La macchina fotografica blu
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- Marino Maiorino
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Due refusi:
"la cattiveria. Lei, di solito, è innata." - Non "Lei", ma "Quella". Primo, perché non è una persona; secondo, perché la protagonista sembra ragionare sulla cattiveria come uno strumento (come del resto come su tutto il resto del suo mondo).
"Inizia a pedinare Evelin" - la tastiera s'è mangiata una "i".
Questi sono davvero gli unici due "errori" che trovo in una narrazione fluida e chiara.
È poco evidente, invece, il legame con la macchina fotografica blu, che appare solo in due momenti: al principio, quando Alma vede Evelin per la prima volta, e alla fine, quando la fotografa. Capisco che volevi legare in qualche modo quella vita a quella macchina (il che, per una persona che non stima le persone più di tanto ha pure un "senso", per quanto inquietante), e non consiglio di far apparire la macchina altrove, ma al principio andrebbe forse stabilito un vincolo, come una premonizione.
Un'ultima nota riguarda il tempo del racconto: Alma narra dopo l'omicidio, ma non si capisce quanto dopo. È legittimo, finché non lasci il lettore spaesato, e al principio della narrazione sembrano essere passati anni, più in là sembra qualcosa di recente. Con che occhi, con che filtro temporale deve leggere il lettore?
Infine, Alma: questo sembra il racconto giusto sulla banalità del male, ma fa un po' strano vedere che Alma sa di essere malvagia (addirittura) fin da piccola. Normalmente ciascuno di noi crea un racconto di sé, un racconto che serve anche per giustificare le cattiverie (il nostro vantaggio è spesso il danno di qualcun altro) che imponiamo ad altri. In questo racconto, se non siamo sempre buoni, bravi, giusti, rispettosi, virtuosi e quant'altro, siamo almeno stati costretti dalle circostanze a fare quello che abbiamo fatto (persino i nazisti a Norimberga avevano ricevuto ordini). Alma invece dice di sé di essere stata malvagia fin da piccola. Non so se regge, una personalità così.
Infine, la vendetta: Alma desidera Enrico (è esplicita), è malvagia, e invece di tentare di rubarlo a Evelin, che le avrebbe fatto male per molto tempo, immagina questa cosa assai più rischiosa (se la polizia scoprisse le foto...). Se il filo conduttore deve restare la macchina fotografica, le fa recapitare le foto di sé a letto con lui, sarebbe una pena infinita! Non so, con l'omicidio mi scade un po' nella canonica rappresentazione del male assassino, volgare, diretto, insensato, come ho scritto su, da soap, ma Alma, cresciuta in una famiglia bene, il padre addirittura avvocato, non sembra appartenere a quel tipo di male (e sono le bestie peggiori che esistano).
Valuta in positivo la lunghezza del mio commento: vuol dire che mi hai offerto un'enormità di spunti di riflessione, è metro del mio gradimento. A presto.
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È vero c'è qualcosa di aleatorio nel tuo scritto, un non detto su particolari temporali e ... la macchina fotografica blu che appare poco. Il tuo racconto indica un'abbondanza produttiva positiva,secondo me la puoi cavalcare essenzializzando i contenuti.
Re: Commento
Re: Commento
Ciao Myname, grazie per il consiglio e per aver letto il mio raccontoMyname ha scritto: ↑21/04/2022, 9:14 Ho letto il racconto e il buon commento di Marino con il quale, in parte, concordo.
È vero c'è qualcosa di aleatorio nel tuo scritto, un non detto su particolari temporali e… la macchina fotografica blu che appare poco. Il tuo racconto indica un'abbondanza produttiva positiva, secondo me la puoi cavalcare essenzializzando i contenuti.
