10.15 AM
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10.15 AM
Anche il bacino è ancorato da una forza incorporea.
Sento di conoscere il luogo dove mi trovo, il letto mi sembra quello di un ospedale, anzi ne sono sicura.
E poi c'è quell'odore di disinfettante, inconfondibile, misto alla puzza di merda e piscio, che ti rimane attaccata ai vestiti.
Non vedo bene, mi sembra di guardare attraverso un lente di plastica, ho la nausea.
C'è la faccia di un uomo sopra la mia, credo mi stia esaminando con cura, non riconosco i suoi lineamenti, posso guardare solo davanti, se mi giro di lato vedo oscurità e la luce svanisce.
Ho il presentimento di trovarmi nel corpo di qualcun altro, la mente è confusa.
Come non vedo bene, anche l'udito è pessimo, i rumori sembrano arrivare da lontano, sono ovattati.
Poi quell'uomo mi tocca il viso con le dita, mi dà dei colpetti sulle guance, ma non sento il contatto, vedo solo la sua mano muoversi sul mio volto, con il dito indice mi tira giù la palpebra.
Vorrei dirgli di smetterla, ma niente.
Non ne sono in grado.
Perché mi trovo qui? Gli chiedo.
Nessuna risposta, mi ignora, non mi sente e continua quello che stava facendo.
La mia volontà cosciente non riesce a far muovere i muscoli del corpo, e la voce non esce.
«È morta!» Dice l'uomo a qualcuno che si trova al suo fianco, che io non posso vedere.
Un momento, penso io, non sono morta, sono viva, il cervello ragiona, è solo che non riesco a muovere un fottuto muscolo del mio corpo.
Mi concentro, ci riprovo, devo riuscire a parlare.
Devo dirgli che sono viva.
«Èsicuro dottore?» Dice un'altra voce, è probabile che appartenga alla figura in piedi vicino al mio aguzzino. Ascolto con attenzione.
«Si sono sicuro! Segna, ora del decesso 10 e 15»
No!
Dottore?
Forse non ci siamo capiti.
Io sono viva!
Non credo, che per me sia arrivato il momento di morire. E poi, non sono pronta.
E poi, mi scusi, se glielo faccio notare, ma non credo nemmeno di essere io, la morta.
Non mi faccia incazzare dottore!
Continua a ignorarmi.
Glielo ripeto dottore, guardi che ci deve essere stato un errore.
Poi finalmente la vista diventa normale, l'udito anche, esco dalla bolla di plastica.
La testa non si muove ancora, ma la bocca riesco ad aprirla: «Mi può concedere qualche ora di vita in più dottore?»
Glielo dico con tono educato, umilmente, come se gli chiedessi di farmi un grosso favore.
Lui risponde con prontezza senza neanche pensare alla possibilità di cambiare idea: «Mi dispiace signora, non posso, è arrivata la sua ora.»
Strizzo il lenzuolo tra le dita.
Lo supplico: «La prego dottore!»
«Mi dispiace signora, ma come le ho già spiegato, lei è morta.»
Lo dice in tono pacato.
Vorrei piangere, ma non ci riesco, cazzo.
Non voglio più parlare, capisco che tanto ha già preso la sua decisione.
Sento, che non posso fare nulla, allora la rabbia mi sale da dentro e invece di lasciarmi andare in un pianto isterico e liberatorio, inizio a sudare, in pochi secondi sono fradicia.
Lo stomaco si torce, il dolore è acuto, devo vomitare.
Il cuore pompa più veloce, sento battermi le tempie.
Non riesco a respirare, l'ossigeno non è sufficiente. Allora è vero, sto morendo!
Le ultime forze mi stanno abbandonando e sto perdendo la lucidità mentale.
Il terrore mi paralizza, ma non riesco a rassegnarmi alla paura.
Tutto sparisce, e c'è solo buio e silenzio, e il mio petto ha smesso di contrarsi.
Poi chiudo, e riapro gli occhi di colpo.
