
Logica del senso esistenziale e derivazione di uno scopo




Descrizione: da definire...
Incipit: Brevi e sostanziali riflessioni logiche, già affrontate e dibattute.
Se non capisci cosa sei non puoi dare un senso alla tua vita.
Se non capisci chi sei non capirai neppure gli altri, né il mondo che ti circonda.
Domanda:
Il senso della tua vita è la vita stessa?
Risposta:
No. Il solo fatto che tu stia vivendo non ne spiega il perché.
Il senso, è e può essere solo la comprensione, sia del singolo, che di specie, che altro non è, se non l'insieme della comprensione dei singoli nel loro tempo e spazio.
Lo scopo per questo motivo, se la comprensione è il senso, è e può essere solo, la vita stessa.
Sia il senso che lo scopo quindi, possono e sono in ultima analisi, solo questi o comunque riconducibili in origine a questi due fattori.
Esempio la legge di relatività scoperta da Einstein.
Ovviamente per Einstein stesso, il senso della sua vita poteva poi essere anche tutt'altro, non prettamente inerente alla sua scoperta a noi più rilevante, ma ad ogni modo, ogni qualsiasi senso che esso, come chiunque di noi può poi attribuire alla propria vita, più o meno razionale, emozionale o sentimentale che questo senso sia, appaia, o risulti essere, deriva direttamente, sempre e comunque, dalla comprensione che ognuno ha, o è riuscito ha raggiungere, di sé stesso, e quindi anche di ciò che per sua (e nostra a volte) parte, lo circonda.
Ora se questo è il senso, se il senso è la comprensione, si ha solo uno scopo da comprendere e quindi poi perseguire per portarlo nel nostro tempo e spazio disponibile (singolo e di specie), il più a frutto possibile, cioè perseguire il mantenimento ottimale, nel proprio spazio e quindi tempo, della vita stessa, sia propria e individuale o, a nostra libera scelta, anche generazionale.
Perciò anche chi non riesce a comprendere sé stesso e quindi non riesce a dare o trovare un vero e proprio senso alla sua vita (né in termini personali, né tantomeno di specie), può comunque nonostante questo, essere e fare la sua parte, come succede per qualsiasi essere o forma vivente sul pianeta, animale, vegetale o biologica che sia, di prendere ed essere parte allo scopo naturale comune a tutta la sua specie, cioè il mantenimento per via generazionale della specie stessa, e quindi il prolungamento di questa in vita nel tempo. Omeostasi biologica.
Quindi grazie al senso che è e può essere solo la comprensione di sé, qualsiasi ramo della conoscenza essa poi interessi o con cui vada ad interagire od applicarsi, possiamo poi trovare e dare grazie a questa, un nostro ulteriore, ora si conscio, più approfondito, ed essenzialmente individuale, senso alla nostra vita nello spazio o tempo che ci appartiene; tutto sempre in relazione però al nostro livello di comprensione raggiunto. Tutto questo inseguendo lo scopo che comunque rimane lo stesso per tutti, consci o meno di fatto che siamo, cioè la vita stessa.
Ecco perché siamo sempre portati e ricondotti su ogni nostro approccio verso la vita, al mantenimento in atto della vita stessa.
Ora senza approfondire dal mio punto di vista le questioni, secondo la mia deduzione logica già più volte dibattuta:
La religione si basa sul concetto di fede verso una nuova vita, cioè resurrezione in un nuovo corpo, o sotto forma spirituale, ad ogni modo protesa ad una nuova esistenza.
Anche un approccio spirituale in senso lato privo della resurrezione corporea o attribuzione divina, tende però al mantenimento o ad una speranza ultima di mantenimento sotto forma di essenza non fisica della propria coscienza o l'insieme di tutta la coscienza raggiunta in vita da ogni forma di essa.
La scienza, la medicina come scopo ultimo ha lo stesso obbiettivo, mantenimento al meglio del corpo o in alternativa un diverso supporto dove può venire applicata la coscienza.
L'astronomia, l'astrofisica e tutte le sue branchie, uguale, oltre a comprendere al nostro meglio i vari perché delle leggi universali, in fondo vogliamo da questa solo trovare un'altro pianeta abitabile o reso tale per le future generazioni, sapendo che anche la Terra prima o poi e se l'uomo sarà ancora presente per assistere, non lo sarà più di certo.
Tutto ciò che studiamo ora invece all'interno del pianeta lo facciamo con lo scopo ultimo di agevolarci o renderci più pratica o semplice la vita a discapito della nostra stessa specie, o del pianeta stesso.
Vedi come la giri lo scopo rimane sempre lo stesso, quello universale e naturale di ogni forma vivente, dalla più conscia alla meno conscia di sé. Omeostasi biologica della vita che nel nostro caso si presenta anche in forma conscia di sé e quindi protesa al mantenimento individuale di ognuna di essa. Tutto questo rimane in noi se si mantiene però sempre "vivo" o a livelli biologici emotivi quantomeno stabili, il senso a cui in noi si lega consciamente questo scopo. La comprensione di sé.
Se si perde il senso, se si perde o smarrisce ogni comprensione di sé e a seguito di questa naturalmente anche di tutto ciò che la circonda, si perde di vista lo scopo, il mantenimento della vita, propria così come altrui. Da qui la depressione esistenziale, paranoie varie, l'omicidio, e/o il suicidio. Tutti risvolti psicofisiologici, di una mancanza parziale o totale di senso e quindi comprensione, dovuti a traumi o da malattie psico/fisiologiche che portano poi a loro volta a traumi emotivi che, se non compresi in tempo da noi stessi o più verosimilmente in questi casi, da parte di terzi, portano spesso al loro limite, ad inevitabili, sia individuali che sociali, drammatiche ed estreme conseguenze.
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