recensore:
Ida Dainese(socio onorario, collaboratore)
donatore 2019 (2 dal 2015)
Recensione o commento # 1, data 00:00:00, 20/10/2019
Ciao! Commento volentieri questo tuo testo che mi ha portata a riflettere su quanto dici. Ti sono sfuggiti dei refusi (rose e fiori) e delle ripetizioni (anche ora, per poter, magari). L'inizio potrebbe anche essere quello pacato e obiettivo di un saggio (inteso come genere dell'opera), ma poi il soggetto diventa "io" e il tono si alza fino al livello di sfogo personale.
Ovviamente esprimi idee degne di rispetto ma, se posso permettermi, vorrei dirti quanto io la pensi diversamente. Non ha senso per me dire che non ho scelto di nascere, perché sarebbe come pretendere di programmare il mio futuro. Per me la vita è troppo breve, forse perché ne ho già vissuta più della metà, ma mi rendo conto che non potrebbe essere più lunga perché l'anima umana non può sopportare secoli di esperienze, perdite, gioie e dolori. Comprendo che la Morte sia una liberazione, non dalla Vita, ma da terribili, sfortunati casi di malattie. L'esempio dell'Alzheimer che hai citato mi tocca da vicino, ma io più che alla perdita guardo al bagaglio di ricordi, al tempo passato insieme, e questo è stato un dono.
risposta dell'autore, data 00:00:00, 22/10/2019
Indubbiamente può essere inteso frainteso come sfogo personale, ma non è così Ida. Se ad alcuni utenti capita di interpretarlo come tale, sono rammaricato. Ti ringrazio sul fatto che pensi che io esprima idee degne di rispetto, degli elogi fanno sempre piacere, oltre a delle critiche. Indubbiamente si, sul fatto che nessuno ha chiesto di nascere può anche essere frainteso ciò… ma personalmente ritengo sia strano il fatto che veniamo al mondo non per nostra scelta. Per quanto invece concerne la Morte… indubbiamente anche io reciprocamente la considero una liberazione. Solo che tu hai una percezione diversa dalla mia sul piano esistenziale. Io a livello personale considero la vita un dramma vero e proprio, e non parlo solo per esperienze vissute sulla mia pelle, ma anche per motivi filosofici derivanti da autori come Leopardi, Schopenhauer, Cioran, ecc. Poi vabbè… del resto condivido che i singoli momenti passati con le persone care possono essere un dono, condivido. Ma se da quel momento sfociano in qualcosa di tragico, a mio modesto parere diventano una maledizione. Il fatto che tu abbia appena detto che hai già vissuto più della metà della tua vita mi porta a supporre che tu magari abbia superato i 50 anni di età (senza voler scaturire nell'irrispettosità nei tuoi confronti). Io ne ho 28 di anni (compiuti da poco). Comunque, sei un osservatrice acuta per quanto concerne le recensioni, ti faccio i miei complimenti.
Recensione o commento # 2, data 00:00:00, 23/10/2019
Trovare un senso alla vita è un'impresa disperata ma ci hanno comunque provato in molti e vorrei provarci anche io nel mio piccolo. Ogni vita fa parte di una catena fatta di figli e nonni, una serie continua che ha radici nel nostro più lontano passato ma non tutti gli esseri viventi hanno coscienza di questa ininterrotta serie di vite e di morti. Un batterio quasi di sicuro non lo sa, un leone ne può avere una coscienza parziale, ma noi siamo più fortunati (?) e conserviamo le memorie dei nostri predecessori, sia delle loro vite che delle morti. Noi siamo parte, come ogni essere vivente, di una catena senza fine di cui pochi abitanti di questo pianeta si rendono conto e la tragedia è proprio questa, la nostra coscienza. In se la vita non ha un senso evidente se non per se stessa, è un algoritmo che si ripete all'infinito senza altro scopo che conservare se stesso e di questo meccanismo siamo schiavi non solo noi ma ogni essere vivente qui, su Marte se ce ne sono o altrove nell'universo.
Possiamo ipotizzare che ci sia uno scopo finale, ma non avendone prove pur avendolo cercato per millenni non credo sia costruttivo provarci ancora.
Dopo una considerazione del genere in che modo possiamo gestire questa continua tragedia?
Edonismo? Stoicismo? Nichilismo?