Re: Commento
Ciao Marino e innanzitutto grazie per aver speso il tuo tempo a leggere il mio racconto. Mi scuso per gli errori di distrazione. Per quanto riguarda le tue perplessità, effettivamente sono più che lecite. Volevo creare un personaggio potente e soprattutto credibile nella sua cattiveria. La macchina fotografica blu, invece, è il filo conduttore che lega la storia. Nel senso che Alma la riceve come regalo da bambina e poi la utilizza da grande per compiere un gesto che porterà all' omicidio di Evelin. Sicuramente avrei dovuto inserire la macchina anche in qualche altro contesto, perché rileggendo dopo il tuo commento, in effetti così stona. Comunque ti ringrazio, questo è un commento costruttivo con dei consigli utili, mi serviràMarino Maiorino ha scritto: ↑21/04/2022, 8:02 Alycetta, c'è qualcosa che mi stona in tutta questa narrazione come potrebbe fare una puntata di Gomorra. Saranno i personaggi troppo "canonici"?
Due refusi:
"la cattiveria. Lei, di solito, è innata." - Non "Lei", ma "Quella". Primo, perché non è una persona; secondo, perché la protagonista sembra ragionare sulla cattiveria come uno strumento (come del resto come su tutto il resto del suo mondo).
"Inizia a pedinare Evelin" - la tastiera s'è mangiata una "i".
Questi sono davvero gli unici due "errori" che trovo in una narrazione fluida e chiara.
È poco evidente, invece, il legame con la macchina fotografica blu, che appare solo in due momenti: al principio, quando Alma vede Evelin per la prima volta, e alla fine, quando la fotografa. Capisco che volevi legare in qualche modo quella vita a quella macchina (il che, per una persona che non stima le persone più di tanto ha pure un "senso", per quanto inquietante), e non consiglio di far apparire la macchina altrove, ma al principio andrebbe forse stabilito un vincolo, come una premonizione.
Un'ultima nota riguarda il tempo del racconto: Alma narra dopo l'omicidio, ma non si capisce quanto dopo. È legittimo, finché non lasci il lettore spaesato, e al principio della narrazione sembrano essere passati anni, più in là sembra qualcosa di recente. Con che occhi, con che filtro temporale deve leggere il lettore?
Infine, Alma: questo sembra il racconto giusto sulla banalità del male, ma fa un po' strano vedere che Alma sa di essere malvagia (addirittura) fin da piccola. Normalmente ciascuno di noi crea un racconto di sé, un racconto che serve anche per giustificare le cattiverie (il nostro vantaggio è spesso il danno di qualcun altro) che imponiamo ad altri. In questo racconto, se non siamo sempre buoni, bravi, giusti, rispettosi, virtuosi e quant'altro, siamo almeno stati costretti dalle circostanze a fare quello che abbiamo fatto (persino i nazisti a Norimberga avevano ricevuto ordini). Alma invece dice di sé di essere stata malvagia fin da piccola. Non so se regge, una personalità così.
Infine, la vendetta: Alma desidera Enrico (è esplicita), è malvagia, e invece di tentare di rubarlo a Evelin, che le avrebbe fatto male per molto tempo, immagina questa cosa assai più rischiosa (se la polizia scoprisse le foto...). Se il filo conduttore deve restare la macchina fotografica, le fa recapitare le foto di sé a letto con lui, sarebbe una pena infinita! Non so, con l'omicidio mi scade un po' nella canonica rappresentazione del male assassino, volgare, diretto, insensato, come ho scritto su, da soap, ma Alma, cresciuta in una famiglia bene, il padre addirittura avvocato, non sembra appartenere a quel tipo di male (e sono le bestie peggiori che esistano).
Valuta in positivo la lunghezza del mio commento: vuol dire che mi hai offerto un'enormità di spunti di riflessione, è metro del mio gradimento. A presto.
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l'iniziale riferimento alla macchina fotografica viene inserito all'interno del primo incontro con l'antagonista "buona", mi ha generato una confusione per carità, risolvibile, ma un po' fastidiosa. Forse quella frase va spostata dopo, quando entra in scena come strumento di vendetta.
