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Sun 22 September, 19:40:57
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Recensione o commento a: Il paese della felicità - (Racconto Narrativa, Breve) - di Lucia De Falco:

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Le altre recensioni o commenti
Di user deleted: Un racconto fiabesco, che ricostruisce, con semplicità ma in modo efficace, il cammino dell'uomo verso il progresso. Progresso che mentre accresce il benessere, allontana gli uomini dai valori su cui si era incardinata la vita delle comunità grandi e piccole, la famiglia, il vicinato, la città. Tanto è forte lo scarto tra un prima, fatto di semplicità, di poche "cose" e di profondi legami e affetti, e un poi che rende ciechi gli uomini, tanto che si lasciano attrarre dallo sciagurato desiderio di avere sempre di più. Ma più si "ha", meno si "è". In questa dialettica tra essere e avere, sembra debba prevalere l'avere. L'elemento di discontinuità, che permetterà agli uomini di ritrovare se stessi, recuperando uno sguardo sul mondo capace di mettere a fuoco quelli che erano stati i valori fondanti della comunità, sarà proprio il virus che spariglia gli equilibrismi efficientismi di donne e uomini moderni, tutti presi dall'urgenza di fare, lavorare, guadagnare, consumare, et cetera… Solo quando perdiamo ciò che abbiamo ne comprendiamo il valore. Un bel racconto.
Di Namio Intile: Ciao, Lucia. Le tue fiabe le ho notate e sono molto valide. Chiedo scusa per le citazioni e le riflessioni, sono consapevole di essere pedante e pesante. Stare sereni è un modo come un altro per sentirsi felici, appagati. Ma l'indefinitezza di questi termini e il distacco del loro senso originale dall'odierno sentire rendono ogni ricerca vana o aleatoria. Spesso insieme all'origine, e al significato, delle parole si è smarrita la loro verità così da lasciare chi le adopera con dei mezzi inefficaci. Bisognerebbe inventare parole nuove per poter adoperare bene quelle antiche.
Di Lucia De Falco: Ciao Namio. Grazie per il tuo commento. Ho notato che i tuoi commenti sono sempre ricchi di citazioni colte. È bella la frase di Seneca. In realtà, io considero la felicità come serenità, come il godere di ciò che si ha, degli affetti che ci circondano. Riguardo al mio profilo, sono una giovane maestra La mia scrittura è semplice, perché sono abituata a rapportarmi ai bambini, tra gli alunni e la mia bambina. Di solito scrivo poesie, talvolta fiabe. Ultimamente, mi sto dedicando più alle recensioni su questo sito. A presto.
Di Namio Intile: Non hai inserito molto nella tua pagina personale
Provo a dirti due parole su questo racconto e, innanzitutto, ti segnalo questo: "Passò del tempo e il benessere sembrò dilagarsi:" dilagare.
Il testo è semplice, sembra una fiaba con una morale finale e dunque va considerata come tale.
La narrazione è scorrevole e l'intento è comprensibile e, in parte, condivisibile.
La felicità è per me sopravvalutata. Non egere felicitate felicitas vestra est, scriveva Seneca e dovrebbe diventare il motto di ognuno, ma bisognerebbe possedere una consapevolezza che la maggior parte non ha. Noi viviamo invece nel regno della ricerca della felicità anglosassone, quelli del Nordamerica l'hanno messa pure in costituzione. E quindi tutti quanti, sguinzagliati alla sua ricerca, finiscono per non trovarla, e per sentirsi all'opposto.
La tua favola ha in fondo ragione, non è nel consumo e nella ricerca di beni da usare e gettare che la felicità si trova.
E qui basterebbe tornare alla radice del termine. Felicitas, dal greco fyo.
La radice di felicità si trova in altri termini: fecondo, fertile, che produce frutti.
La felicità, per i nostri antenati, era sinonimo di fertilità, e non di abbondanza, che era cosa diversa.
Proprio quella fertilità che noi abbiamo barattato per l'abbondanza.
E forse per questo motivo in tanti sono così in-felici.
