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Evanescenze
Descrizione: da definire...
Incipit: Vorrei essere evanescente come il vapore quando abbraccia il vento come un mare dipinto su un vecchio…
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Essere per sempre in questa realtà significa e comporta essere sempre e ovunque, cioè in ogni momento di tempo dato e di spazio posto.
Ciò significa essere assolutamente fermi. Questo è l'unico modo di essere sempre presenti nel tempo e nello spazio.
Ma se l'essere in vita, o stato in essere vitale è dato dal movimento, e non solo questo, dato che ogni cosa è in costante movimento, anche la pietra più ferma si sta in realtà muovendo nel proprio spazio posto (occupato) e quindi anche nel/sul, suo tempo dato. Questo perché presenta come ogni altra cosa al suo interno atomi e particelle in continuo movimento (moto-energia) per mantenere unita o integra la sua massa. Questo vale su ogni cosa e forma di vita presente nella realtà, quindi ogni cosa ivi presente è sempre in un suo stato di divenire nel suo tempo e spazio dato e posto. Essere fermi perciò, essere sempre presenti, comporta e significa automaticamente anche essere in uno stato di/in essere non vitale o comunque non materialmente presente, cioè essere senza divenire, essere perciò in totale assenza o necessità di tempo e quindi di spazio per di-venire. Essere quindi un Tutto/Nulla/Spirito/Anima/Dio, assolutamente fermo, cioè sempre in ogni tempo e dove, presente.
Sicuro Mauro che è davvero questo lo stato di/in essere che vorresti o speri di raggiungere?
Se ci pensi noi comprendiamo e possiamo comprendere solo tutto ciò che è presente in uno stato di movimento. Questo significa che anche i sentimenti e le emozioni che ci danno modo di comprendere noi stessi e la realtà che ci circonda lo sono, dato che anch'essi cambiano nel nostro sentire e si evolvono e mutano a loro/nostro modo, nel loro/nostro tempo e spazio, percepito e vissuto sempre solo in essere e divenire. Essi perciò non sono fermi in noi, quindi non sono né Spirito/Anima, né lascito o derivati da questo ipotetico stato sempre e ovunque presente solo in essere, come già detto assolutamente poi fermo nel presente di ogni tempo e spazio dato per poter risultare tale, cioè sempre presente in questo suo stato in essere (Dio/Anima/Spirito/Nulla/Tutto).
Perciò se anche esistesse una qualsiasi volontà creativa ed essa fosse eterna ed infinita, essa però può essere o risultare tale in essere, solo fuori dal tempo e dallo spazio dato che, la realtà ivi presente è invece solo in uno stato di essere in divenire (moto-energia), quindi per logica "astratta" ma coerente, può essere o risultare tale, solo fuori dalla nostra realtà.
Giancarlo tu dici spirito… Gabriele tu dici (con un'analisi praticamente accademica e molto approfondita) che nel caso di essere spirito significherebbe non essere vivi, materialmente almeno ed è possibile comprendere solo tutto ciò che è in uno stato di movimento quindi comprensibile all'uomo.
Vi propongo un paradosso. Quanto sarebbe eccezionale essere evanescenti ed essere più vivi che mai? Essere presenti e tangibili anche da mere essenze? Questa era la mia piccola utopia inconscia insita nella poesia…
Essere semplice spirito/anima/nulla/tutto e contemporaneamente "essere"? Non avere luogo e non avere tempo ma "esserci" e vedere ogni cosa. Non è forse il sogno più ambito dell'uomo?
Certamente condizione che andrebbe oltre la barriera materiale del nostro corpo, ma forse l'anima ce la potrebbe fare.
Sogno che va oltre la semplice ubiquità degli dei…
Grazie!
Grazie per questa tua poesia, anzi mille grazie.
Marina
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Il paradosso che tu poni non è un paradosso è una speranza, la speranza è di per sé un'illusione, l'illusione porta al dubbio e il dubbio a volte, ma non sempre diventa fede.
