
Il paradosso della coscienza




Descrizione: Si può definire un qualcosa "Essere" solo nello spazio-tempo, quindi per deduzione, e di fatto, si può definire la coscienza, come potenziale espressione "dell'essere", solo in uno spazio-tempo.
Incipit: La volta scorsa ho asserito arbitrariamente che la coscienza e quindi ogni forma reale o percepita che sia di "Essere" non può sussistere senza spazio-tempo…

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quindi nessuna coscienza fuori dallo spazio-tempo, "l'essere" pertanto è tale, solo se risulta iscritto, espresso, in uno spazio-tempo, senza questo presupposto non c'è coscienza, perciò nessuna possibile creazione "esterna".
2 niente di natura spazio-temporale può risultare come in ultima analisi origine stessa dello spazio-tempo.
non può esserci una origine nello spazio-tempo senza essere anch'essa, a sua volta una causale spazio-temporale, quindi essere a sua volta un effetto spazio-temporalmente espresso.
3 esiste realmente per/in questo valore spazio-temporale, una istantaneità informativa (di connessione informativa) di valore nulla (non spazio-tempo locata) dove però al suo collasso, l'informazione nulla, collassando appunto, si attribuisce arbitrariamente e istantaneamente quindi in maniera sempre non spazio-temporale, in un valore ora esperibile spazio-temporalmente, ma solo dal/nel valore stesso che lo esperisce spazio-temporalmente.
io da questo deduco che
non è possibile alcuna reale concezione di attribuzione di coscienza/volontà, creativa o creatrice, agente sullo spazio-tempo, se non operante, espressa nello spazio-tempo stesso, cioè la nostra coscienza.
il che automaticamente comporta come suo risultato l'impossibilità fattuale di trovare una oggettiva origine dello spazio-tempo possibile, in presenza dello spazio-tempo stesso…
che tradotto meglio suona come
nessuna volontà o coscenza spirituale creativa è possibile agente in assenza di spazio-tempo.
non c'è stata una creazione superiore o spirituale pertanto.
come in egual misura anche
nessuna origine iscritta nello spazio-tempo possibile, in presenza dello spazio-tempo stesso.
non c'è stata nemmeno quindi una vera
possibile esprimibile vera origine spazio-temporale. dato che, da dove è venuto o portato in essere il campo quantistico di un vuoto, e quindi le fluttuazioni quantistiche del vuoto stesso? anche le fluttuazioni quantistiche sono "qualcosa" anche se ancora espresse su un piano probabilistico matematico esse devono avere una causale, anch'esse devono avere una loro causale effettiva, se si vuole decretare possibile ed esprimibile una origine spazio-temporale con questo procedimento. e una volta trovato anche il più infinitesimale valore esperibile, anch'esso poi dovrà sottostare allo stesso principio e così via, fino ad arrivate magari all'indivisibile, e poi ? da cosa è scaturito questo indivisibile da dio? no perché dio non può averlo coscientemente posto essendo infinito ed eterno e quindi in assenza di spazio e tempo. altrimenti dovrebbe anch'esso essere iscritto in quantità di moto, e il problema dopo sarebbe sempre lo stesso, chi ha creato dio, di quale altra causa spazio-temporalmente posta sarebbe esso poi l'effetto?
capite sono due apparentemente ragioni logiche ma entrambe in egual misura totalmente illogiche, quindi non se ne può trovar ragione in questi termini.
a questo sommiamo poi la presa di coscienza reale sul fattore entangled e ciò che ne deduciamo, ma soprattutto ciò che possiamo solo di fatto prendere atto dal suo stesso collasso in poi.
cosa rimane quindi, quale è soluzione più logica restante? noi ci siamo quindi una soluzione ci deve essere non possiamo essere frutto di un paradosso, dato che lo spazio-tempo, è un sistema di valore coerente, non tanto con la nostra singola percezione, ma coerente al valore stesso espresso.
quindi cosa vi sembra adesso posti i fatti su questi termini (come appunto sono di fatto) più inerente e realistica come soluzione a tutti questi paradossi concettuali ?
forse proprio quello che in prima analisi poteva sembrare sl nostro punto di vista spazio-temporale cioè l'unico che abbiamo, il più illogico e delirante possibile da approcciare, quello su cui non si perdeva nemmeno il tempo di una vera e propria riflessione e quindi al fine dove non ci si è o non ci si voleva mai realmente "collocare", per non dover prendere atto e consapevolezza poi di dovere così concepire anche noi stessi come tali, uguali a tutto ciò che è venuto ad esprimersi, non come una possibilità, non come volontà, ma come dato di fatto…
cioè che,
questo in ultima analisi, se non solo nella nostra assolutamente e al fine, comunque reale percezione universale di "essere", cioè quella espressa da un valore spazio-temporale, siamo nient'altro che una istantaneità fattuale di valore sempre nulla, e quindi nient'altro che valore intrinseco al valore nulla, di un nulla fattuale. siamo come lo spin dell'entanglement. un valore istantaneo totalmente nullo, in un valore istantaneo nulla, non esperibile, ma esperibile poi nello spaziotempo intrinseco e istantaneo di questo stesso valore, valore che nel nulla è, e rimane una istantaneità, quindi sempre nulla, ma nello spazio-tempo, e quindi quantità di moto, intrinseca istantaneamente sovrapposta di quel valore nulla, c'è tutto "l'essere" in espansione.
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Quindi religioni o meno l'uomo rimane una individualità e come tale baserà sempre ogni sua scelta su questa propria e intima coscienza biografica.
I sentimenti basici su cui prende coscienza ogni organismo cellulare, sono quelli di punizione e ricompensa evolutiva, nella specie umana, ma già anche in molte di quelle animali presenti, avendo e portando via via coscienze di sé sempre più specifiche e complesse (quelle che dicevo poc'anzi) questi sentimenti si associano meglio ad una definizione di "piacere e dolore".
Su questa base poi pervengono e si costruiscono tutta la variopinta gamma di emozioni esperibili, tra cui in una individualità due ne risultano predominanti. Paura ed egoismo.
Gli aspetti religiosi per molti mitigano per altri invece enfatizzano molto questi due fattori (che presi di per sé sono assolutamente essenziali alla sopravvivenza, non sono negativi, è il concetto che poi si và ad integrare od associate ad essi che in base ai contesti poi che si vengono a porre, spesso li rende o trasforma in aspetti negativi) intrinsechi ad una individualità per omeostasi della stessa.
Quindi se dall'oggi al domani venisse meno questo aspetto, decadesse per e su ogni diversa e a sé stante individualità, si verrebbe a creare niente di meno che caos.
Pensa solo al concetto di anima, a quanto questo concetto iper abusato poi influisca direttamente su miliardi di scelte, a quanto è radicato in noi senza nemmeno sapere o avere la ben che minima reale percezione su di esso.
Non sul senso che gli viene attribuito, ma la concezione di cosa essa sia o comporti in essere, cioè Nulla, perché non esiste. Eppure da un concetto che non esiste, da pura immaginazione per omeostasi della propria coscienza, anche solo per un ipotetico
dubbio a favore del suo mantenimento oltre al corpo, sono stati al contempo perpetuate sia guerre (dove essa rappresentava solo un pretesto naturalmente) sia alcune tra le opere più grandi e importanti dell'arte e creatività umana.
È del tutto utopistico quindi credere che l'uomo possa, almeno sui grandi numeri, fare a meno di tutto questo, avrà sempre un dubbio sul suo possibile mantenimento, anche ricercato nella scienza naturalmente, anch'essa insegue su ogni campo possibile solo il mezzo o la ricerca più opportuna per migliorare il proprio e generale mantenimento futuro.
Ma di fondo sogna di raggiungere l'immortalità, si illude tanto quanto fanno le religioni anche se in maniera del tutto consapevole e spesso realistica, concreta.
Cosa dovrebbe governare il senso?, non penso una "ragione", la ragione fine a se stessa essendo portata espressa sempre da individualità od insiemi di questa, diventerebbe facile campo poi per delle totalitarie ed arbitrarie soluzioni, imposizioni, si imporrebbe, si adempirebbe quindi "una ragione" più o meno accettabile che essa poi una volta applicata risulti.
La mia ragione mi dice che devo fare questo… e quindi si adempirebbe la legge del più forte, di colui capace di imporre la sua ragione o comunque capace di una certo grado di persuasione su più individualità, abbiamo già parecchi esempi di questo.
La cosa probabilmente verrebbe solo quindi più estremizzata.
La "ragione" non è quindi sinonimo di giustizia sociale.
Più che la ragione quindi se dovessi darti un senso a motore dell'uomo, caduto e superato il velo delle religioni, ti direi piuttosto la "comprensione".
La comprensione profonda di sé stessi, la comprensione profonda su ciò che rappresentiamo, su ciò che siamo, senza più mentirci, senza più ripararsi dietro le solite maschere di ipocrisia, illusioni, utopie, e menzogna.
Ammettere i nostri limiti, saperli accettare, non illudersi di poter riuscire a cambiare ciò che ci rende appunto coscienti, non cadere più in false speranze o credere a futuri cambiamenti strutturali che mai vedranno luce nel presente.
Ma comprendendo sé stessi, sapendo di essere corpo, e non spirito, cercare di mitigare al meglio o adoperarsi coscientemente, perché vengono applicate relativamente alle loro concezioni più positive, quei due sentimenti predominanti nella singola individualità, cioè paura ed egoismo, sempre verso la propria sussistenza naturalmente, ma senza dare o lasciare prendere ad essi il sopravvento decisionale sui nostri comportamenti consci e sub consci, sia in relazione a noi stessi (all'IO/CORPO) sia in relazione al diverso dall'IO.
Se il senso è quindi la comprensione, lo scopo può e deve mantenersi, senza cadere per questo in una illusione, il mantenimento più consono e ottimale della vita stessa, in maniera da mantenere saldo e continuativo al meglio di ogni individualità, il proprio senso
"Più che la ragione quindi se dovessi darti un senso a motore dell'uomo, caduto e superato il velo delle religioni, ti direi piuttosto la "comprensione".
La comprensione profonda di sé stessi, la comprensione profonda su ciò che rappresentiamo, su ciò
che siamo, senza più mentirci, senza più ripararsi dietro le solite maschere di ipocrisia, illusioni, utopie, e menzogna.
Ammettere i nostri limiti, saperli accettare, non illudersi di poter …"
Dopo aver dimostrato con la logica che non c'è altro al di fuori della nostra umanità, la conclusione del tuo testo è l'esempio dichiarato di quanto sarebbe illogico per l'uomo il senso e lo scopo della vita che suggerisci. A meno che tutte le tue considerazioni siano giustificabili con la visione dell'umanità simile a quella delle formiche.
La morale che pervade le tue ultime riflessioni sarebbe giustificata solo se ci fosse un senso oltre la natura umana per cui lo scopo sarebbe quello di raggiungere una perfezione individuale superiore.
che siamo, senza più mentirci, senza più ripararsi dietro le solite maschere di ipocrisia, illusioni, utopie, e menzogna.
Ammettere i nostri limiti, saperli accettare, non illudersi… "
Questo che suggerisco sarebbe la vera rivoluzione o meglio evoluzione concettuale, una reale presa di coscienza esistenziale, ma infatti io stesso poi dico che
per le masse, sui grandi numeri quantomeno è utopia, e di sicuro non sfiorerebbe comunque una perfetta coesione sociale, come appunto succede solo in società (come ad esempio sono i formicai o gli alveari) poste in stato del singolo in essere, non cosciente di sé, non cosciente biograficamente, e quindi non percipiente di un sentimento di prevaricante verso il proprio ambiente sociale.
Nei mammiferi già il discorso è differente, ci sono cioè continue lotte interne ed inerenti al branco, e non solo al di fuori come negli esempi precedenti per predominanza su un determinato ruolo od aspetto sociale, come l'accoppiamento, o il ruolo di comando. Questo perché i mammiferi hanno un aspetto coscienziale individuale molto più marcato, pensiamo ad un branco di leoni o di lupi.
Quando asserisco che la paura e l'egoismo sono i sentimenti predominanti, azzarderei intrinsechi ad una coscienza biografica, ad una individualità, non lo dico senza cognizione di causa.
Se si pone in essere una coscienza individuale, un "IO" automaticamente si pone anche la paura di una negazione su questo stesso stato. E questa paura, questa minaccia percepita che qualcun altro venga a negare, o a privarci ad un livello psicofisico della nostra individualità, ci pone quindi in uno stato di perenne conflitto di continua lotta, con tutto ciò che non risulta già parte o sotto il controllo dell'IO. Questo ci ha permesso la predominanza su tutto ciò che non rappresenta una altrettanto propriamente individualità che costituisca reale minaccia, quindi su tutti i gradi di coscienza minore a quella biografica espressi.
