Un filo d'olio
Inviato: 27/06/2019, 21:28
Non sbagliava mai. Non era mai successo, eppure, questa volta, Leo25, il super computer, non era riuscito a prevedere i risultati. Come era possibile? In un primo momento il governo cercò di nascondere la cosa, ma l’errore era troppo evidente e divenne l’argomento principale di tutti i talk show. Alla fine intervenne la Corte Suprema che dichiarò non valide le elezioni. Non era concepibile che i risultati finali non corrispondessero alla perfezione con quanto previsto da Leo25. Ma fu quando arrivò il secondo errore che si diffuse il panico. Le previsioni economiche effettuate da Leo25 differivano di un 0,037% rispetto al risultato finale. Per tutti i tecnici era impossibile che fossero sbagliate. Da più di 20 anni ormai, era il componente principale del sistema informatico integrato, il computer dal quale dipendeva l’intera rete informatica nazionale, controllava ogni attività e, fino ad allora, non aveva mai fornito dati discordanti. La tecnologia si era evoluta al punto che nessun essere umano poteva comprenderla. Ogni nuovo elaboratore, ogni modifica e ogni variazione informatiche erano progettate, sviluppate ed elaborate dai computer. Per ironia della sorte, quel nome, “Leo” era stato originariamente dato in onore della più grande e versatile mente dell’umanità: Leonardo da Vinci. Come Leonardo l’elaboratore era l’unico che possedeva e padroneggiava tutte le informazioni e le possibilità del suo tempo; già dai tempi del vecchio Leo14, tutto ormai veniva governato dall’elaboratore centrale.
— Allora, cosa possiamo fare? — disse il Presidente al professor Panizza, considerato il massimo esperto informatico della nazione.
— Ci stiamo lavorando, ma al momento ben poco. Da troppo tempo abbiamo delegato ogni decisione alle macchine, nessuno è più in grado di metterci mano.
— Ma se Leo25 non è più affidabile è un disastro! — gridò il Presidente, mettendosi le mani nei capelli.
Il vecchio commesso, rimasto nella sala, in attesa di istruzioni, si avvicinò ai due e, imbarazzato, decise comunque di esporre la sua opinione.
— Scusatemi Onorevoli, se disturbo, ma forse conosco qualcuno che può provare a fare qualcosa.
I due girarono la testa verso il commesso sorpresi.
— Com’è possibile che lei conosca qualcuno più competente di me e del mio staff? — disse, con fare arrogante, il professore.
— No… No… io non dico che sia più competente di voi. Ma, vedete, in città c’è ancora una persona che ripara le vecchie cose. Io, il mese scorso gli ho portato una antiquata bicicletta e lui l’ha riparata tranquillamente. Ripara di tutto, elettrodomestici e macchine varie. Dicono che sia molto bravo nel rimettere a posto le cose.
— Riparare le cose, pensavo che ormai non lo facesse più nessuno, — disse perplesso il Presidente — adesso con la stazione 3d casalinga si riesce a produrre tutto e a costi più bassi. Non c’è più né la necessità né la convenienza di riparare.
— Vede Onorevole, c’è ancora chi si ostina a non buttare via le cose, vogliono aggiustarle, dicono che a volte ci si affeziona anche agli oggetti.
— Sai cosa dico io invece, — concluse il Presidente — siamo talmente disperati che voglio far vedere Leo25 al tuo amico, non vedo altra soluzione.
Il giorno dopo Arturo, il vecchio artigiano, arrivò al Ministero con la sua cassetta degli attrezzi. Quando fu di fronte al grande computer lo esaminò con calma. Gli girò attorno, aprì ogni sportellino, controllò tutti i cavi, mentre il Presidente e, una decina di tecnici in camice bianco, sorvegliavano ogni sua mossa, preoccupati che quel vecchio incompetente potesse danneggiare l’elaboratore.
Dopo un po’, l’artigiano si sdraiò per terra e infilatosi in un pertugio a fianco del computer chiese che gli passassero la sua valigetta.
— Faccia attenzione! Non tocchi nulla, se non è sicuro. — Esclamò il Presidente.
Qualche lieve rumore, proveniente dall’elaboratore, fece rizzare la pelle ai preoccupati spettatori. Poi, dopo pochi secondi, Arturo, riemerse con un gran sorriso sulle labbra.
