Giacomino figlio della guerra

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Domenico De Ferraro
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Giacomino figlio della guerra

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Giacomino figlio della guerra



C’era una volta un biondo, bambino prodigio , senza genitori che era a vedersi ,assai grazioso , con il muco, perenne, colante dal nasino . Il poverino come suddetto non aveva ne mamma ,ne padre , ne fratelli ,ne sorelle ne un amico con cui parlare come si parla di solito in famiglia . Era proprio solo al mondo, come un soldo dentro un borsello di un poverello. Ed il mondo in quel tempo si divideva come sempre in chi soffre e chi comanda in chi dorme e chi combatte . Dato che il povero bambino era pure balbuziente nessuno gli dava peso, perché si stancavano di ascoltarlo . Interminabili, lunghi minuti ci volevano per dire buongiorno , Come stai ecc. ecc. . Quindi causa il suo handicap, dall’orfanotrofio, ove viveva fu messo a fare pulizie nella casa di un signore assai famoso. Raccomandato dalla madre suora generale dell’orfanotrofio dove egli era cresciuto. Cresciuto con altri bambini sfortunati come lui . Senza genitori soli in questo mondo di delinquenti ,di ogni genere che il genere umano cataloga nelle sue schierare come uomini perbene.
Il povero ragazzo si chiamava Giacomino aveva un aspetto assai bizzarro , senza pazzie insite nella sua psiche ,senza mezzi termini l’avresti detto un piccolo omino, talmente piccolo che l’avresti chiamato pulce o moscerino o peggio ancora microbo. Giacomino non aveva mai conosciuto sua madre ne tanto meno suo padre. Egli non sapeva da dove venisse ,chi fosse suo nonno ,chi fosse sua nonna . Qualcuno gli aveva detto che era figlio di zingari . Romeni ,girovaghi , chi di poveri rifugiati provenienti dalla lontana Russia . Il giudice dove fu dato in affidamento era conosciuto da tutta la città. In molti conoscevano il giudice , era famoso per la sua severità per la sua poca generosità , atta a giustificare le sua male azioni , ed errori che catalogava come commi e pene severe , tramutati in giudizi , divenivano anni di duro carcere. La madre generale delle figlie della carità, accompagnò di persona il piccolo Giacomino a casa del giudice . Lo mise nelle mani della moglie del giudice ,donna assai religiosa buona come un pezzo
di cacio , ma più tosta delle pietre
che sono servite a costruire chiese e conventi .
Ve l’affido disse : spero si troverà bene con voi
Non preoccupatevi madre lo tratteremo come un figlio
Non fatelo mangiare troppo
Non si preoccupi pane e acqua
Molta acqua, poco pane
Se volete vederlo crescere forte
Sara fatto lo metteremo sotto aceto
Ecco cospargetelo di buone azioni
Lo metteremo al fresco
Fatelo lavorare ed egli crescerà forte come una quercia
Gli faremo fare tutti i brutti servizi
Pulire la libreria del giudice
Pulire la soffitta
La cantina
La gabbia del canarino
La casa sotto sopra
Ecco quello che si dice fortuna
Rammenta ragazzo sei stato miracolato
Ringrazia la signora
Ringrazia Iddio
Giacomino ricordò i giorni passati all’orfanotrofio ,le storie passate tra le suore che volavano nell’aria nel vento che veniva dall’oriente di sera che portava notizie di guerre e battaglie dalla lontana Russia , di morti atroci ed il timore la paura era un allodola canterina nel boschetto che s’udiva all’alba cantare come fosse un usignolo. Un uccello fatato, capace di trasformare la realtà in un immagine inusuale ,figlia dei desideri e della lussuria insita nei pensieri di chi trama contro le spalle del prossimo.
