L'Isola deserta

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Roberto Di Lauro
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L'Isola deserta

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L'inizio

In una notte con una falce di luna appena visibile di color crema; bagliori di una luce elettrica che promanano dalle profondità marine; colonne di fumo che salgono dal mare dove questo incontra la lava di un vulcano effusivo appena risvegliatosi; forti boati di un'eruzione di un vulcano esplosivo con lancio di lapilli e massi; un forte terremoto che squassa il terreno, dalle profondità fino in superficie; tutto sembra accompagnare, in uno scenario da fantascienza con effetti speciali, il primo passo del primo essere su questa isola.
Si muove come un automa, alla scoperta di un mondo nuovo, ancora incredulo di essere lì.
Nel buio della notte incede a stento, si appoggia ai grossi sassi ed alla bassa vegetazione della foresta e richiamato dal rumore del mare procede in direzione della spiaggia. I suoi passi si fanno più sicuri andando verso il mare; viene richiamato da un qualcosa di familiare; sarà il profumo del mare, il suono delle onde.
Raggiunta la spiaggia, si siede per riposare dal viaggio e chiude gli occhi dinanzi all'immenso buio che sovrasta il mare.
Mentre è immerso nei suoi pensieri, si scorge un bagliore ad est. È l'inizio del crepuscolo, ciò che anticipa l'alba del sole. Apre gli occhi e inizia a scrutare l'orizzonte. La sua esperienza è agli inizi; è nato per vivere, ma nonostante tutto e senza sapere nulla è pronto a questa sfida.
Scruta lontano verso l'orizzonte a est, in cerca di qualcosa, ma ci sono solo i primi raggi del sole che iniziano a fargli compagnia.
Il sole, per quest'isola, è sempre stato fonte di vita, ed il nostro essere, un minuscolo essere, comincia il suo viaggio; inizia a memorizzare le prime esperienze, la prima notte sulla spiaggia, la prima alba, i primi passi nella foresta.
Con i primi raggi del sole si rischiara il mare, la spiaggia, e dalla foresta retrostante si disperde la frescura trattenutasi durante la notte.
Il nostro essere prende coscienza di sé.
Finalmente gli è tutto chiaro.
L'aria del mare, fresca, profumata lo pervade; si sente pieno di energia, pronto a seguire il suo istinto di sopravvivenza.

Episodio 1 – IV secolo
Esce di casa di primo mattino. I primi raggi del sole riscaldano quel poco che filtra tra la foschia, ma il paesaggio è fiabesco con un cielo blu scuro in via di chiarificazione, e verso il versante orientale un mantello bianco di nuvole basse che concede solo sprazzi di luce.
In lontananza, il nostro essere sente un rumore metallico cadenzato. Sono i soldati che rientrano marciando nella loro fortificazione dopo un sopralluogo.
Prende il suo cavallo e si avventura nella radura. La foschia si attenua, il cielo sempre più azzurro con un bel sole che preannuncia una giornata piena di energia.
Il nostro essere è diretto verso un accampamento, un luogo frequentato da artigiani che lavorano per i soldati.
Lungo la strada incontra un gruppo di persone, quasi tutte donne, con pochi anziani e bambini. Sono diretti verso un'assemblea, per partecipare ad un rito religioso. A capo dell'assemblea c'è un religioso. Il nostro essere vede tutta quella gente e si ferma anche lui. Si avvicina a quello che sembra un altare. Segue la funzione religiosa fino alla fine, poi si congeda dall'assemblea per proseguire con i suoi impegni.
Non solo ferro e metalli, ma anche di spirito è fatta la giornata del nostro essere sull'isola deserta.

Episodio 2 – XIII secolo
Dopo una lunga e vittoriosa battaglia l'essere ritorna a casa dalla sua donna. Ha combattuto come una fiera, facendo a pezzi i suoi nemici, concimando la terra con il loro sangue; l'isola non può che ringraziare, anche se non ha bisogno di tanta furia per sopravvivere. È il nostro essere che è capace di dar vita o morte, ai suoi simili, in base ad un ritmo solo da lui conosciuto, ma è completamente impreparato dinanzi alle forze della natura della nostra isola.
L'essere si ritira nella sua città con i suoi concittadini.
Nonostante sia un eroe di guerra, non tutti gli sono amici; alcuni di questi si approfittano delle sue gesta eroiche per i loro affari.
Non tutti sono schierati politicamente con lui, ed alcuni di questi sarebbero capaci di appoggiare i suoi avversari per un minimo guadagno.
Non tutti condividono i suoi usi e costumi, portando avanti ben altra morale.
Il nostro essere, nella sua città, s'interroga su queste divisioni, cerca di capire i perché, da dove venga questa divisione se siamo tutti sulla stessa isola.

Episodio 3 – XV secolo
Lungo un sentiero di un bosco, vicino la riva di un piccolo fiume, vive una donna abile nell'arte della medicina naturale. Cura in particolare i disturbi della circolazione sanguigna. Molte persone si affidano alle sue cure, al suo preparato a base di erbe mediche. Ci sono nella comunità alcuni esseri invidiosi ed ignoranti che cercano in ogni modo di ostacolarla. La donna non si perde di coraggio e continua la sua opera di aiuto, ma una mattina, dopo un sommario e già scontato processo, finisce bruciata sul rogo.

