Piangi per l'uomo che eri
Inviato: 29/12/2020, 10:43
Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.
Apri gli occhi di soprassalto al suono della sveglia. Per un attimo, nel limbo che precede il vero risveglio, hai pensato che fosse per te.
Ma non è così, è per tua moglie, tu non hai più orari da rispettare.
Lei spegne la sveglia con un colpo secco e si alza con un sospiro. Tu rimani lì a fissare il soffitto.
Tra poco si sveglieranno tutti e un altro giorno avrà inizio.
Il profumo del caffè che senti venire dalla cucina, il rumore delle porte che sbattono, i rumori della tua famiglia che si risveglia ti lasciano indifferente, anzi no, ti rendono irrequieto.
Vorresti che se ne andassero tutti in fretta e ti lasciassero solo con i tuoi demoni.
Comunque, ti alzi anche tu per dare alla tua vita una parvenza di normalità.
Vai in bagno e prendi il rasoio. Guardandoti allo specchio quasi ti spaventi, dov’è finito l’uomo che eri? Lo sguardo fiero, il ciuffo ribelle, il sorriso canzonatorio di chi ha capito tutto della vita? Chi è questo spettro d’uomo che si specchia adesso?
Chiudi gli occhi e già cominci a sentire quei sintomi che ben conosci: le dita che prudono, i pensieri che si fanno confusi e l’ansia che aumenta sempre di più e che non potrà essere placata in nessun altro modo.
Vai in cucina e raggiungi la tua famiglia. Saluti, ti muovi, parli con loro, ma niente per te ha davvero importanza.
Fingi di interessarti al compito di matematica di tuo figlio, non te lo ricordavi nemmeno. Fingi di aiutare tua figlia ad allacciarsi le scarpe, ma per te potrebbe andare a scuola anche in ciabatte. Saluti tua moglie, un bacio appena sfiorato, sai che con lei non potrai fingere, lei riconosce ormai quel tuo sguardo confuso.
Non riesci nemmeno a guardarla negli occhi. Occhi un tempo bellissimi nei quali ti perdevi, ora cerchiati di nero e così tristi che ti si spezza il cuore, a volte.
Prima che lei esca le chiederai qualche spicciolo; poco fa in camera hai aperto cassetti, rivoltato tasche, frugato nelle borse, le sue ovviamente. Non hai trovato neanche una monetina; d’altra parte l’avevi già fatto ieri. Mentre cercavi ti sei sentito meschino, fallito, perdente, ti sei sentito tante cose tutte insieme, ma le tue mani non riuscivano a fermarsi.
Adesso non ti resta che chiedere a lei, pregandola, supplicandola magari.
Lei ti guarderà in silenzio, non dirà una parola, ne ha già dette tante, troppe, invano. Vedrai il suo sguardo spegnersi e le spalle incurvarsi, sentirai il suo cuore farsi più pesante, ancora un po’ di più.
Non riuscirai a sopportarlo e darai la colpa a lei anche stavolta. Le urlerai in faccia di piantarla di ossessionarti, di piantarla di compatirti, di piantarla di esistere.
E poi uscirai sbattendo la porta, come ogni mattina.
Tempo fa hai perso il lavoro. «Non è colpa tua» ti han detto tutti, ed è vero non è stata colpa tua, è successo e basta.
«Ci penso io, non preoccuparti cara, sistemo tutto io» hai detto fiducioso all’inizio.
Hai cercato, bussato, chiesto, supplicato, ma nessuno ti ha ascoltato.
Poi un giorno, mentre seduto al bar sfogliavi un giornale, le hai notate. Loro erano lì: luccicanti, colorate, ammiccanti.
«E se provassi anch’io?» devi aver pensato «Lo faccio per loro, non per me! Una volta sola per carità!»
«Ma certo, provaci» ti avrà detto qualcuno «magari cambi vita.»
Ti sei fatto attirare da chi ti raccontava che poteva essere la soluzione ai tuoi mali. Da chi ti diceva: «Tentaci ancora, non hai niente da perdere, semmai da guadagnare; la tua occasione arriverà, arriva sempre.»
E così hai cominciato. Prima sembravi farlo quasi per gioco, esitavi, indugiavi con la moneta in mano sentendoti un po’ sciocco, poi a poco a poco ti sei fatto più sicuro più deciso. Qualche volta un piccolo gruzzolo tornava tra le tue mani e allora ti facevi più spavaldo.
«Visto» dicevi «è facile, basta insistere e prima o poi la fortuna arriva sempre.»
A chi tentava di scuoterti per riportarti alla realtà ripetevi di aver tutto sotto controllo.
«Non c’è problema, smetto quando voglio, anzi smetterò domani se tu lo vuoi, te lo prometto» dicevi ogni sera a tua moglie.
Ti ci è voluto un po’ di tempo per capire che era tutto un bluff, che le promesse non sarebbero state mantenute. Alla fine hai capito. Solo che a quel punto era troppo tardi e smettere non era più così semplice. Non eri più tu il padrone di te stesso.
Per questo sei ancora più arrabbiato, perché adesso sai che non è giusto quello che stai facendo, non è intelligente, non è sensato, non è leale e tu una volta lo eri intelligente, sensato, leale.
Continui a farlo tutti i giorni, appena puoi e anche quando non puoi, con ogni mezzo, smarrendo ogni giorno un po’ della tua dignità.
Schiacci quei tasti con tutta la rabbia e la disperazione che ti appartengono, guardi scorrere i numeri e le immagini sperando che si fermino come vuoi tu, sperando di sentire almeno per una volta, il suono della vincita.
Anche questa mattina infilerai in quella maledetta fessura i pochi soldi che ti rimangono, quelli che qualche amico ti ha prestato, sapendo che non glieli renderai mai.
Come hai infilato nella fessura i soldi che servivano a tua figlia per la gita con la scuola, il denaro che tuo figlio aveva chiesto per poter uscire con gli amici una volta tanto, il denaro di cui tua moglie avrebbe bisogno per le bollette che arrivano implacabili.
Ma tu, anche oggi, quel denaro lo giocherai e lo perderai.
Ti fermi un attimo e ti prendi la testa fra le mani e piangi.
Piangi per l’uomo che eri e per l’uomo che sei diventato. Piangi pensando agli occhi di tua moglie, allo sguardo di tuo figlio, al quale non puoi più a nascondere nulla, all’innocenza di tua figlia che non è andata in gita e non sa perché…
Piangi perché sai già che domani ricomincerai tutto da capo…