Intervista a Monica Iacobbe

Area dedicata alle interviste con gli autori che sono diventati famosi o che hanno capito come uscire dall'ombra. In questa sezione ci si potrà dare appuntamento per discuterne con loro.

Moderatore: Isabella Galeotti

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Intervista a Monica Iacobbe

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Monica Iacobbe nasce a Cernusco sul Naviglio, Milano, il 16 febbraio 1973, compie studi tecnici e frequenta la facoltà di Lingue e Letterature Straniere all’Università di Milano. Grazie ai corsi di scrittura creativa e giornalismo, e all’esperienza di traduzione letteraria, sviluppa uno stile personale e nel 2006 pubblica Globale, lirica dal forte carattere critico, inserita nell’antologia poetica Navigando nelle parole, edizioni il Filo. Nel 2007, tre poesie sono pubblicate da Ennepilibri, nella collana Poesie in notes, dal titolo L’uomo e il mare, e nello stesso anno riceve il Primo premio al Concorso Nazionale di Filosofia, Le Figure del Pensiero. Pochi mesi dopo una sua raccolta di liriche raggiunge la collana Trifolium, a cura di Caravaggio Editore, e il racconto breve dal titolo Dormi è pubblicato dall’Associazione D come Donna e ottiene la menzione di merito al Concorso Letterario Parole per crescere, presieduta dal Direttore della Fiera Internazionale del Libro di Torino. La spiccata tendenza all’autonomia e all’indipendenza, e il forte amore per gli incontri e i viaggi, l’hanno portata spesso a cambiare la sua vita e a rimettersi in discussione. Lavora in ambito commerciale, ma le vere passioni sono letture, scrittura, canto e pianoforte, da cui trae linfa vitale. Dopo alterne vicende che l’hanno portata a vivere per qualche tempo ad Anversa, in Belgio, oggi risiede nella provincia milanese, dove lavora e cura le sue passioni.

La recensione del romanzo "L'egoista" sul nostro portale:
https://www.braviautori.it/libri.php

Intervista:


1- Chi è e perché scrive Monica Iacobbe?
E’ una donna curiosa e tenace, una che ama gli stimoli, affascinata dall’intelligenza e le ricchezze culturali, naturali e umane; ma è soprattutto una madre che ha raggiunto l’apice della felicità, quando lo è diventata. E’ una come tante, direi. Scrive per necessità, esprimere il dolore e la gioia, ognuno lo fa attraverso un gesto, un’abitudine, io ho scelto questo. Non ricordo quando e se l’ho fatto, so che da bambina prendevo i miei libri preferiti sotto braccio, sbirciavo i miei genitori nascosti dietro la porta, una fessura sottile da cui mi osservavano muovere piccoli passi sul pianerottolo di casa, attendendo pazientemente che mi decidessi a rientrare. Una scena che si ripeteva spesso, ogni volta che facevo i capricci. Leggevo tanto già da allora, il mio libro preferito era “Poesie e rime” della collana “I quindici”.

2- Apprendo dal tuo curriculum che ti cimenti in diversi generi letterari: poesia, racconto breve, testi teatrali, romanzo. Quale fra questi ti è più congeniale?
Adoro la poesia. Alda Merini, la mia preferita. E’ il genere che prediligo, il più spontaneo, quello che scaturisce da un’emozione e non richiede addobbi, poiché si accetta così come nasce. Il romanzo e il racconto breve richiedono tecnica e devozione, più che ispirazione. E’ un’emozione che richiede tempo, dovizia di particolari, ragionevolezza; di tutto questo la poesia se ne infischia.
La scelta di trasformare il mio romanzo “L’egoista” in un’opera teatrale è nata da un’idea di Maurizio Felisati, regista ed esponente della F.I.T.A. con la compagnia teatrale Quarta Parete. Abbiamo lavorato insieme alla sceneggiatura ed è stato come osservare la vicenda narrata nel libro da una prospettiva diversa, un’altra possibile chiave di lettura, una rielaborazione che ci ha fatto maturare – me e il romanzo.

3- Tra i tuoi interessi c’è anche la musica. Oltre ad aver studiato teoria e solfeggio musicale, hai suonato con un gruppo hard rock di Anversa. Cosa ricordi con più piacere di questa esperienza? In qualche modo, l’amore per la musica influisce sulla tua scrittura?
Ricordo con piacere di aver passato una selezione come cantante solista. Il gruppo si chiamava Q e faceva sul serio. Erano già usciti con due cd in tour nei vari stadi di Belgio, Olanda e Germania, e cercavano un sostituto per il cantante, molto dotato vocalmente, per questo l’ansia era tanta: paura di un fallimento. Quando scelsero me, mi sentii orgogliosa e onorata. Avevo scritto diversi pezzi durante la mia permanenza ad Anversa e il sodalizio terminò al mio rientro in Italia, non prima di aver registrato una sorta di bootleg in presa diretta, voce e chitarra acustica, con tutti i miei componimenti. Riposano in un cassetto, ma è un bel ricordo, il più bello di quel periodo.
Come la musica, scrivere mi appaga, è una sorta di meditazione. E come la musica, le parole richiedono ritmo, armonia, sincronia. Molti affermano che “L’egoista” canta, ha un ritmo, una melodia insita in ogni paragrafo, una poesia in prosa. Sono lusingata di questo, perché ho raggiunto il mio scopo.

