Il portoncino rosso

Spazio dedicato alla Gara stagionale di primavera 2024.

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Laura Traverso
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Il portoncino rosso

Messaggio da leggere da Laura Traverso »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Si comprò con pochi soldi una casetta particolare che viveva, un po’ malandata, in un luogo semplice e dai tratti antichi.
La restaurò, con grande rispetto, mantenendone le caratteristiche originali, così come l’ultracentenario portoncino che, dopo averlo sistemato al meglio, - per copiare l’Irlanda, nota per avere portoni dai colori molto accesi e variopinti, da cui era da poco tornata da un viaggio - fece diventare rosso, di un bel rosso squillante, l’unico di quel colore in tutto il paese. Anche la facciata la mantenne come era: con le pietre a vista sulla quale due finestrelle curiose si affacciavano su di una larga via al centro del paese.
Sto parlando di un luogo diventato del cuore di quella ancora giovane donna, dove capitò per caso quasi trenta anni fa, innamorandosi di esso all’ istante.
E’ un paese della Sardegna, circondato da magnifici sughereti, dove l’aria è pura e il cielo è quasi sempre blu; situato in collina, ma col mare vicino. A soli quindici minuti d’auto si può raggiungere una spiaggia favolosa di sabbia dorata e finissima con frammenti di corallo: perché in quel tratto di mare c’è una barriera corallina. Per lei fu un vero colpo di fulmine, divenne il suo paradiso. E lo fu davvero.
Col suo amore di allora andò ogni estate nella sua piccola casa di circa quarantacinque metri quadrati: l’aveva arredata semplicemente ma con colori vivaci che facevano bene al cuore e alla vista.
Era tipica del luogo, con l’ingresso indipendente, definita a schiera; situata su due piani con in più il soppalco dove aveva creato una deliziosa zona notte.
Trascorsero lì moltissime estati, furono giorni davvero felici; era un piacere partire al mattino dal paese per andare a visitare i luoghi rinomati che il nord della Regione offriva, ma il conforto di tornare alla sera e godere dell’aria meno afosa, ma più fresca data dalla dolce collina, era impagabile.
Lei si chiamava Lisa, era una persona romantica, innamorata di Michele e da lui ricambiata. Erano affini di anime e di idee e la casetta era per entrambi un amore condiviso. Vivevano con fatica i lunghi mesi di forzata lontananza da essa. Ma d’altra parte non potevano far altro che ritornarci solo ad agosto, quando il reciproco lavoro entrava in pausa grazie alle ferie estive.
Avevano anche preso in considerazione di trasferirsi lì, ma capirono quanto fosse improponibile il progetto: non sarebbe stato affatto semplice abbandonare la propria città, al nord d’Italia, e soprattutto, le loro attività lavorative.
Passarono così molti anni, forse più di venti e tante cose accaddero, come sempre e per tutti nella vita.
Lui si ammalò gravemente e se ne andò dopo non molto tempo dall’inizio di quel male.
Per lei fu un dolore sconvolgente.
Ritornò ancora qualche volta, da sola in Sardegna nella sua amata casa, ma non fu più la stessa cosa. I suoi colori vivaci e tutto il bello che la circondava non bastavano a sanare la ferita per aver perso l’uomo della sua vita.
Ancora non anziana anche lei dovette dare l’addio al mondo, a questa nostra vita terrena.
L'abitazione rimase da sola per alcuni anni, la figlia di Lisa ci andò un paio di volte volentieri, ma non abbastanza da volerla tenere.
Pensava pure alla spesa non indifferente da sostenere per raggiungerla con la nave, perciò decise di venderla.
Non fu difficile trovare l’acquirente che se ne innamorò, come a suo tempo la giovane donna, e disse che ad aver dato il via alla decisione di acquistarla fu proprio il portoncino rosso.
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Ultima modifica di Laura Traverso il 03/05/2024, 22:57, modificato 2 volte in totale.
Yakamoz
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È un piccolo quadretto questo tuo racconto. Molto dolce, con un finale un po' melanconico. L'ho letto velocemente e ora non riesco a valutarlo. Noto una certa "armonia flautata" in tutto il testo, quasi da atmosfera fiabesca/favola. Forse perché mi ha ricordato Scarpette rosse di Andersen che, a parte il colore rosso, come contenuti c'entra poco col tuo racconto. Sarà pure anche il fatto che il rosso è il mio colore preferito. Letto di fretta sì, ma si nota che andrebbe un po' "aggiustato", giusto per dargli un pizzico di tono "letterario". Sei genuina, schietta, brava, hai sentimento e cuore quando scrivi, tutte cose che arrivano a chi ti legge, ma ti manca poi un quid di "furbizia nell'impreziosire il tutto". Il portoncino rosso, mi dà questa impressione, è come un piccolo fiore rosso abbandonato in un prato verde d'estate, mentre soffia un po' di vento e non troppo distante dal mare.

