Di Paola Tassinari: Grazie Roberto per la recensione, un vero regalo perché mi hai fatto riconoscere una canzone che non conoscevo più o meglio era nei ricordi dimenticati eppure è uscita fuori nella poesia, Heidegger, e io ci credo, dice che nella poesia viene fuori l'essenza, lo spirito o l'anima, insomma quella cosa lì, e poi grazie ancora Roberto perché sono proprio gli ultimi due versi il punto focale della poesia che tu hai colto e interpretato assai bene e poi mille grazie perché mi dai modo di spiegare il titolo che per me è sempre molto importante e pensato a lungo. Yellow rappresenta il giallo più bello (quello di Wordsworth e della sua poesia sui narcisi) ma anche il giallo più brutto quello della lingua inglese che comanda il mondo occidentale (la lingua definisce e dà un'identità a un popolo) quando inserisco un titolo in inglese vi è sempre un riferimento civile e sociale, mi interrogo sul fascino ambiguo della lingua inglese (mi sciolgo con la lirica del rock) ma mi preoccupa il suo dominio

Di user deleted: Il Dragone-Mon Amour#8

La capacità di evocazione visiva ci sta tutta, il che è assolutamente un grande punto a favore. Ma qui andiamo oltre: c'è il sentimento, e quello doloroso. Quel 'disinfetta' finale, che, quale unico appunto ma de gustibus, intenderei come 'sterilizza', unito all'aggettivo 'acido' ci porta nella direzione di un vuoto da abbandono.
Yellow, dice Paola. E yellow sia. Ci sono le prime parole di un testo dei Coldplay che parlano proprio del colore delle stelle.

Dei versi che sento molto belli, per uno che si reputa, di fronte al genere poetico, più o meno come una goccia nel mare. Ma cosa potrei dire? Mi sono piaciuti. Gli ultimi due sono fantastici.

Ultima considerazione. Con il tempo ho ricevuto ripetutamente delle critiche quando tiravo giù un titolo in lingua straniera. In definitiva non ci trovo nulla di male, questo vorrei dire. Se non ricordo male probabilmente c'è ancora qualche mia opera con il titolo straniero. Ho deciso però da tempo di settarmi sull'italiano, onde non scontentare nessuno. Come anche di non esplicitare i miei riferimenti musicali che, guarda caso, erano spesso in inglese (ma anche in francese e in tedesco).Non facciamoci illusioni… uso il traduttore.

Ribadisco, questo di Paola Tassinari mi sembra un ottimo ingresso.

"La parola è per metà di colui che parla, per metà di colui che l'ascolta" (Michel de Montaigne)