Il giudice nella posizione sociale in cui viveva , era capace di dare da mangiare ad un esercito di bambini orfani , capace di sfamare popolazioni intere, aveva tanto denaro che le monete suonavano nel suo salvadanaio . Poiché in vero il giudice non aveva ne figli ne un cuore, era un uomo tutto di un pezzo , amministratore del potere giuridico e della corruzione . Innanzi a lui dovevi abbassare il capo ,metterti seduto di traverso , parlare a bassa voce , fare il cretino , balbettare. Ora queste prerogative insite delle persone deboli erano caratteristiche incarnate in Giacomino bambino. Che non era assai fortunato , figlio della guerra , figlia della disgrazia , alcuni dicevano egli proveniva da Kiev . Quindi ucraino , figlio di ebrei askenaziti . Egli in verità era assai gentile ed amante del signore iddio. Il giorno in cui Giacomino mise piede nella casa del giudice lo fece accompagnato dalla madre generale, pianse tanto, tanto pianse che la sera divenne assai triste , donde il signor sorcio nella sua tana ebbe uno spavento nel vederlo , procurandogli una tachicardia . Ed il vento di ottobre acchiappò l’amore e l’unì all’odio, uni la testa del cavaliere errante per mari celesti e trasportò la malinconia in quella grande casa dove viveva il giudice e sua moglie . Coppia che non aveva figli , poiché dediti a coltivare soli denari , come se fosse una pianticella di basilico in mezzo al prato delle ingiustizie. E scherza e rimembra l’incredibile giunge sempre a meravigliare il prossimo . Pianse tanto Giacomino che si fece la pipi sotto , ed il giudice disse :
Ti sei fatto sotto
Non ditemi nulla
Mo’ pulisci
Pulirò
Non giocare con me
Chi gioca con il giudice ,gioca con la giustizia
Se dici marrano io ti metto a pulire il bagno
Lo faro, state certo
Ecco bravo
Come ti chiami
Giacomino
Ti chiamerò jack ti piace jack
Certo non c’è problema
Hai qualcosa da dirmi
Non amo i gatti
Anch’io
Ora corri a lavorare
C’è da pulire il soffitto
Fare la spesa
Accendere la legna nel camino
Pulire le scarpe
Stirare i vestiti
Aiutare la cuoca a cucinare
Non piangere che mi rende nervoso
Hai capito
Si signore
Come hai detto
Si , signore giudice deve dire
Va bene ,signore giudice
Il pianto di Giacomino era un pianto di sofferenza ,ma soprattutto gli pesava il distacco dalla compagnia degli orfani ,divenuti con il tempo suoi fratelli di disgrazie , fratelli di sangue , Figli di nessuno come lui . Quanto tempo Giacomino aveva passato in quell’orfanotrofio ad osservare il cielo trapunto di stelle a sera ,sopra il tetto dell’orfanotrofio. Quante lacrime , quanti segreti , aspirazioni , azioni che conducono alla bellezza dell’essere figli del vento figli della rivoluzione ,figli dell’universo. I quell’orfanotrofio era cresciuto come una piantina era cresciuto nell’oscura conoscenza che cerca le sue risposte , cerca la verità dentro di se . Quel senso di ciò che sei di ciò che potremmo divenire strada facendo. Piche l’amore è una donna ed è madre dell’animo afflitto. E figlia della sorte e della realtà che ti trascina a volte verso le profondità degli inferi ad ammirare la terra girare su stessa a seguire il volo degli uccelli ad ascoltare il canto serafico degli angeli celesti che vivono nell’eterna bellezza del creato.

Passo poco tempo da quando Giacomino aveva messo piede nella casa del giudice e diligente sapeva dove andarsi a nascondere , dove andare a dormire , cosa doveva dire e non dire poiché la paura è qualcosa di insito nella realtà effettuale e la natura e madre di ogni conoscenza . Per ciò Giacomino era capace di trasformarsi con la fantasia in pulce altre volte in cagnolino . Con l’aiuto della moglie del giudice ,Giacomino imparò a scrivere e leggere , imparò a stare al suo posto , ad essere assai gentile.