La bocca affamata inghiotte l'aria, che arriva prepotente nei polmoni, tossisco spasmodica.
Mi ritrovo distesa nel letto di casa mia al buio, mi passo la mano nell'incavo del collo, sono intrisa di sudore, cazzo era un incubo.
Maledetto boia senza volto.
Mi siedo sulla sponda del letto, ho bisogno di bere un bicchiere d'acqua, la bocca è asciutta, è piacevole il freddo del pavimento sotto i pedi nudi.
L'orologio attaccato alla parete sopra il frigorifero segna le sei meno un quarto, decido di fare una doccia calda, per lavarmi di dosso la smania, non ho più il coraggio di rimettermi a letto e chiudere gli occhi.
La mattinata all'università tutto procede come al solito, le stesse noiose ore di lezione da seguire, ma non riesco a togliermi dalla testa quel maledetto sogno.
Poi alle undici mi chiama al telefono mamma, rispondo. «Questa mattina è morta tua zia!» Mi dice.
Rimango senza parole.
Non so cosa dire per darle conforto, ho solo una domanda: «A che ora e morta?»
«Hanno detto alle 10 e 15.»
Non le rispondo, chiudo la chiamata in totale silenzio.
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Il sesto senso da alcuni trattato come argomento di discussione per folli "terrapiattisti", da altri come fenomeno magico ed inspiegabile era ed è noto fin dalla più remota antichità.
Freud considerava queste delle semplici coincidenze, Jung viceversa li vedeva come messaggi dell’inconscio collettivo, portatori di un sapere profondo.
Che dire, vivendo queste esperienze, alle quali peraltro è possibile accedere con del semplice "addestramento" indispensabile per chi opera in determinati ambienti: Pensiamo alla capacità di prevedere le mosse del nemico, all'intuizione della presenza di entità ostili prima di addentrarsi in determinati ambiti e così via.
Che dire, si diceva: non si può far altro che concordare con la scienza e la storia dell'umanità quando sostiene che il sesto senso sia cosa del tutto reale.
Nel tempo sono giunto a questa conclusione:
Credo che il Creatore abbia compiuto un gesto di estremo Amore condividendo con l'umanità il suo Spirito e proprio questo, questa comune connessione tra noi e lo Spirito più o meno forte e più o meno conscia e voluta consenta al genere umano di intuire, o prevedere se preferiamo, eventi che poi nella realtà si manifestano effettivamente. In sogno questa connessione è indubbiamente semplificata per svariate ragioni. Ma è del tutto possibile anche ad occhi aperti.
Il racconto è bello, specie nella parte in cui la protagonista stacca il telefono rimanendo senza parole, quasi spaventata di quanto sta sperimentando in prima persona. E' una reazione molto comune.
Segnalo: "mi sembra di guardare attraverso *UN* lente di plastica".
Neppure a me piacciono troppo quei termini indicanti nell'ordine: la materia marrone e quel sostantivo maschile segnalato al commento sopra. Ognuno ha il suo stile comunque.
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Ti ringrazio tantissimoCarol Bi ha scritto: ↑24/08/2019, 19:29 Mi è piaciuto, anche se secondo me poteva essere gestito un po' meglio il finale, ma il resto è stato molto coinvolgente. Devo ammettere che il tuo stile, il tuo modo di narrare i fatti, di descrivere ambienti e situazioni somiglia molto al mio, breve, conciso ma incisivo. Complimenti!
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Re: Commento
Ti ringrazio molto, anche io in genere non amo le parolacce, ma in questo caso ci stavano bene.Laura Traverso ha scritto: ↑24/08/2019, 20:59 Il racconto è scorrevole e scritto bene, la descrizione degli stati d'animo della protagonista sono coinvolgenti, sembra di viverli. Il finale mi è piaciuto molto in quanto include un doppio "colpo di scena": il fatto che fosse un sogno e la morte vera della zia alle ore 10,15 svelata dalla madre della protagonista al telefono. Mi ha dato un po' fastidio, invece, la parola "cazzo" ripetuta.
