Il 7 Novembre
Inviato: 24/09/2019, 0:15
Era il 7 novembre, come ogni mattina durante quel breve tratto di strada con la mente si perdeva nel circostante. “Dal primo al secondo marciapiede ci sono 160.000 mattoni rosso argilla, dal secondo marciapiede al primo semaforo le piastrelle biancastre si alternano a intervalli irregolari rispetto alla prima parte del secondo marciapiede. Perché non rispettano una banale regolarità cromatica? Che cosa gli costava farli tutti uguali? Che scienziati…”. I calcoli navigano perennemente nei suoi pensieri, vedeva il mondo come se tutto fosse solo un numero. Il suo vagare tra le cifre venne interrotto da una coppia alla fine del terzo e penultimo marciapiede prima del suo negozio, in particolare fu la voce imprudente del ragazzo che attirò la sua attenzione. Probabilmente era stato preso da un momento di leggera rabbia contro quella delicata figura, pensò Mill improvvisando delle congetture. Il ragazzo lo aveva subito notato, cercava il suo sguardo e allo stesso tempo abbassava gli occhi come se volesse in realtà nascondersi. Mill aveva ormai superato la scena, l’aveva trovata eccessivamente drammatica. Era arrivato davanti alla porta del negozio e pensava alla routine delle cose da fare per l’apertura, doveva risparmiare almeno tre minuti e trenta secondi dalle pulizie per impiegarli nella sistemazione della nuova merce nel magazzino che già sapeva dove doveva posizionarla. “Scusa, hai una videocamera?” Disse la ragazza quasi nel padiglione auricolare di Mill, il quale sobbalzò nel modo più sobrio e impercettibile possibile. “No, in realtà anche un registratore vocale può andar bene…” continuò senza aspettare una risposta. Mill con professionale calma: - Buongiorno signorina, sto aprendo ora il negozio come può vedere. Se potesse aspettare venti minuti per preparare l’apertura le sarei immensamente grato. Anzi… ci metterò solo quindici minuti, nel frattempo le posso offrire qualcosa, visto che suppongo sia mattina anche per lei? - La ragazza era entrata appena la porta si aprì, prima Mill stesso, senza retorica rispose mentre si guardava intorno con un’attitudine fanciullesca: - Sì, grazie vorrei una cioccolata doppia, se non ce l’hai un tè, se alla pesca meglio. – Mill era infastidito dalla sua presenza, non era un’amante delle sorprese. -Sono Kora, piacere! – disse con tono vivace, di nuovo estremamente vicina a lui all’improvviso. In quel momento Mill, nonostante la sua indole fredda e lucida, si fece trasportare dal sempre più sentito fastidio. La guardava nei grandi occhi neri, si girò mostrandole maleducatamente le spalle entrando in una stanza su cui scritto “ufficio” e un evidente divieto di entrare per i non dipendenti. Dopo pochi minuti, riuscì con in mano una tazza. -Il suo tè, mi scusi per l’attesa, non aspettavo ospiti. – poi tornò ai suoi impegni. Kora era imbarazzata, si era seduta ad un angolo per farsi piccola e meno d’intralcio possibile avendo ormai compreso il fastidio che aveva provocato. -Non la volevo disturbare! - disse come se non si potesse contenere – Mi è sembrato un uomo abbastanza alto e robusto, che sarebbe stato in grado di proteggermi… i-io… devo andare ora, grazie per il tè al limone. – stava posando la tazza, iniziò ad avvicinarsi verso l’uscio, non aveva lasciato nemmeno il tempo di pensare ad un’ipotetica risposta che era già sparita. Sentiva nelle sue orecchie il suono flebile dei passi di Kora che si allontanava. Non le aveva lasciato niente quel incontro, né lusingato per il tentato complimento né dispiaciuto per averla fatta sentire inadeguata, non era nemmeno più infastidito.
A volte la storia è solo un punto di vista.
Camminava innaturalmente per quanto voleva arrivare lontano. Nella sua testa riusciva solo a pensare a frasi di contingenza e infondate. Aveva sistematicamente evitato quel marciapiede, non voleva rivederlo. Ma si voleva scusare, voleva dargli una spiegazione, almeno per non sembrare così matta e lunatica. Davvero poteva cambiare qualcosa? Alla fine, era passata una settimana sai quanta gente incontra un commerciante? In realtà probabilmente lui non molta, si diceva ripensando a quello che poteva essere al massimo un aneddoto insignificante. Eppure, si sentiva come se gli dovesse esprimere qualcosa di incontenibile. Alla fine, aveva appena diciott’anni che poteva saperne. I suoi pensieri erano inadatti al corpo cresciuto prematuramente, le succedeva spesso di incontrare persone che la fraintendevano, ma non era sicuramente tra le sue doti la perspicacia.
