la feci concorrere al trofeo RILL 2003 e grande fu la mia soddisfazione quando mi comunicarono che, nonostante non fosse rientrata nella rosa dei primi tre, il comitato organizzatore aveva deciso di istituire e conferirmi una “ menzione speciale “ per l’originalità. Partecipai alla premiazione e fui menzionato durante la cerimonia che si svolse alla manifestazione “ Lucca comics “ di quell’anno. Quello fu l’inizio di tutto, da quel momento capii che in fondo come scrittore non ero così pessimo.
Diversa è la genesi di “ Nell’anno del Signore 2023 “. Il racconto purtroppo deriva da un fatto realmente accaduto ad un mio amico, Andrea Volpe, che si ritrovò intrappolato in una situazione simile nel 2005. Mi scrisse una lettera carica di amarezza e sconforto per quello che gli era accaduto e la cosa mi toccò profondamente. Pensai quindi di raccontare indirettamente quella situazione.
C’è da dire anche un'altra cosa molto importante. Sia nei due racconti che nel romanzo, l’uomo ( inteso come essere umano che abita questa palla di fango ) ne esce fuori con le ossa rotte. Modelli grotteschi e personaggi negativi la fanno da padrone. Il mondo che descrivo è popolato da egocentrici senza Dio, spazzatura umana che sarebbe tristissima senza l’umorismo che caratterizza tutto il libro.
E’ per questo motivo che, alla fine dei conti, non ho trovato tanto incoerente raggruppare tutto in un'unica raccolta che avesse come tema portante la spazzatura.

4- Leggendo “Raccolta differenziata”, inevitabilmente il pensiero corre a un tema di grandissima attualità. Impossibile non pensare all’emergenza rifiuti che oggi coinvolge la nostra penisola. In che misura la realtà ha ispirato la scrittura di questo racconto?
Questa domanda è fantastica. La risposta che ne consegue e quanto di più attuale e limpidamente puro possa esistere.
“ Raccolta Differenziata “ è stato ispirato da due episodi realmente accaduti:

A) Vicino a casa dei mie genitori c’era un cassonetto dell’immondizia dove tutto il mondo conosciuto sembrava scaricare illegalmente. Mio padre era sempre, costantemente infuriato per quella situazione. Lui partiva bello fresco la mattina per buttare il suo bravo sacchettino della spazzatura e quando arrivava al cassonetto lo trovava circondato da vecchi frigoriferi, scooter bruciati, mobili fatiscenti e quant’altro.
Quando tornava a casa era talmente imbufalito che gli spuntavano le ali da pipistrello sulla schiena e cominciava a svolazzare per il salotto.

B) Un giorno, mentre sfogliavo la cronaca locale, fui colpito da un singolare incidente accaduto ad un compattatore di rifiuti nelle vicinanze.
Durante la notte il compattatore era stato sventrato da un esplosione e l’autista aveva rischiato grosso. L’incidente era dovuto al fatto che qualche genio aveva buttato una bombola del gas non del tutto esaurita dentro ad un cassonetto. Il compattatore aveva scaricato l’immondizia come da prassi e la procedura di compressione aveva innescato l’esplosione.
Quell’episodio mi ha fatto capire che nessuno, dico nessuno, sa realmente cosa ci possa essere dentro ad un cassonetto dell’immondizia, e la cronaca ci insegna che ci si può trovare di tutto, dai cadaveri ai gioielli, fino ad arrivare alle bombe. Cosa mi vieta di immaginarci dentro un mostro?

5- Dario e Joele, una coppia di amici ben assortita: imbranato e sognatore l’uno, una sorta di “Fonzie postatomico” l’altro. Come nascono questi due personaggi? Ti somigliano in qualche modo?
Ad essere onesto, la coppia Joele / Dario è nata l’uno in conseguenza dell’altro, un po’ come Batman ed il Joker. Inizialmente avevo intenzione di utilizzare un solo protagonista per la storia, e quello doveva essere Dario. Un ragazzo un po’ scapestrato ma fondamentalmente buono, sognatore ad occhi aperti, forse anche sempliciotto sotto certi punti di vista. Con mille problemi legati al suo aspetto fisico e alla sua situazione familiare ed economica. Intorno a pagina 50 però, mi resi conto che il tono del romanzo non era abbastanza frizzante, mi stavo per così dire “ ammosciando “. Dario non bastava, avevo bisogno di qualcosa che desse una scossa e facesse ripartire il tutto, magari che fosse una specie di nemesi del protagonista.
In quel momento nacque Joele Mussi. L’amico ricco e viziato coetaneo di Dario. L’amico che in fondo tutti noi maschietti avremmo desiderato avere a diciotto anni, con inesauribili risorse economiche e scrupoli zero. Forte consumatore di cannabis con il cervello annebbiato, che al momento del bisogno riesce sempre a tirare fuori un asso dalla manica e risolvere la situazione. Colui che tra uno spinello e una donna nuda sceglierebbe sicuramente la prima opzione ( sempre che la donna non sia Elisabetta Canalis ovviamente ).
Insomma una specie di macchietta si, ma divertentissima.
Questa alchimia è il perno attorno al quale gira tutto il romanzo secondo me.
Loro due insieme funzionano alla grande.
Per quanto riguarda i profili caratteriali, forse Dario è quello che mi somiglia di più. Condivide con me parecchie paranoie e paure mi hanno sempre afflitto fin da bambino. Quel genere di cose che ti spinge a pensare: “ E se non le piacessi? “ oppure “ Cosa ci sarà mai dietro a questa porta chiusa? “ e anche “ E se tutto andasse irrimediabilmente male? “
Joele invece è fortemente ispirato ad un mio vecchio amico d’infanzia e ne rispecchia certi tratti caratteristici di quel tempo come l’inseparabile giubbotto ( una specie di divisa da super-eroe ), la strafottenza, il menefreghismo e l’assoluta mancanza di rispetto per qualsiasi genere di autorità.