Aggiustalo, perché è bello e merita il racconto.

Ripasso per valutarlo.

Dolci saluti, come dolce sei tu. Ciao, Laura Traverso

Antonio

*Si comperò = è futuro… (pure altre piccole cose in tutto il testo da rivedere)

"Comprò" è il verbo giusto… so' scemenze, tue distrazioni, perché il testo arriva lo stesso. Ma per un fatto di "forma/composizione" va un po' riorganizzato.
Ultima modifica di Yakamoz il 03/05/2024, 22:55, modificato 1 volta in totale.
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Laura Traverso
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Re: Il portoncino rosso

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Ciao Antonio, sei stato carinissimo nella valutazione, molto bravo a coglierne il senso. Ho corretto con comprò... altro non saprei che fare. Magari ci penso... grazie, buona serata.
Yakamoz
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Re: Il portoncino rosso

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Laura Traverso ha scritto: 03/05/2024, 22:53 Ciao Antonio, sei stato carinissimo nella valutazione, molto bravo a coglierne il senso. Ho corretto con comprò... altro non saprei che fare. Magari ci penso... grazie, buona serata.
'Notte :)
Yakamoz
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Re: Il portoncino rosso

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Voto 4/5

Per la motivazione che scrissi la volta scorsa, che è questa:

“E’ come un piccolo fiore rosso abbandonato in un prato verde d'estate, mentre soffia un po' di vento e non troppo distante dal mare.”

Malgrado il testo sia da rivedere in alcuni passaggi. Meglio, secondo me, premiare (ma non dipende solo da me) un outsider con fantasia, genuinità e umanità. Preciso che io non voto usando schemi o perché mi aspetto di essere contraccambiato. Sono in spirito libero io, anarchico, e nulla esiste in me di ciò.

A me il tuo racconto è piaciuto molto. Ti dico semplicemente solo questo. Mi ha ricordato una favola che mi raccontava mamma quando io ero piccolo prima di addormentarmi, e non ho bisogno di “bizantinismi” per spiegare che io vado, ma in questo caso voto, dove mi porta il cuore.

Ciao, Laura Traverso
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Re: Il portoncino rosso

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Yakamoz ha scritto: 15/05/2024, 9:24 Voto 4/5

Per la motivazione che scrissi la volta scorsa, che è questa:

“E’ come un piccolo fiore rosso abbandonato in un prato verde d'estate, mentre soffia un po' di vento e non troppo distante dal mare.”

Malgrado il testo sia da rivedere in alcuni passaggi. Meglio, secondo me, premiare (ma non dipende solo da me) un outsider con fantasia, genuinità e umanità. Preciso che io non voto usando schemi o perché mi aspetto di essere contraccambiato. Sono in spirito libero io, anarchico, e nulla esiste in me di ciò.

A me il tuo racconto è piaciuto molto. Ti dico semplicemente solo questo. Mi ha ricordato una favola che mi raccontava mamma quando io ero piccolo prima di addormentarmi, e non ho bisogno di “bizantinismi” per spiegare che io vado, ma in questo caso voto, dove mi porta il cuore.