Giacomino hai lavato il gatto
Si signora proprio ora
Bravo Giacomino ora lava la stanza da letto
Si signora
Dopo pulisci il prato
Non si preoccupi signora
Giacomino non giocare
Io non gioco signora
Oggi è il giorno migliore per fare i servizi peggiori
Certo signora è una gioia lavorare per lei
Giacomino agita la mano
Signora vorrei andare al bagno
Sei stato due ore fa
Dovrei ritornarci
Giacomino questa lo dico al giudice stasera
Va bene signora non andrò al bagno, faro finta che tutto è un sogno. Cosi giunse con il passare del tempo l’ infausto giorno poco glorioso , crudele , assai pensoso , figlio di un ansia insita nell’animo , figlio della disgrazie . Quel giorno ribussò alla porta di casa la madre generale dell’orfanotrofio delle suore della carità. Veniva a vedere come andavano le cose . Come stava Giacomino . Se i coniugi che avevano avuto in affidamento il bambino , andasse tutto bene . Ed un ombra malvagia ,scivolò tra le pieghe del tempo, mostrò il suo viso al gatto del vicino, facendo poi piangere il vecchio Archimede che abitava nella strada accanto. Il mostro acchiappò un bambino goloso di dolci e l’ingoio in un solo boccone . L’ombra malvagia fece tanti delitti , fece quello che non s’immagina mai un uomo di buon senso dedito alla santità della sua esistenza.
Per sua somma meraviglia della madre generale fu rivedere Giacomino assai cresciuto lungo , cosi lungo che sembrava una pertica entrare nel buco oscuro della cattiveria umana . A vederlo così si spaventò assai che il suo sangue si fece rosso , come le mele sugli alberi a settembre . Rivederlo cosi cresciuto cosi lungo , desto in lei un terribile dubbio . Vederlo cosi lungo con quella testa a spillo toccare il soffitto la imbarazzò assai .
Come un automa Giacomino faceva tutto quello
che voleva la moglie del giudice.
Cosa è successo a questo povero ragazzo
Cosa gli avete dato da mangiare avena per cavalli.
Sacchi di patate a colazione
Oh Santa Rosalia non ho mai visto nulla del genere
Gli avete dato forse da mangiare code di rospo ,
pane di segala , ali di pipistrello.
Carne di cavallo.
Dite
Mi sento confusa
Non ci posso credere , mi soccorra la carità di nostro signore.
Ma questa si tratta di una vera trasformazione.
La moglie dello giudice fece rise , si sbottonò la camicetta e fece un peto enorme che si udì in ogni luogo. Poi lasciatasi andare ad questione illogiche ed estetiche che possono elevare la sua cultura Disse. Niente di quello che voi immaginate
Normale amministrazione gli abbiamo dato pane ed acqua come voi diceste più acqua che pane.
Ha lavorato mattina e sera ,in modo assai compito
ed ecco il risultato.
Gli ho dato qualche carezza la sera prima che lui si coricasse un bacio in fronte gli ho sussurrato dolci parole materne nel suo giaciglio di spine.
Pane e mortadella a notte fonda di nascosta da mio marito gli ho dato.
Questo è un miracolo .La carità d’Iddio non ha confini.
Ne parlerò con il signor vescovo.
Siate accorta , madre e tutto regolare.
Noi ci siamo comportati come se fossimo stati madre e padre
Quanto è divenuto lungo non ci posso credere.
Riportarlo in orfanotrofio cosi ora non posso più
Dove mai lo metterei.
Cosa gli darei da mangiare per soddisfare la sua fame.