"Evelin un padre non ce l'aveva, invece" messo subito dopo la parola papà secondo me appesantisce, forse potresti togliere quell'invece.
Per il resto riconosco che è un bel raccontino un po' pulp, con ottime descrizioni, fisiche e psicologiche. Più interessante e ben reso il tormento della protagonista narratrice, gli altri due personaggi, soprattutto il mafiosetto, un po' stereotipati forse, si potrebbero variare, ma è una mia impressione. Sulla distanza breve non è agevole farlo, mi rendo conto.
Re: Commento
Ciao Roberto, grazie per i tuoi consigli, che ho trovato utili Sicuramente devo rivedere alcune cose, apprezzo davvero le tue impressioni, che possono darmi nuovi spuntiRobertoBecattini ha scritto: ↑21/04/2022, 16:52 Un paio di osservazioni:
l'iniziale riferimento alla macchina fotografica viene inserito all'interno del primo incontro con l'antagonista "buona", mi ha generato una confusione per carità, risolvibile, ma un po' fastidiosa. Forse quella frase va spostata dopo, quando entra in scena come strumento di vendetta.
"Evelin un padre non ce l'aveva, invece" messo subito dopo la parola papà secondo me appesantisce, forse potresti togliere quell'invece.
Per il resto riconosco che è un bel raccontino un po' pulp, con ottime descrizioni, fisiche e psicologiche. Più interessante e ben reso il tormento della protagonista narratrice, gli altri due personaggi, soprattutto il mafiosetto, un po' stereotipati forse, si potrebbero variare, ma è una mia impressione. Sulla distanza breve non è agevole farlo, mi rendo conto.
- Domenico Gigante
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Re: Commento
Ciao Domenico. Grazie per il consiglio, lo seguirò sicuramente.Domenico Gigante ha scritto: ↑23/04/2022, 16:28 Ciao! Lo spunto c'è, il racconto un po' meno. Mi spiego: Passi buona parte del testo a fare il ritratto della tua protagonista e del suo rapporto con l'antagonista "buona" e alla fine dedichi pochi scarni accenni all'episodio principale, a cui sarebbe stato giusto dedicare molto più spazio. La scrittura è molto buona e nel complesso scorrevole e avvincente. Manca, però, il succo: la sostanza del racconto, che è soprattutto storia di avvenimenti e di persone che agiscono, prima di giudicarsi. Lavoraci sopra.
Re: Commento
Ciao Fra. Grazie mille per il consiglio, proverò a metterlo in praticaFraFree ha scritto: ↑24/04/2022, 19:06 Materiale (idea) e personaggi per una storia coinvolgente ci sono, anche una buona scrittura, ma l'efficacia dell'elemento principale (la macchina fotografica blu) è debole per rendere il brano più convincente, secondo me. La fotocamera, che dovrebbe essere protagonista, appare come figurante. Lavorandoci ancora verrebbe fuori un ottimo lavoro.
Fra
Commento a La macchina fotografica blu
Re: Commento a La macchina fotografica blu
Ciao Eleonora, questo racconto l'ho scritto d'impulso e sicuramente ci dovrò lavorare sopra. Ti ringrazio per averlo letto e per avermi resa partecipe delle tue opinioni. Spero anche io di riuscire a far leggere qualcos'altro di mio.Eleonora2 ha scritto: ↑30/04/2022, 14:00 Ho letto il racconto più volte. Sai scrivere, non c'è dubbio ma questo testo è slegato, secondo me. La parte teorica ti appartiene, ma - dice il proverbio - tra il dire e il fare… I personaggi sono, sì, descritti ma sembrano fuori dalla realtà. Personalmente, ho confuso la macchina fotografica con Evelin. Può darsi sia un problema mio, ma mi è rimasta un'impressione di scrittura grezza e, come lettrice, ho faticato parecchio, per la trama, ad arrivare alla fine. Ho dato 3, per la forma. MI piacerebbe leggere altro di tuo. Alla prossima!