Episodio 4 – XVIII secolo
Alle prime ore del mattino l'essere si sveglia, inizia a connettere. Ha difronte una giornata storica, per lui e per il mondo.
Il Re lo sta aspettando e con lui la sua corte. Il nostro essere deve presentare un progetto, che in questo periodo è, e sarà nei secoli a venire, una della meraviglie del mondo.
Tutti gli esseri coinvolti sono felici, non c'è rivalità, ma solo voglia di apprendere, pronti a dare suggerimenti se necessario, per migliorare ciò che sarà un luogo di vita per loro ed altri.

Episodio 5 – XX secolo
Accecato dalla forte luce di uno di quei lampioni, dove la parte terminale si incurva e scende verso il basso, il nostro essere sbanda, oscilla; ha bevuto un bicchierino di troppo ed ha la testa dolente. Si aggrappa ad una cancellata in ferro battuto con al centro disegni floreali ottimamente forgiati.
Prova a camminare per un po' ma per la debolezza deve appoggiarsi al muro; ha difronte un discopub con tanta bella gente; tutti che ballano, strillano di gioia al ritmo di una musica assordante, incuranti di dar fastidio e di respirare quella puzza che viene dalle marmitte delle grosse motociclette quando sfrecciano in strada o vengono messe in moto lì vicino.
Ha la vista annebbiata, l'alito puzzolente capace di tenere lontano le belle ragazze del discopub.
Non riesce a mettere a fuoco ciò che vede, in più gli sembra tutto buio; eppure la notte è ricca di luce, sembra giorno tanta luce c'è per le strade e nei locali. Entra in un vicolo, si appoggia su una cesta abbastanza resistente, si adagia, spaesato, confuso, sotto l'effetto dell'alcool e di qualcosa di più pesante, che si porta dietro chissà da quanto tempo, ma anche qui non riesce bene né a ricordare né a capire.
L'unica cosa che lo tiene in vita è il suo innato spirito di sopravvivenza.

Episodio 6 – XX secolo
Si alza di buon ora per essere ben preparato. Ha un appuntamento di lavoro. È l'inizio della sua carriera. Dovrà lavorare con altri esseri, per servire altri esseri che a loro volta cercheranno di imbrogliare tanti altri esseri.

Episodio 7 – XX secolo
Striscia come un verme in una trincea, piena di pozze di sangue, resti umani, grida di dolore e di aiuto. Respira a fatica, ma non perché sta male, ma piuttosto per la puzza incredibile che si sprigiona in quel posto.
Sulla sua testa si sentono i sibili dei proiettili sparati dai nemici, più le granate che cadono intorno la trincea, che non gli permettono di riprendere la posizione eretta. Il suo istinto di sopravvivenza lo aiuta, senza che neanche ci pensi.
In lontananza sente le grida di altri soldati che si incitano a vicenda ad avanzare.
Neanche il tempo di strisciare in un luogo più sicuro, verso un corridoio più ampio, che una forte esplosione fa tremare la trincea alzando terra e pietre.
I soldati avanzanti non ci sono più. Troppo fiduciosi, troppo coraggiosi, hanno scambiato la loro umanità con le ombre, in cambio del nulla.
Il nostro essere continua a strisciare impaurito, ma fiducioso di mettersi in salvo.

Episodio 8 – XXI secolo
Mentre il nostro essere è in attesa di entrare in un locale, passeggia dinanzi ad alcuni esercizi commerciali e ad un luogo di cremazione delle salme. Proprio nell'istante in cui si avvicina alla vetrina di quest'ultimo, passa in strada a bordo di un bel SUV un essere con il sorriso da ebete stampato sulla faccia che, rivelando la sua vera natura da imbecille, pensa – Guarda! Un malato che si rivolge alla cremazione. Un altro che se ne va. Che bello! Così, nella vita quotidiana, avrò più spazio per me.
L'essere imbecille non capisce che se il nostro essere, di quelli buoni e bravi, dovesse per davvero perire, al suo posto potrebbero arrivare altri esseri, molto più forti e pericolosi, molto più giovani e sbandati, molto più inaffidabili, insomma molto …, e di un molto che l'essere imbecille neanche può immaginare.
Finalmente, finisce l'attesa, l'essere riesce ad entrare nel locale.
L'imbecille continua con i suoi pensieri, con il suo sorriso da ebete.