Di Lucia De Falco: Grazie, si questa fiaba risale al lockdown dell'anno scorso, che mi ha dato, inizialmente, più tempo per la mia famiglia, ma anche per me, perché ho ricominciato a scrivere e mi sono iscritta al sito di bravi autori.
Di Marcello Rizza: Ciao Lucia. Ho letto questo racconto con un sentimento di distopia all'indietro, fino a quasi il termine. In realtà era una bella fiaba e nemmeno utopica, in molti hanno potuto fare alcune valutazioni sul momento e ne sono usciti rafforzati nel prendere in considerazione valori che stavano perdendosi. Tante, tantissime torte coi tuoi figli, è il mio augurio.
Di Lucia De Falco: Forse ti riferisci alla parte in cui si parla del fatto che tutti corriamo e cerchiamo di essere super efficienti, finendo poi per trascurare le cose veramente importanti: i nostri affetti...
Diciamo che me ne sono accorta soprattutto nel periodo iniziale della quarantena. Poi, col lavoro a distanza, sono comunque ripiombata in questo vortice...
Grazie di cuore del commento.
Di Alberta Bonaldo: Ciao Lucia, volevo farti i complimenti per questo racconto.
Le parole semplici e lo scorrere veloce degli eventi rendono il testo piacevole e adatto a qualsiasi target.
Devo ammettere che, per quanto non mi trovassi in pieno accordo su quello detto nello spezzone della "caccia all'efficacia", le tue parole sono state di grande impatto e questa esagerazione dei fatti ha accentuato il significato del finale.
Spero di poter leggere presto qualche tuo nuovo racconto Smile
Di user deleted: Una favola moderna, il cui estro fantasioso è sostenuto da frammenti di storia più o meno recente.
Molto interessante lo spunto di riflessione sulla rivalutazione della terza età, che ci viene suggerito dalla "fata buona" a mo' di ammonimento insieme alla via della salvezza. Lei è, inaspettatamente, una vecchia molto saggia. Non ha un nome -forse perché ne possiede innumerevoli-. Io ne ho trovato uno. Voi...fate voi.
Di Lucia De Falco: Grazie. In realtà è un po' il mio linguaggio: abbastanza semplice e immediato.
Spesso sento persone un po' più in là con gli anni dire che una volta la gente era più buona verso il prossimo, "di cuore": la gente bussava alle porte per chiedere un po' di zucchero, un po' d'olio, mentre oggi siamo quasi infastiditi o indifferenti agli altri. Anche in famiglia spesso ognuno è preso dal proprio tablet o cellulare. Credo che questi giorni di chiusura forzata in casa ci stia aiutando a recuperare dei valori, innanzitutto lo spazio della famiglia e delle cose più semplici, come preparare una torta con i propri figli, parlare, finalmente guardarsi.
Di Ida Dainese: Di positivo c'è la bellezza di questa favola, dal linguaggio semplice e asciutto, il suo arrivare immediato alla mente dei bambini per farsi capire. Racconta del passato, di come siamo arrivati al presente, degli errori commessi, delle paure, di quello che abbiamo dimenticato e di ciò che è davvero importante. Gli adulti, ovviamente, sanno che la storia è più complicata di così, perché ci sono da considerare sfumature tra le luci e le ombre. Ma non si può fare a meno di riflettere sui cambiamenti della società moderna, sulle brutture da cui vorremmo difendere i nostri figli, sul futuro che vorremmo fosse per loro migliore del nostro.
Di Lucia De Falco: Grazie di cuore. E' un racconto veramente sentito, scritto di getto e con l'aiuto della memoria, delle notizie che mi sono state tramandate quando ero piccola dai miei nonni, persone davvero eccezionali. Gli episodi degli ultimi giorni hanno contribuito a stimolare questa creazione.
Di Visitatore: Racconto breve ma che riesce a toccare il cuore di chi lo legge. Emozionante percorso che parte da un passato non così lontano e che riporta a tempi che sono per tutti familiari. Dopo aver letto questo racconto non si può che riflettere e sognare il lieto fine con una vena di amarezza e nostalgia






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