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Le altre recensioni o commenti
Di Ida Dainese: Bel racconto misterioso tutto giocato su un’attesa crescente e perfette atmosfere. Una narrazione abile e convincente. Sembra di vivere un’avventura surreale dove le cose, gli animali e le persone sono senza caratteristiche mostruose, normali, tuttavia non lo sono allo stesso tempo. Uno strano incantesimo è in atto, risucchiando energia e vita eppure i giorni passano senza scossoni. L’inquietudine si cela dietro occhiali da sole e dentro un buco nero, in un silenzio che fruscia come sabbia o parole sussurrate. La curiosità è scatenata a tal punto che al lettore vien voglia di partire per Magharab per indagare di persona.
Di Isabella Galeotti: Ben scritto, con desrcizioni molto originali.
Secondo me uno strano silezio di vetro,è molto carina come immagine. Il silenzio è dietro ai vetri solitamente, ma anche le altre pugnalati da un filo di ventro fresco è divino filo di vento è la lama del pugnale. Invece parlerei dei nomi che hai dato hai personaggie del luogo Malfatti e Maffei per non parlare di Magharab. Fire che prediligi i cognomi con la M. Quando si scelgono i nomi degli attori bisogna scerglierli diversi, così il lettore non può impantanarsi e ritornare indietro a rileggere chi fa cosa. Quindi un bel Rossi e Esposito andavano benissimo. Quel fenomeno naturale che ha stuzzicato all'inizio, poi si è rivelato molto debole nella descrizione finale. Questo è solo il mio modesto parere. Comunque in sostanza miha fatto molto piacere leggerlo. Di Stefano di Stasio: Un forte ai confini del nulla abitato da soldati-larva inebetiti è la scena in cui si ripete un misterioso fenomeno geologico. In una ambientazione a metà fra i film della legione straniera e le pagine de Il Deserto dei Tartari viene descritta l�ultima corvée del sottotenente Malfatti. Ben pensata la struttura della trama che fa lievitare, progressivamente, la suspense intorno alla strana voragine capace di risucchiare le energie vitali. In alternativa al racconto in terza persona, forse si sarebbe potuto narrare in forma di monologo interiore, in modo da dare voce al pensiero dello stesso sottotenente Malfatti per descrivere l'angoscia che gli si avvita dentro in questo luogo popolato da crisalidi. Paradossalmente, la missione descritta dall�autore si può vedere come introspezione alla ricerca di quanto di spaventoso e di sconosciuto si nasconde nell�animo di ciascun uomo. La paura del buco nero dell�età evolutiva trasferita nell�età adulta. E così il protagonista intuisce che il suo scampo è la fuga ma ormai è troppo tardi, cadrà risucchiato, è il caso di dire.
Qualche piccola incertezza nell�uso delle immagini (uno strano silenzio di vetro�, Gli effluvi della sonnolenta calura �, sipari polverosi della canicola si alzassero, pugnalati da un filo di vento fresco�), un refuso (��I Quali, malgrado la loro tenera età ��) e qualche ripetizione evitabile (��in quel buco che affondava nella terra come una radice cava, per poi perdersi nelle viscere della terra��). Di Angela Di Salvo: Il racconto riferisce degli esiti di una missione ispettiva che il sottotenente Maffei compie nel forte di Maghareb, uno sperduto avamposto ai confini, sotto il comando del colonnello Maffei. In questa zona si è verificato uno strano fenomeno naturale molto insolito e inspiegabile che preoccupa il quartier generale; il sottotenente dovrebbe verificare e osservare quello che succede redigendo un rapporto ai suoi superiori. La vicenda ha un impianto narrativo e descrittivo molto ben costruito che fa nascere nel lettore una crescente curiosità sulla stranezza dell'evento e soprattutto sull'ambiguo personaggio del colonnello, presentato come un perfetto militare ma dalla vita privata non del tutto esemplare. Malfatti, dopo l'ispezione sul luogo dove assiste al misterioso accadimento, sembra perdere forza ed energie e si convince, attraverso "la visione terrificante" di quello che avviene sotto il "buco" sul terreno, che in quel posto succedano delle cose orribili. La conclusione della storia prospetta una spiegazione al di là di ogni immaginazione e offre un epilogo ancora più sorpendente. Il testo è ben strutturato, corretto e connotato da un lessico appropriato.
Unico appunto: sostituirei "i Quali"(?) con il pronome "che" collegando la proposizione relativa con la frase precedente. |
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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.
A voi, astanti ed esteti dell'arte.
(Sam L. Basie)
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