MARIOTTA, LA QUARTA BAMBINA
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Fiammetta ha perduto i ricordi dell'infanzia ed è afflitta da un incubo ricorrente dal quale né il dottor Baum né il marito Nicola sanno liberarla. Scrittore di favole, arguto e comprensivo, Nicola la convince a tornare nella sua città natale con il pretesto di un Premio Letterario alla carriera. Nell'arco di tre giornate, l'ultima delle quali una caldissima e onirica Estate di San Martino, Fiammetta ha un drammatico incontro con Riccardo, un amore dei tempi dell'Università, e recupera parzialmente la memoria: affiorano dal passato le bambine Elisa, Giovanna e Mariotta, il linguaggio cifrato del "PA", la Torre del Castello sempre chiusa a chiave, il bambino nano e la donna nera. In un gioco pericoloso in cui realtà e fantasia si scambiano le parti, Fiammetta ritroverà se stessa. Forse.
La commistione dei due piani, quello reale e quello fantastico, proiettano il lettore nella dimensione dell'ambiguo che è la tipica condizione dell'infanzia. I dialoghi e la descrizione dei luoghi mantengono la medesima atmosfera. Protagoniste di questa storia sono Fiammetta, donna aggrovigliata nel proprio oblio, e Mariotta, perno di una vicenda sempre in bilico tra passato e presente. I personaggi maschili possono essere letti come proiezione dell'instabilità emotiva della protagonista: il marito Nicola, soprannominato Scudiero sia per la sua funzione protettrice e paziente nei confronti della moglie sia perché scrittore di favole di cavalieri e scudieri, e l'antagonista Riccardo, meschino e protervo, non presentano lo stesso numero di sfaccettature dei personaggi femminili perché il loro apparire e muoversi sulla scena è sempre raccontato attraverso gli occhi dell'insicura Fiammetta. I piani temporali della storia sono due: quello presente che si svolge nell'arco di tre giorni e quello passato che riaffiora a intermittenza con i profili incerti che hanno sempre le immagini rievocate. Non è per caso che Fiammetta riflette sulla natura dei tempi verbali: il tempo imperfetto, quello delle favole, del "C'era una volta…" e il tempo perfetto cioè il passato remoto che allude a vicende concluse e irripetibili. Per Fiammetta il tempo non potrà mai essere perfetto, perché il suo oscillare tra gli anni lontani delle favole e il suo quotidiano risvegliarsi in preda agli incubi le impedisce di tracciare confini. L'unica presenza solida e inquietante del passato e del presente è una torre, la Torre, solida e minacciosa, alta fino a provocare vertigini, buia fino a permettere che il Male, quello sognato e quello reale, si nasconda nei suoi angoli più nascosti ed emerga, insinuante e seducente, a sconvolgere e a lasciare le sue impronte.