Mi chiedi se essere per sempre, sia il sogno proibito dell'uomo? ti rispondo di si, ma solo perché esso tende ad umanizzare anche questo nuovo stato di in essere associandolo come anche tu fai, ad un nuovo stato di vita in essere. Ma seppur solo astrattivamente per i motivi espressi non credo possa risultare questo da uno stato di questo tipo.
Ti riformulo la domanda in altre vesti.
Una volta che tu saresti eterno e infinito spirito o essenza diciamo, quale senso o scopo potresti poi avere solo in essere? Osservare il creato? interagire con esso? Non puoi perché tutto ciò che è dentro la realtà si muove non è sempre presente in ogni quando e dove, quindi poi come per noi ora, questo non comprende e non comprenderà mai minimamente questo tuo nuovo stato, perché non è parte della sua realtà. Tu perciò non osserveresti niente, perché tu avresti e saresti già presente in tutto lo spazio e il tempo di tutto l'universo. Non avresti bisogno di conoscere, osservare, comprendere più niente essendo tu il presente oggettivo di tutto lo spazio e il tempo di questa realtà.
La mia domanda è, se a fatica riusciamo a trovare uno scopo e un senso in un limitato tempo e spazio dato, quale senso poi potremmo pensare… vedi ho sbagliato termine, perché se siamo eterni non abbiamo bisogno di nessun pensiero perché esso implica movimento, noi invece siamo fermi in questa realtà nella nostra infinita eternità… ho sbagliato ancora, perché se siamo infiniti, non possiamo occupare un finito spazio appartenente a questa realtà, né possiamo essere eterni nel suo finito tempo, quindi possiamo essere solo esterni ad essa in una realtà cioè differente da questa, ma comunque e sempre fermi se diamo
per buona anche in questa diversa realtà o dimensione la nostra percezione di tempo e spazio ivi presente. Ma se siamo fermi, come ho cercato di spiegare non siamo vivi. Siamo e basta. Siamo Tutto, o per meglio dire siamo assenza di tutto ciò che è reale o vivo in questa realtà, quindi siamo Nulla.
Preferisco personalmente godermi questo mio limitato tempo nel mio piccolo spazio, avendo però uno scopo, quindi anche un senso di essere nel/sul mio stesso consapevole divenire, per poi finito questo mio tempo e spazio, cessare completamente di essere.
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Ciao!
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Per rispondere alla tua domanda sul senso e lo scopo, si credo che ne abbia di ben precisi proprio dati dal fatto di non potere essere oltre al proprio divenire.
Lo scopo sia biologicamente che singolarmente è vivere e mantenere questo nostro vivere nel migliore modo possibile dato o a noi permesso (in larga misura dato da parte dell'uomo stesso che limita o si autolimita questo vivere sia singolarmente che l'un l'altro, questo naturalmente va fatto solo nel rispetto e nel diritto di ognuno). Se lo scopo è la vita stessa nel proprio tempo e spazio allora il senso può essere nella realtà di ognuno solo uno, avendone noi e solo noi uno perfettamente conscio, comprendere se stessi, sempre nel proprio tempo e nel proprio spazio. Le piante e gli animali hanno lo stesso scopo, ma il senso a loro sconosciuto è mantenere lo stato di equilibrio nel pianeta per rendere possibile la vita nello stesso. Noi lo sappiamo perché infatti comprendiamo il loro senso in vista e ragione del nostro scopo, quindi comprendendo noi stessi comprendiamo tutto ciò che ci circonda e non solo dentro il pianeta, ma operiamo nella nostra piccola parte anche alla realtà stessa dell'universo, siamo cioè parte attiva e non solo passiva dell nostro ambiente più consono come lo sono invece animali e vegetali che influiscono anche attivamente, ma inconsapevolmente solo nel loro ambiente di sopravvivenza per loro possibile. Quindi abbiamo due universi da comprendere uno interno, prevalentemente, ma non solo soggettivo e uno esterno, prevalentemente ma non solo, oggettivo. Non basta una vita per comprendere tutto questo, non sono bastate miliardi di vite già passate e probabilmente non basteranno miliardi di vite ancora a venire. Mi sembra sufficientemente già abbastanza utopistico da inseguire tramite "staffetta" generazionale, ma anche, a differenza di qualsiasi senso in Altro posto che esenta da ciò che siamo o comprendiamo, dove proprio per questo sicuramente non avremo nessuna risposta data che non sia sempre la nostra singolare comprensione di noi stessi e solo questa poi attribuita sotto forma di dubbio o fede (che anche io fino a poco tempo fa nutrivo) perfettamente realistico. Quindi il senso è quello che facciamo in ogni nostro singolo giorno da quando siamo in vita a prescindere poi da qualsiasi visione o sentire decidiamo di seguire o perseguire in questa vita, comprendere o cercare di comprendere sempre di più noi stessi.
