Il pigiama giallo
Inviato: 01/09/2020, 22:23
«Può indicarmi, per cortesia, dove tenete i pigiamini per bambini?»
«Mi segua signora, sono su questo ripiano» risponde la commessa del negozio indicando lo scaffale alla sua sinistra, poi si fa da parte e lascia il passo alla famigliola.
Una bimbetta la supera impaziente, correndo verso lo scaffale.
«Mamma, lo vorrei giallo, me lo prendi giallo?»
«Certo Alice, puoi scegliere quello che vuoi» risponde la donna.
«E gli accappatoi per bambini dove sono?» Chiede brusco l’uomo che le accompagna.
«Venga con me, sono da quest’altra parte» risponde la commessa.
Un bambino esile, con il viso pallido e due occhi grandi li segue.
«Gli accappatoi per maschi sono qui a destra. Può scegliere tra quelli tradizionali in spugna oppure quelli in microfibra.»
«Ci penso io» dice l’uomo fermandola con un gesto della mano. Il tono autoritario dell’uomo prende un po’ in contropiede la ragazza la quale, con un ‘mi scusi’ appena sussurrato, si allontana lasciandoli soli.
Andando via non può fare a meno di notare la vistosa fasciatura all’indice della mano sinistra dell’uomo: «che esagerazione» le vien da pensare.
«Luca, non ci stare a perdere troppo tempo, guarda che bello questo con Spiderman stampato sulla schiena.»
«Non mi piace molto Spiderman, ne vorrei uno semplice, senza disegni» mormora il ragazzino.
«Questo grigio con l’incredibile Hulk è ancora più bello.»
«Non mi piace molto neanche quello, preferisco questo tutto viola.»
«Come non ti piace! È bellissimo, l’avessi avuto io un accappatoio così alla tua età. Ma che razza di colore è viola, è un colore da mammoletta. Io mio figlio con un accappatoio viola non ce lo mando in giro. Prendiamo questo con l’incredibile Hulk, la taglia mi sembra la tua. Ok, deciso.»
«Papà aspetta, va bene anche questo tutto blu, ma non quello!»
«Discussione chiusa, non ho tempo da perdere. Vai a vedere se tua sorella ha finito.»
Il tono perentorio dell’uomo richiama l’attenzione della commessa che, però, non osa avvicinarsi.
«Hai trovato l’accappatoio?» Chiede al ragazzino quando le passa accanto, «se non ti piacciono quelli posso vedere se in magazzino ne ho altri.»
«Grazie, va bene questo grigio» sussurra lui abbassando lo sguardo.
Raggiunge velocemente la sorella, ancora incerta tra due pigiamini.
«Luca, mi aiuti a decidere?» Gli chiede lei «quello rosa è fantastico, ma questo giallo è bellissimo e il giallo è il mio colore preferito!»
«Fai presto Alice, papà si sta stancando» le mormora il fratello.
«Ho capito, decido subito, prendo quello giallo.»
«Papà, ti piace?» Chiede al padre girandosi verso di lui per mostrargli orgogliosa il pigiama scelto.
«Ma che brutto! Giallo e arancione, sembrerai un pollo stasera.»
Il sorriso sul volto della bambina si spegne all'istante e gli occhi si riempiono di lacrime.
«Prendilo se ti piace tesoro, starai benissimo con quel pigiamino» le suggerisce la madre con un fil di voce.
«Non ascoltare tua madre, cosa vuoi che ne capisca lei! Guarda com’è vestita oggi, sembra uno spaventapasseri. Ascolta il tuo papà prendi quello rosa, sembrerai una vera principessa.»
«Va bene, prendo quello rosa» mormora la bambina con un fil di voce.
«Forza usciamo da qui, abbiamo sprecato già troppo tempo, paghiamo e andiamocene via» intima il padre, incamminandosi verso la cassa con il passo baldanzoso di chi ha preso in mano la situazione e l’ha gestita per il meglio.
I ragazzini lo seguono tenendosi per mano; la piccola non riesce a trattenere una lacrima e, furtivamente, se l’asciuga con la mano.
Poi, forse perché lo sguardo è offuscato da quella lacrima, forse perché la luce del locale è un po’ troppo soffusa o forse per nessun motivo, la piccola inciampa e va a sbattere contro la schiena del padre. Per sostenersi l’uomo è costretto ad appoggiare la mano a un cesto di asciugamani vicino alla cassa.
Il suo volto si rabbuia in un attimo e gli occhi si spalancano a dismisura. Si gira di scatto verso la figlia: «Alice il dito, lo sai che mi fa male il dito!» Sbotta afferrandole con forza il braccio.