Ma non l'un l'altro però, non con altre pari individualità presenti, dal momento che esistono altri IO con tutte le nostre stesse potenzialità di base espresse parte automaticamente una lotta per la predominanza o comunque per un mantenimento accettabile della nostra stessa individualità singola.
E da questo ogni sorta di egoismo esistenziale, sia adottato per la sopravvivenza, sia in termini di beneficio sul mantenimento di un grado sociale raggiunto, o ambito, ancora da ottenere, non ancora raggiunto o conquistato.
Ecco perché invocare un vero e reale stato di "pace" è uno di quegli aspetti che definisco non ancora comprensivi di ciò che si è. Per avere la pace dovremmo sacrificare niente di più e niente di meno che la nostra individualità, il nostro stesso IO.
C'è però qualcosa che non possiamo combattere il nostro essere spazio-temporalmente espressi, e quindi la morte fisica rappresenta la più grande paura dell'IO. La sua ineluttabile perdita e negazione di mantenimento. (Non parlo specificamente di te Giancarlo parlo di tutti, tutti vogliamo sfuggire alla morte, almeno fin tanto che si mantiene vivo il senso, cioè la comprensione di sé stessi, e quindi lo scopo da fare perdurare per mantenere al meglio vivo il senso, cioè la vita stessa, dato che se si perde la comprensione di sé si perde anche la comprensione di tutto ciò che è a contatto con noi, il mantenimento o il fattore generazionale da perpetuare in una individualità biografica vengono dopo la comprensione di sé, assumono un ruolo secondario ad essa, dato che senza questa la vita stessa perde di importanza, anzi si è disposti pure a lasciarla, a sacrificare questa più o meno consciamente. Assume pertanto più le connotazioni di un ultimo atto d'amore verso sé stessi, e il più grande atto di egoismo verso gli altri, cioè il suicidio, proprio perché non riuscendo più a sostenere la pressione sulla totale mancanza di una comprensione, l'unica via d'uscita da questo stato è il cercare di porlo a termine. Nessuno si suicida perché vuole un dopo, ma per porre fine al suo stato cosciente di spazio e tempo, di qui e ora presente, stato permesso in essere solo dall'evoluzione della materia organica in materia cellulare, il tutto evoluto in un organismo pluricellulare definito corpo cellulare, dove le singole cellule coscienti non possono più sopravvivere singolarmente a sé stanti, essendo specifiche in funzione ad un organismo di tipo complesso a sua volta espresso ed evoluto in stato via via sempre più cosciente in termini di organismo, dove L'IO racchiude in sé l'esperibile interno esterno emozionale devoto al compito di scelta e azione di questo corpo cellulare, che altro non è che la reale rappresentazione conscia, ma non percepita tale di ciò che di fatto chiamiamo e percepiamo in realtà come IO cioè "IO" il "mio" CORPO.
Non c'è dualità pertanto tra corpo e mente, quella viene a sussistere per un'altro conseguente aspetto che ci caratterizza e quantifica il nostro stato
E quindi come fuggire da sé stessi ma al contempo mantenere vivo anche il senso, cioè la propria singolare comprensione tramite il mantenimento ottimale e funzionale della vita stessa, cioè lo scopo, su cui e da cui questo senso è mantenuto tale?
Percezioni illusorie, ma siccome esse vengono percepite comunque su un livello e piano emozionale, sono e diventano per noi assolutamente reali e realistiche.
Ecco cosa ci convince a credere, a nutrire dubbio, ad avere e riporre in Altro da sé (corpo), una fede.
Sempre emozioni spazio temporalmente espresse, quindi del tutto reali.
Quindi come superare questa prigione esistenziale, senza per questo percepire sbarre fisiche a trattenerci?
Spirito, anima, Dio, qualsiasi cosa va bene purché evada da questo stato spaziotemporale.
Questa è la realtà.
La paura della negazione del proprio IO, porta a questo, a percezione reali, realmente vissute a livello emozionale, ma del tutto illusorie
Nulla di più evidente che se segui la tua logica potresti solo immaginare come potrebbe essere quella di chi non conosci assolutamente. Puoi solo illuderti di comprendere l'altro, costruendo realtà ovviamente umanizzate, illusorie e soggettive.
Tutto quello che sai, che pensi, che immagini, che intuisci è semplicemente umano e quindi se qualcuno ti dice che oltre l'umano esiste qualcosa sai benissimo che non potrà dimostrarlo, dunque sei autorizzato ad essere sinceramente convinto che oltre questa realtà iscritta nello spazio tempo fisico, non esista nient'altro.
Nessuno ti può confutare la logica delle tue affermazioni e non c'è bisogno di tirare in ballo la scienza e la quantistica e l'entanglement: tutto umano.
Come te, e come sicuramente tanti altri, sono interessato a capire perché la spiegazione, o meglio la presa di coscienza di essere umano limitato alla dimensione fisica, non mi soddisfi.
Ho fatto il percorso opposto al tuo. Ero ateo per le tue stesse ragioni. Ma ho dovuto ammettere che la risposta ai perché dell'esistenza non mi convince, perché non mi piace.
Non mi piace ammettere che, finita la vita, sia finito tutto.
Questo "Non mi piace" non è il motivo che mi spinge a dubitare delle tue ipotesi. Il motivo vero è che la stessa logica umana suggerisce che non abbia senso l'esistenza fine a se stessa: non sarebbe umana! Dunque il dilemma resta aperto: la logica dice che se non puoi dimostrare scientificamente non devi credere e dall'altra la stessa logica cerca il motivo per cui sia valida quell'asserzione.
Siamo sicuri che sia la logica l'unico modo per risolvere il mistero della coscienza?
Il mio dubbio resta.
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Non c'entra, un alieno è sempre spazio-tempo, anzi potremmo già considerare alieno tutto ciò che è diverso dalla propria intima percezione. E alienante tutto ciò che da questa ne deriva e consegue.
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"Nulla di più evidente che se segui la tua logica potresti solo immaginare come potrebbe essere quella di chi non conosci assolutamente. Puoi solo illuderti di comprendere l'altro, costruendo realtà ovviamente umanizzate, illusorie e soggettive."
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Su molti aspetti convengo con te. Per altri invece esiste una realtà oggettiva che ingloba le diverse e differenti soggettive percezioni.
Se io dico che lo spazio-tempo è l'unico modo che hai per potere esprimere un concetto, o percepire una intuizione, questo vale ed è una conclusione logica per entrambi al medesimo modo, anche se tu puoi scegliere (illuderti) di non convenire. È lo stesso concetto che si applica su ogni corpo, le leggi fisiche sono tali per tutti. La coscienza è fisica perché è esperibile solo in presenza di spazio-tempo per sussistere e quindi per poter essere espressa.
Il rifiutarsi poi categoricamente o meno di accettare un dato di fatto è libera scelta ovviamente, ma non cambia il dato di fatto stesso.
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"Tutto quello che sai, che pensi, che immagini, che intuisci è semplicemente umano e quindi se qualcuno ti dice che oltre l'umano esiste qualcosa sai benissimo che non potrà dimostrarlo, dunque sei autorizzato ad essere sinceramente convinto che oltre questa realtà iscritta nello spazio tempo fisico, non esista nient'altro."
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Non ho bisogno di essere convinto o convincermi, se comprendi che tutto ciò che è "Essere" è possibile solo in presenza di spazio-tempo, comprendi automaticamente (salvo voler continuare a mentirsi sapendo di mentire) che in sua assenza esiste solo ciò che non è "Essere".
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"Nessuno ti può confutare la logica delle tue affermazioni e non c'è bisogno di tirare in ballo la scienza e la quantistica e l'entanglement: tutto umano."
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Sono importanti invece, perché l'entanglement è prova provata (dedotta) di ciò che asserisco. Se "Essere" è informazione esperibile, quindi coscienza nel nostro caso biografica, un istantaneità invece, cioè assenza fattuale di spaziotempo come è la connessione in Entanglement, cioè un dato di fatto, risulta informazione istantanea non esperibile, quindi non cosciente, informazione Nulla.
Questo mi pone non la convinzione, ma il dato di fatto stesso su ciò che asserisco.
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"Come te, e come sicuramente tanti altri, sono interessato a capire perché la spiegazione, o meglio la presa di coscienza di essere umano limitato alla dimensione fisica, non mi soddisfi."
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Lo sai il perché non ti soddisfa, perché vuoi pretendi di "Essere" altro, in assenza, di ciò che in essenza, fattualmente sei, cioè corpo, quindi materia, energia/massa in una quantità di moto, informazione esperibile solo nello spazio-tempo, uno spin, un valore di quantità di moto e nient'altro, e come te ci sono altri 8miliardi di spin, di informazioni esperibili, di coscienze spazio-temporali espresse e sovrapposte in valore di quantità di moto di un valore Nulla, di una istantaneità fattuale.
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"Ho fatto il percorso opposto al tuo. Ero ateo per le tue stesse ragioni. Ma ho dovuto ammettere che la risposta ai perché dell'esistenza non mi convince, perché non mi piace.
Non mi piace ammettere che, finita la vita, sia finito tutto.
Questo "Non mi piace" non è il motivo che mi spinge a dubitare delle tue ipotesi. Il motivo vero è che la stessa logica umana suggerisce che non abbia senso l'esistenza fine a se stessa:"
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Come ti ho scritto qualche giorno fa in diversa sede, da un apparente LOGICO, si hanno poi, a volte, solo risposte ILLOGICHE, ILLOGICHE ma percepite reali, proprio perché le viviamo sulla pelle, ci fanno sentire meglio, ci danno motivo e sprono per nuova o continua ricerca, ma se la risposta risulta illogica alla logica stessa di riferimento, allora non è la risposta giusta.
Asserire che il Nulla sia informazione sembra un illogico, ma l'entanglement ci dice invece provandolo per deduzione che questa illogica apparente asserzione è in realtà logica, il Nulla è informazione, sempre Nulla, ma COLLASSANDO essa poi diventa valore esperibile, quindi il valore da noi poi misurato era di fatto già un valore intrinseco Nulla. Perciò questa asserzione non lo è diventata, logica, logica lo è sempre stata bisognava solo cambiare la nostra concezione, l'attribuzione logica sulla questione in oggetto.
Da un apparente illogico per assurdo si può trovare anche una risposta logica.
Da un apparente logico, invece se la risposta o la ricerca risultano o portano al fine ILLOGICHE deduzioni, concezioni, speranze, non se ne può più trovare o averne poi logica ragione. Come sulla "creazione" o "l'origine" di tutto questo.
Siamo sicuri che sia la logica l'unico modo per risolvere il mistero della coscienza?
Il mio dubbio resta."
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La logica se risulta esatta non ti mette in condizione di credere o meno, ti pone solo un dato di fatto.
È un fatto che se ti butti giù da una finestra cadi, non ci devi credere è così.
Puoi immaginarti però che questo non succeda, che tu leviti magicamente in aria.
Per fare questo però hai bisogno di convincerti, di credere, di avere fede, di nutrire un dubbio su ciò che è invece logicamente e quindi palesemente un dato di fatto.
La logica perciò non ti deve convincere di nulla, perché se essa risulta esatta, se rispecchia e combacia direttamente sul valore, sullo stesso valore cioè che si esprime anche nella e sulla tua coscienza, allo stesso modo di come questo valore si riconosce e ritorna poi sempre tale su ogni altro valore presente; questa logica poi non è più opinabile in termini di esattezza, la si può solo accettare come dato di fatto, anzi diventa essa stessa un dato di fatto, coscientemente o meno, cioè a prescindere che tu poi la voglia o meno accettare.
Se non si accetta o non si vuole accettare un dato di fatto quindi, come per l'esempio di prima, allora sì che hai sicuramente bisogno di convincerti, di credere che non sia così, di avere fede in una visione diversa, una visione Altra che quindi non risulti al fine logica, e lo fai per appunto tua salvaguardia, per continuare a nutrire dubbio, per una alternativa a tuo singolare modo o giudizio differente, e pertanto da te percepita, intuita, decretata come del tutto, o quanto basta per auto convincerti, come reale, come anche solo, ipoteticamente possibile.
Ma di fatto però, per quanto confortante
o stimolante possa al fine tu sentirla, solamente illusoria.
Necessaria forse?
Dipende, ma comunque per ogni e su ogni singolo, intimo e individuale giudizio su cui questa si ritrova poi ad aderire o combaciare, rimane e resta sempre illusione.