Re: Commento
Ciao, il mio intento era associare la macchina fotografica blu, che Alma ha ricevuto come regalo di Natale da bambina, al mezzo che poi ha utilizzato per fare del male a Evelin, la sua nemica. Mi rendo conto che possa sembrare un racconto contorto, comunque L'ho voluto mettere alla prova e sono sempre felice di leggere pareri inerenti, nel bene o nel male.Scrittore della domenica ha scritto: ↑04/05/2022, 13:12 La psicologia della protagonista è descritta bene secondo me, per cui è peccato dare un voto prima che il racconto sia riletto e sistemato dall'autrice, dato che come hai detto è stato scritto di getto. L'idea della macchina fotografica è buona come filo conduttore ma io mi sono perso già all'inizio quando viene associata al padre, al gelo e poi ad una figura che in prima battuta credevo associata al padre, che invece è solo una comparsa forse inutile e che confonde. Come detto da altri c'è magari anche qualche luogo comune eccessivo e non strettamente necessario.
Re: Commento
Ciao! Ti ringrazio per il consiglio e per aver letto il mio racconto.Bravoautore ha scritto: ↑08/05/2022, 19:19 Racconto piacevole con un neo evidenziato anche da altri: la macchina fotografica blu dovrebbe giocare un ruolo maggiore da semi personaggio.
Fossi in te riscriverei il racconto mantenendo l'essenziale ma evidenziando la macchina stessa!
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Ho apprezzato l'aspetto psicologico del racconto, che ha saputo ben evidenziare le differenze fisiche e caratteriali dei due personaggi femminili. Mi piacciono i contrasti, in quanto magari consentono a chi legge di immedesimarsi in uno dei personaggi coinvolti.
Il racconto mi ha inoltre generato curiosità nel procedere nella lettura, il cui finale è stato per me assolutamente imprevisto, ma anch'io avrei dato maggior risalto alla macchina fotografica blu che ritengo un oggetto cruciale per il racconto.
Ribadisco che sono alle prime armi sia come scrittrice di racconti sia come recensore, mi auguro di migliorare.
Il fatto che mi sia venuta la voglia di commentarlo significa comunque che nel complesso mi è piaciuto, brava.
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Allora parto subito dal voto, ovvero dopo essere stato indeciso fra il 3 e il 4 ho dato 4.
Ho voluto premiare la passione che secondo me è stata messa nello scrivere questo racconto, anche se sembra sia stato scritto di getto, visto che l impegno c'è, ma alcune cose andrebbero riguardare.
Ad ogni modo la scrittura c'è, spero di leggere altri tuoi racconti in futuro.
Re: Commento
Ciao Maria Cristina, di sicuro avrei dovuto dedicare più tempo e importanza alla macchina fotografica. Comunque sono contenta che il racconto ti sia piaciuto malgrado sia da migliorare.Maria Cristina Tacchini ha scritto: ↑06/06/2022, 16:53 Ciao.
Ho apprezzato l'aspetto psicologico del racconto, che ha saputo ben evidenziare le differenze fisiche e caratteriali dei due personaggi femminili. Mi piacciono i contrasti, in quanto magari consentono a chi legge di immedesimarsi in uno dei personaggi coinvolti.
Il racconto mi ha inoltre generato curiosità nel procedere nella lettura, il cui finale è stato per me assolutamente imprevisto, ma anch'io avrei dato maggior risalto alla macchina fotografica blu che ritengo un oggetto cruciale per il racconto.
Ribadisco che sono alle prime armi sia come scrittrice di racconti sia come recensore, mi auguro di migliorare.
Il fatto che mi sia venuta la voglia di commentarlo significa comunque che nel complesso mi è piaciuto, brava.