Facciamola semplice, godiamoci quel che la vita ci da di bello e difendiamoci dal male che porta con se fino a che ce la facciamo, ma rimaniamo coscienti che forse la morte non è per sempre. Forse non saremo noi quelli che la sconfiggeranno, ma la strada che abbiamo intrapreso è quella, cerchiamo da sempre di sconfiggerla e forse alla fine ce la faremo, ma la tragedia non cambierà di molto, avere una lunga vita significa avere lunghi dolori, anche se non fisici, non facciamoci troppe illusioni, la sofferenza fa parte della vita.
Non ha senso vivere con la paura della morte, ma se andate bene a guardare quasi ogni nostra azione deriva da quella paura.
Io penso che facciamo parte di una lunghissima saga in cui il nostro scopo come razza è più che chiaro, vogliamo vivere per sempre, come la vita stessa e in questo possiamo anche trovare una giustificazione alle nostre sofferenze odierne, ma individualisti come siamo non ce ne rendiamo conto e generalmente anche se non ce ne accorgiamo remiamo contro.
La vera tragedia è proprio questa, non abbiamo un senso di appartenenza, non ci sentiamo tutti figli della stessa madre.
risposta dell'autore, data 00:00:00, 23/10/2019
Certamente. Non penso nemmeno io che un batterio abbia questa consapevolezza, stesso vale per un bambino. Per quel che riguarda il goderci la vita, sono anche li d'accordo. Ma sinceramente penso che non dovremmo sempre ambire ad ottenere il massimo, dato che non è possibile. Anzi, penso esattamente come Leopardi che il piacere massimo della vita sia quello delle illusioni, vano e passeggero.
La consapevolezza si, è una tragedia ma allo stesso tempo direi che è abbastanza utile per sottrarci dalle schiavitù, se sapessimo usarla nel modo giusto. Per esempio, se giungessimo alla conclusioni che alcuni bisogni della nostra società sono indotti, e non necessari ci sentiremmo più liberi, in quanto riusciremmo a capire di non averne bisogno come ad esempio una macchina costosa od un viaggio alle Hawai. Questo io penso sulla consapevolezza, che può anche portare sofferenza. L'ho scritto in una delle mie opere "il Consapevole". Se non l'hai letta te la consiglio, mi è stato detto che è molto interessante per il materiale di riflessione che propone. A breve vedrò di scrivere altre opere, se troverò ispirazione e materiale.
Recensione o commento # 3, data 00:00:00, 08/11/2019
Il telos che si individua "sotto traccia" è un bisogno di cercare un senso di un quid che è per sé stesso indicibile. Non c'è alcun bisogno di scomodare il buon Epicuro per intuire che la morte Non è: dunque, è pretesa ardua parlare o scrivere di un non-essere. Il rischio è elevato: ci si puo'ritrovare a dire e scrivere tutto e il contrario di tutto, a volte anche elucubrazioni retoriche, come ho letto nel testo che hai recensito del Tosti. La morte, così, diviene una sorta di pseudo-meditazione intellettualistica, priva di nerbo narrativo e di coerenza logico-teorica. E'per questo motivo che il tuo testo propone un altro tema, toccante e veramente 'umano, troppo umano': il senso da trovare-poter dare al decorso pseudo temporale che chiamiamo erroneamente "vita". Il testo avrebbe più di un nucleo concettuale da dibattere - ad esempio, quello di un continuum della catena complessa della esistenza -. In tal modo, però, si parla d'altro e i riferimenti sarebbero numerosi e calzanti. Il tuo testo, a mio avviso, andrebbe diluito in alcuni sottotesti tematici, che sono rintracciabili tra le righe direttamente o indirettamente. Ti consiglio di proporre a te stesso questa sfida. Credo tu possa riuscirei questo intento. Buon lavoro
risposta dell'autore, data 00:00:00, 09/11/2019
Grazie. Ci proverò in futuro magari. Ti faccio i complimenti per la proprietà di linguaggio che esponi, e per il suggerimento che mi hai proposto. Se ho tempo, faccio ciò che posso per poter sviluppare la dialettica, e magari evitare qualche refuso. Buona giornata a te.
Recensione o commento # 4, data 22:03:19, 13/05/2022
Mi hanno buttato fuori
dal nulla
Senza che lo volessi
e poi
Mi hanno detto :
ci sei!
Mi hanno detto:
sei libero !