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Per te, ho l'impressione, che l'Uomo sia colui che Esiste, ciò che è. Non una manifestazione dell'Essere, ma l'Essere stesso. Sei sicuro che questo procedimento che parte dall'Uomo sia in grado di spiegare ciò che l'Essere è, o non stai soltanto sostituendo il termine Dio con il termine Uomo?
Gabriele, ti aspetta l'esercizio numero tre, la mia è metafisica platonica.
Per te, ho l'impressione, che l'Uomo sia colui che Esiste, ciò che è. Non una manifestazione dell'Essere, ma l'Essere stesso. Sei sicuro che questo procedimento che parte dall'Uomo sia in grado di spiegare ciò che l'Essere è, o non stai soltanto sostituendo il termine Dio con il termine Uomo?
Gabriele, ti aspetta l'esercizio numero tre, la mia è metafisica platonica."
No Namio, per me l'uomo in quanto a "Essere" è pari al sasso, nulla li differenzia se non dal punto di vista della coscienza evoluta nell'uomo in biografica, la coscienza stessa, perciò la differenza che intercorre, tra materia organica cellulare e materia inorganica, ma questo ripeto solo dal nostro punto di vista. Il sasso non ha coscienza è fatto di atomi in quantità di moto.
Noi se andiamo a ritroso alla nostra "Essenza di essere" siamo a nostra volta solo atomi in quantità di moto.
Non siamo pertanto in alcun modo o misura speciali in relazione al sasso, siamo invece speciali solo in relazione a noi stessi, alla nostra coscienza biografica, anch'essa espressa spa spazio-temporalmente, e quindi senza più nessun dubbio, ma solo come un dato di fatto da accettare, da comprendere, su ciò che anch'essa in essere è a ritroso, null'altro che, una delle diverse specifiche espressioni evolutive della materia organica, pertanto pervenuta in essere da atomi in stato di moto.
Perciò cosa accomuna tutto ciò che è Essere, sia cosciente che incosciente su ciò che al suo fine esso stesso è?
Cosa è di fondo, cosa significa, o implica in essenza "Essere" se non solo il valore intrinseco di quantità di moto espresso in spaziotempo? Cosa si esprime istantaneamente al collasso di una istantaneità come dato di fatto appurato? Cosa diventa perciò esperibile in uno spaziotempo?
Lo spin, null'altro che valore di quantità di moto espresso in spaziotempo.
Questo è "l'Essere", quantità di moto espressa, non importa in che termine poi venga a porsi, dato che a ritroso, sia che sia coscienza biografica di materia organica, materia inorganica, o le stesse fluttuazioni quantistiche del vuoto poco importa, ogni cosa che è si esprime,
a seconda del suo specifico potenziale sempre e solo in un valore di quantità di moto.
La quantità di moto non è coscienza di per sé, la coscienza è solo il potenziale termine espressivo, di ciò che è di partenza già quantità di moto, esso perciò è solo un valore, un valore di cosa? A cosa è relazionato al suo minimo stato di valore, un valore, se non al, nel e sul valore stesso? Ma nel valore Nulla, nel valore NON ESPRIMIBILE e pertanto mai espresso, cioè il fattuale valore intrinseco su cui noi invece siamo "qualcosa", Nulla cambia, Nulla è mai cambiato, Nulla è mai successo, la nostra stessa asserzione di Nulla, nel Nulla, non esiste.
Si devo recuperare l'esercizio tra stasera e domani provvedo. Grazie del passaggio Namio.
La materia ha delle caratteristiche, degli elementi che la indicano. ma la materia allora è l'Essere? Direi di no. Un ragionamento di tal fatta è sempre un ragionamento scientifico, di risalire per via induttiva da un elemento all'altro seguendo gli infiniti anelli della catena causale. Ed è un ragionamento metafisico. Tu cerchi sempre una causa prima, sei orfano di Dio, Gabriele. E speri di trovarlo in questa o in quella definizione, in questo o in quell'espediente scientifico e filosofico che però ti riportano sempre al tuo assoluto nella sostanza senza averne il fascino nella forma.
Io mio sono liberato da tempo della causa prima, sebbene a volte ne senta ancora il fascino, non per questo ho le risposte che cerchi.
Ho paura che non le abbia nessuno, Gabriele. Tranne gli adoratori dei Libri.
Scusa per il secondo passaggio.
Io non cerco la causa primaria, se rileggi i commenti appuntati lo puoi chiaramente comprendere.
Non ha senso logico per uno spaziotempo espresso anche in termini di legge termodinamica (cioè al fine l'entropia) né il concetto di creazione in assenza di spaziotempo, cioè di "creazione divina", e quindi coscienza, né tantomeno un concetto di origine possibile in presenza di spaziotempo stesso. Dato che come hai anche tu appena dedotto sarebbe a sua volta sempre
un prodotto come effetto di una causa antecedente ad essa.
Sono entrambi due illogici.
Quello che asserisco io è differente, è un dato di fatto, non spazio-temporale, una istantaneità fattuale che di fatto risulta una informazione e pertanto valore di questa informazione, come Nulla.
Che quindi non è "Essere" ma "Non Essere", cioè non essere Nulla, non esprimersi Nulla.
Se lo spin in Entanglement non è esperibile come valore, e lo diventa solo al suo collasso e quindi definito in valore spaziotemporalmente espresso (spin) istantaneamente su entrambe le particelle non spazio-temporalmente locate, chi o cosa ha dato questo dato di fatto? Noi prendiamo solo atto di questo valore. Prendendone atto esso viene definito istantaneamente in uno spaziotempo, venendo istantaneamente a meno l'istantaneità di connessione in Entanglement.
Ora come detto prima non può esserci un "Essere" in assenza di spaziotempo che attribuisce arbitrariamente a suo giudizio questo valore.
Come in egual misura esso non si è ORIGINATO in uno spaziotempo dato che in Entanglement esso non era esperibile.
Perciò come è possibile?
In un solo modo.
L'istantaneità è di fatto informazione Nulla, che in un Nulla non può "Essere" ma solo "Non Essere".
La stessa sovrapponendosi al suo collasso in uno spaziotempo esperibile diventa alfine definendosi in esso essa stessa informazione esperibile.
Quindi tirando le somme logiche di tutto ciò deduco che applicando il tutto universalmente noi siamo:
Il valore intrinseco sovrapposto ad un valore Nulla di un Nulla di fattore, cioè di un fattuale Nulla.
In un Nulla non si è creato Nulla.
Il valore esperibile lo è quindi solo dal valore stesso, al collasso istantaneo e altrettanto fattuale di un valore Nulla.
È complicato concettualmente perché è totalmente controintuitivo.
Asserisco che noi così come tutto ciò che è Essere a partire cioè dalle fluttuazioni quantistiche di un vuoto (si definisce in realtà falso vuoto perché appunto presenta quantità di moto spazio-temporali) è tale solo per l'Essere stesso, cioè per il valore che esso comporta. Ma l'Essere però resta fattualmente come il valore intrinseco espresso solo nel valore stesso di una informazione Nulla di un Nulla fattuale.
Questa è l'unica per quanto apparentemente illogica possa sembrare, e lo comprendo perfettamente quanto lo sia, soluzione in realtà logica al come sia possibile il nostro stesso Essere qualcosa.
Per più che ovvie ragioni quindi nessuna nostalgia o ricerca di Dio caro Namio.
Anche l'approccio scientifico per quanto esso ricerchi la concretezza esperibile, a sua volta se pretende di rispondere alla richiesta di una "origine" concreta, se vuole una soluzione logica a questa, non è né in una origine concreta (misurabile) né tantomeno nella creazione divina che la può dedurre, ma necessita di cambiare punto di concezione di cosa implichi in realtà Essere.
Dato che Nel Nulla non si crea appunto Nulla.
Tanto quanto nello spazio-tempo non si ha origine spazio-temporale.
La soluzione è quindi solo una possibile logicamente, cioè il Nulla stesso.
Sovrapposizione di valore Nulla/quantità di moto, valido solo però come tale nella e per la quantità di moto di questo valore (cioè le fluttuazioni quantistiche automaticamente così poste) in cui il valore stesso si può e si possa così esprimere, esattamente come il valore di spin pervenuto, ma in realtà è logicamente deducibile essere sempre stato tale anche in Entanglement, ma non esperibile se istantaneità, quindi in Entanglement esso si rivela, ed è appunto, un valore Nullo, un non valore, pertanto non esiste.
1) In primo luogo ti focalizzi sulla coscienza ponendola assiomaticamente. Ma la coscienza purtroppo non è qualcosa di chiaro ed evidente (con buona pace di Cartesio). Porla come evidenza metafisica non è molto fruttuoso. Se poi la poni come evidenza fisica (come mi pare che fai) ti scontri con una valanga di studi scientifici, che - sul solco di Hume - semplicemente negano la coscienza o la relegano ad epifenomeno di meccanismi fisici (quantistici o meno ha poca importanza - Rovelli, tra gli altri, ha smontato l'idea che la coscienza possa essere trattata in termini quantistici). In pratica non esiste nulla come una coscienza, ma manifestazioni coscienti della materia totalmente slegate tra loro. Da questo punto di vista trattare la coscienza come oggetto a sua volta di coscienza (autocoscienza) sensibile, definita spazio-temporalmente, mi sembra un salto grosso.
2) Percepisco poi una certa confusione tra ontologia e gnoseologia. In alcuni casi tratti lo spazio-tempo come una questione di essere (fondamento di tutte le cose), in altri come una questione di conoscenza (modo di percezione di tutte le cose - coscienza compresa). Il problema nasce proprio da questo: lo spazio-tempo dal punto di vista gnoseologico è la forma dell'intuizione sensibile (sì, è vero!, nulla può essere percepito e pensato fuori dallo spazio e dal tempo, ma questa non è una novità - è la grande intuizione kantiana delle forme a priori), ma questo non significa che esista (ed è proprio questo il merito di Kant, di aver escluso che fosse possibile dedurre l'esistenza dello spazio-tempo dal fatto di essere forma a priori). In questo senso non puoi porre ontologicamente lo spazio-tempo tra gli esistenti per il fatto di essere pensabile (anzi di essere forma del pensiero), non più di quanto tu possa considerare esistenti gli unicorni per il semplice fatto che li puoi immaginare.
3) Da qui poi - mi sembra - ti poni la questione dell'esistenza di Dio come qualcosa di eterno e infinito, intravedendo un paradosso: la coscienza spazio-temporalmente circoscritta che pensa un Essere fuori da spazio e tempo. La cosa non è propriamente contraddittoria - anche qui ci viene in aiuto Kant - ma al di fuori della portata dell'immaginazione sensibile. La ragione può trattare in modo agevole l'infinito e risolvere teoremi che riguardano l'infinito (vedi i teoremi di Cantor). Ma questo ovviamente non significa che esistano insiemi infiniti o Dio: al solito non tutto quello che possiamo pensare esiste realmente, come i talleri di Kant.
Dopo di questo mi sono sinceramente perso.
Cmq - a mio giudizio - una coscienza che si autopone come esistente in virtù di una intuizione sensibili spazio-temporale è un enorme problema: il fatto che la coscienza concepisca tutto nello spazio-tempo, compresa se stessa come autocoscienza, non significa che esista nello spazio-tempo. È solo l'unico modo che ha coscienza di pensare se stessa. Ancora una volta dal pensare non puoi dedurre l'esistere (e il modo di esistere), soprattutto se lo fai come oggetto sensibile. Per fare questo dovresti supporre un'intuizione di natura affatto diversa di noi stessi come coscienza, diversa dall'intuizione che hai delle altre cose.
Spero di essere stato sufficientemente chiaro.
Un abbraccio!
Cerco di spiegarmi meglio seguendo la tua analisi punto per punto userò lo stampatello in modo da evidenziare la risposta al meglio.
TU DICI:
1) In primo luogo ti focalizzi sulla coscienza ponendola assiomaticamente. Ma la coscienza purtroppo non è qualcosa di chiaro ed evidente
POSSO ESSERE D'ACCORDO FINO A QUI.
(con buona pace di Cartesio). Porla come evidenza metafisica non è molto fruttuoso.
NON METAFISICA, MA FISICA.