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Re: Commento
Grazie per il tuo commento, “un” è una svista purtroppo. Li puoi rileggere milioni di volte ma qualcosa sfugge sempre!Teseo Tesei ha scritto: ↑25/08/2019, 6:12 Perfino la scienza è giunta alla conclusione che il cervello umano è in grado di anticipare la percezione del mondo esterno.
Il sesto senso da alcuni trattato come argomento di discussione per folli "terrapiattisti", da altri come fenomeno magico ed inspiegabile era ed è noto fin dalla più remota antichità.
Freud considerava queste delle semplici coincidenze, Jung viceversa li vedeva come messaggi dell’inconscio collettivo, portatori di un sapere profondo.
Che dire, vivendo queste esperienze, alle quali peraltro è possibile accedere con del semplice "addestramento" indispensabile per chi opera in determinati ambienti: Pensiamo alla capacità di prevedere le mosse del nemico, all'intuizione della presenza di entità ostili prima di addentrarsi in determinati ambiti e così via.
Che dire, si diceva: non si può far altro che concordare con la scienza e la storia dell'umanità quando sostiene che il sesto senso sia cosa del tutto reale.
Nel tempo sono giunto a questa conclusione:
Credo che il Creatore abbia compiuto un gesto di estremo Amore condividendo con l'umanità il suo Spirito e proprio questo, questa comune connessione tra noi e lo Spirito più o meno forte e più o meno conscia e voluta consenta al genere umano di intuire, o prevedere se preferiamo, eventi che poi nella realtà si manifestano effettivamente. In sogno questa connessione è indubbiamente semplificata per svariate ragioni. Ma è del tutto possibile anche ad occhi aperti.
Il racconto è bello, specie nella parte in cui la protagonista stacca il telefono rimanendo senza parole, quasi spaventata di quanto sta sperimentando in prima persona. E' una reazione molto comune.
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Veniamo ai dettagli, inizio dal titolo: avresti dovuto scriverlo per esteso quel dieci e quindici e dimenticarti di quel AM, che dalle nostre parti non esiste. Le dieci e quindici si riferisce sempre alla mattina, altrimenti sarebbero le ventidue e quindici.
A parte i refusi, già in parte segnalati, ho notato poi una certa confusione tra voce narrante e pensiero della protagonista: "«Èsicuro dottore?» Dice un'altra voce, è probabile che appartenga alla figura in piedi vicino al mio aguzzino. Ascolto con attenzione."
Dopo Dice (il dice minuscolo) ci va un bel punto fermo (termina la voce narrante). E poi a capo. Da lì comincia la riflessione della protagonista, o il pensiero.
Voce narrante e riflessioni vanno tenuti distinti dai segni grafici.
E ancora:
"Glielo dico con tono educato, umilmente, come se gli chiedessi di farmi un grosso favore."
La ripetizione di quel gli si poteva evitare; senza contare che la richiesta di esser resuscitati è un grosso favore.
E infine: gli iniziali tentativi di dialogo con il dottore solo nelle battute finali vengono incasellati con i caporali come discorso diretto. Perché? In questo modo introduci una sfumatura da umorismo nero al racconto (che bella piega avrebbe preso), del tutto neutralizzata dal risveglio e dalla telefonata.
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Molti refusi, oltre a quelli già segnalati ho trovato un “pedi” invece che “piedi”
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Il Bene o il Male
Trenta modi di intendere il Bene, il Male e l'interazione tra essi.
Dodici donne e diciotto uomini hanno tentato di far prevalere la propria posizione, tuttavia la Vita ci insegna che il vincitore non è mai scontato. La Natura ci dimostra infatti che dopo un temporale spunta il sole, ma ci insegna altresì che non sempre un temporale è il Male, e che non sempre il sole è il Bene.
A cura di Massimo Baglione
Copertine di Giuliana Ricci.