— E’ possibile far ripetere al calcolatore le procedure discordanti? — chiese.
Il responsabile della sala macchine impostò immediatamente il programma e tutti attesero trepidanti il risultato.
— Magnifico — disse il tecnico — i risultati coincidono perfettamente. Non c’è nessuna differenza.
— Grande! — esclamò il Presidente — Non ci avrei mai creduto!
Poi, si rivolse stupito verso Arturo.
— Ma cosa ha combinato lì sotto? Come è riuscito ad aggiustarlo?
— Vede Eccellenza, in tutto quel caos di schede e circuiti, ho notato un piccolo ingranaggio leggermente bloccato, mi è bastato versarci sopra un filo d’olio.
— Allora, cosa possiamo fare? — disse il Presidente al professor Panizza, considerato il massimo esperto informatico della nazione.
— Ci stiamo lavorando, ma al momento ben poco. Da troppo tempo abbiamo delegato ogni decisione alle macchine, nessuno è più in grado di metterci mano.
— Ma se Leo25 non è più affidabile è un disastro! — gridò il Presidente, mettendosi le mani nei capelli.
Il vecchio commesso, rimasto nella sala, in attesa di istruzioni, si avvicinò ai due e, imbarazzato, decise comunque di esporre la sua opinione.
— Scusatemi Onorevoli, se disturbo, ma forse conosco qualcuno che può provare a fare qualcosa.
I due girarono la testa verso il commesso sorpresi.
— Com’è possibile che lei conosca qualcuno più competente di me e del mio staff? — disse, con fare arrogante, il professore.
— No… No… io non dico che sia più competente di voi. Ma, vedete, in città c’è ancora una persona che ripara le vecchie cose. Io, il mese scorso gli ho portato una antiquata bicicletta e lui l’ha riparata tranquillamente. Ripara di tutto, elettrodomestici e macchine varie. Dicono che sia molto bravo nel rimettere a posto le cose.
— Riparare le cose, pensavo che ormai non lo facesse più nessuno, — disse perplesso il Presidente — adesso con la stazione 3d casalinga si riesce a produrre tutto e a costi più bassi. Non c’è più né la necessità né la convenienza di riparare.
— Vede Onorevole, c’è ancora chi si ostina a non buttare via le cose, vogliono aggiustarle, dicono che a volte ci si affeziona anche agli oggetti.
— Sai cosa dico io invece, — concluse il Presidente — siamo talmente disperati che voglio far vedere Leo25 al tuo amico, non vedo altra soluzione.
Il giorno dopo Arturo, il vecchio artigiano, arrivò al Ministero con la sua cassetta degli attrezzi. Quando fu di fronte al grande computer lo esaminò con calma. Gli girò attorno, aprì ogni sportellino, controllò tutti i cavi, mentre il Presidente e, una decina di tecnici in camice bianco, sorvegliavano ogni sua mossa, preoccupati che quel vecchio incompetente potesse danneggiare l’elaboratore.
Dopo un po’, l’artigiano si sdraiò per terra e infilatosi in un pertugio a fianco del computer chiese che gli passassero la sua valigetta.
— Faccia attenzione! Non tocchi nulla, se non è sicuro. — Esclamò il Presidente.
Qualche lieve rumore, proveniente dall’elaboratore, fece rizzare la pelle ai preoccupati spettatori. Poi, dopo pochi secondi, Arturo, riemerse con un gran sorriso sulle labbra.
— E’ possibile far ripetere al calcolatore le procedure discordanti? — chiese.
Il responsabile della sala macchine impostò immediatamente il programma e tutti attesero trepidanti il risultato.
— Magnifico — disse il tecnico — i risultati coincidono perfettamente. Non c’è nessuna differenza.
— Grande! — esclamò il Presidente — Non ci avrei mai creduto!
Poi, si rivolse stupito verso Arturo.
— Ma cosa ha combinato lì sotto? Come è riuscito ad aggiustarlo?
— Vede Eccellenza, in tutto quel caos di schede e circuiti, ho notato un piccolo ingranaggio leggermente bloccato, mi è bastato versarci sopra un filo d’olio.