Se poi la poni come evidenza fisica (come mi pare che fai) ti scontri con una valanga di studi scientifici, che - sul solco di Hume - semplicemente negano la coscienza o la relegano ad epifenomeno di meccanismi fisici (quantistici o meno ha poca importanza -
LA INTERPRETO CONE FISICA, PERCHÉ TUTTO CIÒ CHE SI ISCRIVE E QUINDI SI ESPRIME IN SPAZIOTEMPO, RISULTA ESPRESSIONE DI PROCESSI FISICI SPAZIOTEMPORALMENTE PRESENTI. NON PUÒ ESSERE ALTRIMENTI A QUESTO. ALTRIMENTI NON AVREMMO APPUNTO UNA COSCIENZA ESPRESSA SOLO SPAZIO-TEMPORALMENTE, CIOÈ A PARTIRE DA MATERIA ORGANICA, SENZA MATERIA ORGANICA NON SI ESPRIME COSCIENZA. QUESTO NON SIGNIFICA CHE UN SASSO NON SIA "IN ESSERE" TANTO QUANTO UN ORGANISMO COSCIENTE. RISULTA "IN ESSERE" TUTTO CIÒ CHE È, O SI ESPRIME SPAZIOTEMPORALMENTE. CIOÈ TUTTO CIÒ CHE CONSEGUE ALLE FLUTTUAZIONI QUANTISTICHE DEL FALSO VUOTO, COSCIENZA COMPRESA QUINDI.
Rovelli, tra gli altri, ha smontato l'idea che la coscienza possa essere trattata in termini quantistici). In pratica non esiste nulla come una coscienza, ma manifestazioni coscienti della materia totalmente slegate tra loro.
ESATTO.
Da questo punto di vista trattare la coscienza come oggetto a sua volta di coscienza (autocoscienza) sensibile, definita spazio-temporalmente, mi sembra un salto grosso.
NON È QUESTO, LA COSCIENZA NON È OGGETTO, LA COSCIENZA È ESPRESSIONE DI UN SOGGETTO. IL SOGGETTO È INVECE ESPRESSIONE DI QUANTITÀ DI MOTO IN UNO SPAZIOTEMPO, ESATTAMENTE COME LO È ANCHE UN OGGETTO. CAMBIA SOLO IL VALORE PERTANTO L'ESPRESSIONE DI QUESTA QUANTITÀ DI MOTO SPAZIO-TEMPORALE
.
2) Percepisco poi una certa confusione tra ontologia e gnoseologia. In alcuni casi tratti lo spazio-tempo come una questione di essere (fondamento di tutte le cose), in altri come una questione di conoscenza (modo di percezione di tutte le cose - coscienza compresa).
È ASSOCIABILE AD ENTRAMBE LE QUESTIONI.
SENZA SPAZIOTEMPO NON CI SAREBBE COSCIENZA DELLA MATERIA ORGANICA POSSIBILE, QUINDI NON CI SAREBBE NULLA DI ESPERIBILE COSCIENTEMENTE.
LO SPAZIOTEMPO COMPRENDE OGNI ASPETTO DELL'IN ESSERE COSCIENTE O NON COSCIENTE CHE SIA. TUTTO CIÒ CHE È PERTANTO, È IN PRESENZA DI SPAZIOTEMPO.
Il problema nasce proprio da questo: lo spazio-tempo dal punto di vista gnoseologico è la forma dell'intuizione sensibile (sì, è vero!, nulla può essere percepito e pensato fuori dallo spazio e dal tempo, ma questa non è una novità - è la grande intuizione kantiana delle forme a priori), ma questo non significa che esista (ed è proprio questo il merito di Kant, di aver escluso che fosse possibile dedurre l'esistenza dello spazio-tempo dal fatto di essere forma a priori).
LA FISICA CONFUTA QUESTO RAGIONAMENTO, L'ENTROPIA COME DICEVA ANCHE NAMIO, E COLGO L'OCCASIONE PER RISPONDERE ANCHE A LUI SU QUESTO È TALE SOLO GRAZIE ALLA SECONDA LEGGE DELLA TERMODINAMICA. IL CALORE È UN PROCESSO IRREVERSIBILE, TUTTE LE ALTRE LEGGI FISICHE INVECE TEMPORALMENTE ALMENO SONO REVERSIBILI, SI PUÒ FARE LETTERALMENTE A MENO DEL CONCETTO DI TEMPO ED ESSE RIMANGONO VALIDE, MA NON A MENO DEL CONCETTO DI SPAZIO.
IL PUNTO È CHE IL CALORE PER POTERLO DEFINIRE TALE, BISOGNA DELLO SPAZIOTEMPO, COME LO SPAZIOTEMPO PER ESSERE TALE NECESSITA DI CALORE.
ERGO SONO DUE VALORI INTRINSECHI.
MA COME SAPPIAMO APPUNTO, COME DATO DI FATTO:
NULLA SI PUÒ ORIGINARE SPAZIOTEMPORALMENTE, IN PRESENZA DI SPAZIOTEMPO.
SAREBBE SEMPRE EFFETTO A SUA VOLTA DI UNA CAUSALE.
E QUINDI SE TUTTO DERIVA DALLE FLUTTUAZIONI QUANTISTICHE DEL CAMPO QUANTISTICO DI UN FALSO VUOTO (CIOÈ QUANTITÀ DI VALORE DI MOTO, QUINDI SPAZIO-TEMPO, QUINDI CALORE) COMPRESA ANCHE LA NOSTRA COSCIENZA, QUESTA QUANTITÀ DI MOTO DA DOVE PUÒ DERIVARE? NON ESISTE NULLA MENO DELLE FLUTTUAZIONI QUANTISTICHE DI UN VUOTO SPAZIOTEMPORALMENTE ESPRESSO E QUESTO NON SI PUÒ ESSERE ORIGINATO A SUA VOLTA IN UNO SPAZIOTEMPO. PERCIÒ È PER FORZA DI COSE UN VALORE INTRINSECO DI UN VUOTO ASSOLUTO.
SOLO CHE UN VUOTO ASSOLUTO È UN VALORE "NULLO" CIOÈ UN VALORE DEL "NULLA", NON UN VALORE DI CIÒ CHE È QUALCOSA, MA UN VALORE APPUNTO DI CIÒ CHE NON È, ERGO IL NULLA STESSO, QUINDI UN VALORE NULLA FATTUALE.
COMPRENDI IL MIO RAGIONAMENTO?
SAPPIAMO ANCHE CHE NULLA SI PUÒ CREARE DAL NULLA, APPUNTO PERCHÉ IL NULLA, È NEGAZIONE (ASSENZA) DI OGNI STATO DI QUANTITÀ DI MOTO, QUINDI SE LA COSCIENZA RISULTA ANCH'ESSA SPAZIOTEMPORALMENTE ESPRESSA NON PUÒ ESSERCI IN ASSENZA DI SPAZIOTEMPO NULLA DI COSCIENTE CHE "CREI QUALCOSA" ERGO DIO NON PUÒ ESSERE, UN "ESSERE", IN ASSENZA DI SPAZIOTEMPO.
1) Tu deduci il carattere spazio-temporale della coscienza dal fatto che tutto, anche la coscienza stessa, non può che percepirsi spazio-temporalmente. Ma questa è un affermazione sulla possibilità della conoscenza, non sulla possibilità dell'esistenza e sul modo di esistenza di tutte le cose. Stai parlando del modo in cui la coscienza percepisce il mondo. Una mosca probabilmente percepisce il mondo in una maniera totalmente diversa. Quindi non puoi dire che spazio e tempo siano entità esistenti al di fuori del nostro pensiero.
2) La fisica non confuta tutto questo. La scienza ha a che fare con i fenomeni, cioè con il modo in cui noi percepiamo il mondo, anche attraverso degli strumenti. Il problema resta: sono le nostre categorie a dare necessità ai fenomeni e non viceversa. La fisica non esce da questo guscio del fenomeno: descrive i fenomeni così come essi ci appaiono, ad esempio le forze, ma non osa trarre conclusioni sulla natura di questi oggetti che osserva. Parla di calore o di entropia, ma solo nei termini di fenomeni osservabili, mentre calore ed entropia in sé non sono altro che parole che potrebbero designare cose molto diverse tra loro che non hanno nessuna relazione reale e che non conosciamo. È essenzialmente nominalismo. Di questo i fisici sono profondamente certi. Non troverai un fisico serio che si spinga a considerare i fenomeni che studia come esseri realmente esistenti con le caratteristiche che noi gli attribuiamo (questa sarebbe fisica aristotelica espressa in termini di sostanza e accidenti della sostanza e da qui derivano tutte le antinomie di cui parla Kant). La fisica è solo relazione tra fenomeni: il colore è relazione tra materia e luce e così via.
Lo stesso vale per spazio e tempo in fisica. Non abbiamo modo di dedurre l'esistenza di spazio e tempo dai fenomeni, perché essi non sono altro che intuizioni a priori, cioè svicolate da ogni esperienza reale del mondo. Sono ciò che rende il mondo per noi comprensibile in una certa maniera. Ma attribuire ad esse un'esistenza è un salto che deve trovare giustificazione in una intuizione non sensibile (una volta si diceva un'intuizione intellettuale). Tu questo passaggio non lo fai. Resti ancorato all'idea che si come pensiamo il mondo in termini spazio-teporali, allora spazio e tempo devono per forza esistere.
Se poi vuoi dare esistenza reale a tutto questo, stai facendo metafisica: questo è nell'ordine del ragionamento, perché spazio e tempo non sono in nessun modo oggetti di esperienza sensibile.
In questo senso non puoi porre ontologicamente lo spazio-tempo tra gli esistenti per il fatto di essere pensabile (anzi di essere forma del pensiero), non più di quanto tu possa considerare esistenti gli unicorni per il semplice fatto che li puoi immaginare.
OVVIO.
IL PUNTO È CHE C'È L'ENTROPIA DOMENICO, COME TI DICEVO PRIMA QUINDI SE ESISTONO PASSAGGI DI CALORE, TRA STATI DI ENERGIA/MASSA ESISTE LO SPAZIOTEMPO. QUESTO A PRIORI DELLA COSCIENZA NATURALMENTE.
3) Da qui poi - mi sembra - ti poni la questione dell'esistenza di Dio come qualcosa di eterno e infinito, intravedendo un paradosso: la coscienza spazio-temporalmente circoscritta che pensa un Essere fuori da spazio e tempo. La cosa non è propriamente contraddittoria - anche qui ci viene in aiuto Kant - ma al di fuori della portata dell'immaginazione sensibile. La ragione può trattare in modo agevole l'infinito e risolvere teoremi che riguardano l'infinito (vedi i teoremi di Cantor). Ma questo ovviamente non significa che esistano insiemi infiniti o Dio: al solito non tutto quello che possiamo pensare esiste realmente, come i talleri di Kant.
ALTRETTANTO OVVIO.
IL CONCETTO DI INFINITO MATEMATICAMENTE NON È RISOLVIBILE, NOI TRATTIAMO L'INFINITO SOTTO TERMINI DI VALORE FINITO, ALTRIMENTI NON POTREMMO FARE PROPRIO NESSUN CALCOLO SPAZIO-TEMPORALE, E COSÌ SI ARRIVA ALLA DEFINIZIONE DI "TENDENTE AD INFINITO", PERCHÉ L'INFINITO NON SI ESPRIME MATEMATICAMENTE ESSENDO UN CONCETTO NON DEDUCIBILE IN PRESENZA DI SPAZIOTEMPO. DIFATTI NON POSSIAMO CONOSCERE IL VALORE DI SPIN DI DUE PARTICELLE IN ENTANGLEMENT, PROPRIO PERCHÉ MATEMATICAMENTE QUESTO È UN VALORE NULLO FATTUALE. NON ESISTE IN QUANTITÀ DI MOTO ESPERIBILE, QUINDI NON ESISTE IN SPAZIOTEMPO A QUESTO RELATIVO. ESISTE SOLO QUANDO QUESTA ISTANTANEITÀ COLLASSA E SI DEFINISCE (NON DA NOI, NOI NE PRENDIAMO SOLO ATTO) ISTANTANEAMENTE COME VALORE ESPERIBILE DI QUANTITÀ DI MOTO.
COME PRIMA CON IL FALSO VUOTO QUINDI, DA DOVE SCATURISCE QUESTO VALORE ESPERIBILE? NON HA UN ORIGINE SPAZIO-TEMPORALE. QUINDI?
QUINDI È IL VALORE NULLO DI PRIMA CHE COLLASSANDO IN UN VALORE DI QUANTITÀ DI MOTO GIÀ PRESENTE, DIVENTA ISTANTANEAMENTE POI ESPERIBILE DA TUTTO CIÒ CHE RISULTA IN PRESENZA DI UNO SPAZIO-TEMPO, COMPRESA LA NOSTRA COSCIENZA.
IL VALORE DI QUELLO SPIN PERTANTO ERA SEMPRE QUELLO MA IN UNA ISTANTANEITÀ COME È TALE L'ENTANGLEMENT ESSO RIMANE "NULLA".