Passarono altri giorni, si accumulavano le settimane, fin quando Kora riuscì a rientrare nel negozio di Mill. Cercava di far finta di niente, un’entrata che non attirava l’attenzione come la prima volta. Guardava gli scaffali fingendo interesse, per poi improvvisare stupore alla vista di Mill. “Salve. Alla fine, non ho preso niente, mi serve una videocamera o un registratore. Non per forza l’ultimo uscito basta che sia resistente.” La guardava pensando di poter capire a cosa le servisse, ma Kora in fin dei conti era più della ragazzina che sembrava. Kora non lo ricordava così, lo ricordava più burbero, continuava a pensare mentre le mostrava cosa le poteva offrire tra la sua merce. “Allora, qualcosa di papabile per le tue esigenze?” Disse Mill cercando di concludere la vendita. Kora non era riuscita a camuffare la sua espressione pensierosa che evidentemente vagava. “Perfetto, perfetto, ne predo due” gli rispose convinta, “Ha bisogno di qualcos’altro?”, lei mosse la testa facendo un cenno affermativo. Mentre Mill si avvicinava alla cassa per concludere finalmente come un fulmine sulla sua testa si accese un pensiero. Questa ragazzina un po’ insulsa non era così banale, aveva dei bei occhi grandi che gli ricordavano quelli del suo gatto.
Mill aveva appena strappato lo scontrino mentre cercava di abbozzare un sorriso cordiale, ma sempre professionale, non sarebbe mai uscito dal suo ruolo. Kora ricambiò e iniziava a voltarsi, proseguendo verso la strada all’improvviso come era solita fare. Mill la rincorse per darle lo scontrino ritornando su i suoi passi riguardo le ultime valutazione sulla ragazza, era effettivamente non molto sveglia. Nel codice di Mill era impensabile uscire da un negozio dopo un acquisto senza scontrino.
In quel momento cieco l’unico obiettivo del suo sguardo era lei e terminare la sua vendita. Le sue dita prolungate erano talmente vicine alla spalla di Kora che gli sembrava quasi già di sentire la sua pelle in contatto con le sue falangi. Un clacson fulmineo. Rumori meccanici e un grande tonfo di collisione. I due corpi inermi per terra sull’asfalto come ormai una fotografia del loro ultimo respiro. Dannata imprudenza, che sotto un autobus ha concluso nei loro occhi ogni luce.
Tragico finale di questa opera, come a teatro, sul palco. L’epilogo sarà la morte dei due amanti e tanto domani ci sarà un altro spettacolo.
A volte la storia è solo un punto di vista.
Camminava innaturalmente per quanto voleva arrivare lontano. Nella sua testa riusciva solo a pensare a frasi di contingenza e infondate. Aveva sistematicamente evitato quel marciapiede, non voleva rivederlo. Ma si voleva scusare, voleva dargli una spiegazione, almeno per non sembrare così matta e lunatica. Davvero poteva cambiare qualcosa? Alla fine, era passata una settimana sai quanta gente incontra un commerciante? In realtà probabilmente lui non molta, si diceva ripensando a quello che poteva essere al massimo un aneddoto insignificante. Eppure, si sentiva come se gli dovesse esprimere qualcosa di incontenibile. Alla fine, aveva appena diciott’anni che poteva saperne. I suoi pensieri erano inadatti al corpo cresciuto prematuramente, le succedeva spesso di incontrare persone che la fraintendevano, ma non era sicuramente tra le sue doti la perspicacia.
Passarono altri giorni, si accumulavano le settimane, fin quando Kora riuscì a rientrare nel negozio di Mill. Cercava di far finta di niente, un’entrata che non attirava l’attenzione come la prima volta. Guardava gli scaffali fingendo interesse, per poi improvvisare stupore alla vista di Mill. “Salve. Alla fine, non ho preso niente, mi serve una videocamera o un registratore. Non per forza l’ultimo uscito basta che sia resistente.” La guardava pensando di poter capire a cosa le servisse, ma Kora in fin dei conti era più della ragazzina che sembrava. Kora non lo ricordava così, lo ricordava più burbero, continuava a pensare mentre le mostrava cosa le poteva offrire tra la sua merce. “Allora, qualcosa di papabile per le tue esigenze?” Disse Mill cercando di concludere la vendita. Kora non era riuscita a camuffare la sua espressione pensierosa che evidentemente vagava. “Perfetto, perfetto, ne predo due” gli rispose convinta, “Ha bisogno di qualcos’altro?”, lei mosse la testa facendo un cenno affermativo. Mentre Mill si avvicinava alla cassa per concludere finalmente come un fulmine sulla sua testa si accese un pensiero. Questa ragazzina un po’ insulsa non era così banale, aveva dei bei occhi grandi che gli ricordavano quelli del suo gatto.
Mill aveva appena strappato lo scontrino mentre cercava di abbozzare un sorriso cordiale, ma sempre professionale, non sarebbe mai uscito dal suo ruolo. Kora ricambiò e iniziava a voltarsi, proseguendo verso la strada all’improvviso come era solita fare. Mill la rincorse per darle lo scontrino ritornando su i suoi passi riguardo le ultime valutazione sulla ragazza, era effettivamente non molto sveglia. Nel codice di Mill era impensabile uscire da un negozio dopo un acquisto senza scontrino.
In quel momento cieco l’unico obiettivo del suo sguardo era lei e terminare la sua vendita. Le sue dita prolungate erano talmente vicine alla spalla di Kora che gli sembrava quasi già di sentire la sua pelle in contatto con le sue falangi. Un clacson fulmineo. Rumori meccanici e un grande tonfo di collisione. I due corpi inermi per terra sull’asfalto come ormai una fotografia del loro ultimo respiro. Dannata imprudenza, che sotto un autobus ha concluso nei loro occhi ogni luce.
Tragico finale di questa opera, come a teatro, sul palco. L’epilogo sarà la morte dei due amanti e tanto domani ci sarà un altro spettacolo.