Di Carlocelenza: Egregerrimi colleghi siam quinci convenuti onde addivenire a un etico moral logologica transazion filosofica sul tema: quanto si sale per una discesa?
Io eravamo in due all'ombra del sole seduti su una pietra di legno a rimirar l'erto dirupo che scendendo fino a valle conduceva agli alti quartieri celesti. Sorse allora spontanea una domanda, alta, solenne e muta come una suocera ciarliera. Dimmi, gli chiesi, sai tu la risposta? Certamente si che non la so, rispose rimanendo muta.
Assordato dal suo silenzio udii un gridare venire da una casa. Baro diceva e urlando lo ripeteva.
Non puoi giocare gridai al noioso lavandino perdi sempre, non sono loro a barare, sei tu che perdi!
Guardai le case e le vie lastricate sotto il sole cocente della mezzanotte, le pietre si spaccavano gemendo sotto la violenta ma solenne tempesta e mi misi a pensare. Pensai tanto che quasi persi l'orologio, infatti fu come per miracolo che sentii la sua flebile voce. Smettila di correre, mi diceva, non vedi che vado indietro?
Pensare fa male, pensai, si rischia di perdere anche se si bara.