6- La tua opera propone un insolito quanto riuscitissimo accostamento tra horror e umorismo. Com’è nata l’idea di una simile commistione?
Non è Mai nata purtroppo. Che ci crediate o no, la mia intenzione era quella di provare a scrivere un Horror. Quello che ne è venuto fuori è stato inaspettato anche per me.
Credo che faccia parte del mio stile, del mio DNA. Alla fine non riesco mai ad essere spietato quanto basta.

7- Ritieni sia più difficile spaventare o far ridere il lettore?
La risposta a questa domanda è soggettiva. Per uno come me, con il mio carattere, le mie esperienze e le mie attitudini, torna più facile far divertire piuttosto che spaventare. “ Raccolta Differenziata “ ne è una testimonianza esemplare. Sono sicuro che altri tipi di scrittori, quelli con lo spolverino nero per intenderci, darebbero la risposta inversa.

8- Hai optato per un finale aperto. Una semplice scelta narrativa o l’implicita promessa di un seguito?
Il finale è apertissimo perché mi sono letteralmente violentato per fermarmi. Al tempo ero molto ispirato e non riuscivo più a smettere di scrivere. Mi resi conto che se avessi continuato forse avrei rovinato quanto fatto fino a quel punto. Forse ebbi anche paura di aver scritto una “sola” pazzesca, chi lo sa? Fatto sta che frenai il racconto e decisi di pubblicare per vedere cosa succedeva, se sarebbe piaciuto o meno. Devo dire che è andata bene e la cosa mi ha rincuorato. Adesso sto già pensando al sequel e perché no? Magari una trilogia! Nella migliore filosofia di Hollywood, nella prima parte porti i protagonisti sull’albero, nella seconda li prendi a sassate, e nella terza li riporti giù dall’albero. Con “ Raccolta Differenziata II “ dovrei prendere a sassate Dario e Joele, io ci sto già pensando.

9- “Raccolta differenziata” è risultato finalista al premio “Alberoandronico” e vincitore al “Premio Creativa 2010”. Cosa hanno significato per te questi riconoscimenti?
Non sono uno che si abbandona ai facili entusiasmi, sono contento certo, ma mi rendo conto che come scrittore non ho ancora tagliato nessun traguardo veramente importante. Forse è per questo che mi sento stimolato a provarci e riprovarci ancora. Anche perché nella vita ho imparato che quando mi sono messo a sedere sugli allori a pascermi dei miei successi, è immediatamente arrivato il castigo divino che si è abbattuto con violenza sul mio capone fulminandomi.

10- Facciamo un passo indietro. Nel 2007 hai pubblicato “Cento di questi giorni”. Ti va di svelarci qualcosa anche a proposito di questo libro?
“ Cento di questi giorni “ è il mio primo libro ed è una riflessione personale sul significato del matrimonio in se per se. E’ un romanzo di puro divertimento ed è completamente diverso da “ Raccolta Differenziata”. In quel libro si ride dall’inizio alla fine e lo scopo per cui è stato scritto è proprio quello; far divertire il lettore.
E’ un romanzo corale dove i protagonisti sono molteplici e gioca molto sui paradossi. La storia si svolge in un solo giorno, durante la celebrazione di una festa di matrimonio. In pratica chi si dovrebbe sposare non si sposa, chi si è sposato non si doveva sposare e a chi si sta sposando in quel momento non frega assolutamente niente di quello che sta facendo. Lisergico dall’inizio alla fine, pieno di battute folgoranti, gode dei pregi e dei difetti tipici delle opere prime. Essendo il primo libro non mi detti pena nel promuoverlo o a farlo partecipare ai concorsi, in quel momento non avevo la consapevolezza delle mie capacità come ce l’ho adesso. Di questo me ne rammarico perché credo che abbia dei buoni numeri.

11- Racconto o romanzo? Quale tra queste due forme letterarie ti è più congeniale e perché?
In principio era racconto. Non riuscivo neanche a concepire l’idea di tenere una linea narrativa per più di 5/10 cartelle. Poi, scrivendo e riscrivendo, è diventato romanzo. Adesso non riesco più a pensare a storie che non vadano oltre i parametri del racconto. In generale succede sempre che le storie stesse sfuggano dal mio controllo e comincino a raccontarsi da sole. E sono stramaledettamente logorroiche.