Re: Commento
Ciao Laura, grazie per aver dedicato del tempo alla lettura del mio racconto. Proverò a seguire tutti i consigli in modo da renderlo migliore.Laura Traverso ha scritto: ↑13/06/2022, 13:12 Ciao Alycetta, quella da te narrata è una storia intrigante e triste. Concordo con chi mi ha preceduto nei commenti, la macchina fotografica è troppo poco evidenziata e come già ti hanno fatto notare, il "LEI" ad essa riferita non va bene. Devo dire però che sai descrivere molto bene i fatti, i particolari: con sensibilità e attenzione. Penso anche io che troppo tempo hai dedicato all'analisi psicologica delle due "rivali", fatte dalla "buona". Troppo poco, invece, alla storia vera e propria. Secondo me con una revisione un poco più accurata il racconto sarebbe perfetto.
Re: Commento
Ciao Giovanni, ti ringrazio per la fiducia. Spero di riuscire a migliorare questo racconto, che come hai ben detto ho scritto di getto perché ispirata dal momento. Grazie ancora per averlo letto e commentato.Giovanni p ha scritto: ↑13/06/2022, 15:48 Buondì
Allora parto subito dal voto, ovvero dopo essere stato indeciso fra il 3 e il 4 ho dato 4.
Ho voluto premiare la passione che secondo me è stata messa nello scrivere questo racconto, anche se sembra sia stato scritto di getto, visto che l impegno c'è, ma alcune cose andrebbero riguardare.
Ad ogni modo la scrittura c'è, spero di leggere altri tuoi racconti in futuro.
Non spingete quel bottone
antologia di racconti sull'ascensore
Hai mai pensato a cosa potrebbe accadere quando decidi di mettere piede in un ascensore? Hai immaginato per un attimo a un incontro fatale tra le fredde braccia della sua cabina? Hai temuto, per un solo istante, di rimanervi chiuso a causa di un imponderabile guasto? E se dietro a quel guasto ci fosse qualcosa o qualcuno?
Trentuno autori di questa antologia dedicata all\'ascensore, ideata e curata da Lorenzo Pompeo in collaborazione col sito BraviAutori.it, hanno provato a dare una risposta a queste domande.
A cura di Lorenzo Pompeo
Introduzione dell\'antropologo Vincenzo Bitti.
Illustrazioni interne di Furio Bomben e AA.VV.
Copertina di Roberta Guardascione.
Contiene opere di: Vincenzo Bitti, Luigi Dinardo, Beatrice Traversin, Paul Olden, Lodovico Ferrari, Maria Stella Rossi, Enrico Arlandini, Federico Pergolini, Emanuele Crocetti, Roberto Guarnieri, Andrea Leonelli, Tullio Aragona, Luigi Bonaro, Umberto Pasqui, Antonella Provenzano, Davide Manenti, Mara Bomben, Marco Montozzi, Stefano D'Angelo, Amos Manuel Laurent, Daniela Piccoli, Marco Vecchi, Claudio Lei, Luca Carmelo Carpita, Veronica Di Geronimo, Riccardo Sartori, Andrea Andolfatto, Armando d'Amaro, Concita Imperatrice, Severino Forini, Eliseo Palumbo, Diego Cocco, Roberta Eman.
Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
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Mai Più
Antologia di opere grafiche e letterarie aventi per tema il concetto del MAI PIÙ in memoria del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, di AA.VV.
Nel 2018 cade il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, perciò abbiamo voluto celebrare quella follia del Genere umano con un'antologia di opere grafiche e letterarie di genere libero aventi per tema il concetto del "mai più".
Copertina di Pierluigi Sferrella.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Ida Dainese, Alessandro Carnier, Romano Lenzi, Francesca Paolucci, Pasquale Aversano, Luisa Catapano, Massimo Melis, Alessandro Zanacchi, Furio Bomben, Pierluigi Sferrella, Enrico Teodorani, Laura Traverso, F. T. Leo, Cristina Giuntini, Gabriele Laghi e Mara Bomben.
La Gara 66 - Onirica
A cura di Ser Stefano.
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La Gara 52 - Colpo di fulmine
A cura di Giorgio Leone.
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La Gara 57 - Imbranati
A cura di Carlocelenza.
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