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Fri 29 March, 11:33:04
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Recensione o commento a: Il presente - (Racconto Biografia, Breve) - di Ibbieffe:

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Le altre recensioni o commenti
Di user deleted: Ora se io non ho compreso male il video postato qui in uno dei miei commenti, mi pare di aver compreso che tutto comunque si sposta nel tempo, sempre in relazione al suo movimento, comunque alla velocità della luce, quindi in ogni intervallo di un secondo da noi percepito, noi ci siamo spostati nel tempo e nostro personale spazio, di un secondo, quindi di 299. 792. 458 m/s nello spazio/tempo poi calcolato in relazione alla nostra massa (corpo) e alla massa o effetto di gravità terrestre in cui ci troviamo, (quindi non corrispondente esattamente alla velocità della luce stessa, ma nemmeno troppo distante da essa) il tutto poi relazionato alla effettiva velocità di un fascio di luce nello spazio vuoto.

Quindi il tempo da noi percepito tale in essere e divenire è l'esatto intervallo o differenza (di spazio/tempo) risultante tra queste due misure.

Ecco perché viviamo e percepiamo tutto solo nel passato del presente stesso.
Di user deleted: Ho corretto i punti che ritenevo errati nella spiegazione (non sono un atrofisico purtroppo), comunque il concetto a grandi linee è quello che ho espresso, magari con qualche possibile errore di forma.
Di user deleted: Allora la causa è il principio di tutte le cause di cui noi abbiamo rilievo e prova in essere dal primo effetto da questa causato appunto, il big bang. Quindi partiamo dai fatti noti e provati. Se c'è ora presente uno spazio, questo spazio si dilata ed espande in un tempo (finito perché essendo presente un inizio, come tutto in esso avrà anche una fine). Il tempo quindi è presente da quando è presente lo spazio. Pertanto questi due fattori inizialmente entrambi effetto, sono poi diventati causa, della/nella loro stessa espansione, lo spazio/tempo. Esso (il tempo) è perciò in divenire per ogni possibile spazio o corpo all'interno di esso stesso (l'universo o spazio/tempo). Quindi ogni cosa al suo interno subisce un espansione o mutamento da un punto A verso un punto B, cioè da un presente/passato ad un futuro/presente o se preferisci dal passato al presente.

Questo perché ogni materia con presente massa al suo interno subisce il processo entropico, cioè il passare del tempo dal punto A in un punto B come anche lo spazio/tempo stesso che continua ad espandersi.

L'unico aspetto che "sfugge" a questo concetto, è il fascio di luce nello spazio vuoto (spazio/tempo), essendo esso privo di massa (fotoni). Quindi se esso viaggia in linea retta, da un punto A verso un punto B, se il punto A dista 299. 792. 458 m/s dal punto B, esso arriva esattamente in un secondo (noi infatti abbiamo ricalcolato il concetto di tempo in spazio percorso, proprio da questa costante universale), quindi non arriva da A a B o meglio, esso è già la distanza di tempo e spazio o quasi (un secondo) tra questi due punti cioè C (la costante di tempo presente, tra questi due punti, che impiega quindi la distanza nel tempo relativo di un secondo per arrivare a destinazione).

Quindi se noi viaggiassimo insieme ad un raggio di luce nello spazio vuoto noi saremmo sempre nel presente stesso di ogni punto del tempo percorso dal raggio. Cioè niente o quasi effetti entropici, tempo, praticamente quasi fermo. Questo solo però se la distanza equivale al tempo cioè 299. 792. 458 m/s. Quindi noi per raggiungere tale spazio di distanza invecchieremmo di un secondo nel tempo percorso.

Chiaramente se un oggetto dista invece un anno luce, noi per raggiungere l'oggetto in questione muovendoci alla stessa velocità della luce, invecchieremmo comunque di un anno (l'entropia rimane sempre in gioco).

Questo però significa anche che se A dista meno di 299. 792. 458 m/s da B e viceversa, noi arriveremmo prima dello spazio/tempo presente di questa distanza, cioè a seconda del nostro punto di partenza nello spazio/tempo (se quindi l'oggetto è avanti a noi o dietro di noi, immaginando di procedere su una linea retta) il presente che percepiremmo sarebbe o il futuro dell'oggetto, o il passato di esso, dal nostro punto (fascio di luce) percepito però, sempre come presente (cioè presente/futuro, o passato/presente di esso).