«Papà mi fai male, perdonami non l’ho fatto apposta. Davvero, non volevo!» Piagnucola la piccola.
«Non stai mai ferma, sei un disastro, adesso per colpa tua il dito mi farà male per bel pezzo.»
La voce dell’uomo si alza al di sopra del brusio degli altri clienti i quali, ad uno ad uno, si girarono verso la famiglia.
«Papà, ci guardano tutti» osa dire il figlio.
«Ehi ragazzino, non rivolgerti così a tuo padre o ti rifilo un ceffone, anche se ci guardano tutti» lo minaccia l’uomo, accompagnando la minaccia con il gesto della mano. Il ragazzo alza tutte e due le braccia come a ripararsi il volto, nel gesto tipico di chi il volto se l’è dovuto riparare troppe volte.
La moglie, muta fino a quel momento, guarda il marito e sussurra: «Aldo ti prego, non qui in mezzo a tutti.»
«Donna, stai zitta, non contraddirmi, io faccio quello che mi pare, dovresti saperlo. E se ancora non l’avete capito tutti quanti, ve lo mostrerò a casa per bene.»
«Cosa sta facendo!» Si intromette un cliente «non…» La madre spaventata scuote la testa e lo guarda negli occhi supplicandolo di non continuare: «no» dice muta, muovendo appena le labbra. «No, è meglio di no.» Poi gira il volto dall’altra parte nel tentativo di nascondere una lacrima che non sfugge a nessuno.
«Mamma» la chiama con un fil di voce la figlia «è colpa mia, mi dispiace tanto! Stai tranquilla, non sembri per niente uno spaventapasseri, tu per me sei bellissima…»
La fila alla cassa, nel frattempo, si è smaltita, tutti i clienti escono dal negozio a testa bassa e in fretta, senza voltarsi indietro.
La commessa prende le banconote dalle mani dell’uomo e consegna lo scontrino, in silenzio. Impotente, lo osserva uscire dal negozio col suo passo sfrontato e con i bambini spaventati dietro di lui, poi guarda negli occhi la donna e vi legge una profonda, infinita tristezza.
Fa un passo verso di lei, appoggia la mano sulla sua spalla e stringe forte, con tenerezza, regalandole un sorriso…
«Mi segua signora, sono su questo ripiano» risponde la commessa del negozio indicando lo scaffale alla sua sinistra, poi si fa da parte e lascia il passo alla famigliola.
Una bimbetta la supera impaziente, correndo verso lo scaffale.
«Mamma, lo vorrei giallo, me lo prendi giallo?»
«Certo Alice, puoi scegliere quello che vuoi» risponde la donna.
«E gli accappatoi per bambini dove sono?» Chiede brusco l’uomo che le accompagna.
«Venga con me, sono da quest’altra parte» risponde la commessa.
Un bambino esile, con il viso pallido e due occhi grandi li segue.
«Gli accappatoi per maschi sono qui a destra. Può scegliere tra quelli tradizionali in spugna oppure quelli in microfibra.»
«Ci penso io» dice l’uomo fermandola con un gesto della mano. Il tono autoritario dell’uomo prende un po’ in contropiede la ragazza la quale, con un ‘mi scusi’ appena sussurrato, si allontana lasciandoli soli.
Andando via non può fare a meno di notare la vistosa fasciatura all’indice della mano sinistra dell’uomo: «che esagerazione» le vien da pensare.
«Luca, non ci stare a perdere troppo tempo, guarda che bello questo con Spiderman stampato sulla schiena.»
«Non mi piace molto Spiderman, ne vorrei uno semplice, senza disegni» mormora il ragazzino.
«Questo grigio con l’incredibile Hulk è ancora più bello.»
«Non mi piace molto neanche quello, preferisco questo tutto viola.»
«Come non ti piace! È bellissimo, l’avessi avuto io un accappatoio così alla tua età. Ma che razza di colore è viola, è un colore da mammoletta. Io mio figlio con un accappatoio viola non ce lo mando in giro. Prendiamo questo con l’incredibile Hulk, la taglia mi sembra la tua. Ok, deciso.»
«Papà aspetta, va bene anche questo tutto blu, ma non quello!»
«Discussione chiusa, non ho tempo da perdere. Vai a vedere se tua sorella ha finito.»
Il tono perentorio dell’uomo richiama l’attenzione della commessa che, però, non osa avvicinarsi.
