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Cambiare l'acqua ai fiori - Valérie Perrin

CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI

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scheda vista 24 volte.

autore: Valérie Perrin

editore: Edizioni E/o

Recensioni:

recensione del 07/01/2022 di



Per chi ama i drammoni ad effetto

 

È stato il libro dell'estate 2021 e il fenomeno letterario dell'anno questo libro dell'autrice francese che ha vinto nel 2018 il Prix Maison de la Presse e nel 2019 il Prix des Lecteurs du Livre de Poche.

La protagonista è Violette Toussaint (tradotto in italiano significa "Ognissanti") ed è la guardiana di un piccolo cimitero nel cuore della Borgogna. Il personaggio ricorda molto la Renée protagonista de "L'eleganza del riccio", è una donna apparentemente scialba che nasconde dentro di sé misteri e doti particolari. La sua vita è costellata di tragedie, di famiglie strappate, di incontri letali che si intrecciano con altre mille storie di personaggi vivi e morti.

Dopo esser stata guardiana di un passaggio a livello ferroviario, diventa la discreta seppur presente custode del piccolo cimitero; si occupa dei fiori delle tombe, conosce tutti gli ospiti di cui ricorda data di nascita e di morte; dietro la sua casetta c'è un piccolo orto che lei coltiva "vestita con l'estate sotto e l'inverno sopra". È una vita semplice, solitaria, dopo tanto dolore per la tragedia che le ha sconvolto la vita. Dopo aver conosciuto le vere cause della sua tragedia, Violette (il suo è il nome del fiore delicato ma anche forte e resistente), come in una catarsi, ritrova finalmente la pace e anche l'amore. Si è costruita un suo piccolo mondo allietato dall'amicizia del curato del villaggio e dei tre necrofori che in lei trovano un punto di riferimento, un'oasi di pace nelle loro vite scombinate, una tazza di tè e un sorriso sempre pronti. Attraverso il racconto si snoda una vicenda tragica legata alla figlia di Violette con un triste epilogo di tipo noir.

Il romanzo è lungo, 473 pagine di scrittura scorrevole e allettante nonostante la location in cui è ambientata la storia, non mancano infatti episodi divertenti ed ironici. I continui flashback, il passare da una storia all'altra, storie di sconosciuti che non hanno relazioni con la trama e con gli attori principali, disperdono un po' l'attenzione e la focalizzazione sugli avvenimenti. Violette annota in un quaderno il clima del giorno e dell'ora della sepoltura, il numero di persone presenti e assenti, quasi che da quel momento in poi le loro storie e le loro anime diventassero di sua esclusiva competenza dopo averle prese in carico sul registro raccontando brevemente i punti salienti della loro vita. Senonché arrivati ad un quarto del libro, ci si rende conto che i personaggi sono tranchant, prevedibili e assoggettati a precisi ruoli: il marito traditore, la suocera perfida, il principe azzurro (anche lui ha un cognome evocativo: Seul) che un bel giorno si palesa alla sua porta con l'improbabile storia della madre tutta da scoprire e raccontare. Una storia che si rivelerà semplicemente una banale relazione di sesso anche se viene presentata come una grande epopea d'amore.

Anche il personaggio di Sasha, il precedente affittuario della casa cimiteriale, è sopra le righe; vittima di un destino crudele trova serenità nella coltivazione del piccolo orto, dispensa consigli di saggezza e di vita vissuta, diventa come un guru per Violette.

La narrazione si dilunga fin troppo, attutendo il pathos che pur si genera timidamente leggendo le pagine, complici le epigrafi funerarie riportate all'inizio di ogni capitolo: fanno riflettere, alcune sono molte azzeccate, altre ridondanti e superflue. La storia, pur disperdendosi per tante, troppe pagine, tutto sommato tiene avvinto il lettore, la narrazione è nitida e scorrevole, le lente ma continue rivelazioni e rappresentazioni di storie diverse e slegate tra loro comunque interessano e coinvolgono. Lo stile è ordinato, lucido e sapiente, forse troppo consapevole degli effetti a sorpresa che paiono quasi costruiti ad hoc per continuare ad interessare il lettore e a farlo arrivare alle ultime pagine, con un lieto e prevedibile finale. Strategiche mi sono sembrate anche le numerose citazioni a film e canzoni francesi, tutto per conferire allo scritto un pizzico di existentialisme che non guasta mai.

Se si amano i lunghi e corposi romanzi questo è sicuramente piacevole da leggere. Per quanto mi riguarda, dopo averlo finito, poco mi è rimasto, una lieve traccia che è sparita presto. Resta la freschezza di Violette, questa donna che continua ad alzarsi con coraggio dopo immani tragedie, confondendosi con le storie e con i fiori del proprio cimitero-giardino, traendo conforto dalle piccole gioie quotidiane.

"Assaporo la vita, la bevo a piccoli sorsi, come un tè al gelsomino con un po' di miele. E la sera, quando il cancello del cimitero è chiuso e la chiave appesa alla porta del bagno, sono in paradiso".

recensione aggiornata il 08/01/2022

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