Il Macchinario del dottor BrasenBraghen

Un racconto buffo con un pizzico di fantascienza e un’idea che commuove. All’inizio, i tre protagonisti sembrano abbastanza negati per gli affari, nonostante il loro impegno e la loro creatività, ma il sorprendente aiuto che arriva nello studio non ha proprio l’aria di migliorare le cose. Sbagliato, perché lo strano professore, dal linguaggio ancora più strano, ha un’idea che funziona e che rivoluzionerà le cose.
Lo spirito del racconto però è nell’accordo stipulato tra i quattro, come a dire che non c’è posto per il vil (pur se utile) denaro quando si tratta di arte; la richiesta del professore infatti eleva di molto la situazione, i tre amici devono dimostrare di capire cos’è l’arte, essendo loro stessi artisti. Il buffo professore con la sua parlata ridicola si riscatta nell’opinione del lettore prima con quella frase sul non voler soldi pronunciata con rabbia, e poi quando esprime il suo misterioso desiderio. Ma è alla fine, quando si rivela la tela, che anche il lettore partecipa alla trepidazione dei quattro e al sorriso raggiante di BrasenBraghen; tutta la storia s’illumina con quella stretta di mano emozionata. Ja, ecco l’arte che vince di nuovo!