12- Quale il tuo rapporto con il mondo dell’editoria? E’ stato facile trovare un editore che ti pubblicasse?
Il mio rapporto con il mondo dell’editoria è alquanto freddino. Come Max Dezzi ha già avuto modo di dire in una vostra intervista: “ Il posto pullula di squali “. Non mi aspetto niente da nessuno, so benissimo che in Italia ci sono più scrittori che lettori e quindi mi vedo come un pesciolino che sguazza in buona compagnia dentro ad un gigantesco acquario. Il business intorno a chi scrive è grande, soprattutto se si pensa che chi vuole pubblicare deve per forza pagare qualcosa e la pubblicazione senza contributo da parte dell’autore non esiste praticamente più.
Personalmente, io spedii il mio manoscritto a 4-5 piccole case editrici locali ( alle grandi case non me lo sogno neppure adesso ) e la Giovane Holden Edizioni era una di queste. Loro mi risposero subito offrendomi la pubblicazione con contributo e io accettai, un po’ per curiosità e un po’ per tornaconto. Di questo li ringrazio.
Con il senno di poi e con due libri pubblicati dalla Holden alle spalle, posso dire che la pubblicazione non è importante quanto la distribuzione e la promozione. A stampare libri sono capaci tutti, a promuoverli e distribuirli molti meno. Queste ultime due cose sono costose e impegnative per le piccole case editrici, raramente riescono a onorare l’impegno, spesso non se ne sobbarcano affatto.

13- Ti propongo un giochino prendendo spunto dal titolo della tua raccolta. Pensando all’attuale panorama editoriale, cosa destineresti al bidone dei rifiuti indifferenziati, cosa ricicleresti e cosa, invece, non butteresti mai ?
Premetto il fatto che sono uno di quelli che legge di tutto. E quando dico tutto, intendo dire proprio TUTTO, dalla bibbia a novella 2000. Poi sono anche dell’opinione che tutto è riciclabile e poco è da buttare, l’applicazione pratica del motto “ Niente si crea, niente si distrugge, ma tutto si trasforma “.
Se cestino un libro significa che lo ritengo veramente brutto al cubo, di conseguenza non me ne vengono in mente molti. Tuttavia un libro che potrei tranquillamente sconsigliare all’uomo moderno potrebbe essere “ …E un’altra cosa “ di Eoin Colfer, cioè il sesto libro del ciclo della “ Guida galattica per autostoppisti “. L’autore originale del ciclo, Douglas Adams, morì nel 2001, e la casa editrice che ne detiene i diritti ha delegato un nuovo scrittore per portare avanti la saga. Quello che ne è venuto fuori è un libro/aberrazione pieno zeppo di riferimenti e citazioni di quanto fatto da Adams, una specie di patchwork in cui il suddetto Colfer tenta di scimmiottare uno stile che non gli appartiene incasinando tutto.
Per quanto riguarda i consigli di letture invece, beh, quelli sono molteplici. Partirei da un classico come “ Moby Dick “ per arrivare a “ Ti prendo e ti porto via “ di Niccolò Ammaniti. Lo stesso Douglas Adams che ho citato in precedenza non è niente male, così come tutta la produzione Asimoviana e il buon vecchio zio King. Se domani mi lanciassero in orbita sarebbero tutti libri che porterei con me insieme agli album dei Led Zeppelin ed Elio e le storie tese.

14- Quali progetti hai per il futuro ?
Oltre a sopravvivere alle intemperie della vita vorrei essere un buon padre. E nei momenti liberi della buona paternità vorrei riuscire a scrivere senza perdere il piacere di farlo con quella spontaneità che mi caratterizza.
Attualmente sto lavorando ad un romanzo che tratta di rapporti di amicizia e cerco di tenere un profilo alto. La cosa è molto impegnativa per uno come me, ma la sfida non mi spaventa. Mi hanno detto che per ottenere un buon risultato in questo genere di cose dovrei cominciare a scavarmi un po’ dentro. Io lo sto facendo ma il problema è che certe volte non mi piace troppo quello che trovo.
Appena lo terminerò, vorrei mettere in cantiere il seguito di “ Raccolta Differenziata “, ma i tempi sono lunghi ed è ancora prematuro parlarne. Per usare una citazione: “ Così tante cose da fare e così poco tempo…”
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Massimo Baglione
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Re: Intervista a Simone Guidi

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“ Così tante cose da fare e così poco tempo…”
"...e tu hai sempre bruciato la candela da due parti" :-)
Bella intervista, bravo Simone.
Ah, mettilo il link al tuo sito di animazione, potrebbe far comodo.
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Yle
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Re: Intervista a Simone Guidi

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ahah sto ancora rotolando dalle risate per il padre-pipistrello che svolazza in soggiorno! Intervista interessante, devo dire che quasi mi convince a comprare il libro a scatola chiusa.
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Re: Intervista a Simone Guidi

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@yle: il libro è divertentissimo. Ho riso un sacco leggendolo. Te lo consiglio.
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Re: Intervista a Simone Guidi

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ho vitato il sito :smt118
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Re: Intervista a Simone Guidi

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Molto bello, sì!
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