Dopo di questo mi sono sinceramente perso.
Cmq - a mio giudizio - una coscienza che si autopone come esistente in virtù di una intuizione sensibili spazio-temporale è un enorme problema: il fatto che la coscienza concepisca tutto nello spazio-tempo, compresa se stessa come autocoscienza, non significa che esista nello spazio-tempo.
TI HO APPENA DIMOSTRATO DEDOTTO LOGICAMENTE DA FATTI REALI CHE INVECE LA COSCIENZA ESISTE SOLO NELLO SPAZIOTEMPO. ALTRIMENTI SAREMMO GIÀ STATI COSCIENTI ANCHE DEL VALORE NULLA IN ENTANGLED DI SPIN DELLE PARTICELLE, CIOÈ IN ASSENZA DI SPAZIOTEMPO, IN ENTANGLED E NON SOLO DOPO IL SUO COLLASSO.
È solo l'unico modo che ha coscienza di pensare se stessa. Ancora una volta dal pensare non puoi dedurre l'esistere (e il modo di esistere), soprattutto se lo fai come oggetto sensibile. Per fare questo dovresti supporre un'intuizione di natura affatto diversa di noi stessi come coscienza, diversa dall'intuizione che hai delle altre cose.
NO, PERCHÉ IL NULLA NON PUÒ ESSERE COSCIENTE DEL SUO VALORE, DATO CHE ESSO È SEMPRE NULLA, PERTANTO UN NON VALORE, NON ESISTE NEMMENO CAPISCI?
L'ESSERE CIOÈ TUTTO CIÒ CHE HA VALORE SPAZIO-TEMPORALE ESPRESSO IN UNA QUANTITÀ DI MOTO, PUÒ ESSERE SOLO E PERTANTO UN VALORE ESPRESSO NEL VALORE STESSO (UN VALORE SOVRAPPOSTO) DEL VALORE NULLA DI UN NULLA FATTUALE.
PER TANTO IL VALORE È REALE NON PERCHÉ DATO DALLA NOSTRA COSCIENZA (CHE È ANCH'ESSA UN SUO EFFETTO) MA DAL VALORE STESSO DI QUANTITÀ DI MOTO ESPRESSA IN SPAZIOTEMPO.
È REALE SOLO PER IL VALORE ESPRESSO CHE LA PRESENZA DI QUESTO VALORE PUÒ ESPRIMERE.
QUINDI PER NOI COSCIENTEMENTE.
MA QUESTO VALORE PROPRIO PERCHÉ È DATO DA SOVRAPPOSIZIONE FATTUALE DI UN VALORE NULLA, E PROPRIO PERCHÉ NEL/DAL NULLA NON SI CREA NULLA, NON ESISTE.
CAPISCI?
ABBIAMO SEMPRE SBAGLIATO CONCETTUALMENTE A PORCI QUESTO PROBLEMA.
SIA IN TERMINI DI CREAZIONE CHE DI ORIGINE.
NOI SENTENDOCI E PERCEPENDO NOI STESSI REALI CONCETTUALMENTE NON RIUSCIAMO AD ASSOCIARCI A CIÒ CHE È NULLA. QUINDI NECESSITIAMO DI UNA CREAZIONE ED UNA ORIGINE.
MA SE NOI SIAMO UN FATTO QUESTO FATTO NON PUÒ SUSSISTERE TALE NÉ IN UNA CREAZIONE DIVINA, NÉ IN UNA ORIGINE SPAZIO-TEMPORALE.
PUÒ ESSERLO PERTANTO SOLO SE DI FATTO ESSO È SOVRAPPOSTO IN UN VALORE INTRINSECO DI UN VALORE FATTUALE NULLA, DI UN NULLA FATTUALE.
PERCHÉ NULLA SI CREA DAL NULLA
NULLA HA ORIGINE SPAZIOTEMPORALMENTE ESPRESSA IN UNO SPAZIOTEMPO.
PERTANTO SE NOI ESISTIAMO (ED È ASSOLUTAMENTE REALE QUESTO PER NOI) RIMANE SOLO, PER QUANTO ILLOGICA POSSA APPARIRE UNA SOLUZIONE LOGICA,
QUELLA CHE HO CERCATO DI ILLUSTRAR
Non mi è chiaro poi un tuo passaggio. Mi sembra che tu mi attribuisca l'affermazione che spazio e tempo sono a priori, nel senso che vengono prima della coscienza.Quando dico che spazio e tempo sono degli apriori, non sto intendendo che sono prima della coscienza, ma che sono prima dell'esperienza: sono le condizioni dell'esperienza sensibile.
È per questo che concettualmente rifiutiamo o non ci siamo nemmeno mai posti in tutta la nostra storia il problema sotto l'unica soluzione logica possibile in realtà.
La coscienza esiste solo dove essa è un effetto esperibile, pertanto spaziotemporalmente e solo in uno spaziotempo.
Quelli che sto cercando di esporvi non sono opinioni, sono deduzioni logiche (per quanto apparentemente ILLOGICHE, ma non contraddittorie) di fatti.
Per il problema Dio basta questo piccolo esempio.
se io ti dico che se ti butti dalla finestra cadi, non ho bisogno di convincerti giusto? Non ci devi credere che cadi, sei cosciente che cadi.
È un fatto.
E rimane tale sia che tu ne sia cosciente o meno.
Solo che puoi immaginarti coscientemente anche di non cadere, di levitare per aria.
Questo è un tuo percepire diversamente la realtà.
Non è pertanto un fatto che rimane tale e quale sia in relazione alla tua singola coscienza o meno.
È invece la tua diversa interpretazione della realtà, e pertanto è a questa interpretazione che per buttarti ti dovresti affidare, credere e convincerti che essa possa essere reale, dovresti avere totale fede in te stesso di non cadere, un sentimento di fede.
Noi sappiamo di essere spazio-temporali, la coscienza ti ho appena appurato che è spazio-temporale con il fatto dello spin in Entangled, non esperibile, essendo un valore non spazio locato fintanto che è in Entangled, ergo in assenza di spaziotempo.
Sappiamo per certo che quindi ad ogni modo la coscienza è espressa ed ESPRIMIBILE solo spazio-temporalmente, perciò abbiamo per un mantenimento possibile percepito di questa bisogno di una diversa interpretazione della realtà, bisogno di convincerci che qualcosa possa "Essere" in assenza di spaziotempo. Che questo "Essere" ci abbia donato in assenza di spaziotempo parte di sé e che questa parte di sé andrà alla morte a ricongiungersi con esso.
Questo vale associato a qualunque concezione di tipo spirituale decretiamo e percepiamo in noi stessi più idonea.
Ci stiamo pertanto immaginando di volare, ci stiamo auto convincendo di questo perché percependo noi stessi come reali, non possiamo associarci ad un Nulla, quindi se Nulla si crea dal Nulla, e se un origine non è possibile in presenza di spazio-tempo, deve per forza essere qualcosa di diverso che ha posto tutti questi fatti in Essere.
Ma questa è solo una interpretazione (che comprendo perfettamente i motivi per la quale sussiste) dedotta per propria necessità. Non è un fatto.
I fatti te lo ripeto sono che non è possibile una creazione cosciente in assenza di spaziotempo.
Non è possibile una origine spazio-temporale in presenza di spaziotempo.
Pertanto seguendo questi due concetti o interpretazioni non è possibile che noi esistiamo di fatto.
Il fatto però ci dice che esistiamo, pertanto rimane solo un opzione percorribile.
Esistiamo universalmente solo in termini di valore di quantità di moto e pertanto spazio-tempo, solo in presenza dello stesso valore.
Quindi come per il valore dello spin, esistiamo solo al collasso di un valore Nullo.
Che per noi è assolutamente reale e lo è di fatto,
Ma allo stesso modo è sempre e di fatto, anche il valore Nulla di un Nulla fattuale.
Questa se vuoi la puoi chiamare metafisica, ma non cambia la logica che essa presenta. Se la ragioni in termini di metafisica però allora asserisci implicitamente che una connessione in Entanglement sia di fatto metafisica, ma invece però è del tutto esperita come fatto sussistente nella realtà, non esperibile, ma comunque un dato di fatto, fatto appurato dagli stessi fisici come reale. Quindi non puoi poi asserire che uno sia reale e invece quello che ti sto dicendo metafisica. In realtà se continui a ragionare in termini di creazione o origine quella al fine risulta la vera metafisica, perché seguendo quei concetti solo apparentemente logici noi non possiamo in realtà nemmeno sussistere realmente per noi stessi. Io ho pertanto solo applicato la logica ad un dato di fatto, cioè che per noi stessi, così come per tutto ciò che è quantità di moto e quindi spaziotempo risulta essere un fatto reale, e indovina un po', l'unica risposta logica possibile a questo fatto (ma reale solo in presenza di questo stesso valore) è quella che vi ho posto.
più superficialmente come "… e questo risolve, usando però il condizionale, il problema del big bang". Ma anche lui basa il ragionamento su un concetto fattuale di istantaneità dove quindi lo spazio-tempo non sussiste, pertanto sul "Nulla".
Cmq il problema di sovrapporre quello che una forma del pensiero (spazio e tempo) alla realtà resta intatto.
Io credo che non ci stiamo capendo. Mi spiace!
Prima però ti dico che c'entra l'entanglement.
L'Entanglement è la prova provata del fatto che ti sto ponendo.
una connessione reale (perché è reale) istantanea tra due particelle in entangled cioè non spazio locata (non inerente allo spazio-tempo) ci pone due inconfutabili fatti.
1 il valore di spin delle due particelle non ci è esperibile fino al suo collasso, tradotto non abbiamo coscienza di una informazione non spaziolocata, pertanto la coscienza esiste solo spaziolocalmente presente.
2 al collasso istantaneo della connessione in Entanglement le particelle istantaneamente anche se poste una qui e una su alpha centauri si definiscono entrambe in un valore esperibile all'unisono. Come è possibile?
Perché quantisticamente esse anche se materialmente scisse sono la medesima unità, la medesima funzione d'onda/particella quantistica, materialmente poi espressa in una quantità di moto e spazio-tempo, anche se materialmente però non si presentano "qui e adesso", spazio-tempo locate tra di loro, cioè non sono in nessuna relazione spazio-temporale in realtà presente tra di esse. Quindi se una nostra osservazione decreta il collasso della connessione istantanea esse istantaneamente poi si definiscono entrambe e comunque in un valore di moto esperibile. Comprendi l'impossibilità apparente di tutto ciò? Comprendi perché Einstein si rifiutava di ACCETTARE questo fatto?
Bene noi non attribuiamo questo valore, noi ne prendiamo nota, lo misuriamo.
Perciò ti domando da dove è arrivato questo valore?
Abbiamo detto che non può essere da una coscienza superiore agente in assenza di spaziotempo.
Di sicuro non dallo spaziotempo stesso dato che un valore spazio-temporale non può avere a sua volta un'origine spazio-temporalmente espressa, sarebbe sempre effetto di una antecedente causa.
Cioè i punti già chiariti prima di una illogicità concettuale presente tanto nella creazione universale in assenza di spaziotempo, quanto in una origine universale in presenza di spaziotempo (le fluttuazioni del vuoto se fluttuano anche se ancora su un piano di probabilità quantistica, su un piano di probabilità matematica di cui l'effetto fisico è presumibilmente stato il big bang, sono già spaziotempo e quantità di moto, o meglio sono il valore di essi, quello che sto cercando di espletare al mio meglio ora).
Comprendi?
Da dove è arrivato quel valore di spin?
Da dove è arrivato quel valore di campo quantistico del vuoto?
Non in assenza, non in presenza di spaziotempo.
Pertanto cosa resta?
Sovrapposizione fattuale di un valore Nulla, quindi valore Nulla che è istantaneamente anche valore di quantità di moto. Ma questo valido ed esperibile solo nel e dal valore di quantità di moto stesso.
Esattamente quello che succede e di cui noi siamo solo osservatori coscienti, nell'Entanglement.
Valore pertanto risultante poi come realtà universale, spazio-temporalmente espressa e in espansione presente, solo per la quantità di moto e valore stesso di quantità di moto.
Cioè in associazione deduttiva esattamente come il valore di spin che noi poi al collasso di una istantaneità possiamo esperire.
Ma lo stesso valore risulta anche e sempre in una istantaneità, come il valore fattuale del Nulla, cioè come per il valore di quantità di moto o spin in Entanglement, non è esperibile, quindi essendo Nulla, Nulla di tutto questo è reale, nemmeno la stessa asserzione di Nulla lo è, non esiste niente, niente si è creato e niente si è originato.