Episodio 9 – XXI secolo
Sull'isola gli esseri si moltiplicano. Il DNA originario si arricchisce ad ogni passaggio e subisce un rinforzo o debolezza dai virus del momento.
Una cosa rimane stabile. A certi esseri la bocca serve solo per il passaggio dell'aria; non connettono, non pensano, credono che dare pareri o critiche, senza essere esperti, sia ammesso e permesso a tutti; si accaniscono su alcune cose; si autoconvincono si essere esperti, solo perché hanno letto qualche trafiletto di giornale, e parlano, parlano, ma nella maggioranza dei casi è tutto vano, tutto inutile.
Se al silenzio dei dotti, si affiancasse quello di coloro che credono di sapere, si sentirebbe un silenzio da isola deserta.
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Alberto Marcolli
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commento: L'Isola deserta

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Considero questo testo come la traccia per un lungo racconto di un genere per me difficile da inquadrare, ma non per questo incapace di incontrare il favore di una fetta di pubblico.
Proprio perché si tratta di un foglio di lavoro, mi limito a una valutazione generica sulla storia che dovrebbe nascere e come sappiamo dal dire al fare...
Le intenzioni ci sono, il materiale pure. Buon lavoro. È una gara e forse questo scritto non ne sarebbe proprio adatto, ma così è. Voto 3
Roberto Di Lauro
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Re: commento: L'Isola deserta

Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

Alberto Marcolli ha scritto: 19/08/2022, 10:15 Considero questo testo come la traccia per un lungo racconto di un genere per me difficile da inquadrare, ma non per questo incapace di incontrare il favore di una fetta di pubblico.
Proprio perché si tratta di un foglio di lavoro, mi limito a una valutazione generica sulla storia che dovrebbe nascere e come sappiamo dal dire al fare…
Le intenzioni ci sono, il materiale pure. Buon lavoro. È una gara e forse questo scritto non ne sarebbe proprio adatto, ma così è. Voto 3
Grazie del commento.
Effettivamente questo racconto è solo il prologo di un lavoro molto più ampio.
Quello che mi sono prefissato è di creare tanti piccoli romanzi attorno a personaggi realmente vissuti nei vari secoli.
È come se un'aquila alzatasi in volo ponesse i suoi occhi sulle vicende umane, e viaggiando nel tempo, di secolo in secolo, scegliesse fatti e personaggi su cui creare piccoli romanzi.
Sia ben chiaro, non voglio riscrivere la storia. Solo romanzare alcune vicende.

Circa la partecipazione alla gara, la considero solo una prova.
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Domenico Gigante
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Messaggio da leggere da Domenico Gigante »

Ciao Roberto! Alla luce della tua risposta ad Alberto mi sembra chiaro che il tuo testo vada considerato come una specie di canovaccio. Effettivamente non è facile da leggere, né è agevole da comprendere.
Sarei curioso di sapere da cosa viene il titolo. A rileggerti!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
Roberto Di Lauro
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Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

Domenico Gigante ha scritto: 29/08/2022, 18:51 Ciao Roberto! Alla luce della tua risposta ad Alberto mi sembra chiaro che il tuo testo vada considerato come una specie di canovaccio. Effettivamente non è facile da leggere, né è agevole da comprendere.
Sarei curioso di sapere da cosa viene il titolo. A rileggerti!
Grazie per il commento.

Circa da dove viene il titolo… in un mondo con 8 miliardi di esseri umani, che in tante occasioni si sono comportati come esseri non umani (o esseri animali), ma dov'era la loro umanità ?
Per cui, difronte ad "esseri in divenire" che non maturano, la mia sensazione è quella di stare su di un isola deserta; da qui il titolo: L'Isola deserta.
Giovanni p
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Ciao

La storia è interessante anche se di sé un pò confusionaria.
Come voto ero indeciso fra il 3 e il 4 e alla fine ho deciso per il 4 perché lo stile mi piace e mi è sembrato originale.
Buon lavoro a rileggerti.
Roberto Di Lauro
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

Giovanni p ha scritto: 10/09/2022, 16:47 Ciao

La storia è interessante anche se di sé un pò confusionaria.
Come voto ero indeciso fra il 3 e il 4 e alla fine ho deciso per il 4 perché lo stile mi piace e mi è sembrato originale.
Buon lavoro a rileggerti.
Grazie per il commento.
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Concordo con il commento di Alberto, trattasi di canovaccio particolareggiato per un romanzo o un racconto lungo. Un buon voto per la trama, interessante di per sé, in attesa dello sviluppo, che trovo ambizioso per la vastità dei temi trattati, potrebbe essere un grande affresco dell'umanità.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Roberto Di Lauro
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

Roberto Bonfanti ha scritto: 12/09/2022, 19:55 Concordo con il commento di Alberto, trattasi di canovaccio particolareggiato per un romanzo o un racconto lungo. Un buon voto per la trama, interessante di per sé, in attesa dello sviluppo, che trovo ambizioso per la vastità dei temi trattati, potrebbe essere un grande affresco dell'umanità.
Grazie per il commento.
Namio Intile
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Un racconto che è un tentativo di dire cosa? Il nostro essere è il genere umano? L'isola è la Terra? Un racconto, per come la vedo io, deve per forza dire qualcosa, fare capire qualcosa. Ma qui? Non il dove o il come né il quando se quelle etichette di secoli hanno un senso. E tantomeno il perché e persino il chi. Ah già, il nostro essere.
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