La truffa
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La truffa
«Ma va là, sempre la stessa storia, io non lo le ho tolto un quattrino» ribatté Melchiorre, suo unico socio e collega di lavoro, nonché vecchio come lui.
E sostenne con fierezza quello sguardo acceso d’ira.
«Lei mente… è un bugiardo matricolato» fece ancora
E gli puntò contro l’indice, tremolante per la rabbia.
«Lei che non mette nessun impegno e nessuna dedizione nel lavoro di ogni giorno... pigro, menefreghista, pressapochista e... ladro. Manca sempre la stessa cifra all’appello» proseguì.
«Quanto?» lo stuzzicò Melchiorre.
«Lo sa bene quanto. Cinquecento lire!»
«E lei per cinquecento lire, ogni giorno, imbastisce questa commedia?»
«Nel lavoro occorre disciplina e onestà. È una questione di principio» replicò implacabile, e a fronte alta.
Era questa la norma nel rapporto tra Agenore Ristolfi e Melchiorre Ippolito, due uomini ormai sulla settantina che, insieme, gestivano una piccola orologeria in corso Buenos Aires a Milano.
«Sono stufo di dovermi guardare le spalle non appena volto le spalle» gli rinfacciò, con involontario gioco di parole, Agenore, il quale, come ogni giorno, non aveva voglia o intenzione di cambiare argomento o di mollare la presa. «Lei mi froda!»
«Se frodassi lei froderei me stesso, signor Ristolfi» obiettò Melchiorre con su sorriso beffardo.
«Lei mi froderebbe comunque, per il gusto di farlo» ribatté aspro l’altro.
I due, nonostante gli oltre quarant’anni trascorsi insieme, dal 1946, dieci ore al giorno per sei giorni la settimana, si davano del lei e mantenevano una litigiosa distanza. Nessuno dei due si interessava della vita dell’altro e nessuno dei due sapeva cosa facesse l’altro nella vita privata, a parte quel che sfuggiva a ciascuno dei due nei confusi brontolii quotidiani o nei frequenti battibecchi in cui erano capaci di rinfacciarsi episodi lontani nel tempo anche decenni.
«Io non so per quanto la potrò sopportare» si lamentò allora Melchiorre Ippolito.
«Lei arriva sempre con quindici minuti di ritardo all’apertura. E lo fa apposta, per poi potermi accusare con comodo di aver sottratto denaro alla cassa» lo stuzzicò con voce stridula.
E infatti Agenore, ogni mattina, appena arrivato controllava il contante rimasto dal giorno precedente e, puntualmente, trovava un ammanco sempre uguale. E così ogni mattina iniziava a lanciare le medesime accuse al socio e collega:«Disonesto, mattina dopo mattina. Lei ha prelevato quella somma dalla cassa… alle mie spalle. Il mio guadagno! Lei mi deruba ogni giorno, caro signor Ippolito» brontolò Agenore.In cambio, riceveva sempre la medesima risposta accompagnata da un sorriso: «Siamo soci. Se io frodassi lei, caro Ristolfi, froderei me stesso…»
La mattina dopo Melchiorre Ippolito non si presentò al lavoro. Lo fece senza avvisare, cosa mai accaduta in quarant’anni di onorata attività e immancabili dispetti. Passarono i giorni e Agenore Ristolfi, a chi gli chiedeva notizie del socio, inventava storie con il sorriso sulle labbra e con un sollievo che a vicini e clienti sembrò sospetto. Come Agenore Ristolfi Melchiorre Ippolito non aveva una famiglia e viveva da solo. Il suo corpo venne trovato molti giorni dopo la sua scomparsa, quando il portiere dell’appartamento dove Melchiorre Ippolito viveva, in via Fulvio Testi, sentì del cattivo odore provenire dall’interno. I vigili del fuoco lo trovarono nel soggiorno. Giaceva senza vita, riverso sulle spalle e con chiari segni di violenza in corpo. Dei frequenti litigi col socio la polizia venne presto a conoscenza. E uno dei primi a essere interrogati fu proprio Agenore Ristolfi, il quale, ciarliero e avventato qual era, cadde immediatamente in contraddizione. Non gli ci volle molto per ammettere di essere andato a trovare il socio in casa, per la prima volta in quarant’anni, la sera dell’omicidio, per discutere con lui dei continui ammanchi di cassa la cui causa era -a suo dire- lo schifoso vizio del suo socio.
