Le altre recensioni o commenti
Di Dino: Caro Paolo,se si guarda il Mosè dal restro ci si rende conto che la prima versione era diversa, ma forse "l'errore" o il ripensamento, ha apportato nuova linfa alla creatività del grande Michelangelo.
Di Paolo Maccallini: Questo brano avrebbe dovuto fare parte di un racconto ampio (il solito romanzo nel cassetto di noi italiani!) in cui uno dei personaggi è una donna. Il racconto era infatti pensato come una raccolta di brani tratti dai diari dei protagonisti della storia.
Quando ho 'tagliato' questo pezzo per metterlo qui ho deciso di lascialo al femminile perché altrimenti avrei dovuto cambiare delle piccole cose che però mi sembravano riuscite.
Ultimamente ho sentito che la statua di Mosè sarebbe stata oggetto di una massiccia rielaborazione da parte dell'artista, fatta anni dopo la sua prima realizzazione, il cui scopo fu quello di darle la torsione che ho esaltato nel brano: infatti originariamente la statua guardava avanti, risultando forse, agli occhi del genio, un po' banale.
In effetti, a pensarci, la testa pare un po' sottodimensionata rispetto al resto: questo potrebbe essere dovuto al fatto che fu ricavata 'dentro' la testa originale, che guardava davanti a sé.
Anche la gamba sinistra sarebbe più corta di quella destra: pure qui il motivo risiederebbe nel fatto che dovette essere ricavata da quella originale, che non era flessa all'indietro.
Dunque allora è l'imperfezione a rendere questo 'mostro' così... perfetto; è il ripensamento, il conflitto dell'autore con se stesso.
Di Dino: Ricordo perfettamente le sensazioni che io stesso provai una quarantina d�anni fa quando, giovane studente, mi aggiravo per Roma scoprendone giorno per giorno le tante meraviglie. L�autore dello scritto parla al femminile suscitando in chi legge una certa curiosit� , ma la descrizione del Mos�¨
Michelangiolesco, come pure della bellissima cattedrale, �¨ troppo accattivante perch�© la mente sia distratta da altro. La sindrome di Stendhal stava per colpire pure me trascinato in antichi ricordi, affascinato dalla mole e dalle fattezze del capolavoro che da vita e forma alla materia inerte. Non c��¨ passo biblico, non c��¨ nessun �miracolo�, non c��¨ assolutamente niente al mondo di paragonabile al senso di grandezza, d�infinito splendore, di calda religiosit� quale quella che pu�² esprimere un artista nella pienezza della sua creativit� . Essa trascende ogni fede terrena per assurgere alle vette pi�¹ alte della capacit� d�astrazione umana. L�autore dello scritto ha saputo cogliere l�atmosfera unica che San Pietro in Vincoli regala ai suoi visitatori, costernati ed affascinati da uno spettacolo unico, glorificante della magnificenza di un Credo, che spesso io contesto, ma che riconosco abbia saputo coinvolgere milioni di persone sparse in ogni parte del mondo, trascinandole a Roma ,culla di eterna civilt� .
Di
Pia: Sindrome di Stendhal... certo che trovarsi di fronte a un capolavoro come il Mosè fa un effetto davvero forte, come davanti a tutte le opere grandiose dell'uomo. Hai reso l'idea di come ci si possa sentire alla perfezione, anche a me è capitato di sentirmi insignificante, ma nello stesso tempo mi sono sentita anche grande al pensiero che l'uomo sia stato capace di creare una simile bellezza. Fin quando ci sarà gente che apprezza l'arte in tutte le sue manifestazioni allora vuol dire che non tutto è perduto