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Nella crudezza della vita risiede, purtroppo, tutta la massima espressione di una società che, sebbene antropocentrica, è fortemente vana, egoistica, indifferente e priva di desio nel mutare in meglio. Però, essa è comunque e continuamente viva, sotto l'occhio vigile ed accorto di quanti, per sopravvivere, non sempre cedono a degli errati compromessi. Credo che la saggezza di questo testo induca più all'introspezione che alla riflessione, sul confronto dell'uomo che un tempo fu e su quello che, invece, è diventato oggi: e questo mi piace!
Quando dico più o meno le stesse cose (non affermo che siano gli stessi concetti che tu canti), mi danno del populista anche se, sicuramente non rimpiango nè auspico alcuna crociata. Fatto è che dall'alto dei miei 61 anni (e sperando di vivere ancora un bel po') temo di non riuscire a calpestar più un terreno privo di "argilla del compromesso"
Leggendo questo testo ho avuto l’impressione di ricevere un messaggio lucido e pessimista. Tre strofe per tre sfaccettature dello stesso pensiero: sopravvivere è relativamente facile, vivere è più ostico e difficile. Ai tempi in cui sopravvivere voleva dire sfuggire alla fame, ci si accontentava di pane e cipolla, ma oggi non è questione di fame fisica (cioè, anche di quello, purtroppo), quanto di quello che gli altri pensano di noi. Oggi non siamo chiusi dentro casa, nell’orto, nel paese. Oggi fronteggiamo il mondo intero di giorno e ce lo portiamo dietro di notte, sul cuscino. Oggi dobbiamo avere come gli altri (è orribile, lo so), se vogliamo essere considerati, anche se tutti i nostri averi non ci rendono comunque indispensabili. Siamo cavalieri senza crociate, costretti ai compromessi, e le nostre belle corazze sono fragili quanto le parole che diciamo, ma tanto basta.
Interessante il riferimento al passato dei nostri nonni, che ci hanno sempre raccontato di quei mitici tempi in cui mangiavano pane e cipolla, mentre noi, e più ancora i nostri figli, storcono il naso, di fronte a un piatto che non sia di loro gradimento o che non hanno mai assaggiato. Si è ritornati un po' a quei tempi. Questa poesia esprime bene le sensazioni che stiamo vivendo in questo momento del Coronavirus: la sensazione di essere inutili, la sensazione di avanzare come soldati che, a differenza di quelli delle Crociate, non hanno più ideali.
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