Giacomino intanto si allungava sempre di più , mentre le due donne parlavano si fece cosi lungo che la sua testa usci fuori da una finestra. Le sue orecchie divennero cosi grandi che sembravano delle ali . E mentre le due donne continuarono a parlare a cercare una soluzione a quell’ incredibile prodigio . Giacomino volò nel cielo chiaro del caldo autunno. Uscì lungo , lungo che vederlo nel cielo sembrava un salsicciotto, uno spilungone , un drago con le orecchie a sventola , volò sbattendo le orecchie non salutò ne la madre generale , ne la moglie del giudice . Solo al giudice in persona fece un ultimo regalo , cacò sulla sua macchina nuova sporcandola tutta . Poi volò di nuovo libero verso Kiev alla ricerca delle sue origini , forse di una nuova famiglia , forse di una sinagoga dove pregare e cantare ,mentre belle le stelle a sera d’autunno brillavano nel cielo Giacomino volò sulla scia di una cometa verso la sua dolce mitica terra ucraina .
Domenico De Ferraro
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Re: GIACOMINO FIGLIO DELLA GUERRA

Messaggio da leggere da Domenico De Ferraro »

Spero vi piaccia bel racconto
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ho pensato a lungo come commentare questo racconto che ha un'innegabile dolcezza che è firma di una persona semplice, fin troppo semplice.
Come insegna il buon Stephen King, per scrivere oggi non è necessario conoscere la grammatica o la punteggiatura: bastano "buone" idee (secondo il mio gusto King non sa chiudere le sue storie) e qualche ghostwriter. Eccheccevo'?
Ma prima di King un tale D'Alì, e un tale Picasso, e un tale Van Gogh, e un Kandiskij, e tanti altri prima di loro, hanno insegnato che prima di potersi arrischiare a creare un surrealismo, un cubismo e una terza dimensione, o la pennellata così espressiva del genio olandese, o l'astrattismo, prima che questi tratti vengano accettati dal pubblico e riconosciuti come opere d'arte frutto di un elaborato cammino interiore, bisogna aver dimostrato di saper fare una canonica, banale, insignificante natura morta: bottiglia, frutto, cesto, panneggio.
Nello scrivere abbiamo un ulteriore ostacolo: la comunicazione è chiara, immediata, scrivo quello che voglio comunicare perché il lettore capirà quello che scrivo. L'astrattismo o il surrealismo non devono toccare gli strumenti della comunicazione ma il messaggio, esattamente come lo stesso Fontana tagliava tele e non cortecce d'albero: lo strumento della comunicazione restava la tela.
Nello scrivere lo strumento il veicolo della comunicazione È la grammatica, È la punteggiatura.
Domenico, io non mi permetto di giudicare la forma di quanto scrivi, perché credo che ciascuno abbia un proprio vissuto, che ad alcuni sembrerà impossibile nel 2022, dimenticando che solo 60 anni fa... Però ti invito a fare qualcosa che possa migliorare la tua scrittura.
Temo anche che usi un correttore tipo quello di Word, il che spiegherebbe perché a fronte di così evidenti errori di punteggiatura e di grammatica, la tua ortografia sembra quasi ineccepibile: i correttori non sanno quello che vuoi scrivere, si limitano a correggere l'ortografia.
Del tuo per certi versi dolce racconto mi resta Giacomino. Sei una persona semplice come lui: Giacomino soffre tutto quello che gli fanno senza ribellarsi e il suo riscatto è inspiegabile, immotivato. Non c'è nemmeno un angelo che, mosso a compassione, venga a dargli le ali: Giacomino si trasforma e vola via. Dici che è un bambino prodigio, ma quando lo dimostra? E infine la sua vendetta è la più sciocca, inconsistente e volgare che esista: caca sulla macchina del giudice. E capirai: quello va a farsela lavare e tanti saluti!
Non bisogna per forza diventare violenti o eroi, per ristabilire la giustizia a questo mondo, ma certamente a Giacomino nessuno ha restituito la dignità. Per questo ti invito a rivedere tutta la storia come un pesso unico, a pensar bene qual è il messaggio che vuole comunicare.
Tutto il resto (apprendere a usare la punteggiatura e migliorare la grammatica) richiede molto più tempo: comincia subito!
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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