Questo comporta ipoteticamente che ogni punto nello spazio/tempo è già esistente, quindi raggiungibile tramite il passare del tempo (entropia) fino alla fine di questo stesso spazio/tempo che perciò è si ancora in espansione, ma comunque a mio avviso finito.

Quindi il tempo esiste da quando esiste lo spazio, non lo abbiamo inventato noi, essendo lo spazio e il tempo sempre un unicum, infatti dopo Einstein si parla di spazio tempo non più come concetti divisi, ma uniti e complementari tra loro. Poi entra in gioco anche la gravità, quindi la massa che infatti dilata lo spazio/tempo vicino ad essa.

Per il momento, nonostante tutto ne subisca l'effetto, solo noi ne abbiamo però coscienza e conoscenza, quindi da qui poi nascono i nostri concetti sia oggettivi che soggettivi nel definire o percepire il passato, presente e futuro.
Di Namio Intile: E quale causa ha prodotto il tempo? O il tempo è esso stesso una causa che produce cosa? Altro tempo? E se è prodotto perché non è permanente e invece diviene? E non dirmi prodotto da causa ignota perché equivale a non dir nulla e a non significare nulla.
Di user deleted: Ovvio qui stiamo parlando di tempo oggettivo, cioè frazioni di tempo a cui noi diamo o attribuiamo già un concetto in essere di passato, come il tempo di un pensiero che nell'essere pensato diventa già passato in essere oggettivamente, ma non praticamente, venendo sempre da noi semplicemente registrato o percepito come il presente vissuto. Però come dice Giancarlo tramite riflessione poi si comprendono anche questi concetti oggettivi, chiaro che noi non basiamo poi la nostra vita su di essi.
Di user deleted: Non esiste ieri, oggi e domani, quello è una nostra convenzione funzionale organizzativa alle nostre specifiche di specie, così come, mesi, anni, ore, minuti e secondi.

Esiste per noi (anche senza l'orologio) oggettivamente solo il passato in cui tutto in noi si esprime ed un presente che non verrà mai quindi colto pienamente in essere, perciò il presente è già il futuro stesso di ogni momento presente da noi però percepibile e vissuto solo come/nel passato di questo tempo stesso.
Di user deleted: No Namio mi vedo dissentire dalla tua affermazione, quello da me descritto è l'esatta nostra reale percezione (oggettiva) del tempo rapportata alla stessa realtà universale. Sul tempo definito dall'orologio invece convengo con il tuo pensiero da te dato nel tuo primo commento a questo testo. Poi chiaramente esiste anche il tempo per come viene vissuto consciamente e soggettivamente, dove senza riflettere sulla realtà oggettiva del tempo stesso passiamo da un ricordo del passato ad un percepito reale presente, al futuro immaginato, sperato o previsto che è invece l'esempio da te fatto e descritto. Sulla causa/effetto tutto è legato a questo in natura, dalla nostra vita, al pianeta, all'universo stesso, essendo tutto nato da una causa ignota che ha prodotto un effetto che ha prodotto una nuova causa ed un nuovo effetto ecc ecc. Anche il tempo della natura, delle stagioni, delle maree, sono tutti effetti di cause esterne al pianeta per dire (gravità, rotazione, magnetismo, ecc ecc… ) che a loro volta producono effetti e cause, ognuna di esse tende a ripetersi per via della rotazione terrestre e i fenomeni ad essa legati, ma non esiste una stagione estiva uguale o sovrapponibile ad un'altra per dire, ognuna di esse sarà simile nelle tempistiche, ma diversa nei fatti, proprio perché esse stesse sono influenzate poi da cause/effetti anche interni al pianeta oltre che da quelli esterni, quindi esiste comunque una differenza dovuta all'entropia su ogni singolo aspetto dell'universo stesso, interno come esterno a noi.
Di Namio Intile: Vado in OT, Gabriele. Tu tendi a oggettivizzare ogni cosa, tempo compreso. Quello che tu descrivi è il funzionamento di un orologio, che quantifica il tempo secondo una convenzione. L'orologio segna il tempo frazione e per frazione e noi siamo ormai avvezzi a sezionare e considerare il tempo in questo modo. Ma io scrivevo a Ibbieffe di un tempo soggettivo, di ciò che io sento come il mio tempo, la mia sensazione di tempo: un'estensione dal passato al presente verso il futuro.
Senza contare che il tempo poi non è sottoposto al rigido regime scientifico della causa che produce un effetto. Lo ieri non causa l'oggi come il futuro non è causato dal presente.
Di Giancarlo Rizzo: Se ne hai voglia e tempo leggi il mio post "L'anello mancante".; è scritto come dici tu da professore… facile facile. Tieni sempre conto che sono riflessioni e non la verità rivelata da dio. Comunque anche se non capisci quello che scriviamo, pensando e ripensando, anche tu ci arrivi come tutti. Resta il fatto che la vita quotidiana non dipende da queste "verità".
Di Ibbieffe: Ok, raghi: ho compreso più o meno solo il 17.3% di quanto avete scritto e mi sento assai stupida, adesso…
Di Giancarlo Rizzo: Potrei arrabbiarmi,
e invece me la rido.
Dopo tutta la fatica
che ho fatto nelle vita
per capire come stanno
veramente tutte le cose
e alla fine che ho capito
e ne sono soddisfatto
guardo intorno e vedo che
tutti sapevano
tranne me.
Di user deleted: (link)

