I nemici si spezzano
Descrizione: Scritta pensando a turchi e siriani che da anni sono in guerra e ora si trovano a lavorare insieme per far fronte alla tragedia del terremoto.
Incipit: I nemici si spezzano da una parte e dall'altra di questa barricata sbriciolata, ins…
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Le vie del Signore sono infinite, quelle della natura quasi.
Adesso ci vorrebbe un bel sisma inatteso e imprevisto sul confine russo ucraino ma di quelli doc.
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Perdona la franchezza ma tu credi che basti un sisma brutale, uno a "doc" come lo hai definito per fermare l'odio tra gli uomini? Chiaramente non è cambiato nulla, come non cambierebbe nulla ora tra Ucraini e Russi, con o senza sismi di mezzo. Non sono certo questi morti che porteranno tregua o pace. Questi sono invece altri morti, altre vite perse da aggiungere a quelli che l'uomo, a differenza della natura, distingue stupidamente tra buoni e cattivi, esattamente come fa con le religioni, dove si autoproclama di volta in volta unico vero portatore di un volere, o valore, "divino" sulle proprie idee o convinzioni, creando divisioni, tra buoni e cattivi, ma la matrice in entrambi i punti di vista la si guardi o la si intenda è sempre presente ed è sempre la medesima, l'ipocrisia, il tutto sempre e solo portato a seconda della propria convenienza personale, culturale, o di aggregazione posta personalmente in essere. C'è mai stata però una cultura non fondata sul predominio o una volontà di questo, esercitato sopra o a discapito di un'altra? C'è mai stata una cultura realmente "buona" accogliente, o quantomeno realmente rispettosa pur nelle
sue differenze, verso il diverso da sé, verso l'estraneo? Saremo noi i buoni o forse come occidente esattamente come ogni altra cultura diversa o uguale alla nostra, esistita in ogni tempo e luogo della storia umana, seguiamo a nostra volta più o meno stupidamente, ma sicuramente ipocritamente solo ciò che conviene e soprattutto quando conviene a qualcuno di noi? L'uomo è sopravvissuto e si è evoluto in società sempre più complesse nei secoli motivato quasi esclusivamente dal bisogno direi del tutto biologico a questo punto di imporsi su altri uguali e diversi da lui, non avendo ostacoli naturali al suo predominio mentale, supremazia da esercitare poi, in mancanza di "stranieri" o in concomitanza a questi, anche all'interno del proprio orto di casa. Ogni tanto però altri tipi di ostacoli lo riportano a fare i conti anche con ciò che oltre a questo è, ovunque e ad ogni latitudine, a vedere ciò con cui si è fin troppo abituato a guardare solo il proprio nemico, il diverso da sé, l'estraneo, mai sé stesso o i propri cari, cioè il fatto che siamo tutti uguali, tutti fatti di carne e sangue davanti alla morte, tutti innocenti e colpevoli in egual misura, senza più distinzioni tra buoni o cattivi, perché questo, e solo questo, è quello che ci accomuna nelle nostre puerili e sagge menti, solo questo ci porta a vedere nei fatti la realtà di ciò che siamo. La morte di chi si ama. Dopodiché succede sempre che, per la maggioranza di chi resta, i propri interessi personali naturalmente vanno poi oltre e succedono a questo come ad ogni altro tipo di lutto, e così infine si ricomincia nuovamente il massacro reciproco che, sia che venga perpetuato verso lo "straniero" o verso chi è sangue del nostro sangue, il nostro vicino, il nostro amico/a, mogli, mariti, figli, parenti, poco importa. Siamo tutti fatti allo stesso modo senza distinzioni, cambia solo nelle diverse culture e società la modalità con cui si applica e quindi si nasconde al meglio o alla meno peggio questo procedimento, questa ipocrisia di fatto applicata su ogni aspetto culturale alla base di essa, cioè appartenente ad ogni singolo individuo che la compone. Per assurdo però, se ora non viene portato a livelli di escalation irreversibili, questo procedimento è quello che ci ha permesso in passato di non estinguerci. La predominanza mentale o volere di questa, su ogni cosa, persona, o fattore non sia già di dominio o controllo del nostro "io". Questo è semplicemente quindi il risvolto della medaglia, il prezzo da pagare per avere avuto in concessione dall'evoluzione come specie una individualità cosciente di sé.
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