Quando cesseremo in essere avremo comunque così realizzato uno scopo sia vivendo personalmente, che nel caso, portando altra vita a succederci. Il senso per loro continuerà ad essere sempre il medesimo e anche loro poi cercheranno di tramandarsi vivendolo singolarmente, comprendere se stessi e così facendo possibilmente portare anche ulteriore beneficio e conoscenza data per tutti a seguire, nonostante gli orrori da noi poi perpetuati. Bisogna semplicemente accettare di essere come tutto ciò che ci accompagna, quindi non infiniti e non eterni. Noi abbiamo evoluzionisticamente data questa capacità, comprendere, ma non siamo più importanti di altre forme di vita che non la presentano o non la presentano così evoluta, e da noi poi grazie a questa "sottomesse", perché se domani si estinguessero di colpo tutte le piante per dire, noi soffocheremmo immediatamente nella nostra stessa arroganza e presunzione di meritarci, per diritto o per lascito divino a differenza loro, un diverso divenire in essere, con o senza comprensione posta o data.
il dibattito è in ogni caso interessante
ci stiamo però scostando dalla poesia per finire in filosofia
anzi direi in pura escatologia
Ciao!
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Hai ragione Mauro come al solito io e Giancarlo, ma soprattutto io vado fuori tema.
La tua poesia è riuscita nell'intento di esprimere ciò che senti, si respira in ogni riga questo tuo bisogno di evadere, di fuggire dal reale per divenire Altro appunto. Questa è più riuscita a mio parere di quella in gara, scorre bene ed è diretta, senza fronzoli, risulta gradevole e senza intoppi.
per il resto sono contentissimo che EVANESCENZE abbia aperto un dibattito acceso tra posizioni che sostengono concezioni di vita (un po'? molto?) differenti
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Era giusto per farti notare che togliendo qualche ripetizione di troppo, non solo in sé e per sé in quanto non necessaria, ma proprio per migliorare la scorrevolezza del testo alla lettura, risulta un buon testo quello da te scritto. Mi fa piacere che ti sia piaciuta, puoi usare anche la versione così riveduta oppure prenderla come spunto per rimaneggiarla ulteriormente o diversamente a tuo modo.
Per i dibattiti io e Giancarlo abbiamo iniziato questa "partita a scacchi" da mesi ormai, stranamente il tutto però non ci risulta mai noioso o ripetitivo, da questi sono usciti anche diversi interessanti spunti esistenziali da ambedue le parti, quindi dove troviamo spazio di manovra ci fiondiamo a pesce, anche solo per mettere o riuscire a sistemare logicamente o meno qualche tassello in più a questo puzzle. Quindi grazie a te per il buono spunto iniziale.
Ho ben notato la diatriba (in senso buono e costruttivo ovviamente) tra te e Giancarlo e non intendo più fare il terzo incomodo!
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L'unica cosa è che se il discorso prende una sua troppo corposa deriva, ultimamente per non occupare/monopolizzare lo spazio posto alle usuali recensioni delle opere letterarie abbiamo deciso di spostarle nella sezione forum, dibattendole poi lì.
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