Giancarlo guarda il video. Quindi se noi ci spostiamo nello spazio/tempo sempre alla velocità della luce (se stiamo fermi) o comunque di poco inferiore, quando poi ci muoviamo, allora come avevamo entrambi ipotizzato con conclusioni diverse poi nella sostanza (energia fisica nella mia o spirito per la tua idea) la "consapevolezza" o fascio informativo viaggia dentro al nostro corpo esattamente alla velocità della luce cioè nel tempo del corpo e dentro il suo spazio, essendo essa sempre ferma, costante e confinata in noi (all'interno del corpo stesso), quindi non in movimento in relazione al proprio spazio (il corpo), ma solo sulla sua linea temporale (il tempo di vita del corpo). Ma per fare questo può essere come detto anche nel video, solo un raggio di luce quindi fotoni, energia di tipo fisico priva però di massa propria.

Ti riporto un passaggio del mio saggio laconsapevolezza dell'essere:

"Tutti noi sappiamo in qualsiasi momento dato, sia conscio che sub conscio (nel sonno per esempio) di essere in essere, sempre viventi. Per essere consci o sub consci di questo fatto non abbiamo bisogno di ricorrere al pensiero (quindi a riconoscerlo tale solo nel presente che però pensandolo diventa già passato, quindi già avvenuto) stesso, ma abbiamo invece questa singola informazione data in noi, in ogni singolo istante della nostra vita. Nel presente stesso di ogni istante della nostra vita, quindi questa informazione data, è presente in noi, dentro il nostro spazio, dentro il nostro corpo quasi o alla stessa velocità di un fascio di luce. Come un fascio di luce nello spazio. Essa quindi non assomiglia, ma è; può essere solo, un fascio di luce che si muove nel nostro corpo o spazio."
Di user deleted: Beh se tutto l'universo conosciuto, orizzonte degli eventi dei buchi neri apparte, dove sappiamo che il tempo in vicinanza di esso scorre più lentamente, come poi in realtà in vicinanza o per effetto di ogni massa (ma solo per chi osserva, cioè se uno vedesse qualcosa in prossimità di esso lo vedrebbe sempre sull'orizzonte stesso, mai dentro, mentre invece per l'oggetto stesso il tempo percepito è sempre lo stesso se non sbaglio), penso che sia questa una regola/legge universale, a cui solo la luce nello spazio vuoto sfugge (a parte nel buco nero stesso), attraversando essa, sempre il presente in/di ogni tempo. Quindi se anche esistessero forme di vita cosciente del proprio essere oltre a noi, penso subirebbero e percepirebbero le stesse nostre condizioni esistenziali, perlomeno a livello entropico spazio/temporale.
Di Giancarlo Rizzo: Per me è chiarissimo: così pare che sia. Ma siamo sicuri che questa logica sia davvero quella che spiega in maniera oggettiva la realtà di cui facciamo parte? Come sappiamo che quello che percepiamo sia valido per noi e per un alieno qualsiasi?
Di user deleted: Come preannunciato eccomi a fare il tuttologo temporale, scherzo ovviamente.