Comprendi, sono gli stessi identici dati di fatto, solo che noi l'abbiamo appurato o meglio dedotto tramite l'entanglement già in ovvia presenza di uno spazio-tempo, cioè tra due particelle fisiche, ma non spaziolocate, cioè in stato di valore di quantità di moto non esperibile, pertanto di valore Nulla o Nullo che dir si voglia, pertanto che sono in Entangled.
Ti posto i video. Comunque l'entanglement non è descrivibile come un fenomeno dato che il "fenomeno" si esprime solo spazio-temporalmente, è quello che sto continuando a ripetere a nastro, l'entanglement è solo un dato di fatto che sommato agli altri dati di fatto che vi ho già esposto danno come unica soluzione logica quella che vi ho suggerito, rendendo la stessa al fine, fattuale, non bisogna credere a quello che vi sto dicendo pertanto, ma solo accettarlo o meno, come quando si cade da una finestra si può solo accettare o meno che si cade, non si può volare.
Ecco i video.
(link)
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Aggiungo anche questo che ho visto giusto ieri, non so se chi lo ha postato sia un fisico o solo un appassionato, ma in questo video già siamo a mio parere quasi arrivati alle mie conclusioni anche se concettualmente ancora manca l'ultimo passo, cioè l'implicazione come dato di fatto reale che comporta tutto quello che si sta asserendo nel video, ma tant'è.
(link)
poi rivelatesi esatte fin da subito, altre erano errate, come associare in prima battuta una istantaneità al volere o coscienza di Dio. Tutti i saggi sul sito mi fan da testimone se letti in ordine cronologico vi daranno l'idea dello stesso processo di logica concettuale applicata su questo tema, pertanto vi dovete accontentare, provate a rifletterci a vostro modo sopra e vedrete inequivocabilmente che le risposte, quelle che poi vi ho riportato ora, arriveranno da sole, datevi tempo; bisogna poi al fine arrivati al dunque solo accettare concettualmente di porsi differentemente ad esse. Non è semplice né facile, ma volendo fare una battuta in fondo, Nulla lo è.
Domenico scrive che non puoi porre assiomaticamente la coscienza. E io condivido la sua asserzione. Ossia, Domenico ti dice che non puoi considerare la coscienza evidente di per sé, in maniera assoluta, categorica, indiscutibile. Non puoi perché per me è così e soprattutto per moltissimi altri studiosi del campo. Se tu fondi una teoria assiomatica basata sull'esistenza della coscienza, questa deve essere assolutamente evidente e indiscutibile.
Che la mela ogni volta che si stacca dall'albero cade in terra è una evidenza. Che la coscienza esista indubitabilmente l'evidenza dov'è?
Dal canto tuo rispondi a Domenico scrivendo che puoi essere d'accordo che la coscienza non sia qualcosa di chiaro ed evidente.
Però, nonostante questo tuo essere d'accordo, subito dopo ti contraddici parlando di coscienza come evidenza fisica.
Sia chiaro che ti contraddici tu, Gabriele. Se è un'evidenza tu la poni in modo assiomatico.
Sottovaluti poi il secondo punto di Domenico: la differenza tra ontologia e gnoseologia. Lo spazio tempo è una proprietà fondamentale dell'Essere, ontologia, o un modo in cui noi percepiamo il mondo, gnoseologia? Si tratta di una differenza non da poco e i tuoi passaggi logici dall'Essere alla Conoscenza non sono corretti. Lo spazio tempo come fondamento di tutte le cose non attiene all'ontologia. Già il solo termine fondamento indica la consistenza del concetto che vuoi esprimere.
Quando ti leggo mi convinco che tu pensi alle varie discipline come fisica, fisica classica, fisica quantistica, matematica, ma anche filosofia, psicologia, medicina, come a dei vasi comunicanti. Non è così. Proprio la mancanza di punti in comune tra fisica classica e quantistica dovrebbe metterti sull'avviso. Proprio il tuo entaglement, che è una qualità delle particelle sub atomiche e nulla ha a che fare con i sistemi macro della fisica classica.
Le varie discipline sono strutture per lo più isolate e autoreferenziali, scarsamente comunicanti tra loro. Esiste una teoria della gravità classica e una quantistica. Perciò arrivare ad associare psicologia, fisica quantistica, cosmologia, e filosofia in un unico brodo primordiale è un errore, Gabriele. È una riduzione a uno di stampo fideistico (io ci sono arrivato con anni di riflessione, dovete credermi per questo). Questo tuo voler unificare ti porta lungo una strada già percorsa da secoli. Cambiano i termini, i concetti, ma la sostanza è identica. Chiamalo Spazio Tempo, chiamalo movimento, chiamalo spin, chiamalo coscienza, è sempre il buon vecchio Dio che con un schiocco di dita sistema tutto.
Ho già una certa età e quasi lo trovo consolante. Preferisco il buon Vecchio canuto del Genesi allo SpazioTempo, Gabriele.
No hai ancora frainteso, la coscienza è, perviene dalla quantità di moto del corpo, dalla tua massa/energia in cui questa come suo termine ultimo poi si sviluppa e si esprime, quindi inerente allo spazio-tempo del corpo stesso, pertanto nella sua stessa quantità di moto, sotto termini di comprensione, dello/sullo stesso corpo che la viene a sviluppare ed esprimere. Quando pensi non sposti la coscienza fisicamente da qualche altra parte rispetto al corpo, essa rimane pertanto nella stessa quantità di moto espressa su uno spazio-tempo relativo ad un'altra massa, cioè quello in cui tu, come qualsiasi altra persona si ritrova coscientemente cosciente, sempre e solo su uno specifico "qui e ora" percepito consciamente come "presente", ed è per questo che non può esserci e non può esprimersi una coscienza non spaziolocata. Immaginare, prevedere delle possibilità o ricordare un determinato evento non ti fa viaggiare letteralmente nello spaziotempo o da qualche altra parte rispetto al corpo dove si esprime tecnicamente (tramite una moltitudine complessa di processi fisici) tutto ciò, e dove percepisci sempre tutto questo solo ed esclusivamente in termini di : recepire una determinata informazione, successiva elaborazione, processo, comprensione, e al fine espressione di e su questa stessa informazione sviluppatasi internamente o espressa esternamente al corpo; pertanto solo nel passato di questa stessa informazione emessa, recepita, o rielaborata; mai, e ripeto mai quindi, realmente percepita come una informazione presente (si dovrebbe per ottenere questo, recepire o elaborare l'informazione del/sul corpo stesso, e quindi relativa alla massa/energia di questo, alla velocità di espressione di un fotone, così facendo potremmo esperire coscientemente il presente stesso informativo, ma avendo noi un valore di massa specifico superiore a 0 è impossibile) e mai realmente future, ma solo più o meno probabilistiche ipotesi di quest'ultimo (per prevenire, pertanto in termini di omeostasi) Comprendi? Non ho mai detto che la coscienza è un ente a sé stante. Proprio per questo infatti non può essere spirito, pertanto anch'essa è espressione spazio-temporale del/sul corpo stesso, è l'espressione, il prodotto/processo di lettura, memoria e interpretazione di costanti immagini percepite sotto forma di impulsi elettromagnetici suppongo legati a concetti o basi strutturali ed "emozionali" basati e sviluppati su dei sentimenti specifici, partendo dalla più esperibile origine basica di questi, cioè il sentimento di piacere e dolore (ricompensa e punizione evolutiva), inerenti e presenti per omeostasi in e su ogni singola cellula; ciò che quindi rende cosciente qualsiasi organismo cellulare, anche quelli microscopici e senza nucleo come i batteri.
…
No. Questa è una tua interpretazione che và contro il fatto reale (ed è assolutamente reale come fatto questo in un valore di realtà di quantità di moto e quindi spaziotempo espresso) che tu esisti ed esprimi tutto in termini di coscienza, intrinsecamente però al corpo in cui questa coscienza strutturata su più livelli (coscienza inconscia o cellulare il proto sé, coscienza sub conscia un sé nucleare, e coscienza conscia, il sé biografico comunemente definito IO) si esprime e viene espressa, il che rende percettivamente tramite impulsi continui recepiti ed a nostra volta poi espressi, sia in entrata che in uscita, soggettivamente il mondo reale, ma non definisce di per sé reale il mondo, quello viene al meglio invece fatto e definito dall'insieme di più singole coscienze non spazio-temporalmente univoche tra loro, ognuno a sé pertanto, dove l'insieme di queste pone percezioni su fatti non più singolarmente contestabili in uno stato psicofisico ottimale, come opinabili (se mi butto cado, non volo) e che sussistono tali quindi anche se non singolarmente percepiti o individualmente, diversamente interpretati. Questo quindi si pone e si esprime su termini di coscienza e conoscienza generale e pertanto di tipo terminologica oggettiva.
Si potrebbe definire come applicazione scientifica coscienziale (come insieme di più coscienze che esperiscono e riportano il medesimo fatto, nominandolo poi convenzionalmente, attribuendogli un significato tale e coerente valido per tutti) sulla coscienza soggettiva.
La coscienza pertanto perviene e si descrive è inscritta a partire dalla singola cellula dato che ognuna di esse è cosciente nello svolgere la propria specifica funzione all'interno di un organismo di tipo complesso, pluricellulare di tipo complesso, strutturato su tre livelli interconnessi ma non strettamente comunicanti tra loro (non sei per esempio coscientemente cosciente, in termini di IO biografico, dei processi interni dei sistemi autonomi funzionali cellulari del corpo, dediti al mantenimento in vita dello stesso, non ne hai cosciente ruolo). La coscienza è di fatto pertanto il corpo nella sua interezza, strutturato poi su diversi e diversificati strutturalmente, livelli della stessa.
SE QUESTE ANALISI NON COMBACIANO CON LA REALTÀ CORREGGETEMI.
Io cerco solo di applicare deduzioni logiche su fatti non opinabili e concreti tutto lì.
I fatti uniti alla logica mi portano appunto a questa conclusione logica.
NULLA SI CREA DAL NULLA
È UN FATTO APPURATO? DIREI DI SI.
UN ORIGINE SPAZIO TEMPORALE ESPRESSA SPAZIOTEMPORALMENTE
È POSSIBILE? NO. È UN CONTROSENSO PERCHÉ SARÀ A SUA VOLTA EFFETTO DI UNA CAUSA.
È UN DATO DI FATTO? SI.
NELLA ISTANTANEITÀ DELL'ENTANGLEMENT È ESPERIBILE IL VALORE DI SPIN NON SPAZIOLOCATO DI DUE PARTICELLE? NO.
È UN DATO DI FATTO? SI.
AL COLLASSO DELL'ENTANGLEMENT DOVUTO DA UNA NOSTRA AZIONE PERTURBATIVA, DIVENTA POI ESPERIBILE IL VALORE DI SPIN DI ENTRAMBE LE PARTICELLE ISTANTANEAMENTE ? SI.
È UN DATO DI FATTO? SI.
QUINDI TIRANDO LE SOMME
SE NULLA SI CREA DAL NULLA,
SE NIENTE SI ORIGINA SPAZIOTEMPORALMENTE IN UNO SPAZIOTEMPO,
SE UN VALORE NON SPAZIOLOCATO CIOÈ UN VALORE IN CONNESSIONE DI ENTANGLED NON È ESPERIBILE,
CIÒ DIMOSTRA LOGICAMENTE, MA ANCHE FATTUALMENTE CHE LA COSCIENZA È SOLO PRESENTE SPAZIOTEMPORALMENTE, E CIOÈ SOLO IN UNA QUANTITÀ DI MOTO, QUINDI ANCH'ESSA È IN ULTIMA SUA ANALISI FISICA ESSENDO PRESENTE IN UNA MATERIA ORGANICA, MATERIA CHE È COMPOSTA POI DA ATOMI, E A RITROSO AL MINIMO STATO DI ENERGIA UNIVERSALE, QUANTITÀ DI MOTO QUANTISTICA DI UN VUOTO.
I FATTI, NON LE OPINIONI DICONO
QUINDI CHE CIÒ CHE NOI ATTRIBUIAMO A DIO NON ESISTE, NON È UN VALORE ESPERIBILE, NOI ESPERIAMO SOLO TUTTO CIÒ CHE È QUANTITÀ DI MOTO PARTENDO DA UN FALSO VUOTO. PERCIÒ OGNI ALTRA ATTRIBUZIONE IN "ESSERE" DA PARTE NOSTRA A QUALCOSA IN ASSENZA DI QUESTO È UN ILLUSIONE PER TORNACONTO ESPRESSA SOLO NOMINALMENTE "SPIRITO/ANIMA".