«Hai trovato l’accappatoio?» Chiede al ragazzino quando le passa accanto, «se non ti piacciono quelli posso vedere se in magazzino ne ho altri.»
«Grazie, va bene questo grigio» sussurra lui abbassando lo sguardo.
Raggiunge velocemente la sorella, ancora incerta tra due pigiamini.
«Luca, mi aiuti a decidere?» Gli chiede lei «quello rosa è fantastico, ma questo giallo è bellissimo e il giallo è il mio colore preferito!»
«Fai presto Alice, papà si sta stancando» le mormora il fratello.
«Ho capito, decido subito, prendo quello giallo.»
«Papà, ti piace?» Chiede al padre girandosi verso di lui per mostrargli orgogliosa il pigiama scelto.
«Ma che brutto! Giallo e arancione, sembrerai un pollo stasera.»
Il sorriso sul volto della bambina si spegne all'istante e gli occhi si riempiono di lacrime.
«Prendilo se ti piace tesoro, starai benissimo con quel pigiamino» le suggerisce la madre con un fil di voce.
«Non ascoltare tua madre, cosa vuoi che ne capisca lei! Guarda com’è vestita oggi, sembra uno spaventapasseri. Ascolta il tuo papà prendi quello rosa, sembrerai una vera principessa.»
«Va bene, prendo quello rosa» mormora la bambina con un fil di voce.
«Forza usciamo da qui, abbiamo sprecato già troppo tempo, paghiamo e andiamocene via» intima il padre, incamminandosi verso la cassa con il passo baldanzoso di chi ha preso in mano la situazione e l’ha gestita per il meglio.
I ragazzini lo seguono tenendosi per mano; la piccola non riesce a trattenere una lacrima e, furtivamente, se l’asciuga con la mano.
Poi, forse perché lo sguardo è offuscato da quella lacrima, forse perché la luce del locale è un po’ troppo soffusa o forse per nessun motivo, la piccola inciampa e va a sbattere contro la schiena del padre. Per sostenersi l’uomo è costretto ad appoggiare la mano a un cesto di asciugamani vicino alla cassa.
Il suo volto si rabbuia in un attimo e gli occhi si spalancano a dismisura. Si gira di scatto verso la figlia: «Alice il dito, lo sai che mi fa male il dito!» Sbotta afferrandole con forza il braccio.
«Papà mi fai male, perdonami non l’ho fatto apposta. Davvero, non volevo!» Piagnucola la piccola.
«Non stai mai ferma, sei un disastro, adesso per colpa tua il dito mi farà male per bel pezzo.»
La voce dell’uomo si alza al di sopra del brusio degli altri clienti i quali, ad uno ad uno, si girarono verso la famiglia.
«Papà, ci guardano tutti» osa dire il figlio.
«Ehi ragazzino, non rivolgerti così a tuo padre o ti rifilo un ceffone, anche se ci guardano tutti» lo minaccia l’uomo, accompagnando la minaccia con il gesto della mano. Il ragazzo alza tutte e due le braccia come a ripararsi il volto, nel gesto tipico di chi il volto se l’è dovuto riparare troppe volte.
La moglie, muta fino a quel momento, guarda il marito e sussurra: «Aldo ti prego, non qui in mezzo a tutti.»
«Donna, stai zitta, non contraddirmi, io faccio quello che mi pare, dovresti saperlo. E se ancora non l’avete capito tutti quanti, ve lo mostrerò a casa per bene.»
«Cosa sta facendo!» Si intromette un cliente «non…» La madre spaventata scuote la testa e lo guarda negli occhi supplicandolo di non continuare: «no» dice muta, muovendo appena le labbra. «No, è meglio di no.» Poi gira il volto dall’altra parte nel tentativo di nascondere una lacrima che non sfugge a nessuno.
«Mamma» la chiama con un fil di voce la figlia «è colpa mia, mi dispiace tanto! Stai tranquilla, non sembri per niente uno spaventapasseri, tu per me sei bellissima…»
La fila alla cassa, nel frattempo, si è smaltita, tutti i clienti escono dal negozio a testa bassa e in fretta, senza voltarsi indietro.
La commessa prende le banconote dalle mani dell’uomo e consegna lo scontrino, in silenzio. Impotente, lo osserva uscire dal negozio col suo passo sfrontato e con i bambini spaventati dietro di lui, poi guarda negli occhi la donna e vi legge una profonda, infinita tristezza.
Fa un passo verso di lei, appoggia la mano sulla sua spalla e stringe forte, con tenerezza, regalandole un sorriso…