Mi hanno detto:
TU vivi
mi hanno detto:
gioisci !
Ma perché ?
Ma vaffanculo !
Ma chi dà il diritto
di creare persone
che prima non ci sono
ma dopo
irrimediabilmente sì ?
Recensione o commento # 5, data 11:24:59, 14/05/2022
Ragazzi, sono d'accordo sul fatto che non si è scelto di vivere, ma sappiamo benissimo chi ci ha fatto materialmente, nostra madre e nostro padre, quindi se si vuole trovare dei "colpevoli" per il nostro stesso esistere è da loro che bisogna o bisognava bussare (che già questo è una fortunata scelta che abbiamo e che non tutti hanno). Comunque sia, noi, o molti di noi non hanno vissuto o mai vivranno la vera sofferenza, impartita dall'uomo stesso (altra fortunata/scelta conseguente alla nostra sorte, non scelta), ma solo una propria, o riflessa in noi, di chi amiamo e ci è vicino, fisica e/o mentale. Quindi già il "caso" (le scelte di altri esseri umani) che ci ha voluto figli dell'occidente, sarebbe già da ringraziare anche se non richiesto direttamente da noi. Immagino e percepisco benissimo "l'ingiustizia" (sempre altre scelte consapevoli) di chi invece non ha avuto la stessa fortuna di nascere da queste stesse scelte che ci hanno invece dato modo di stare qui liberamente a parlare. Ma in ogni caso abbiamo sempre la possibilità di toglierci da questa vita (e da tutto ciò che ne comporta), come e quando lo si vuole, sapendo benissimo però che questo ultimo gesto di estremo egoismo, perché di liberazione (e sono d'accordo su questo) o meno che sia, di egoismo si tratta, va però direttamente a ledere e colpire veramente, chi invece sceglie di rimanere e di molto vicino a noi. Quindi è giusto riflettere e comprendere il nostro stato dell'essere, anzi è proprio questo il senso unico che possiamo avere nel nostro breve passaggio, dare un senso a noi stessi comprendendo ciò che siamo dentro per poter dare un senso compiuto anche a tutto ciò che è fuori, quindi il nostro stesso senso di essere da poi senso compiuto a tutto l'universo fuori e dentro di noi. Mi pare sufficente. Voler vivere per sempre, toglierebbe automaticamente lo scopo invece a questo stesso senso, dopo si che vivremmo all'infinito per niente, infinite cose da sapere per un infinito essere, significa girare attorno a se stessi, significa avere il mezzo senza però avere lo scopo, essendo lo scopo parte del finito e non dell'infinito. Per Dio è diverso, non deve sapere, non deve ricercare scopo nel suo essere, lui è il sapere e l'essere dell'infinito stesso, da qui poi parte la creazione del finito, quindi di una causa ed un effetto, quindi del tempo lineare, quindi di uno scopo dentro questa "bolla" in cui noi siamo iscritti, e di cui solo noi possiamo poi tramite noi stessi, darne e darci senso e scopo, nel nostro finito tempo. Quindi, dato che non avremmo più il tempo come misura o limite per farlo, per noi invece, vivere per sempre non porterebbe a nulla di veramente più concreto nel nostro fine o sapere di essere. Invece non bastando una singola vita e nemmeno miliardi di miliardi, per comprendere questo, bisogna farlo pezzo per pezzo, ogni vita singolarmente, è un pezzo per se stessa, ogni pezzo di ogni vita però è poi un pezzo in più di sapere e comprensione che si aggiunge per chi rimane. Quindi in questo modo almeno singolarmente abbiamo un senso e uno scopo, sia verso noi stessi che in funzione agli altri. Il senso invece viene perso se si guarda all'umanità in toto, ma dato che ognuno di noi ha consapevolezza reale solo di se stesso, non avrebbe senso vederci poi come un unicum, dato che non lo siamo e non lo saremo mai, non in questo senso di intendere, non per le questioni esistenziali e quindi personali, ma solo come proseguimento e progresso di una comprensione estesa e quindi condivisa come specie.
Recensione o commento # 6, data 13:15:12, 14/05/2022
Ho modificato e ampliato ulteriormente il mio commento se a qualcuno interessa l'argomento, prima avevo anche sbagliato l'ordine tra senso e scopo, ora riflette invece perfettamente il mio pensiero a riguardo.