Ciao, Laura Traverso
Ciao Antonio, e così sei tornato, sei stato di parola. Grazie anche per le belle parole con cui hai valutato il mio scritto. Cosa potrebbe esserci di meglio di quanto hai detto, che ti ha ricordato una favola che ti raccontava la tua mamma quando eri piccolo. Sei giovane e quindi avrai ancora la tua mamma e ti sarà vicina anche senza le favole, ormai superate per l'età non più infantile. Che tenerezza! E sei di conseguenza andato dove ti porta il cuore; ciò è molto bello. Grazie anche per il bellissimo voto assegnato. Ciao
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Un racconto dolce e delicato, che in me evoca anche molti ricordi poiché mi trovo nella stessa situazione della figlia della protagonista, ossia costretto a vendere una casa (anzi, "la" casa) che ho abitato nella prima parte della mia vita...
Ma tutto passa: la giovinezza, gli amori, gli affetti. Purtroppo il fisco è senza cuore, e la UE lo vede con sospetto (il cuore, non il fisco).
Saluti
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Marino Maiorino
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Che strano, Laura: l'hai scritto senza volerlo davvero (credo), come quando si affronta qualcosa che fa male.
Un amarcord, il tuo, fatto di sensazioni che si accavallano in periodi incisi, reincisi e reincisi ancora. Sembra che rifuggi dal sentire, quindi perché scrivere così?
Siamo legati a cose e luoghi che assumono valore perché noi li viviamo in un certo modo: ciò che viviamo attribuisce loro un valore. La figlia di Lisa (il cui nome introduci a metà racconto) non può sentire quello che ha sentito la madre, perché quella non era la sua vita. Sarà un peccato per la casetta dal portoncino rosso, ma non davvero per Lisa. E se tu sei stata amica di Lisa, devi lasciarla andare con tutto ciò che era Lisa: la casetta è ora nel ricordo, dove anche Lisa vive.
Io sono cresciuto in una bella casa fino ai 30 anni. Era la casa con la nonna, i miei fratelli, la tata, Wolf, Rosario. I miei sono andati in pensione e l'hanno venduta mentre io ero all'estero. Non ho una casa alla quale tornare, ce l'ho solo nei miei ricordi e non mi piace passare di lì quando torno in Italia. Quella non è più la mia vita, non è più, lo è stata.
Questa sorta di riflessione mi sembra manchi nel tuo racconto, perché lo interrompi continuamente, sorvoli in punta di piedi su ciascun momento senza voler saggiare il terreno. Tutto resta una sorta di cronaca di attimi che dovrei sentire di più.
Se ti fanno male, non devi per forza scriverne. Non ancora, forse.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Marino Maiorino ha scritto: 17/05/2024, 8:29 Che strano, Laura: l'hai scritto senza volerlo davvero (credo), come quando si affronta qualcosa che fa male.
Un amarcord, il tuo, fatto di sensazioni che si accavallano in periodi incisi, reincisi e reincisi ancora. Sembra che rifuggi dal sentire, quindi perché scrivere così?
Siamo legati a cose e luoghi che assumono valore perché noi li viviamo in un certo modo: ciò che viviamo attribuisce loro un valore. La figlia di Lisa (il cui nome introduci a metà racconto) non può sentire quello che ha sentito la madre, perché quella non era la sua vita. Sarà un peccato per la casetta dal portoncino rosso, ma non davvero per Lisa. E se tu sei stata amica di Lisa, devi lasciarla andare con tutto ciò che era Lisa: la casetta è ora nel ricordo, dove anche Lisa vive.
Io sono cresciuto in una bella casa fino ai 30 anni. Era la casa con la nonna, i miei fratelli, la tata, Wolf, Rosario. I miei sono andati in pensione e l'hanno venduta mentre io ero all'estero. Non ho una casa alla quale tornare, ce l'ho solo nei miei ricordi e non mi piace passare di lì quando torno in Italia. Quella non è più la mia vita, non è più, lo è stata.
Questa sorta di riflessione mi sembra manchi nel tuo racconto, perché lo interrompi continuamente, sorvoli in punta di piedi su ciascun momento senza voler saggiare il terreno. Tutto resta una sorta di cronaca di attimi che dovrei sentire di più.
Se ti fanno male, non devi per forza scriverne. Non ancora, forse.
Ciao Marino, non so tanto che dire della tua analisi al mio racconto. Certo è la tua opinione di cui certamente tengo conto, ma non ho avuto, nello scrivere, le sensazioni che hai evidenziato. E' stato, da parte mia, il voler parlare di un percorso di vita,(legato in questo caso a una abitazione) che come tutto ciò che viviamo ha un inizio e una fine. Voglio anche aggiungere che molto di quanto ho scritto è pura fantasia, non la casa dal portoncino rosso, quella no, esiste davvero. Ho letto anche della tua esperienza in merito alla tua casa. ormai ex, di cui serbi un ricordo penso triste dal momento che eviti di passare da lei quando torni in Italia, E sì, le case sono molto importanti nella nostra vita, sono preziosi contenitori di affetti, di ricordi, di vita... Ti ringrazio molto per la valutazione e il tempo dedicato all'analisi e alla lettura del mio racconto. Ciao
Ultima modifica di Laura Traverso il 19/05/2024, 20:58, modificato 1 volta in totale.
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Laura Traverso
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Andr60 ha scritto: 16/05/2024, 18:56 Un racconto dolce e delicato, che in me evoca anche molti ricordi poiché mi trovo nella stessa situazione della figlia della protagonista, ossia costretto a vendere una casa (anzi, "la" casa) che ho abitato nella prima parte della mia vita...
Ma tutto passa: la giovinezza, gli amori, gli affetti. Purtroppo il fisco è senza cuore, e la UE lo vede con sospetto (il cuore, non il fisco).
Saluti
Ciao Andr, come sempre mi hai fatto sorridere, il tuo riferimento alla UE è arguto pur se ironico. Mi fa piacere che il racconto abbia evocato in te ricordi, che forse sono anche tristi vista la decisione che dovrai prendere circa la vendita. Le abitazioni sono una realtà importante nella vita di ognuno di noi, e doloroso è il distacco, quando si decide per esso, ma come ben hai evidenziato tutto passa. Questo era in definitiva il senso che ho voluto dare alla storia narrata. Grazie per tutto, valutazione e commento, ciao
Giovanni p
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Buonasera, Laura

i tuoi racconti riescono sempre a conquistarmi, al di là della storia in sé c'è sempre il massimo coinvolgimento da parte tua, e questo per me è fondamentale.
Per me vale un bel 5.
In bocca al lupo per la gara.
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BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:

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