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Mon 23 September, 02:05:18
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Recensione o commento a: Sla - (Racconto Narrativa, Breve) - di Thomas Pistoia:

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Le altre recensioni o commenti
Di Arcangelo Galante: Un racconto molto intenso, che narra di una terribile malattia, di quelle che, purtroppo, ti costringono a letto, immobilizzato. È la storia di un uomo che vive sulla sua pelle la gravità della SLA, quasi in uno stato vegetativo, ma con la mente ancora in grado di percepire tutto ciò che è presente attorno a lui, compreso l'intenso sentimento espresso dalla compagna di una vita, sentimento che può ricambiare solamente con lo sguardo. Molte sono le considerazioni che emergono dalla lettura, come la riflessione sul fatto che si possa sperare solo nel tempo, o in un gesto pietoso. È un'attesa, forse, altrettanto impietosa, che sconvolge la vita del malato, in primis, ma anche delle persone a lui più fare, che lo assistono nel decorso della malattia. Cos'altro aggiungere, se non che si tratta di un testo che, certamente, emana tristezza, ma anche vicinanza morale a tutte le persone che si trovano a dover affrontare tale situazione, magari da sole e senza nessuno vicino che possa dare loro un minimo di conforto. Sinceri complimenti, Thomas.
Di Ida Dainese: Un racconto bellissimo e tremendo. Uno stile poetico e forte che tiene testa a una malattia tanto potente che ruggisce dentro senza sfogo. L’immagine che annuncia il suo tragico inizio durante la preparazione del caffè è di grande impatto; la visione del soffitto, unico orizzonte possibile per gli occhi, le radici che lo bloccano al materasso, l’impossibilità di parlare, il tubo per respirare delimitano esattamente l’inesistente spazio di manovra fisica di questo ammalato. Il contrasto con lo spazio enorme dell’immaginazione è impressionante. Nel piccolo corpo rigido, “cadavere vivo piantato nel mondo”, si muove un cosmo di emozioni, di parole, di urla che si dibattono prigioniere, un’anima grande e completa che la malattia vuole ridurre alla follia. Ma c’è una forza esterna che lo aiuta a non arrendersi, un alleato dalla mano che sa “di bucato e di pietanza”, che comprende il linguaggio dei battiti di ciglia, una silenziosa, amata presenza che cammina nelle prime righe del racconto, che aspetta discreta dietro il pianto della parte centrale, che ritorna a illuminare fino all’ultima riga.
Di Angela Di Salvo: Una malattia che paralizza, immobilizza a letto. Un uomo che si è ammalato di SLA, ridotto a vivere come un vegetale. Ma anche se egli non è più in grado di muoversi, la sua mente è ancora viva, perchè percepisce ancora tutte le sensazioni che provengono dal mondo da cui l'infermo è esluso, e anche il cuore batte ancora verso la compagna a cui può solo rivolgere in silenzio uno sguardo d'amore.
"Un cadavere vivo piantato nel mondo, ecco cosa sono; una statua vivente che spera nel tempo o in un gesto pietoso". Sta qui la riflessione centrale, amara e consapevole del testo, non resta che l'attesa che il tempo possa risolvere il problema (con la fine di tutto o con un miracolo) o un atto di pietà che ponga fine a tanto strazio (forse una mano divina che mandi una morte liberatoria?). Mi pare improbabile la speranza in un' eutanasia. Un'opera che si legge con una certa tristezza, e non è difficile per il lettore entrare in empatia con il malato grazie a un testo ben scritto e dotato di un lessico molto appropriato e pregnante nella sua semplicità ed essenzialità.
Di Giuseppe Novellino: "Un cadavere vivo piantato nel mondo". Questa espressione, di un'arcana forza, si accompagna alla rivelazione riguardante la malattia di cui soffre il protagonista del racconto. Sla è, suppongo, la sigla con la quale viene nominata questa atroce patologia che costringe il paziente a un'immobilità crudele, come quella di una pianta. Il bello del racconto, secondo me, sta in tutta questa attesa che ci porta alla rivelazione finale. L'uomo soffre di una malattia crudele, ma non sappiamo quale essa sia. Dobbiamo aspettare la fine. E intanto leggiamo la descrizione delle sue sofferenze, l'angoscia dei suoi pensieri e ci immedesimiamo in lui. Interessante l'impianto linguistico, che fa di questo racconto una specie di poeseia prosastica, molto intensa ed efficace.
Di Pia: in che maniera si può commentare un testo del genere? Stilisticamente nulla da eccepire, non c'è una virgola fuori posto ed è più agghiacciante dell'horror che ho commentato prima. La sofferenza e il senso di impotenza misto a rabbia si percepisce in pieno, la patologia di cui si parla è invalidante e irreversibile, se si riesce a mettere anche solo per un attimo nei panni di chi ne è affetto allora si apprezza ancora di più ad apprezzare quello che si ha. Non so se è autobiografico o no (spero di no), ma se l'effetto sperato era di far rabbrividire allora l'autore ci è riuscito in pieno. Di fronte a queste cose c'è poco da commentare, ma solo riflettere sull'assurdità della vita






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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