4- Parliamo del tuo romanzo, “L’egoista”. Benché nella storia ci sia un personaggio specifico al quale chiaramente si riferisce questo appellativo, con il termine “egoista” sembri voler indicare un’intera categoria. E’ così? Ti va di spiegarci meglio questo pensiero ?
L’egoista è il più forte, apparentemente, in un rapporto d’amicizia o d’amore. L’egoista è chi si nasconde, non scopre le sue carte, non gioca fino in fondo. Non è una categoria, è uno status, spesso momentaneo, in cui caliamo senza neppure accorgerci, almeno una volta nella vita. Per questo non è un’etichetta, un ruolo definito, ma è un’identità che si trasforma, diviene cinico e poi torna savio, con la maturità e la consapevolezza di esserlo stato, egoista, e preparandosi ad incontrarne uno che, a sua volta, percorrerà le sue stesse tappe. Penso sia un’iniziazione, una sorta di fase formativa dell’individuo.

5- Nel tuo romanzo ti soffermi parecchio sull’interiorità dei personaggi. In particolar modo scandagli la psicologia della protagonista, Alice, ricercando le ragioni che determinano i suoi comportamenti e anche i suoi stati d’animo. A cosa si deve la tua scelta di raccontare il mondo interiore? E’ una peculiarità che caratterizza anche le altre tue opere o è circoscritta a questo romanzo?
Adoro la psicologia, ma soprattutto andare a fondo di ogni evento, odio la superficialità in una persona. Questa peculiarità si ripercuote sul mio modo di scrivere e di concepire la scrittura. Non amo chi ti chiede come stai senza curarsi della risposta: non chiedermelo neppure! Ascoltare gli altri, non soltanto le parole, ma i segnali che ci mandano, attraverso i gesti e i riflessi incondizionati, può raccontarci molto sul loro carattere, se davvero siamo interessati.

6- Pensi che “L’egoista” possa essere recepito più facilmente dalle lettrici? Ne consiglieresti la lettura a un pubblico maschile? Se sì, perché?
Certamente. Anzi, il regista di cui ti ho parlato è stato il primo estimatore, ne ha apprezzato la sincerità e la profondità d’analisi. Non ne faccio una questione di genere, uomo o donna, la sensibilità di recepire la vicenda è intrinseca nell’individuo, sempre che l’accolga senza reticenze e partendo dall’assunto che è di formazione che si parla, il femminismo non ha nulla a che vedere con il mio romanzo.

7- Ho letto che hai in programma una trasposizione teatrale del tuo romanzo. Puoi anticiparci qualcosa in proposito?
Come ho già detto è stata un’idea del regista Maurizio Felisati. Presto sarà in scena, presumo intorno alla fine di settembre, ma è ancora in corso d’opera, ve lo farò sapere.

8- Hai frequentato un corso di scrittura creativa organizzato da Bruna Morelli di Radio Popolare. Cosa ha significato, per te, questa esperienza? Ritieni ti sia stata utile?
Utilissima, dal punto di vista tecnico. E’ come dare una forma e delle regole a ciò che hai dentro, per esprimerle secondo criteri che potrebbero valorizzare la qualità della scrittura. Uso il condizionale, perché non è facile per un esordiente mettere in pratica ciò che i grandi scrittori insegnano in questi corsi, soprattutto quando ci si scontra con la coerenza della trama e la mancanza di tempo, nemiche dell’ispirazione.

9- Ti va di parlarci un po’ del tuo rapporto con il mondo dell’editoria? Quale l’iter che ti ha condotto alla pubblicazione?
Ho valutato parecchie proposte editoriali, prima di pubblicare con Seneca. Bruna Miorelli è stata di grande aiuto in questa fase. Il mio consiglio è di non avere fretta e, soprattutto, ponderare attentamente le richieste economiche.

10- Quali strategie hai adottato per la promozione dei tuoi scritti?
Ho organizzato alcune presentazioni del volume, anche attraverso internet, ma soprattutto il passaparola.

11- Quanto è importante, per te, leggere? Ci sono degli autori ai quali ti senti particolarmente legata?
Leggere è tutto. Se è vero che è il cibo della mente, lo è ancor di più per lo scrittore, un continuo e reciproco scambio d’idee, espressioni e neologismi di cui non ci si può privare. Senza la lettura rimarrei in una nicchia, senza alcun confronto.

12- Quali progetti hai per il futuro ?
Fremo all’idea di veder realizzata l’opera teatrale tratta dal mio libro, già questo è un traguardo. Sto ultimando un romanzo a cui tengo molto e che mi sta prendendo parecchio tempo – cura del particolare e coerenza della trama, come già detto. Dal punto di vista poetico, attendo una proposta dall’editore per la pubblicazione della mia prima raccolta, in cui sono presenti alcune liriche già edite in altri volumi, incorniciate da un’abbondanza d’altri componimenti scritti nell’arco di tre anni e che mi raccontano meglio di quanto io non possa fare; per questo, Miriam, ti inviterò a leggerla, non appena avrò in mano la prima copia. Grazie davvero per le tue interessanti domande. Buona lettura.
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Re: Intervista a Monica Iacobbe

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Brava Monica!
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Re: Intervista a Monica Iacobbe

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benvenuta Monica :P
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Re: Intervista a Monica Iacobbe

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Interessante Autrice ;)
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Re: Intervista a Monica Iacobbe

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Ciao, benvenuta!
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