QUINDI COME FACCIAMO AD ESSERE NOI STESSI PERÒ UN DATO DI FATTO REALE?
DA COSA SIAMO "PERMESSI" IN ESSERE, E IN SEGUITO, ESPRESSIONE DI ESSERE (COSCIENZA)?
SE NON È IN PRESENZA DI SPAZIOTEMPO/QUANTITÀ DI MOTO, POSSIBILE UNA ORIGINE, E NON È LA STESSA NEMMENO CONCEPIBILE IN UNA ASSENZA DI QUESTI, QUINDI IN UN CREATO…
COSA STABILISCE IL NOSTRO VALORE DI QUANTITÀ DI MOTO?
COSA STABILIVA IL VALORE A NOI NON ESPERIBILE DELLO SPIN IN ENTANGLEMENT?
LA NOSTRA MISURA? NO, QUELLA LO PONEVA IN ESSERE SOLO IN UN VALORE DI SPAZIOTEMPO/QUANTITÀ DI MOTO ESPERIBILE, LO FACEVA DEFINIRE IN ESSO. MA NON LO ABBIAMO ATTRIBUITO NOI. NOI NE ABBIAMO SOLO APPURATO IL DATO EMPIRICAMENTE.
QUINDI IN PARALLELISMO A QUESTO, COSA HA DATO IL VALORE DI UNA FLUTTUAZIONE QUANTISTICA AL VUOTO?
LA NOSTRA INTERAZIONE? DIREI DI NO.
EVIDENTEMENTE QUESTO LOGICAMENTE È UN VALORE INTRINSECO DEL VUOTO STESSO, LOGICAMENTE PERÒ VALORE SEMPRE NULLO IN UN NULLA, MA NON POTENDOCI ESSERE ORIGINE SPAZIO-TEMPORALE ESPRESSA SPAZIOTEMPORALMENTE COME GIÀ DEDOTTO DI FATTO, ED ESSENDO QUESTO GIÀ QUELLO DEL VUOTO IL MINIMO, L'ULTIMO STATO DI VALORE POSSIBILE IN ESSERE Di QUANTITÀ DI MOTO, QUESTE OSCILLAZIONI DA CHE DERIVANO ALTRIMENTI?
PERCIÒ APPURANDO IL FATTO, E SOPRATTUTTO COSA COMPORTA UNA CONNESSIONE DI ENTANGLED AL SUO COLLASSO, CIOÈ VALORE DI QUANTITÀ DI MOTO POI DIVENTATA ESPERIBILE
E CHE NON PUÒ ESSERE UN VALORE DATO DA COSCIENZA IN ASSENZA DI QUANTITÀ DI MOTO, COME NON PUÒ ESSERE UNA ORIGINE NELLA QUANTITÀ DI MOTO.
RIMANE SOLO LA STESSA ISTANTANEITÀ DI CONNESSIONE, CIOÈ
UNA ASSENZA DI QUANTITÀ DI MOTO E PERTANTO UN VALORE NON ESPRESSO IN SPAZIOTEMPO, VISTO CHE NON ERA DI FATTO DA NOI ESPERIBILE.
COSA PUÒ "ESSERE" SENZA UNA QUANTITÀ DI MOTO E PERTANTO SENZA SPAZIOTEMPO ESPRESSO?
SOLO CIÒ CHE È NEGAZIONE TOTALE DI TUTTO QUESTO SPAZIOTEMPO E QUANTITÀ DI MOTO.
E CIOÈ UN NULLA FATTUALE = INFORMAZIONE FATTUALE NULLA, PER CUI DI FATTO NON ESPERIBILE, NON "IN ESSERE".
CHE "AUTOMATICAMENTE" (USO TERMINI COMPRENSIBILI MA IN UN NULLA NON SUCCEDE NULLA), RIMANENDO DI FATTO NULLA, COMPORTA INTRINSECAMENTE AL NULLA ANCHE IL VALORE DI QUANTITÀ DI MOTO (ALTRIMENTI NON SI SPIEGA IL VALORE DI SPIN AL COLLASSO DELL'ENTANGLEMENT) ESPRESSO IN SPAZIOTEMPO (FLUTTUAZIONI QUANTISTICHE DEL VUOTO, CIOÈ VALORE DI QUANTITÀ DI MOTO ESPRESSO SU UNO SPAZIO MATEMATICO, CHE SI TRADUCE FISICAMENTE COME SAPPIAMO DI FATTO POI IN FUNZIONE D'ONDA PARTICELLA, PERTANTO FLUTTUAZIONI QUANTISTICHE DEL VUOTO, BIG BANG E TOMBOLA).
ALTRIMENTI NOI NON POTREMMO ESSERE REALI E DISCUTERNE ADESSO.
MA SIAMO REALI PER L'APPUNTO SOLO IN PRESENZA DI QUESTO VALORE DI MOTO, ESATTAMENTE COME LO SPIN IN ENTANGLED È REALE SOLO IN PRESENZA DI UN VALORE DI QUANTITÀ DI MOTO SPAZIOTEMPORALE GIÀ PRESENTE, ESSENDO QUESTO VALORE "INTRINSECO" COLLASSATO E QUINDI POI ESPRESSO SU DUE PARTICELLE FISICHE.
LOGICAMENTE TORNA, PERTANTO NESSUNA CREAZIONE E NESSUNA ORIGINE.
SIAMO IL VALORE SOVRAPPOSTO DI UN NULLA FATTUALE, ESPRESSO AUTOMATICAMENTE IN UNA QUANTITÀ DI MOTO.
Trovate un punto che non sia logico o datemi un'altra ipotesi logica alternativa a ciò che asserisco, altrimenti rimane questa la risposta più logica
Negare che ci sia una coscienza fisica (in termini di espressione pervenuta da una natura fisica di processi che permettono poi questa stessa espressione/funzione percettiva attiva di un qualsiasi organismo) è negare che ci sia di fatto presente la vita stessa a partire dalla singola cellula.
Pertanto la coscienza può essere solo espressione spazio-temporale necessaria all'omeostasi di una qualsiasi forma di materia organica a partire da un singolo organismo monocellulare.
Per Essere invece intendo ciò che è quantità di moto, quindi che sia un sasso, noi o le fluttuazioni quantistiche del vuoto è la stessa cosa. Si "è qualcosa" solo quando si è in stato di moto.
Lo stato di moto si può esprimere solo in spaziotempo presente altrimenti in assenza di spaziotempo non sussiste la quantità di moto.
Noi siamo quantità di moto in relazione ad altre quantità di moto giusto? Ok. Mi trovo d'accordo per quel che ci riguarda dal Big bang in poi di universalmente espresso.
Ma le fluttuazioni quantistiche del vuoto a cosa erano relazionate? Cosa fluttua senza spaziotempo di fluttuazione? Dove avvengono queste fluttuazioni? Nel nulla?
No perché nel nulla possono essere solo nulla, quindi non essere niente.
Quindi? Esiste o no lo spazio-tempo se esistono le fluttuazioni del vuoto?
Perché se si esclude lo spazio-tempo automaticamente si escludono le fluttuazioni.
Scusate la franchezza, ma mi pare e dico mi pare che vi appoggiate a pretesti un po' miseri o pretestuosi e vi continuate ad aggrappare solo a questi per confutare ciò che dico, portatemi prove o causali di illogicità sul mio ragionamento e poi ne discutiamo volentieri.
Tipo per dire dove dico:
"LA NOSTRA MISURA? NO, QUELLA LO PONEVA IN ESSERE SOLO IN UN VALORE DI SPAZIOTEMPO/QUANTITÀ DI MOTO ESPERIBILE, LO FACEVA DEFINIRE IN ESSO."
ovviamente quel "LO PONEVA IN ESSERE" non significa che è un essere fisico quel valore, significa che quel valore è espressione dell'essere fisico cioè il valore di spin di una particella fisica. Lo stesso quando parlando della coscienza la definisco nominalmente in essere, non intendo un essere a sé ovviamente (è quello che sto confutando questo!) ma espressione di una natura fisica pertanto anch'essa di accezione fisica. Altrimenti non sarebbe pervenuta nessuna coscienza cellulare.
E non vedo il Nulla come qualcosa che ci ha creato, o permesso di essere qualcosa, il Nulla è solo Nulla, non è un modo diverso di chiamare Dio, non mi rivolgo al Nulla, non ho nessuna fede nel Nulla o altro, dato che anche l'asserzione stessa nominale che io faccio riferendomi al Nulla, nel Nulla non esiste. Io parlo solo di ciò che quindi esprimiamo noi cioè quantità di moto, quindi noi esprimiamo e rappresentiamo solo questo e nient'altro.
Pertanto a domanda e come è quindi possibile tutto ciò che è reale senza un Dio creatore e senza una origine spazio-temporale?
C'è solo una risposta logica a questo e pertanto cerco di spiegare le motivazioni che mi portano logicamente per esclusione alla sola altra concezione possibile cioè quella che asserisco. Il che se le altre vengono logicamente escluse dai fatti mentre questa seppur non provabile permane logicamente plausibile fino a smentita logica rimane l'unica fattualmente asseribile, non perché me ne voglio vantare o chissà che, chissenefrega, domani vado ad aprire il supermercato come ieri, non mi cambia nulla, ma semplicemente perché ho trovato una logica che confuta categoricamente e di fatto le altre due ipotesi storiche cercate o ricercate dentro o fuori di noi. Sto cercando che qualcuno me le smentisca logicamente, non che guardi i sillogismi di chi cerca di spiegare non avendo altra scelta o modo il Nulla non spazio-temporale, con un linguaggio espresso solo spazio-temporale, è ovvio che si riscontrano errori di terminologia apparentemente contraddittori, provate voi a spiegarlo meglio io faccio quello che posso con i mezzi che ho. Voglio solo che comprendiate il senso logico di ciò che asserisco quello mi importa. Quello nel caso và confutato.
Nulla si crea dal Nulla, è la traduzione di una locuzione latina, Ex nihilo nihil, del poeta Lucrezio. Non è una legge fisica.
In fisica classica esiste, se non ricordo male, la legge della conservazione della massa di Lavoisier che dice che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Cosa diversa da quella che sostieni tu.
Quanto all'impossibilità spazio temporale dell'origine dello spazio tempo.
Boh, i buchi neri sono dei luoghi nello spazio tempo ma a volume nullo e curvatura e gravità infinita in cui le leggi della fisica non valgono, neanche lo spazio tempo. Sono detti singolarità proprio per tale motivo. Eppure sono generati dallo spazio tempo e li puoi individuare nello spazio tempo, almeno l'orizzonte degli eventi, non il buco nero in sé.
E potrei continuare. Guarda che la fisica classica e quella quantistica non dialogano. Quando parli di quanti, di entaglement, e via discorrendo parli di materia subatomica, che segue un suo funzionamento. Se poi ci metti la coscienza, e la equipari a una quantità di moto, hai fatto una frittata. Tu NON definisci la coscienza o lo fai attraverso l'avverbio coscientemente. Se il sostantivo coscienza lo sostituisci con mente o pensiero o il mio ginocchio sinistro, non cambia di una virgola il tuo discorso. Non definisci l'Essere, o lo definisci con termini mutuati non dalla filosofia ma dalla fisica classica.
Il sapere è strutturato, Gabriele. Sono strutturate le varie discipline umane. E la struttura le rende solo minimamente comunicanti. Per farle comunicare bisogna capirle, sapere come funzionano, conoscerle nel profondo.
Se in un processo penale si parla di colpa ci si riferisce alla responsabilità personale e cosciente di un singolo, non premeditata, ma di certo volontaria. La colpa, nel diritto penale, è volontaria. La volontà è un elemento della colpa come del dolo.
Nel linguaggio comune invece, ma anche in etica ad esempio, la colpa è un atteggiamento involontario. Asserire Non l'ho fatto apposta esclude l'elemento della volontarietà.
La volontà del diritto e quella del senso comune non coincidono.
Eppure i termini che si adoperano sono identici. Ma i contenuti evidentemente no.
Il mio è un esempio banale.
Se adoperi il termine coscienza o essere devi rifarti alle definizioni della psicologia e della filosofia, devi rifarti ai concetti che quelle discipline presuppongono.
Non puoi dire per me l'Essere è ignorando secoli di riflessione a proposito.
Altrimenti trasformi il sapere in un sincretismo senza capo né coda.
Ogni disciplina ha un suo linguaggio tecnico, con terminologie e significati specifici per lo più noti solo agli iniziati.
Hai mai sentito due medici parlare tra loro? O due avvocati?
Poi c'è la traduzione per i non iniziati.