«Ma insomma, quanto le mancava ogni giorno da quella benedetta cassa?» domandò il commissario, indispettito dall’atteggiamento freddo e insolente dell’anziano signore.
«Cinquecento lire ogni mattina… Ippolito, da perfetto meridionale, aveva il vizietto di bere una tazzina di caffè ogni mattina prima d’iniziare a lavorare. Commissario, c’ho le prove: gli ho scattato le fotografie, a quel ladro, mattina dopo mattina» confessò candidamente Agenore Ristolfi, convinto con questo di avere l’asso nella manica, e di essere nel giusto per avere troppo a lungo sopportato la ribalderia del socio. «Ho sopportato quel ladro fin troppo a lungo. Alla fine mi sono difeso.»
«E lei... che parla dei vizi altrui, per cinquecento lire mi ha ammazzato un cristiano?» lo rimproverò il commissario sempre più sbalordito.
«Ma cosa ne vuol capire lei, che è pure un terùn come Melchiorre» lo compatì Agenore Ristolfi. «Non l’ho ucciso mica per una questione di denaro, vacca boia; ma per una questione di principio…»
- Laura Traverso
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L'autore ha descritto assai bene i soci: freddi tra di loro, nonostante i quarant'anni vissuti assieme. Nulla sapevano l'uno dell'altro; il loro rapporto verteva solo sul lavoro condiviso: poveretti! La conclusione è a sorpresa perchè mai, almeno io, mi sarei aspettata un epilogo così noir, soprattutto a opera di Agenore. Caspita che tipetto! Dai così saldi principi...
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la storia parte in maniera chiara, con quello che pare un contrasto affermato dal tempo e ormai destinato a durare fino al termine.
non mi aspettavo proprio che il termine lo provocasse il socio depauperato, anche perché la cifra era ridicola, soprattutto in corso Buenos Aires. tant'è...
scorrevole quanto basta, rivedrei un poco la punteggiatura in alcuni tratti.
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Il tono ironico e grottesco del racconto è ottimamente sviluppato, i personaggi, nei loro tratti essenziali, sono ben costruiti, c’è pure l’annoso problema della discriminazione territoriale; tutti elementi che rendono il brano godibile e ben scritto. Un leggero editing (esempio: “obiettò Melchiorre con su un sorriso beffardo”) e ci siamo.
Il mio giudizio è molto positivo.
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Idea: la senilità può portare a estreme conseguenze.
Trama: due vecchi soci in affari litigano, ma l'epilogo volge in tragedia e il motivo addotto lascia l'amaro in bocca.
Personaggi: il derubato è caratterizzato bene. Si empatizza con lui, anche se si sospetta abbia torto. Chi poi si rivela essere davvero un ladro è caratterizzato di meno.
Argomento: una storia apparentemente banale.
Lettura: dialoghi convincenti e credibili.
Grammatica e Sintassi: alcune idee:
gli rinfacciò, con involontario gioco di parole, Agenore, il quale, come ogni giorno, non aveva voglia...
5 virgole in 103 caratteri? Una possibile alternativa:
gli rinfacciò, con involontario gioco di parole, Agenore. Come ogni giorno, non aveva voglia...
obiettò Melchiorre con su sorriso beffardo
obiettò Melchiorre con su un sorriso beffardo
nei frequenti battibecchi in cui erano capaci di rinfacciarsi
nei frequenti battibecchi nei quali erano capaci di rinfacciarsi
Come Agenore Ristolfi Melchiorre Ippolito non aveva una famiglia e viveva da solo
Come Agenore Ristolfi, Melchiorre Ippolito non aveva una famiglia e viveva solo
lo rimproverò il commissario sempre più sbalordito.
lo rimproverò il commissario, sempre più sbalordito.
Giudizio: in questa gara si deve ricercare la brevità, ma per un epilogo del genere sarebbero state necessari qualche migliaio di caratteri in più.
Una puntualizzazione: la sottrazione di denaro è un furto, non una truffa.
La truffa è un reato previsto dall'art. 640 C.P. mentre il furto è un reato contro il patrimonio previsto dall'art. 624 C.P. La truffa è un'attività ingannatoria capace di indurre la parte offesa in errore attraverso artifici e raggiri per indurla a effettuare atti di disposizione patrimoniale che la danneggiano e favoriscono il truffatore.