Allora secondo me nella realtà è semplicemente il presente che diventa immediatamente passato, e il futuro che diventa immediatamente presente che quindi torna nuovamente e istantaneamente passato.

Morale noi viviamo, quindi pensiamo e ci muoviamo solo nel e sul passato di ogni tempo, vissuto in essere e divenire, come apparente presente.

Quindi la reale percezione sarebbe, il passato che pensa verso il presente, cioè all'attimo futuro che già sul tempo di essere pensato o tramutato in azione, diventa già, il passato di questo presente.

Il futuro in realtà è solo una delle finite finestre o possibilità di pensiero o azione vissute poi esclusivamente nel presente/passato a venire, sia imminente che proiettato/immaginato in avanti a questo, ma che anche una volta pensato, o immaginato in avanti al presente stesso, sarà comunque poi percepito e vissuto da noi già come il passato, in essere e divenire, del momento divenuto poi ora presente.

Ripeto :

presente diventa/è passato

futuro diventa/è presente.

La vera domanda non è quindi tanto come percepiamo il flusso del tempo, ma se è vero quello che ho appena affermato, dimostrabile per tutti logicamente, allora vuol dire che in realtà il libero arbitrio poi va a farsi benedire. Questo perché se viviamo in essere e divenire solo il passato di ogni tempo/scelta, vuol dire che nel futuro/presente di ogni scelta fatta o voluta, essa è già stata comunque compiuta, perché noi poi viviamo in essere solo il passato della stessa.

Quindi noi scegliamo di volta in volta con totale responsabilità di scelta, una scelta che però nei fatti avremmo comunque compiuto di nostra stessa volontà, come pure se imposta da altri, potendola poi percepire in essere solo nel presente, presente che per noi però è già inesorabilmente il passato di questo stesso futuro/presente.

Naturalmente per aver conferma reale di questo dovremmo spostarci alla stessa velocità di un fascio di luce, dove invece del passato saremo e percepiremo sempre in essere e divenire solo il presente di ogni tempo. Cioè il passato, se potessimo procedere in linea contraria, tornerebbe istantaneamente presente, come allo stesso modo, procedendo invece in linea retta avanti a noi, il presente sarebbe già istantaneamente il futuro stesso.

Quindi ora invece il tempo sarebbe così percepito:

passato diventa/è presente

presente diventa/è futuro.

Chiaro no?
Di Giancarlo Rizzo: Se vi legge Gabriele vi mette a posto tutti e due ! Scherzi a parte, ognuno vive il proprio tempo come vuole, al di là di come sia la realtà (che essendo soggettiva si presta alle diverse interpretazioni). Io vivo il presente come presente che guarda al passato e che del futuro pensa in termini di probabilità. Fate voi…
Di Ibbieffe: Prima di tutto ti ringrazio per il tempo che hai speso per leggere e commentare. "Io vivo il presente come estensione del passato verso il futuro" è una frase bellissima, che mi è rimasta in mente e mi ha procurato fascinamento ed anche quella sensazione di leggera rabbia della serie "ma porco Tensing: avrei voluto pensare io ad una frase così! Doveva venire in mente a me e dovevo inserirla direttamente nel pezzo!". Appena torna mia cugella (a momenti) gliela riferirò, anche se dubito che la apprezzerà quanto l'ho apprezzata io (quando torna dal lavoro è un po' fusa). A proposito: la cugella Alexz torna continuamente nei racconti perchè abbiamo vissuto sempre assieme fin dalla nascita (ci separano solo 3 mesi di differenza) e il piano è di farlo fino alla fine delle nostre parabole terrene…
Di Namio Intile: La cugella è un personaggio che ritorna nei tuoi racconti. Carino il siparietto con colazione mattutina, rivela un pezzo minuto di vita e insieme il tentativo di riflettere su delle questioni di carattere generale pure se un poco astratte. In fondo i due protagonisti si sono risposti da soli: presente passato e futuro non sono un'invenzione umana, ma la quantificazione del tempo in ore minuti e secondi invece sì. E forse è proprio quest'infinito frazionare gli istanti è un'operazione senza senso. Io vivo il presente come estensione del passato verso il futuro. Io vivo il presente perché sono il mio passato e non posso prescindere da esso neanche in futuro.
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