Contiene opere di: Antonella Cavallo, Michele Scuotto, Nunzio Campanelli, Rosanna Fontana, Giorgio Leone, Ida Dainese, Angelo Manarola, Anna Rita Foschini, Angela Aniello, Maria Rosaria Del Ciello, Fausto Scatoli, Marcello Nucciarelli, Silvia Torre, Alessandro Borghesi, Umberto Pasqui, Lucia Amorosi, Eliseo Palumbo, Riccardo Carli Ballola, Maria Rosaria Spirito, Andrea Calcagnile, Greta Fantini, Pasquale Aversano, Fabiola Vicari, Antonio Mattera, Andrea Spoto, Gianluigi Redaelli, Luca Volpi, Pietro Rainero, Marcello Colombo, Cristina Giuntini.
Vedi ANTEPRIMA (455,65 KB scaricato 187 volte).
Dentro la birra
antologia di racconti luppolati
Complice di serate e di risate, veicolo per vecchie e nuove amicizie, la birra ci accompagna e ha accompagnato la nostra storia. "Dentro la birra", abbiamo scelto questo titolo perché crediamo sia interessante sapere che cosa ci sia di così attraente nella bevanda gialla, gasata e amarognola. Perchè piace così tanto? Che emozioni fa provare? Abbiamo affidato questa "indagine" a Braviautori, affinché trovasse, tramite l'associazione e il portale internet, scrittori capaci di esprimere tali sensazioni. E infatti sono arrivati numerosi racconti: la commissione ne ha scelti 33. Nemmeno a farlo apposta, 33 è la quantità di centilitri di un gran numero di bottiglie (e lattine) di birra; una misura nota a chi se n'intende.
A cura di Umberto Pasqui e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Andrea Andreoni, Tullio Aragona, Enrico Arlandini, Beril, Enrico Billi, Luigi Bonaro, Vittorio Cotronei, Emanuele Crocetti, Bruno Elpis, Daniela Esposito, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Livio Fortis, Valerio Franchina, Luisa Gasbarri, Oliviero Giberti, Elena Girotti, Concita Imperatrice, Carlotta Invrea, Fabrizio Leo, Sandra Ludovici, Micaela Ivana Maccan, Cristina Marziali, Stefano Masetti, Maurizio Mequio, Simone Pelatti, Antonella Provenzano, Maria Stella Rossi, Giuseppe Sciara, Salvatore Stefanelli, Ser Stefano, SunThatSpeed, Marco Vignali.
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Luna 69-19
antologia di opere ispirate al concetto di "Luna" e dedicata al 50° anniversario della storica missione dell'Apollo 11
Il 20 luglio 1969 è la data che segna per sempre il momento in cui il primo essere umano ha posato per la prima volta i piedi sul suolo lunare. Quel giorno una parte di voi era d'avanti ai televisori in trepidante attesa del touch-down del lander, altri erano troppo piccoli per ricordarselo e altri ancora non erano neppure nati, tuttavia ne siamo stati tutti coinvolti in molteplici maniere.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Alessandro Mazzi, Andrea Coco, Andrea Messina, Angelo Ciola, Cristina Giuntini, Daniele Missiroli, Enrico Teodorani, Francesca Paolucci, Franco Argento, F. T. Leo, Gabriele Laghi, Gabriele Ludovici, Gabriella Pison, Iunio Marcello Clementi, Laura Traverso, Marco Bertoli, Marco Daniele, Maria Emma Allamandri, Massimo Tessitori, Namio Intile, Pasquale Aversano, Pasquale Buonarotti, Pietro Rainero, Roberta Venturini, Roberto Paradiso, Saji Connor, Selene Barblan, Umberto Pasqui, Valentino Poppi, Vittorio Serra, Furio Bomben.
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Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2019 - (a colori)
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Gara d'autunno 2022 - La Méduse - e gli altri racconti
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La Gara 10 - Dreaming of a Weird Christmas
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