Funziona così dappertutto.
Ignorarlo significa peccare di ingenuità, Gabriele, o di arroganza.
Il mio consiglio è di concentrarti su singoli e limitati aspetti di circoscritte discipline ignorando il resto. Approfondisci più che puoi e solo al quel punto allarga il cerchio.
LO SO BENISSIMO, MA RESTA UNA EVIDENZA, ERA SOLO PER FAR COMPRENDERE UN CONCETTO.
In fisica classica esiste, se non ricordo male, la legge della conservazione della massa di Lavoisier che dice che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
INFATTI CIÒ CHE DICO È QUESTO, NULLA SI CREA E NULLA SI DISTRUGGE, QUESTO È VALIDO NEL NULLA. IN UNA REALTÀ DI VALORE DI QUANTITÀ DI MOTO OLTRE A NON POTERSI CREARE E DISTRUGGERE NULLA, TUTTO SI TRASFORMA, PROPRIO IN VIRTÙ DI UNA QUANTITÀ DI MOTO. SE È LA QUANTITÀ DI MOTO COME SUGGERISCO IL VALORE FATTUALE DI UN NULLA, DI UNA ISTANTANEITÀ ALLORA NON HA APPUNTO ORIGINE E FINE, CHE NON DIA L'ISTANTANEITÀ STESSA, DOVE QUESTO VALORE SOVRAPPOSTO RISULTA POI ESPERIBILE SOLO SE IN PRESENZA DELL'ESPRESSIONE STESSA DI QUESTO VALORE, CIOÈ VALORE DI QUANTITÀ DI MOTO ESPRESSA IN SPAZIOTEMPO, CHE DETERMINA POI L'ESPRESSIONE DIVERSIFICATA DELLO STESSO VALORE IN ESPRESSIONI DIFFERENTI ENERGIA, MATERIA INORGANICA, MATERIA ORGANICA (VITA/COSCIENTE). IN UNA FRASE NULLA SI CREA, NULLA SI DISTRUGGE, TUTTO SI TRASFORMA.
Cosa diversa da quella che sostieni tu.
SICURO? RILEGGI SOPRA.
Boh, i buchi neri sono dei luoghi nello spazio tempo ma a volume nullo e curvatura e gravità infinita in cui le leggi della fisica non valgono, neanche lo spazio tempo.
NON È ESATTAMENTE PIÙ COSÌ POSTA LA FACCENDA.
SU QUESTO TI CONSIGLIO PER COMPRENDERE AL MEGLIO L'ULTIMO LIBRO DI ROVELLI SUI BUCHI BIANCHI, DOVE PRIMA SPIEGA SENZA ENTRARE POI TROPPO NEI TECNICISMI PER FARLO CIÒ CHE ABBIAMO GIÀ COMPRESO GRAZIE ALLE EQUAZIONI DI EINSTEIN SUI BUCHI NERI.
Sono detti singolarità proprio per tale motivo. Eppure sono generati dallo spazio tempo e li puoi individuare nello spazio tempo, almeno l'orizzonte degli eventi, non il buco nero in sé.
SE VUOI TI RISPONDO PER MESSAGGIO PRIVATO SUI BUCHI NERI, È TROPPO LUNGO E COMPLESSO COME DISCORSO. COMUNQUE PER FARLA BREVE NON SONO ISTANTANEITÀ, SE NON SOLO NELLA SINGOLARITÀ STESSA. MA LA SINGOLARITÀ INFATTI NON È GIÀ PIÙ IN UNA QUANTITÀ DI MOTO. PERTANTO TI ASSICURO CHE NON VÀ IN CONTRADDIZIONE CON CIÒ CHE DICO, ANZI SI INTEGRA AL MIO RAGIONAMENTO.
I BUCHI NERI SONO ORIGINATI DAL COLLASSO GRAVITAZIONALE, CHE COLLASSANDO RALLENTA LO SPAZIOTEMPO INTORNO ALLA MASSA IN STATO DI COLLASSO GRAVITAZIONALE, MA ESSA NON È INFINITA, PERTANTO SEMPRE DI QUANTITÀ DI MOTO SI TRATTA.
LA SINGOLARITÀ NON SI PRESENTA PER TANTO NEL BUCO NERO STESSO, O NON ESATTAMENTE, MA NELL'ISTANTANEITÀ DI UN IPOTETICO RIMBALZO DI QUESTO IN UN BUCO BIANCO, MA FAI PRIMA A LEGGERE IL LIBRO.
NON ORIGINANO PERTANTO NESSUNO SPAZIOTEMPO LO DILATANO TENDENTE AD UN INFINITO, MA SOLO PER CHI OSSERVA ESTERNAMENTE TUTTO QUESTO, SE FINISSI IN UN BUCO NERO, PER TE SUCCEDEREBBE TUTTO A VELOCITÀ NORMALE E TI RITROVERESTI (SE POTESSI SOPRAVVIVERE) SENZA NEANCHE ACCORGETENE SPARATO IN USCITA IN UN BUCO BIANCO DOVE LA MATERIA ESCE INVECE CHE ENTRARE PER UN TEMPO APPARENTEMENTE SEMPRE INFINITO, MA SEMPRE E SOLO PER CHI DOVESSE OSSERVARE IL TUTTO DALL'ESTERNO. IL BELLO È CHE DALL'ESTERNO IN REALTÀ IL TUTTO APPARIREBBE SEMPRE COME UN BUCO NERO.PER CHI OSSERVA, NON È SUCCESSO PERTANTO NULLA, PERCHÉ TUTTO IL PASSAGGIO SAREBBE POI SUCCESSO NEL FUTURO SIA DI CHI ENTRA/ESCE IN UN BUCO NERO/BUCO BIANCO SIA DI CHI OSSERVA TUTTO QUESTO ESTERNAMENTE. LEGGI IL LIBRO DI ROVELLI CHE LO SPIEGA MOLTO MEGLIO. IO STESSO POTREI ANCHE AVER FATTO CONFUSIONE A RIPORTARE QUALCHE PASSAGGIO, COMUNQUE CONCETTUALMENTE SI LEGA AL MIO DISCORSO PER TANTO…
SONO ENTRAMBE VALIDE DIPENDE POI DA COSA VUOI OSSERVARE O COMPRENDERE IN RELAZIONE AL TUO STATO.
Quando parli di quanti, di entaglement, e via discorrendo parli di materia subatomica, che segue un suo funzionamento. Se poi ci metti la coscienza, e la equipari a una quantità di moto, hai fatto una frittata.
NON LA EQUIPERO A UNA QUANTITÀ DI MOTO, MA AD UNA ESPRESSIONE DI QUESTO VALORE.
Tu NON definisci la coscienza o lo fai attraverso l'avverbio coscientemente. Se il sostantivo coscienza lo sostituisci con mente o pensiero o il mio ginocchio sinistro, non cambia di una virgola il tuo discorso.
NO? ESPRESSIONE SPECIFICA DEL VALORE ESPRESSO DI UNA QUANTITÀ DI MOTO (INERENTE PERTANTO E SOLO AL CORPO STESSO) ESPRESSA ED ESPRIMIBILE PERTANTO SOLO NELLO SPECIFICO SOAZIOTEMPO DI QUESTA STESSA QUANTITÀ DI MOTO (SEMPRE E SOLO DEL CORPO).
MI PARE UNA DEFINIZIONE, SOLO CHE QUI È ANCORA ABBASTANZA BANALE, QUI INVECE VADO UN PO' PIÙ SULLO SPECIFICO
l-errore-concettuale-anche-mio-in-origine-sulla-coscienza.html
Non definisci l'Essere, o lo definisci con termini mutuati non dalla filosofia ma dalla fisica classica.
Il sapere è strutturato, Gabriele. Sono strutturate le varie discipline umane. E la struttura le rende solo minimamente comunicanti. Per farle comunicare bisogna capirle, sapere come funzionano, conoscerle nel profondo.
QUINDI SI DEVE FARE COME NELLE BARZELLETTE, TUTTI DIVISI, C'È UN ITALIANO, UN TEDESCO, UN FRANCESE…, CHE DAL MOMENTO CHE NON SI CAPIRANNO MAI ALLORA NON CI SARÀ MAI SOLO PER QUESTO UNA SOLUZIONE COMUNE? SPOILER PARLANO LINGUE DIVERSE MA SONO SOLO ESPRESSIONI DIVERSE DI UN MEDESIMO ORGANISMO.
L'ESSERE PERTANTO È TUTTO CIÒ CHE È O RISULTA ESPRESSIONE DI UNA QUANTITÀ DI MOTO, POI DIVERSIFICATI A SUA VOLTA NEL GRADO DI QUESTA STESSA ESPRESSIONE RELATIVA ALLA PROPRIA MASSA/ENERGIA E ALLE MASSE IN INTERAZIONE CON ESSA. NOI O UN SASSO SIAMO QUINDI DIFFERENTI, MA SOLO IN RELAZIONE STRETTA A QUESTA DIVERSIFICATA ESPRESSIONE DI QUANTITÀ DI MOTO RELATIVA E PRESENTE L'UNO VERSO L'ALTRO (MATERIA ORGANICA/MATERIA NON ORGANICA) MA ENTRAMBI SIAMO ESSERE IN EGUAL MISURA, PERCHÉ ENTRAMBI SIAMO SOLO AL FINE ESPRESSIONE DI UN VALORE DI QUANTITÀ DI MOTO.
Se in un processo penale si parla di colpa ci si riferisce alla responsabilità personale e cosciente di un singolo, non premeditata, ma di certo volontaria. La colpa, nel diritto penale, è volontaria. La volontà è un elemento della colpa come del dolo.
Nel linguaggio comune invece, ma anche in etica ad esempio, la colpa è un atteggiamento involontario. Asserire Non l'ho fatto apposta esclude l'elemento della volontarietà.
La volontà del diritto e quella del senso comune non coincidono.
Eppure i termini che si adoperano sono identici. Ma i contenuti evidentemente no.
Il mio è un esempio banale.
Se adoperi il termine coscienza o essere devi rifarti alle definizioni della psicologia e della filosofia, devi rifarti ai concetti che quelle discipline presuppongono.
Non puoi dire per me l'Essere è ignorando secoli di riflessione a proposito.
Altrimenti trasformi il sapere in un sincretismo senza capo né coda.
Ogni disciplina ha un suo linguaggio tecnico, con terminologie e significati specifici per lo più noti solo agli iniziati.
Hai mai sentito due medici parlare tra loro? O due avvocati?
Poi c'è la traduzione per i non iniziati.
Funziona così dappertutto.
Ignorarlo significa peccare di ingenuità, Gabriele, o di arroganza.
SARÒ ARROGANTE CHE TI DEVO DIRE.
Il mio consiglio è di concentrarti su singoli e limitati aspetti di circoscritte discipline ignorando il resto. Approfondisci più che puoi e solo al quel punto allarga il cerchio.
È QUELLO CHE FACCIO O STO CERCANDO AL MEGLIO DI FARE NAMIO.
Ciò dimostra appunto che
Se il Nulla è come assumo un valore (una informazione Nulla), valore che di fatto rimane sempre non esperibile in una istantaneità che, altrettanto fattualmente per noi è associabile, è comparabile ad un Nulla, dato che non è spaziotempo locata, e dove sempre per dato di fatto per noi questo valore in (di) una istantaneità, non è un valore esperibile (come ci ricordano le due particelle in entangled); se questo valore Nulla fosse però, come nuovamente assumo, lo stesso valore di informazione che pur rimanendo un valore sempre Nullo di un Nulla, cioè fattualmente restando tale, si sovrapponesse intrinsecamente, fattualmente (quindi senza causale), anche in un valore, sempre eguale, ma questa volta automaticamente potenzialmente espresso, cioè spaziotemporalmente definito su di una realtà presente come appunto il valore di quantità di moto sul cui valore tutto poi perviene riposto e iscritto e, dove a sua volta, tutto viene così ad esprimersi (e/o) a svilupparsi, cioè ogni qual cosa (energia, materia inorganica/organica ecc) che al fine risulti anch'essa solo presente in una definita e propria quantità di moto relativa (quindi di essere solo in relazione a…), pertanto esperibile, spaziotempo locata, ecco che appunto, in una realtà di questo tipo, in cui ogni singolo valore oggettivo/soggettivo (soggettivo solo se, e dove, si presentasse questo valore espresso in
materia organica e pertanto cosciente) viene poi definito nello stesso valore di quantità di moto che comporta, allora ecco che nella nostra ESPERIBILE realtà:
"NIENTE SI CREA, NIENTE SI DISTRUGGE, MA TUTTO SI TRASFORMA".
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