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Il Bene o il Male
Trenta modi di intendere il Bene, il Male e l'interazione tra essi.
Dodici donne e diciotto uomini hanno tentato di far prevalere la propria posizione, tuttavia la Vita ci insegna che il vincitore non è mai scontato. La Natura ci dimostra infatti che dopo un temporale spunta il sole, ma ci insegna altresì che non sempre un temporale è il Male, e che non sempre il sole è il Bene.
A cura di Massimo Baglione
Copertine di Giuliana Ricci.
Contiene opere di: Antonella Cavallo, Michele Scuotto, Nunzio Campanelli, Rosanna Fontana, Giorgio Leone, Ida Dainese, Angelo Manarola, Anna Rita Foschini, Angela Aniello, Maria Rosaria Del Ciello, Fausto Scatoli, Marcello Nucciarelli, Silvia Torre, Alessandro Borghesi, Umberto Pasqui, Lucia Amorosi, Eliseo Palumbo, Riccardo Carli Ballola, Maria Rosaria Spirito, Andrea Calcagnile, Greta Fantini, Pasquale Aversano, Fabiola Vicari, Antonio Mattera, Andrea Spoto, Gianluigi Redaelli, Luca Volpi, Pietro Rainero, Marcello Colombo, Cristina Giuntini.
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Dentro la birra
antologia di racconti luppolati
Complice di serate e di risate, veicolo per vecchie e nuove amicizie, la birra ci accompagna e ha accompagnato la nostra storia. "Dentro la birra", abbiamo scelto questo titolo perché crediamo sia interessante sapere che cosa ci sia di così attraente nella bevanda gialla, gasata e amarognola. Perchè piace così tanto? Che emozioni fa provare? Abbiamo affidato questa "indagine" a Braviautori, affinché trovasse, tramite l'associazione e il portale internet, scrittori capaci di esprimere tali sensazioni. E infatti sono arrivati numerosi racconti: la commissione ne ha scelti 33. Nemmeno a farlo apposta, 33 è la quantità di centilitri di un gran numero di bottiglie (e lattine) di birra; una misura nota a chi se n'intende.
A cura di Umberto Pasqui e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Andrea Andreoni, Tullio Aragona, Enrico Arlandini, Beril, Enrico Billi, Luigi Bonaro, Vittorio Cotronei, Emanuele Crocetti, Bruno Elpis, Daniela Esposito, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Livio Fortis, Valerio Franchina, Luisa Gasbarri, Oliviero Giberti, Elena Girotti, Concita Imperatrice, Carlotta Invrea, Fabrizio Leo, Sandra Ludovici, Micaela Ivana Maccan, Cristina Marziali, Stefano Masetti, Maurizio Mequio, Simone Pelatti, Antonella Provenzano, Maria Stella Rossi, Giuseppe Sciara, Salvatore Stefanelli, Ser Stefano, SunThatSpeed, Marco Vignali.
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Luna 69-19
antologia di opere ispirate al concetto di "Luna" e dedicata al 50° anniversario della storica missione dell'Apollo 11
Il 20 luglio 1969 è la data che segna per sempre il momento in cui il primo essere umano ha posato per la prima volta i piedi sul suolo lunare. Quel giorno una parte di voi era d'avanti ai televisori in trepidante attesa del touch-down del lander, altri erano troppo piccoli per ricordarselo e altri ancora non erano neppure nati, tuttavia ne siamo stati tutti coinvolti in molteplici maniere.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Alessandro Mazzi, Andrea Coco, Andrea Messina, Angelo Ciola, Cristina Giuntini, Daniele Missiroli, Enrico Teodorani, Francesca Paolucci, Franco Argento, F. T. Leo, Gabriele Laghi, Gabriele Ludovici, Gabriella Pison, Iunio Marcello Clementi, Laura Traverso, Marco Bertoli, Marco Daniele, Maria Emma Allamandri, Massimo Tessitori, Namio Intile, Pasquale Aversano, Pasquale Buonarotti, Pietro Rainero, Roberta Venturini, Roberto Paradiso, Saji Connor, Selene Barblan, Umberto Pasqui, Valentino Poppi, Vittorio Serra, Furio Bomben.
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Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2019 - (a colori)
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